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Milano, VI Commissione Ambiente all’esame del progetto Montello Spa: “II territorio bergamasco è sull’orlo del collasso ambientale. L’incenerimento non è economia circolare”
Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una Mozione n. 355 del PD (Davide Casati) del 23 settembre 2025 che esprime contrarietà al progetto d’incenerimento di Montello, impegnando la Giunta Regionale a trasmettere la posizione negativa alla Conferenza dei servizi. Tale mozione ha previsto che la VI Commissione Ambiente, Energia, Clima, Protezione Civile (Commissione regionale) avvii un percorso di audizioni entro 60 giorni per valutare l’inserimento, nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, di criteri che tengano conto delle emissioni cumulative territoriali come criterio per escludere o penalizzare nuovi impianti. La “VI Commissione Ambiente” è la commissione regionale competente per ambiente, energia, clima, protezione civile. Nel caso del progetto dell’inceneritore di Montello, la mozione approvata ha previsto che l’Ufficio di Presidenza della VI Commissione promuovesse audizioni (interviste, incontri) entro 60 giorni allo scopo di valutare come modificare il Piano Regionale dei Rifiuti includendo criteri ambientali più rigorosi, ad esempio le emissioni cumulative e non solo quelle del singolo impianto. Ecco le appartenenze politiche (gruppi / liste) per alcuni dei componenti della VI Commissione Ambiente del Consiglio Regionale Lombardia: Alessandro Cantoni, Lombardia Ideale – Fontana Presidente Riccardo Pase, Lega – Lega Lombarda Salvini Michela Palestra, Patto Civico Giorgio Bontempi, Fratelli d’Italia Giuseppe Licata, Azione – Italia Viva – Renew Europe Paola Pollini, Movimento 5 Stelle Alfredo Simone Negri, Partito Democratico – Lombardia Democratica e Progressista Pietro Luigi Ponti, Partito Democratico – Lombardia Democratica e Progressista Roberta Vallacchi, Partito Democratico – Lombardia Democratica e Progressista Giacomo Zamperini, Fratelli d’Italia Riccardo Vitari, Lega – Lega Lombarda Salvini La Commissione deve fungere da organismo di analisi tecnica/politica, ascoltando cittadini, enti, esperti, per formulare proposte che potrebbero condizionare l’iter autorizzativo o la legislazione regionale su nuovi impianti simili. Alle audizioni hanno partecipato: • la Direzione Generale Ambiente e Clima della Regione Lombardia, • ARPA Lombardia, • la Provincia di Bergamo, • il Comune di Montello, • la società Montello S.p.A. Riportiamo di seguito i contenuti delle tre udienze della VI Commissione Ambiente che, in modo graduale, hanno portato risultati soddisfacenti. 13 OTTOBRE 2025 – PRIMA UDIENZA DELLA VI COMMISSIONE: POSIZIONI FERME SUL CASO MONTELLO Nella prima udienza della VI Commissione regionale, avvenuta il 13 ottobre 2025 a Milano, presso le sedi di Regione Lombardia, dedicata al progetto dell’inceneritore di Montello, le posizioni delle parti sono rimaste immutate. La Montello S.p.A. ha ribadito la propria intenzione di procedere con la realizzazione dell’impianto, mentre il Comune di Montello ha confermato con decisione il proprio no al progetto. Durante la seduta sono intervenuti diversi consiglieri regionali, tra cui Paola Pollini (Movimento 5 Stelle), che ha ricordato come in Lombardia siano già presenti 24 inceneritori e oltre 70 impianti di trattamento e coincenerimento dei rifiuti, sottolineando quindi la mancanza di necessità di nuove strutture di questo tipo nella regione. Per il resto, durante la Prima Udienza sono stati formulati giudizi nettamente favorevoli nei confronti dell’azienda, ancora prima che si procedesse all’ascolto, in primis, dei tecnici con competenze indispensabili per un’adeguata valutazione, nonché di tutti i soggetti coinvolti, cittadini compresi, che da anni subiscono gravi disagi a causa delle emissioni e dei miasmi prodotti dall’impianto. Durante la seduta sono state pronunciate affermazioni che, per tono e contenuto, hanno assunto i tratti di un elogio nei confronti dell’azienda, come ad esempio il riferimento del Presidente Cantoni a un “grandissimo lavoro da parte dell’azienda Montello” e la frase, dallo stesso pronunciata, “non penso che siate dei pazzi scatenati che vogliate inquinare voi stessi prima degli altri”. Tali espressioni, unitamente ad altri giudizi analoghi del Vicepresidente Pase, appaiono difficilmente conciliabili con il ruolo di garanzia e imparzialità che la Commissione è chiamata a esercitare. In particolare, risulta centrale la questione relativa all’ipotesi di realizzazione, presso l’impianto Montello S.p.A., di una nuova linea di trattamento termico, la cui costruzione sarebbe autorizzata esclusivamente in virtù di una deroga normativa, in un’area in cui tale tipologia di impianto non sarebbe normalmente consentita. Un simile approccio, che antepone elogi e valutazioni premature all’esame puntuale e scientifico delle problematiche ambientali e sanitarie, rischia di apparire non solo fuori luogo, ma anche come una palese sottovalutazione delle sofferenze delle comunità locali, che attendono risposte concrete e trasparenti. Non si può ignorare che la nascita di questa Commissione è stata dettata proprio dall’esigenza di affrontare e risolvere criticità documentate