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Dal cuore del Kenya, il nostro viaggio tra sostenibilità e ittiturismo
Serata di raccolta fondi, venerdì 5 dicembre alle 19 Comunità Il Bostano, via Bostano 20, Laveno Mombello (VA) Durante la serata i viaggiatori del progetto ECOS condivideranno la loro esperienza sulla costa di Kilifi, in Kenya, dove hanno esplorato le attività del progetto tra cultura, natura e sostenibilità.  Racconteranno dei momenti vissuti accanto alle comunità locali, delle esperienze di ittiturismo e del fantastico safari. Il tutto sarà accompagnato da un delizioso apericena africano, con un calice di vino dell’azienda vitivinicola I due Filari. Costo Apericena: offerta libera a partire da 15 euro (piatto africano vegetariano e calice di vino o altra bevanda). Tutto il ricavato andrà a sostegno del progetto ECOS in Kenya. Prenotate il vostro posto qui: https://forms.gle/vR7KjHS76YWtGK259 Un’occasione speciale per vivere una serata all’insegna della condivisione e della scoperta, contribuendo al tempo stesso a una causa importante. CAST – Centro per un Appropriato Sviluppo Tecnologico Redazione Italia
Contro il ripristino del servizio militare anche in Italia. Campagna di Obiezione alla guerra
Ci avviciniamo alla fine dell’anno 2025, momento di consuntivo anche per la Campagna di Obiezione alla guerra, sia per quanto riguarda il “fronte italiano” con la raccolta e la consegna delle Dichiarazioni di obiezione di coscienza, sia per quanto riguarda i “fronti di guerra” con le relazioni con i nostri partner in Israele e Palestina (Mesarvot, New Profile, CPT-Palestine), in Ucraina (Movimento Pacifista Ucraino), in Bielorussia/Lituania (Our House), in Russia (Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi) e con il lavoro di rete con la War Resisters’ International e l’Ufficio Europeo per l’Obiezione di Coscienza (Ebco-Beoc). Dichiarazioni di obiezione di coscienza Purtroppo soffia forte il vento di guerra. I governi europei vogliono che i popoli si preparino, reintroducendo il servizio militare obbligatorio per i giovani. L’ultima in ordine di tempo a ripristinare la leva è stata la Croazia, che segue la decisione già presa in Norvegia e Svezia. La Francia sta spingendo per allargare il reclutamento per il servizio militare volontario, come sta avvenendo anche nei Paesi Bassi. La Germania ha approvato una legge che facilita il reclutamento, per ora volontario, nelle file dell’esercito e la leva obbligatoria se non bastassero i volontari. E in Italia? Il dibattito è aperto e già si parla di attivare una forza di riserva, per arrivare a un modello autonomo di difesa militare europea che considera la possibilità generalizzata di un servizio militare per donne e uomini come obiettivo di adeguamento numerico delle forze armate. Questo prospettiva è gravissima. La nostra risposta è l’obiezione di coscienza. Il rifiuto, anche preventivo, di partecipare a qualsiasi forma di preparazione della guerra prossima ventura. Rifiuto del servizio militare, rifiuto della militarizzazione nell’informazione, nella cultura, nelle scuole e nelle università, rifiuto delle spese militari, rifiuto della generalizzata “chiamata alle armi”. Tutto questo lo possiamo fare a partire dalla firma della Dichiarazione di obiezione di coscienza. Dal 1° marzo 2022 al 15 dicembre 2023 abbiamo raccolto 2.165 dichiarazioni (947 in cartaceo, 1.218 tramite il modulo) che abbiamo consegnato alla Presidenza del Consiglio a Palazzo Chigi. Dal 1° gennaio 2024 al 18 maggio 2025 abbiamo raccolto altre 5.306 dichiarazioni (2.866 in cartaceo e 2.440 attraverso il modulo telematico) che il 20 maggio 2025 abbiamo inviato al Presidente della Repubblica chiedendo nel contempo un incontro per illustrare i contenuti costituzionali della nostra Campagna. Il 7 novembre dal Quirinale ci è stato comunicato che: -il Presidente è informato della nostra iniziativa; -gli uffici hanno preso atto di quanto da noi inviato; -le firme sono state ricevute e protocollate; ma l’incontro non viene concesso. Ne prendiamo atto, con dispiacere per un’occasione persa dalla massima istituzione della Repubblica. Fino ad oggi abbiamo inviato alle istituzioni un totale di 7.471 dichiarazioni. La raccolta prosegue e il nostro prossimo obiettivo è la consegna di nuove Dichiarazioni direttamente al Ministero della Difesa, sottolineando la richiesta di istituzione di un Albo dove siano elencati tutti gli uomini e tutte le donne che obiettano alla guerra e alla sua preparazione, che non potranno essere arruolati per servizi militari e armati. Dai fronti di guerra  Israele/Palestina La distruzione di Gaza ha determinato una crescita senza precedenti nel numero degli obiettori israeliani e un cambiamento radicale nella loro identità politica. Prima della guerra, gli obiettori alla leva costituivano un piccolo gruppo etichettato come “traditore” dall’opinione pubblica dominante. Oggi il rifiuto non è più un fenomeno marginale. Molti giovani si rivolgono alla rete Mesarvot, in cerca di aiuto per evitare una complicità in crimini di guerra, così come un numero crescente di soldati attivi, anche di reparti da combattimento, chiedono assistenza per rifiutare la destinazione a Gaza. La crisi è visibile anche all’interno dell’esercito con l’aumento di disertori, riservisti e nuovi obiettori haredi (ultra-ortodossi) che scelgono il carcere piuttosto che la partecipazione alle stragi. La rete Mesarvot sostiene sia gli obiettori totali (ne segue circa 200), sia gli obiettori selettivi, che si oppongono esclusivamente ai crimini di guerra o all’occupazione di Gaza, come coloro che hanno prestato servizio finora ma la cui coscienza impone un’immediata interruzione e anche gli ortodossi haredi, che ritengono religiosamente proibita la partecipazione alla guerra. Il sostegno legale, politico ed emotivo che Mesarvot fornisce è essenziale per la sopravvivenza del movimento per l’obiezione di coscienza in Israele, Cisgiordania e Gaza. Ucraina, Russia e Bielorussia In Ucraina aumenta il numero degli obiettori di coscienza perseguitati, specialmente tra i maschi arruolati con la forza. Caso esemplare quello dell’avventista del settimo giorno e obiettore di coscienza Andrii Skliar, che è stato sottoposto a tortura da parte dei reclutatori militari e arruolato con la forza nel novembre 2024. Gli hanno rotto il naso, torto il mignolo, lo hanno strangolato fino a fargli perdere conoscenza. Attualmente è ancora detenuto presso il centro di addestramento militare di Desna, nonostante le ripetute richieste di rilascio da parte della Conferenza di Kyiv della Chiesa Avventista. Andrii continua a rifiutare di portare armi, prestare giuramento militare, indossare l’uniforme, nonostante la pressione e le violenze continue. E come lui molti altri che il Movimento Pacifista Ucraino e in particolare il suo segretario Yurii Sheliazenko, anche lui sotto processo, continuano a difendere sia con dichiarazioni pubbliche sia sul piano legale. In Russia migliaia di ragazzi si rifiutano di prestare servizio e andare al fronte in Ucraina, affrontando persecuzioni, prigionia o esilio. Il Movimento degli Obiettori di Coscienza Russi (StopArmy) fornisce loro assistenza legale. Sostenere gli obiettori di coscienza in Russia significa sfidare il militarismo. Ci chiedono aiuto per continuare il lavoro in esilio e rafforzare la capacità di comunicazione e advocacy con le istituzioni nazionali ed europee. In Lituania il lavoro di Our House e di Olga Karach a favore degli obiettori bielorussi continua quotidianamente. Dopo la nostra missione estiva a Vilnius, stiamo supportando la diffusione delle storie e la difesa legale di alcuni casi critici, tra cui quello di Hleb Smirnou, obiettore di coscienza e programmatore. Dopo aver assistito e partecipato alle proteste e alla repressione del 2020 in Bielorussia, è