e gravi, non certo per celebrare l’operato di chi è stato oggetto di numerose segnalazioni per problematiche che da anni destano forte preoccupazione nel territorio. Si ritiene pertanto necessario ribadire che la funzione istituzionale della Commissione deve essere quella di assicurare un’indagine rigorosa, imparziale e approfondita, capace di restituire ai cittadini e ai decisori pubblici un quadro chiaro, fondato su dati certi e analisi scientifiche, e non una vetrina per proclami favorevoli e di parte. Sarebbe indispensabile che il Presidente e il Vicepresidente della VI Commissione chiariscano in modo puntuale le modalità e i criteri che hanno guidato la conduzione della seduta del 13 ottobre, affinché sia garantita la massima trasparenza e correttezza procedurale nello svolgimento dei lavori consiliari. La VI Commissione, che avrebbe dovuto individuare una possibile soluzione condivisa, non è riuscita a far convergere le posizioni delle parti. Sono state fissate altre due udienze, previste per il 23 ottobre e il 29 ottobre. In quest’ultima data saranno ascoltati i consiglieri regionali, tra cui Onorio Rosati, che sarà accompagnato da due consulenti forniti dal comitato “Aria Pulita Tomenone”. Dopo le due sedute, la decisione definitiva sarà rimandata alla Conferenza dei Servizi, chiamata a valutare il progetto e le relative osservazioni. La seduta, presieduta da Alessandro Cantone (gruppo Fontana Presidente), si è conclusa con un ampio elogio alla Montello S.p.A., un commento che ha suscitato non poche perplessità tra chi teme il pesante impatto ambientale che l’inceneritore potrebbe avere sul territorio.   29 OTTOBRE 2025 – SECONDA UDIENZA DELLA VI COMMISSIONE: INSOSTENIBILITÀ DI UN PROGETTO La seconda seduta della VI Commissione Ambiente di Regione Lombardia, dedicata al progetto di realizzazione di un nuovo inceneritore (termovalorizzatore) presso la Montello S.p.A. nel Bergamasco, ha messo in luce una saturazione impiantistica insostenibile e sollevato forti dubbi tecnici, sanitari e strategici sul futuro della gestione dei rifiuti in Lombardia. Il dibattito ha evidenziato come la necessità di regolamentare con urgenza la concentrazione di impianti sia una priorità. Montello: Un Impianto Troppo Grande per Essere “Solo” un Residuo Aziendale L’analisi tecnica dell’ing. Perotti, esperto del Comitato Tecnico-Scientifico, ha posto in evidenza un nodo cruciale: il nuovo impianto, con una potenza termica che si stima intorno ai 154 MW, è un’opera di dimensioni enormi, circa due terzi dell’inceneritore Silla 2. L’ingegnere ha sottolineato come non abbia senso costruire un’opera per poi non esercirla a piena potenzialità. La conseguenza è chiara: se l’impianto venisse realizzato, richiederebbe l’incenerimento a pieno regime delle sue 250.000 tonnellate annue di capacità. II Paradosso dell’Importazione: Come ricordato dalla Consigliera Pollini, questo dimensionamento rischia di imporre alla Regione di importare ancora più rifiuti (da Campania, Sicilia, Roma, Calabria) per far funzionare l’impianto, aggravando una condizione ambientale già fragile. Già oggi, 900.000 tonnellate della capacità operativa lombarda provengono da fuori Regione. Il Carico Nazionale: Il Dott. Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe, ha confermato che l’impianto di Montello coprirebbe circa il 50% del plasmix (scarti di plastica) incenerito oggi in Italia. Incenerire non è Economia Circolare É emersa una forte critica alla narrazione che inquadra l’incenerimento come parte dell’economia circolare. Il Dott. Favoino ha ribadito che, secondo il diagramma europeo a farfalla, il recupero energetico (o incenerimento) è classificato come “perdita netta” (leakage), un intervento lineare per definizione perché distrugge il materiale e la risorsa in esso contenuta. Violazione del Principio DNSH: Il principio europeo “Do No Significant Harm” (DNSH) esclude l’incenerimento dai finanziamenti, poiché crea danno sia alle strategie di decarbonizzazione (emette CO2 fossile, paragonabile al carbone) sia all’agenda dell’economia circolare, provocando un “ingessamento del sistema” che blocca il potenziale di riciclo. Direttiva Imballaggi: In risposta a un Consigliere, Favoino ha precisato che il Regolamento UE 40/2025 sugli imballaggi, pur prevedendo eccezioni per gli scarti non riciclabili, non rende l’attività “circolare.” L’incenerimento rimane un’attività lineare. Gli Impatti Sanitari: I Dubbi Tecnici di ATS L’ATS Bergamo ha segnalato che non sussistono al momento le condizioni per esprimere una valutazione tecnica definitiva sull’impianto. Rispetto all’approccio tossicologico, ATS osserva che «la costruzione degli scenari emissivi … risulta non esaustivamente definita e non adeguatamente integrata». Rispetto all’approccio epidemiologico, ATS indica «criticità rilevanti» fra cui: * la limitata inclusione di inquinanti nell’assessment quantitativo; * modalità non chiare nella definizione della popolazione esposta; * l’utilizzo di dati sanitari non aggiornati (ad esempio mortalità e ricoveri fino al 2019; incidenza tumori fino al 2017) ; * una «scarsa considerazione del principio di precauzione». ATS fa quindi presente che, in considerazione degli elementi istruttori finora disponibili, vi sono delle criticità