fuggito in Lituania, che lo ha classificato come “minaccia alla sicurezza nazionale”. Per tre anni il sistema lo ha torturato: ha perso la Carta Blu e quindi il diritto di lavorare, è stato minacciato di espulsione in Bielorussia — cosa estremamente pericolosa per lui, avendo partecipato alle proteste — e ha trascorso questi anni senza documenti, senza casa, senza assistenza medica, cercando di sopravvivere con piccoli lavori illegali. Da una condizione professionale privilegiata è stato spinto ai margini estremi della società. È attesa molto presto una decisione sulla sua domanda di asilo. Temiamo che le possibilità di successo siano quasi zero. Abbiamo analizzato altri 101 casi simili e dobbiamo fare pressione sulla Lituania affinché conceda uno status legale, o almeno l’asilo, che permetta loro di vivere normalmente e poi trasferirsi in altri Paesi UE quando sarà possibile. Raccolta e utilizzo fondi in Italia Fino ad oggi la Campagna ha raccolto 106.562,73 € donati da singoli e gruppi, arrivati con donazioni volontarie tramite bonifici, oppure raccolti durante iniziative o ai tavoli per le raccolte firme. Una parte di questi fondi è stata così utilizzata: 5.023,00 € in Ucraina per sostegno alla difesa legale degli obiettori e per aiuti umanitari; 4.000,00 € a sostegno degli obiettori russi; 7.840,00 € a Our House, in Lituania, a sostegno delle spese legali degli obiettori bielorussi; 3.070,00 € sono stati destinati a Mesarvot e a CPT-Palestine; 5.000,00 € per le spese legali degli obiettori israeliani sono in corso di trasferimento; 25.213,25 € sono stati utilizzati per le due missioni di pace in Ucraina nel 2022 (Carovana di pace e missione legale dell’avvocato Canestrini), per i due tour in Italia realizzati nel 2023 (tre rappresentanti degli obiettori russi, ucraini, bielorussi) e 2024 (con 4 esponenti degli obiettori israeliani e resistenti palestinesi), per la missione di pace in Lituania (incontro con Our House e gli obiettori bielorussi), e per l’organizzazione di iniziative di conoscenza e aggiornamento della situazione degli obiettori nei diversi paesi, con testimonianze dirette. 5.725,22 € sono stati utilizzati per strumenti comunicativi e di diffusione della Campagna stessa, e 6.000,00 € sono stati necessari, in tre anni, per lavoro di coordinamento, segreteria, organizzazione. Nel fondo di solidarietà della Campagna restano 47.328,00 €, non sufficienti per coprire i progetti per il 2026, che sommano a 100.000,00 €, richiestici dai nostri partner nonviolenti in Israele/Palestina e Ucraina/Bielorussia/Russia anche a sostegno delle loro organizzazioni (stampa, spostamenti, affitto sedi, strumenti e comunicazione, ecc.) che spesso lavorano in condizioni estreme. La nonviolenza costa, anche se immensamente meno della guerra. Contribuisci con un versamento su IBAN IT35 U 07601 117000000 18745455, intestato al Movimento Nonviolento, causale “Campagna Obiezione alla guerra”. Grazie. Dobbiamo raccogliere altri 50.000,00 €, che saranno utilizzati per finanziare i movimenti nonviolenti di Russia, Bielorussia, Ucraina, Israele e Palestina nelle loro attività, per garantire la difesa legale agli obiettori e disertori dei Paesi coinvolti, per organizzare le missioni di pace e solidarietà con le vittime della guerra, per ospitare in Italia esponenti nonviolenti coinvolti nel conflitto e per il lavoro di testimonianza e informazione.   Movimento Nonviolento
Pavia: al via il processo contro quattro attivisti di Fridays For Future