evidenti. ATS Bergamo ha confermato il suo ruolo di supporto tecnico, richiedendo approfondimenti per poter esprimere una valutazione conclusiva. Il Dott. Giupponi e il Dott. Del Brocco hanno evidenziato la necessità di ulteriori integrazioni, tra cui Valutazione Epidemiologica: ATS ha chiesto di estendere la valutazione con un approccio epidemiologico per considerare lo stato di salute attuale della popolazione e gli effetti cumulativi con la situazione ambientale preesistente, integrando l’approccio tossicologico. Criticità Aperte: Sono state sollevate criticità sulla definizione degli scenari emissivi e l’esclusione dalla valutazione tossicologica dei potenziali impatti sulla catena alimentare animale-uomo, in un territorio con attività zootecniche. La Dott.ssa Mattioni di Rete Ambiente Lombardia ha rincarato la dose, citando i dati ARPA che mostrano un livello massimo di inquinamento (livello 5 per ossidi di azoto e PM2.5) proprio nell’area di Montello. Ha poi segnalato che la provincia di Bergamo è già interessata dalla presenza di sei grossi impianti di incenerimento. La Consigliera Pollini ha rilevato l’impressionante alta concentrazione di impianti in un’unica provincia, richiamando la responsabilità di normare anche il numero e la distribuzione degli inceneritori, come già avviene per le discariche. Bilanciare Economia e Salute: L’interesse Pubblico al Primo Posto Il Presidente della Commissione ha sottolineato la necessità di mediazione, ricordando che un’impresa deve poter generare lavoro ed economia. Tuttavia, il Consigliere Rosati ha concluso che, sebbene sia giusto provare a bilanciare gli interessi, l’interesse generale passa “prima di tutto da quello dei cittadini”. La prioritá, ha aggiunto, è la tutela delle comunitá locali rispetto al legittimo interesse del privato. La Prospettiva: Urgente Revisione della Pianificazione Rifiuti La vicenda Montello S.p.A. si conferma un campanello d’allarme che richiede una riflessione normativa di ampio respiro. La Commissione ha preso atto che l’assenza di un tetto massimo di inceneritori in Lombardia è un segnale critico che merita un urgente intervento nel Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR) per introdurre condizioni più chiare per questi impianti.   3 NOVEMBRE 2025 – TERZA UDIENZA DELLA VI COMMISSIONE: EMERSE FORTI CRITICITÀ SULL’INCENERITORE Lunedì 3 novembre 2025 alle ore 14:00 si è tenuta la terza audizione della VI Commissione Ambiente, relativa alla mozione 355 “Inceneritore Montello”. L’Associazione Aria Purita Tomenone ha portato all’attenzione dei presenti tramite il proprio tecnico tutte le criticità e problematiche legate al progetto dell’inceneritore. Durante la seduta, esperti ambientali, medici dell’ISdE e tecnici qualificati hanno espresso in modo chiaro e documentato il proprio parere contrario alla realizzazione dell’impianto, evidenziando i rischi ambientali e sanitari connessi a tale scelta. Alla luce delle relazioni e dei contributi scientifici presentati, riteniamo che l’inceneritore non rappresenti alcun vantaggio né per la salute pubblica né per il territorio, ma piuttosto una fonte di potenziale danno per l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini. Aria Purita Tomenone ribadisce la necessità di puntare su politiche sostenibili di gestione dei rifiuti, basate sulla riduzione, il riuso e il riciclo, in linea con i principi dell’economia circolare e con le direttive europee in materia. Si evidenziano un incremento delle emissioni ed in particolare ossidi di azoto, acido cloridrico e metalli pesanti e il peggioramento delle concentrazioni degli inquinanti nelle colture considerate come lattuga e uva e senza tenere conto che il nuovo impianto si insedia in zone di pregio vinicolo DOC e DOCG.   https://www.bergamonews.it/2025/10/14/termovalorizzatore-montello-prima-audizione-in-regione-il-consiglio-ha-preso-degli-impegni-si-rispettino/839038/ https://www.bergamonews.it/2025/10/30/inceneritore-montello-secondo-ats-dati-incompleti-impossibile-valutare-gli-impatti-sulla-salute/843412/ Gli esperti: «Non servono altri inceneritori. L’impatto del progetto della Montello? Non riusciremmo a calcolarlo» – Prima Bergamo https://share.google/9cJmLEdt2lfTjkjsb   Redazione Sebino Franciacorta
Offlaga, Dario Selleri: “Nuovo impianto per rifiuti? Brescia è già la vera Terra dei Fuochi d’Italia”
Il 23 aprile 2025 è stato presentato il progetto d’insediamento di un impianto di compostaggio di rifiuti e fanghi industriali che occuperebbe una superficie di 420.000 mq ubicata nella Provincia di Brescia, sul suolo agricolo pregiato DOP, nel comune di Offlaga. Progetto che non solo risulta inutile, ma che nasconde la speculazione territoriale da parte dell’industria dei rifiuti. Più di 9 comuni della Bassa Bresciana oggi sono uniti nella lotta contro questo progetto che andrebbe a sovraccaricare ulteriormente, a livello ambientale, il territorio bresciano. Di questo ne abbiamo parlato con Dario Selleri, attivista della Rete 100%Bassa. Quando è stato presentato il progetto e come vi siete accorti? Il 23 aprile di quest’anno è stato presentato un progetto di impianto di trattamento/compostaggio di rifiuti e fanghi industriali dalla società GEOBET srl presso la Provincia di Brescia in qualità di Autorità Competente del procedimento in oggetto. Ci siamo accorti perché, come Rete 100%Bassa, teniamo monitorato il Sistema Informativo Lombardo per la Valutazione di Impatto Ambientale (SILVIA) , sito dove vengono pubblicati tutti i progetti sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Il progetto in oggetto è stato depositato in 200 file e coinvolgerebbe un’are di 42 ettari di territorio. Come attivisti ed esperti teniamo monitorato il SILVIA perché ad oggi è l’unico modo per sapere quali nuove “sorprese” ci attendono. La Lombardia importa già rifiuti da altre regioni per bruciarli o trattarli in loco e questo è solo un ulteriore fattore di rischio ambientale ed epidemiologico che va a sovraccaricare un territorio già compromesso come quello bresciano. Quale è il rischio epidemiologico già presente nella Provincia di Brescia? Partendo dalla storia è giusto ricordare il disastro ambientale, oltre che per la salute, dei veleni della Caffaro e l’inquinamento delle falde acquifere fino a 60 metri di profondità dell’Ex-cava Vallosa a Passirano, in Franciacorta, causato dai PCB sepolti della Caffaro stessa. Le zone delle province di Bergamo e Brescia, tra le più industrializzate e inquinate d’Italia, sono invase dalle monoculture intensive e dalla zootecnia intensive – nella Provincia di Brescia ci sono circa 1.366.000 suini contro circa 1.244.000 abitanti – ovvero insostenibili da ogni punto di vista e ciò ci espone sempre di più a rischio di spillover con focolai di legionella e aviaria. In Lombardia esistono 14 impianti di incenerimento rifiuti funzionanti che garantiscono l’autosufficienza dei rifiuti trattati, compresi quelli provenienti da fuori regione e bisogna sottolineare che 4 inceneritori sono presenti tra le province di Brescia e Bergamo: inceneritori di Filago, Dalmine, Tavernola e l’ex-ASM di Brescia. In tutto ciò, nel Comune di Montello (BG), si sta parlando di un ulteriore progetto di inceneritore che andrebbe ad aggravare ulteriormente la situazione. Non dimentichiamo che Brescia è una delle città con la peggior qualità dell’aria, mentre Offlaga e Manerbio risultano i paesi della Provincia di Brescia con la peggior qualità dell’aria dell’area a causa della presenza di svarianti inquinanti come PM10, PM2.5, ammoniaca e ozono oltre all’inquinamento odorigeno. La Bassa Bresciana è, inoltre, martoriata dall’ampliamento a dismisura della logistica e dalla questione cave, che diventano fondamentali quando non si sa dove rimpiazzare i rifiuti. La Provincia di Brescia è già la vera Terra dei Fuochi d’Italia. Il progetto di trattamento di rifiuti ad Offlaga è solamente un altro fattore di rischio ambientale che si aggiunge al nostro territorio già sovraccaricato. La Bassa Bresciana ha vissuto anche il Caso WTE negli ultimi quindici anni… Nel 2019 scoppia il caso WTE, l’azienda bresciana con sede a Quinzano d’Oglio, è finita al centro di un’inchiesta per uno sversamento di circa 150mila tonnellate di fanghi di depurazione tossici spacciati per fertilizzante smaltiti su circa 3mila ettari di terreni agricoli sul territorio bresciano (31 comuni), così come anche in altre province in Lombardia Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Le aziende agricole che hanno ricevuto i fanghi contaminati si trovano a Bagnolo Mella, Bedizzole, Botticino, Brescia, Calcinato, Calvisano, Dello, Fiesse, Gambara, Ghedi, Isorella, Leno, Lonato del Garda, Manerbio, Mazzano, Montirone, Nuvolera, Offlaga, Orzinuovi, Ospitaletto, Pavone Mella, Poncarale, Pontevico, Pralboino, Remedello, Rezzato, Roccafranca, San Paolo, Verolanuova e Visano. Fu un disastro ecologico. I fanghi di depurazione dovevano essere trattati, igienizzati e trasformati in fertilizzanti ma, alle acque reflue di impianti civili ed industriali, sarebbero stati aggiunti altri rifiuti pericolosi e sostanze chimiche inquinanti e poi il tutto veniva venduto ad agricoltori – alcuni compiacenti e altri no – che li utilizzavano nei loro terreni. Per chi ha condotto le indagini si trattava di «una consapevole strategia aziendale» per ridurre al minimo i costi e massimizzare il profitto. Nel 2021 vennero chiuse le indagini. Furono 23 gli indagati e 17 i rinviati a giudizio. Le prime segnalazioni dei cittadini risalgono al 2011, le indagini si svolsero tra il 2018 e il 2019, il sequestro dell’azienda avvenne due anni dopo e il processo nel 2024 non era ancora entrato nel vivo della questione. Solo nel febbraio 2025, il giudice Angela Corvi ha condannato Giuseppe Giustacchini, titolare dell’azienda, a un anno e quattro mesi (pena sospesa) e 77mila euro di multa per l’azienda con revoca dell’autorizzazione all’esercizio di impresa. Quindi, per motivi ambientali, non c’è bisogno che in Lombardia nascano nuovi impianti del genere… Nelle nostre zone è già presente Ecopol, un impianto di compostaggio di medio-piccole dimensione che tratta FORSU (Frazione Organica del Rifiuto Solido Urbano) ed è un’eccellenza nel bresciano e gestisce il conferimento di alcuni paesi della Bassa. Ciò non nega il fatto che la Bassa Bresciana sia una zona sotto attacco, da questo punto di vista. Anni addietro i comuni di Manerbio, Offlaga, Leno e Bagnolo Mella condussero una battaglia di tre anni contro il progetto di una mega-centrale elettrica a turbo gas. Finalmente