È iniziato ieri il processo nei confronti di quattro attivisti per la giustizia climatica a seguito dell’opposizione al Decreto Penale di Condanna ricevuto in merito al blocco della Raffineria ENI di Sannazzaro del settembre 2023. I Decreti Penali, che condannavano gli attivisti al pagamento di una multa per un totale di quasi 4000€, riguardavano i reati di imbrattamento, violenza privata e invasione di terreno privato. Con la prima udienza di ieri, è stata anche presentata la richiesta da parte degli imputati di un percorso di giustizia riparativa, uno strumento, spiegano gli attivisti, che idealmente dà continuità alla volontà di costruire un dialogo con l’azienda ENI che mostri concretamente la volontà di un più che mai necessario cambio di passo nei suoi investimenti. Per noi è inaccettabile che, a pochi giorni dall’inizio della COP30 in Brasile, il più importante incontro ONU sui cambiamenti climatici, sia ancora necessario riconoscere quello che la scienza dice da decenni: è in ballo l’esistenza di tutti noi e fingiamo di non riconoscere che i colpevoli sono identificabili e visibili. Proprio il ritardo della presentazione degli NDC dell’Italia, i nostri obiettivi climatici alla COP30, è causato dalla lentezza del nostro governo a contrastare gli interessi delle aziende fossili. Il movimento conclude ricordando che è attiva una raccolta fondi per le spese legali. Seguiranno aggiornamenti sulle prossime udienze. Link alla raccolta fondi   Fridays For Future
Nepal Festival Solidale a Ternate (Varese)
Nella giornata di ieri, sabato 27 settembre, nel Parco di Ternate, in riva al lago di Comabbio, si è tenuta la seconda edizione del Nepal Festival Solidale organizzata dall’associazione Nepal nel Cuore. Si è trattato di una giornata ricca di eventi terminata con una cena di beneficenza, a cui hanno partecipato ben 250 persone e che ha permesso di raccogliere fondi per il progetto in corso da un paio di anni: la realizzazione di uno studentato per 50 bambini delle scuole medie nel villaggio di Chhermading, nell’ambito del progetto “Istruzione nei villaggi remoti del Nepal”. Chharmading ospita l’unica scuola media del distretto e per poterla raggiungere dai loro villaggi di origine i bambini impiegano fino a due ore di cammino. Per questo motivo Nepal nel cuore sta cercando di costruire uno studentato proprio di fronte alla scuola media, che permetterà ai piccoli alunni di frequentarla evitando lunghi tragitti, di stare al sicuro e poter accedere almeno ad un pasto caldo giornaliero. L’associazione è molto attiva in provincia di Varese e il suo presidente, Ngima Sherpa, nepalese di origine e varesino di adozione, è una persona di gran cuore. Da circa 20 anni organizza eventi per raccogliere fondi con lo scopo di aiutare le popolazioni del suo Paese di origine. Con i fondi raccolti sono stati già costruiti un orfanotrofio, quattro scuole, due cliniche e un forno crematorio. Sono state portate nelle case stufe, camini e un serbatoio di acqua potabile. Attualmente si sta cercando di terminare lo studentato e il prossimo progetto sarà quello di realizzare un appartamento sopra una delle due cliniche perché vi possano alloggiare le infermiere che di prendono cura dell’aspetto sanitario della zona. Ieri, sin dal mattino, la giornata ha ospitato 5 monaci del monastero buddista di Albagnano (VB) che hanno creato un bellissimo Mandala con la tecnica delle polveri colorate. Si tratta di un rito antico e di una pratica molto delicata che permette di creare opere d’arte molto sofisticate, che simboleggiano la creazione del cosmo. Al termine della giornata viene distrutto dai monaci stessi, a significare l’impermanenza e il distacco dalle cose materiali. I monaci hanno partecipato al festival anche con momenti di preghiera aperti ai partecipanti e benedizioni per chi fosse interessato. Anche i bambini hanno realizzato piccoli mandala con petali di fiori e foglie con l’aiuto delle volontarie dell’associazione. Per tutto il giorno bancarelle e stand espositivi hanno venduto abbigliamento e oggetti nepalesi a sostegno della causa. Nel pomeriggio è stato presentato il momento del Bagno sonoro di campane e gong tibetani e in serata gli ospiti hanno potuto gustare una buonissima cena nepalese, realizzata dalla famiglia e dagli amici di Ngima, tutti ottimi cuochi, con piatti tipici: samosa, momo, dal bat