dopo ricorsi al Tar, manifestazioni e schieramenti importanti, si è riusciti ad impedirlo. Tutti progetti che sarebbero un surplus rispetto a quello che servirebbe al territorio. Non solo non c’è bisogno che questo progetto della GEOBET Srl nasca per motivi ambientali, ma non risulta giustificato da nessuna esigenza di pubblica utilità. Se andiamo a leggere il Programma Regionale di Gestione dei Rifiuti, i periodici monitoraggi di Regione Lombardia e il Rapporto Annuale ISPRA 2023, si può notare che tutti evidenziano l’ampia autosufficienza di trattamento dei rifiuti organici regionali. Il monitoraggio del Programma Regionale di Gestione Rifiuti per l’anno 2017-2018 indica che i rifiuti trattati da 78 impianti risultano pari a 945.907 t/anno. Per meglio comprendere, consideriamo che il progetto dell’impianto prevede di accogliere oltre il 43% dei rifiuti attualmente trattati nell’intera regione e di cui fanno parte una percentuale considerevole extraregionale. Inoltre non si capisce perché dovrebbe partire un progetto di queste dimensioni, quando a Bedizzole da anni non riescono ad avviare un impianto di A2A – per fanghi industriali del settore siderurgico – di dimensione molto più piccole. Oltre ai presupposti, cosa non torna in questo progetto? Il progetto proposto non risulta essere la miglior soluzione alternativa possibile, e la sua ideazione non risulta condotta secondo le linee guida di riferimento SNPA 28/2020 punto 2.3.1. Ciononostante, abbiamo condotto valutazioni tecniche, condivise con gli enti, e sono emerse carenze progettuali ed elementi di palese incompatibilità ambientale. Nei contenuti obbligatori relativi allo SIA mancano sia un’analisi con misurazioni dello stato della qualità ambientale esistente, riferito alle diverse componenti ambientali impattate, sia una valutazione degli impatti diretti, indiretti e indotti e cumulativi riferiti al progetto. Si tratta di elementi fondamentali per valutare i reali effetti cumulativi delle diverse sorgenti antropiche presenti o incidenti con le proprie emissioni nell’area. Ma un’ulteriore elemento che fa comprendere l’insussistenza del primo requisito di incompatibilità ambientale di un progetto VIA (consistente nella reale necessità dell’opera a fronte di impatti altrimenti non giustificabili), risulta essere la reale capacità impiantistica di trattamento dei rifiuti organici presente in Regione Lombardia, che risulta ampiamente superiore e sovradimensionata rispetto alle quantità trattate anche nelle ipotesi di sviluppo futuro (Rapporto Annuale ISPRA 2023 pag 96). Il progetto dunque non solo viola la normativa in materia di VIA, ma risulta anche in contrasto con gli obiettivi fissati dal PRGR di Regione Lombardia. Infine, dalla visura camerale la società GEOBET risulta essere una SRL costituita a fine 2023 da tre soci, priva di una reale capacità tecnica-organizzativa e nel contempo, per il previsto utilizzo di fanghi industriali nel sistema di recupero e per le finalità inserite nella ragione sociale, non appare attività destinata ad integrarsi con il tessuto agricolo locale, pertanto comportando un rischio potenziale degli inquinanti contenuti nei rifiuti nel suolo e nelle falde e, da lì, alla filiera alimentare. Questo progetto potrebbe comportare ricadute economiche ed ambientali locali? Anche la Provincia di Brescia ha già fatto considerazioni sul progetto tramite un comunicato pubblicato il 29 agosto, in cui si riportano le dichiarazioni critiche dei consiglieri provinciali delegati, Paolo Fontana per la Sicurezza stradale, Tommaso Brognoli per l’Agricoltura e Marco Togni per l’Ambiente, i quali assicurano che da parte degli uffici compenti sarà posta la massima attenzione a tutte le valutazioni di competenza della Provincia. Brognoli ha dichiarato: “Dal punto di vista dell’attività agricola l’impianto andrebbe a consumare 42 ettari di suolo agricolo oggi destinato a produzioni di eccellenza riconosciute e tutelate ai vari livelli normativi (ad esempio Grana Padano DOP e produzioni di quarta gamma). Un danno irreparabile per il comparto agroalimentare bresciano, che rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy”. Chi si sta mobilitando oggi in contrarietà al progetto? Come 100%Bassa abbiamo già organizzato due flashmob. L’ultimo, il 30 agosto, ha visto la mobilitazione di 200 manifestanti a cui hanno partecipato associazioni ambientaliste e civiche, cittadini e agricoltori con 30 trattori. Oltre al settore agricolo, che è molto preoccupato per la realizzazione di questo progetto, in sostengo alla causa si sono schierate anche molte amministrazioni comunali: il comune di Offlaga in primis, nella figura del sindaco Mazza, seguito da 11 altri comuni della Bassa Bresciana tra cui Capriano del Colle, Verolanuova e Verolavecchia. Le amministrazioni locali temono un peggioramento della qualità della vita a causa di inquinamento e aumento del traffico di mezzi pesanti. Come ha dichiarato il consigliere provinciale Paolo Fontana: “Il progetto comporterebbe un incremento significativo in merito al traffico pesante lungo la SS45 bis e lungo la SP668 nonché sulle arterie secondarie circostanti.” I sindaci manifestano il loro dissenso contro l’idea di trasformare la Bassa Bresciana in una “terra dei rifiuti”. Cosa ti senti di dire apertamente? Vi è un business tale sotto l’argomento rifiuti che ci deve preoccupare. Dobbiamo far capire che non si può andare avanti con la costruzione di questi impianti minando la vivibilità, già compromessa, del nostro territorio. Sappiamo benissimo che, con questi impianti, prima si parla di rifiuti organici e poi immancabilmente diventano lavatrici per pulire i “panni” industriali con conseguente contaminazione delle falde acquifere con inquinamento da metalli pesanti. E’ ora di dire basta perché la Bassa Bresciana ha bisogno di essere valorizzata e non di essere compromessa. Speriamo vivamente che la Conferenza dei Servizi, che si terrà il 30 settembre 2025, prenda in considerazione le nostre osservazioni.   Per ulteriori informazioni: https://www.bresciaoggi.it/territorio-bresciano/bassa/l-ira-dei-sindaci-e-degli-agricoltori-l-impianto-dei-rifiuti-a-offlaga-va-fermato-1.12776129 https://www.quibrescia.it/provincia/bassa-bresciana-2/2025/08/29/nuovo-impianto-di-compostaggio-a-offlaga-la-provincia-avvia-le-valutazioni/780642/ https://www.giornaledibrescia.it/cronaca/protesta-impianto-dei-rifiuti-a-offlaga-xqolkhu9 https://www.lamescolanza.com/2025/08/26/maxi-impianto-rifiuti-a-offlaga-il-no-deciso-di-agricoltori-e-politici/ https://www.bresciaoggi.it/territorio-bresciano/bassa/offlaga-no-all-impianto-rifiuti-nasce-il-fronte-dei-9-sindaci-1.12767665 https://www.radiondadurto.org/2025/08/28/bassa-bresciana-manifestazione-contro-impianto-di-trattamento-rifiuti-e-impattante-e-consuma-suolo-agricolo/ https://www.lavocedelpopolo.it/bassa-bresciana/ecco-le-ragioni-del-no-sull-impianto-organico? https://www.quibrescia.it/ambiente/2025/08/27/maxi-impianto-rifiuti-ad-offlaga-girelli-pd-la-provincia-tuteli-il-territorio/780354/? https://www.quibrescia.it/ambiente/2025/08/27/offlaga-no-al-mega-impianto-rifiuti-la-protesta-si-allarga-anche-alla-politica/780296/? https://www.bresciaoggi.it/territorio-bresciano/bassa/offlaga-trattori-in-corteo-contro-il-cimitero-di-rifiuti-organici-1.12772658? Redazione Sebino Franciacorta
Regione Lombardia, le associazioni denunciano la quantità di inceneritori
Lunedì 15 settembre, conferenza stampa online da parte di numerose associazioni sul problema degli inceneritori in Lombardia. Conosco bene Medicina Democratica, una delle associazioni che promuovono la riunione. Conosco la loro storica serietà, il loro impegno. Partecipare a una conferenza stampa, per noi “mediattivisti” vuol già dire supportarli, aiutarli ad avere forza. Per quanto riguarda i contenuti della conferenza leggete per favore il comunicato sottostante, sono stati elencati dati precisi. In sintesi, si chiede alla Regione Lombardia di aprire un tavolo di discussione che fornisca i dati precisi, compia quello che in passato aveva promesso, ascolti le associazioni formate da cittadini attenti, preparati e fortemente preoccupati sulle condizioni di inquinamento di questa regione. Chi vive in Lombardia conosce bene l’atteggiamento di queste giunte di destra che governano dal 1995, 30 anni. Si potrebbe restringere tutto a una parola sola: affari. I cittadini, la partecipazione spesso invocata, sono in realtà snobbati, bistrattati, irrisi. L’indifferenza di chi ci governa è impressionante: fanno quello che vogliono, come vogliono. Le conseguenze le paghiamo tutti e tutte, a partire dai tumori (punta dell’iceberg di altre malattie dovute alle condizioni ambientali in cui viviamo). I dati della Lombardia primeggiano a livello europeo. Queste associazioni si sono messe insieme e questo è importantissimo; durante la conferenza stampa si ascoltavano gli accenti delle varie province lombarde. Un’unione che deve consolidarsi. Sono decisi: se non inizierà un confronto col potere bisognerà farsi sentire sotto i palazzi. Come Pressenza assicuriamo che ci saremo, ogni volta che ce lo chiederanno. Comunicato stampa di Medicina Democratica Sono ben sette le associazioni che hanno inviato un documento al Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al Consiglio Regionale per chiedere un tavolo di confronto urgente sulla situazione degli inceneritori e sulla gestione dei rifiuti: le richieste sono state illustrate il 15 settembre nel corso di una conferenza stampa convocata da Rete Ambiente Lombardia, ISDE (Associazione Medici per l’Ambiente), Medicina Democratica, Zero Waste Europe, Zero Waste Italy, 5R Zero Sprechi e Cittadini per l’Aria. Innumerevoli e pesanti le criticità rilevate: ”L’incenerimento è di per sé una tecnologia obsoleta e in contrasto con gli obiettivi dell’economia circolare. Inoltre perpetua l’impatto ambientale della sovrapproduzione delle merci e dello spreco delle materie. L’incenerimento contribuisce a determinare danni ambientali e sanitari, sia per le emissioni che per i rifiuti pericolosi a loro volta prodotti”, è quanto hanno dichiarato Raffaella Mattioni, Rete Ambiente Lombardia, Marco Caldiroli, Medicina Democratica e Celestino Panizza ISDE Medici per l’Ambiente, intervenuti a nome di tutte le associazioni. La Lombardia detiene il primato del numero degli impianti e della capacità di combustione: operano 12 impianti (24 linee) di incenerimento di rifiuti urbani (contro i 3 nel Veneto, 1 in Piemonte, 8 in Emilia per limitarci al Nord Italia), cui si aggiungono