turkary, pollo al curry, chapati e yogurt. Durante la cena, Carlo, braccio destro di Ngima, ha presentato l’associazione e tutti i progetti realizzati e le nuove sfide da affrontare. Sono state portate testimonianze di persone che hanno visitato i villaggi e che hanno partecipato come volontari alle varie attività di Nepal nel cuore. Ogni anno ad aprile l’associazione organizza un viaggio per fare visita ai villaggi di Bakhare, Nalidanda, Chhermading, Dikhure e Damar, paese di origine di Ngima. Un secondo viaggio viene organizzato ad ottobre per gli amanti del trekking che desiderano affrontare le scalate di montagne come l’Everest e il Makalu. Per chi fosse interessato a sostenere la causa di Nepal nel cuore i riferimenti di contatto sono: www.unlimitedninehills.com oppure la pagina Instagram di Nepal nel cuore ODV. Foto di Federica Guglielmi Redazione Varese
Alcune decine di migliaia di euro chieste ai NoTav, la ‘giustizia’ presenta il conto
Nel 2011 la popolazione valsusina fu in grado di costruire una mobilitazione territoriale e nazionale contro l’apertura del cantiere dell’alta velocità a Chiomonte. In quei mesi nacque la Libera Repubblica della Maddalena, luogo di incontro e confronto tra le persone, luogo di lotta e resistenza. Il 27 giugno e il […] L'articolo Alcune decine di migliaia di euro chieste ai NoTav, la ‘giustizia’ presenta il conto su Contropiano.
Donne de Borgata, raccolta fondi per l’educazione alla sessualità nelle scuole
Come Donne de Borgata, da tempo siamo impegnate nella costruzione di percorsi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole romane, soprattutto in quelle di periferia, dove più forte è la mancanza di strumenti, tutele, spazi di parola, ascolto e sostegno. La necessità è urgente, davanti ai continui femminicidi e alle violenze di […] L'articolo Donne de Borgata, raccolta fondi per l’educazione alla sessualità nelle scuole su Contropiano.
Novi Ligure per la Palestina: restiamo umani
Un mese fa circa entro in contatto con Raffaella; ha avuto il mio contatto attraverso Pressenza e mi chiede se ho maggiori informazioni sulla Marcia verso Gaza. Rilevo da subito il gran coraggio di questa persona disposta a mettersi in gioco in un’iniziativa così complicata. Le chiedo di raccontarmi e così fa. Dopo diverse conversazioni le propongo di scrivere un racconto sulla sua esperienza. Mi sembra molto bella, nasce da basso, in forma autonoma, spontanea, che poi diventa ben organizzata. Ci piace raccontarla non solo e non tanto perché qualcuno possa aggiungersi a loro (anche perché forme per mandare aiuti in Palestina ce ne sono diverse), ma perché potrebbe essere un’esperienza replicabile. Ecco il testo: Il Gruppo Donazione Pro Palestina nasce dall’iniziativa di un piccolo gruppo di conoscenti e amici della zona di Novi Ligure, che ad Agosto 2024 decide di attivarsi per mandare aiuti a Gaza. La sottoscritta, Raffaella Porotto, se ne fa organizzatrice e garante. Il gruppo è costituito da persone che in buona parte non si conoscono direttamente ma che allargano la rete, in progressivi cerchi concentrici, con un passa-parola basato sulla fiducia personale. Tramite l’Organizzazione di Volontariato ‘Verso il Kurdistan’ di Alessandria e lo storico attivista novese Franco Casagrande, entriamo in contatto con una coppia di palestinesi residenti ad Ancona, Jasmine e Ammar Hamadneh, attivissimi in rete nella diffusione di informazioni e video a supporto della causa Palestinese e, sul territorio di loro competenza, nella raccolta fondi da inviare a Gaza. Lavorare con loro è diventato nel giro di pochi mesi un rapporto amicale di profonda fiducia, basato sui seguenti punti principali: * l’esame preventivo di come sia più opportuno spendere la somma raccolta, a seconda dei costi locali (diminuiti durante la tregua e ritornati a cifre considerevoli, soprattutto per le derrate alimentari, a conclusione della stessa). I referenti locali, essendo