l’inceneritore di rifiuti speciali più grande d’Italia, 5 cementifici che praticano la co-combustione e 11 inceneritori industriali. La Lombardia detiene un altro primato: il rapporto rifiuti ISPRA del 2024 mostra che il 43% dei rifiuti bruciati proviene da fuori regione. Nel 2023 sono stati bruciati 2.289.000 tonnellate di rifiuti nei 12 impianti a fronte di una capacità autorizzata di oltre 3 milioni di tonnellate; i rifiuti indifferenziati prodotti dai cittadini sono stati 1.226.000 tonnellate, gli altri impianti hanno combusto ulteriori rifiuti di vario genere per 1.300.000 tonnellate. Le associazioni ritengono inoltre irrazionale la dislocazione degli impianti: nella sola provincia di Bergamo sono attivi 4 impianti ed è in atto il processo autorizzativo per un quinto impianto a Montello. Le associazioni denunciano inoltre la completa assenza di programmi di monitoraggio epidemiologico, messi in atto invece da Piemonte ed Emilia Romagna. A fronte dell’innegabile pericolosità degli impianti che, anche con le migliori tecnologie, emettono inquinanti persistenti (diossine, furani, PFAS), aumentando inevitabilmente il rischio sanitario, le associazioni chiedono un aggiornamento del Piano Regionale Gestione Rifiuti, PRGR, e presentano le seguenti richieste: una moratoria sulla costruzione/ampliamento di ogni tipo di impianto che brucia rifiuti; l’adeguamento della capacità di incenerimento all’effettiva produzione regionale, riducendola con l’attuazione delle politiche di riciclo e soprattutto di prevenzione dei rifiuti; l’attuazione di un monitoraggio epidemiologico delle popolazioni esposte agli impatti ambientali integrato con biomonitoraggi e corrette valutazioni di impatto sanitario; la completa trasparenza e informazione, a livello provinciale, su composizione, raccolta, effettivo riciclo e smaltimento dei rifiuti, come delle politiche di riduzione e prevenzione; la modifica radicale del Piano regionale di gestione dei Rifiuti, in scadenza nel 2027, con la graduale chiusura degli impianti sovrabbondanti rispetto alle esigenze del territorio con impianti di trattamento a freddo e recupero di materia: è dimostrato che una consistente quota di rifiuti destinata all’incenerimento sia ancora recuperabile.       Andrea De Lotto
Regione Lombardia e Rondine Cittadella della Pace insieme per educare alla pace e combattere la dispersione scolastica
Regione Lombardia e l’Associazione Rondine Cittadella della Pace hanno firmato il Protocollo d’Intesa per la promozione del Metodo Rondine per la trasformazione creativa delle tensioni all’interno del sistema di istruzione e formazione lombardo. L’accordo nasce con l’obiettivo di contrastare la dispersione scolastica, rafforzare l’inclusione e il successo formativo degli studenti e prevenire tutte quelle le situazioni che spingono i giovani a diventare inattivi, promuovere il dialogo, la cittadinanza attiva e digitale, e prevenire fenomeni di bullismo e violenza nelle scuole. Sottoscritto dall’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia, Simona Tironi, e dal fondatore e presidente dell’Associazione Rondine, Franco Vaccari, il Protocollo prevede una collaborazione pluriennale per integrare nei percorsi educativi regionali un approccio innovativo alla gestione del disagio, basato su relazioni trasformative e non violente. “Credo profondamente nella scuola come luogo in cui si costruisce il futuro, non solo in termini di conoscenze, ma soprattutto di relazioni umane, rispetto e crescita personale – ha dichiarato l’assessore Simona Tironi –. Questo protocollo rappresenta un passo concreto per offrire ai nostri giovani strumenti nuovi e profondi per affrontare e trasformare i conflitti, sviluppare empatia, senso civico e consapevolezza ed evitare il fenomeno dei Neet. È un impegno forte verso un’educazione che non lascia indietro nessuno e che formale nuoce generazioni che saranno chiamate a guidare lo sviluppo sociale economico e produttivo del nostro paese responsabili e pronti a contribuire a una società più equa, inclusiva e pacifica.” Il Metodo Rondine apprezzato anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della sua visita a Rondine lo scorso 6 giugno, validato da importanti università italiane e riconosciuto a livello nazionale e internazionale è stato promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito tramite protocollo d’intesa per favorire, crescita personale, l’educazione alla pace, alla legalità, alla convivenza e allo sviluppo sostenibile tramite il suo approccio relazionale al conflitto unico. L’obiettivo è rigenerare i legami sociali negli ambienti in cui si vive, si studia e si lavora, promuovendo una cultura collaborativa tra pubblico, privato e Terzo Settore, capace di prevenire nuove forme di disagio e povertà educativa. “In un mondo segnato da nuove fragilità e crescenti tensioni sociali, è urgente dotare i giovani di strumenti concreti per gestire i conflitti in modo costruttivo – ha affermato Franco Vaccari –. Siamo davvero grati alla Regione Lombardia per questo accordo che apre un percorso lungimirante e ci vede uniti nell’impegno condiviso di portare nel territorio un’innovazione educativa sperimentata da oltre vent’anni a Rondine. L’obiettivo: formare giovani cittadini consapevoli, capaci di