appunto tali, si attivano per acquistare i beni di cui si occupa il progetto presso le fonti che garantiscano i costi più bassi, utilizzando quindi al meglio la totalità della somma; ad esempio, al ritorno degli sfollati a Gaza, si è concordemente preferito comperare coperte e abiti per bambini, piuttosto che acquistare container d’acqua; * l’invio a Gaza delle somme raccolte con bonifico documentato di cui Jasmine e Ammar si sono sempre accollati il costo del trasferimento bancario e del cambio valuta; * la mancanza totale di spese di intermediazione o gestione del progetto, in quanto i referenti locali a Gaza o Rafah hanno sempre rifiutato di trattenere una parte della cifra per sé stessi. Chi sono i referenti locali? Sono persone comuni, già conosciute o reperite dalla coppia di attivisti palestinesi, che si attivano per la comunità, spesso rischiando di essere intercettati dall’IDF; * la rendicontazione scrupolosa di quanto speso a seconda dei progetti, ad esempio in materiale scolastico per continuare, per come possibile, attività educative con i bambini dei campi; in container d’acqua; in acquisto di farina, riso o lenticchie; in coperte o indumenti per bambini. E’ possibile richiedere scontrini? No. Chi pone questa domanda non ha forse chiara la realtà locale. * la testimonianza con video della distribuzione di quanto acquistato presso le tende delle famiglie o con la ripresa della distribuzione di acqua alle file di richiedenti. Jasmine e Ammar, tramite il nostro gruppo, sono stati messi in contatto con l’Istituto di Cooperazione allo Sviluppo di Alessandria, a cui hanno presentato un progetto per il ripristino di una parte della rete idrica, distrutta da bombardamenti ad hoc, per rifornire un campo di sfollati. Il referente locale è quello che possiamo definire un nostro Comune. Anche in questo caso la compiutezza del progetto e la trasparenza operativa hanno contribuito ad una totale fiducia nei confronti dei due attivisti Palestinesi, a cui l’ICS destinerà parte dei proventi della StraAlessandria dello scorso 10 /11 Maggio 2025. Un’ulteriore finalità del Gruppo, di cui fanno parte al momento una cinquantina di persone, non donatori regolari, è quella di allargare la rete, così da garantire un flusso costante di donazioni auspicabilmente di entità regolare. E, infine, come ci organizziamo nel rispetto di una totale trasparenza? 1. La rendicontazione ed il conteggio di quanto raccolto, con nominativo per esteso del donatore, della somma donata e della data di ricezione della donazione (brevi manu o tramite bonifico) è tenuto dalla sottoscritta in un elenco che ognuno può richiedermi in qualsiasi momento; 2. Il gruppo riceve copia dei bonifici effettuati da me a Jasmine e da Jasmine al referente palestinese;  3. Ogni donatore viene inserito nel gruppo WhatsApp con pseudonimo per motivi di privacy, anche se non richiesti. I donatori che hanno deciso di non comparire sono informati tramite chi del gruppo li ha reperiti;  4. È il gruppo a decidere modalità e finalità della donazione, nonché se continuare o meno ad utilizzare lo stesso veicolatore delle nostre donazioni; 5. La rete attuale si occupa, sempre tramite passa parola, di trovare nuovi donatori, basandosi su un rapporto di reciproca fiducia. GRAZIE per provare, con un minimo sforzo per noi nati nella parte fortunata del mondo, a rimanere umani. Se qualcuno volesse effettuare un bonifico si ricordi di inserire la causale DONAZIONE per GAZA.: Raffaella Franca Porotto – Unicredit – IT08S0200848420000104686074 Raffaella Porotto Redazione Italia
Appello per la famiglia di Nour Al Masry a Gaza