abitare in conflitto e diventare protagonisti del cambiamento.” Tra le iniziative previste dal Protocollo: l’introduzione delle “Sezioni Rondine” nelle scuole lombarde; l’estensione del progetto “Quarto Anno Rondine” – che permette di frequentare la classe quarta nel borgo di Rondine in Toscana all’interno di un percorso educativo e formativo internazionale e interculturale che sviluppa una consapevolezza critica, lavora sulla trasformazione del conflitto e rafforza la tua crescita emotiva e relazionale – e la promozione di eventi come YouTopic Fest, il festival internazionale sul tema del conflitto che si svolge ogni a giugno nella Cittadella della Pace di Arezzo e che quest’anno ha visto la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Inoltre, particolare attenzione sarà riservata al sostegno dell’attivismo civico giovanile e allo sviluppo delle idee progettuali dei ragazzi, accompagnandoli verso una partecipazione consapevole alla vita delle comunità locali. Attraverso azioni di formazione professionalizzante, incubazione sociale e sostegno al protagonismo giovanile, il progetto mira a rafforzare coesione e sviluppo sostenibile, trasformando il potenziale dei giovani in motore di cambiamento sociale. Un ulteriore elemento innovativo è l’applicazione del Metodo Rondine anche nei contesti organizzativi e aziendali, pubblici e privati. Le imprese saranno coinvolte in percorsi volti a rigenerare le relazioni interne, affrontare i conflitti latenti e sviluppare modelli di welfare generativo. In tal modo, il conflitto non sarà più visto come un ostacolo, ma come una leva per generare benessere e opportunità di crescita, anche economica. La collaborazione promuove infine la diffusione delle migliori pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, in coerenza con gli Obiettivi dell’Agenda ONU 2030, costruendo alleanze trasversali per il bene comune e valorizzando le esperienze positive già in atto sul territorio lombardo. Regione Lombardia e Rondine condividono l’impegno a costruire una società più giusta, inclusiva e pacifica, dove il conflitto non venga evitato o represso, ma trasformato in una risorsa per la crescita della persona e della comunità. Olivier Turquet
Liste d’attesa, Agnoletto: come redazione di 37e2 chiediamo di essere ascoltati dai Nas
“Sul protocollo firmato fra Regione Lombardia, Assessorato Regionale al Welfare e i NAS dell’Arma dei Carabinieri per “abbattere” le liste d’attesa, come redazione di “37e2”, la trasmissione sulla sanità che conduco con Elena Mordiglia, in onda da dieci anni a Radio Popolare, chiediamo di essere sentiti dai NAS. Riteniamo di avere molti e importanti elementi sul perché in Lombardia vi siano lunghe liste d’attesa: siamo pronti a collaborare coi NAS, indicando episodi concreti, strutture sanitarie precise e le ragioni “inconfessabili”, che tutti fingono di ignorare, che stanno alla base delle liste d’attesa. Siamo alla follia e di fronte ad una gigantesca operazione che ci sembra di stampo teatrale, quasi una presa in giro: la Regione Lombardia firma un accordo coi NAS dei carabinieri per scoprire il perché delle liste d’attesa! Non c’è nulla da scoprire, è tutto chiaro e sono anni che noi segnaliamo agende chiuse, CUP che non funzionano e tentativi di dirottare i pazienti nella sanità privata, ma non siamo stati ascoltati. Ora, ci auguriamo di essere convocati e di poter riferire tutto questo ai NAS”, è quanto ha detto Vittorio Agnoletto, medico ed esponente di Medicina Democratica, associazione che collabora con la trasmissione. E’ infinito l’elenco dei casi emblematici di pazienti rimandati da una struttura sanitaria all’altra, con tempi d’attesa assurdi, di cui la trasmissione 37e2 si è occupata in questi anni, riuscendo in svariate occasioni ad affiancare il paziente e a trovare la soluzione nell’ambito del servizio sanitario pubblico regionale, intervenendo su ATS e Direzioni generali per il rispetto di norme e procedure: un vero e proprio ruolo di assistenza pubblica che nel 2020 le è valso il prestigioso riconoscimento dell’Attestato di Benemerenza Civica dell’Ambrogino d’Oro, conferito dal Comune di Milano. “Sono anni che denunciamo la vergogna delle liste d’attesa e delle gravissime conseguenze sul diritto alla salute dei cittadini, e la trasmissione 37e2 svolge un ruolo preziosissimo di informazione, denuncia e sostegno dei diritti dei cittadini – ha sottolineato Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica – una vera e propria piazza virtuale su cui trovano spazio di discussione e confronto i temi e le battaglie che da sempre conduciamo su diversi fronti. Vogliamo ricordare a chi non ha memoria ed è sempre stato sordo che abbiamo avanzato da tempo proposte concrete e realizzato con Lombardia SiCura, insieme a tante associazioni, innumerevoli iniziative nel territorio, come quelle memorabili del 1 aprile 2023, con oltre 5.000 persone in Piazza Duomo a Milano, con media partner proprio la trasmissione 37e2 e Radio Popolare, e del 24 maggio 2023 sotto il palazzo della Regione, con centinaia di persone a fare ‘rumore’ con pentole e padelle, trombe e tromboni: ma neanche questo era servito farci ascoltare e ad avere risposte da una Regione totalmente sorda. Vediamo adesso che succederà”.   Medicina Democratica