Com’è la vita delle donne nella Palestina occupata e quali sono le sfide specifiche che devono affrontare?” La donna palestinese vive una di queste due dure realtà: o perde i figli a causa del martirio, o non è in grado di nutrirli, di portare loro gioia o di provvedere ai beni di prima necessità. (Da un’intervista di Kyle Gilbertson a Nour Al Masry). Vorrei aggiornare chi leggerà questo mio articolo sull’andamento dell’amicizia con Nour Al Masry, donna, madre e attivista palestinese su cui ho già scritto lo scorso 10 dicembre: https://www.pressenza.com/it/2024/12/una-rete-di-aiuto-e-solidarieta-per-nour-di-gaza-e-la-sua-famiglia/ e prima di me, l’amico Mauro Carlo Zanella: https://www.pressenza.com/it/2024/07/nour-la-mia-sorellina-di-gaza/ https://www.pressenza.com/it/2024/08/nour-e-i-suoi-sono-vivi-storia-di-una-famiglia-di-gaza/ https://www.pressenza.com/it/2024/08/gaza-e-un-inferno-una-tragedia-la-testimonianza-di-nour/ https://www.pressenza.com/it/2024/09/nour-elmasry-a-gaza-viviamo-in-uno-stato-di-genocidio/ https://www.pressenza.com/it/2024/10/gaza-la-speranza-e-appesa-al-filo-della-rivolta-dei-militari-israeliani/ Ho sentito Nour ogni giorno o quasi perché spesso il loro collegamento Internet è debole o del tutto assente. Per arrivare al nòcciolo del problema: avevamo inserito Nour e la sua famiglia in un gruppo di aiuto con donazioni dall’Italia, ma ci sono state evidentemente delle complicazioni locali e il sostegno ha avuto vita breve. Ha continuato invece a essere sempre attiva la sua PayPal, dove ci siamo adoperate con ogni energia e ingegno per diffondere notizie su di loro e convincere altre persone a inviare donazioni; forse ormai è questo l’unico modo “sicuro” per far arrivare qualche soldo direttamente a loro, viste le complicazioni e i blocchi, parziali o totali, delle associazioni umanitarie, da cui comunque dipendono molti rifornimenti di beni di prima necessità. Ci tengo a sottolineare che, nonostante i nostri messaggi pressoché quotidiani, la nostra amica Nour ha sempre mostrato un’immensa dignità nel non chiedere aiuto se non dopo le mie domande sulla situazione quotidiana in quell’inferno. Ricordo che dalle notizie ricevute possiamo contare 10 famigliari uccisi (9 dalla parte di Nour e un fratello di suo marito). Riporto qui di seguito le nostre conversazioni. Il 20 gennaio 2025 (il giorno successivo al ‘cessate il fuoco’ Nour ha scritto: “Ciao mia cara sorella, spero che ci sia rimasto un po’ di coraggio per continuare le nostre vite. Sto cercando una via d’uscita dalla Striscia di Gaza con ogni mezzo, sorella mia. Non c’è futuro per i miei bambini qui.” Così il 22 gennaio 2025 ho deciso di approfondire il suo proposito: “Verso dove, sorella mia, state pensando di spostarvi?”. “Ti giuro che non lo so, perché sinceramente non ho i soldi, quindi non so da dove cominciare. Ti giuro che stiamo morendo di freddo e di fame.” “Se uscirete dalla Striscia di Gaza, verso dove vi spostereste? Egitto o…?” “Quando potrò vedrò sicuramente l’Egitto. Purtroppo il viaggio è molto costoso, mia grande sorella. “Sì, immaginavo fosse l’Egitto. Lì hai parenti?” “No, mia cara sorella, io non ho parenti, ma c’è il cugino di mio marito.” Vengo dunque a sapere che Nour e Diaa, suo marito, hanno un parente in vita. Il loro sogno è certamente quello di uscire dalla Striscia di Gaza dove ci sono solo morte e distruzione. “Ciao mia cara sorella, spero che tu riesca a realizzare il nostro sogno e a salvarci dalla morte che ci assale in ogni momento. Spero che resteremo al vostro fianco. Ti prego, sorella mia, cerca di farci uscire dalla Striscia di Gaza. Morte, distruzione e corpi carbonizzati sono ovunque. I miei figli muoiono di fame e di sete e non possiamo fare nulla. La situazione qui è tragica, difficile ed estremamente dura. Sorella mia, se riesci a raccogliere i soldi, troveremo il modo di riceverli qui nella Striscia di Gaza. Io non posso ricevere somme grandi tramite il mio conto Paypal, perché Israele controlla tutti i conti Paypal qui nella Striscia di Gaza e li chiude in modo che amici come te non possano aiutarci ad acquistare cibo, bevande e medicine. Ci sono altri metodi che possiamo utilizzare, oppure puoi inviare una piccola somma ogni settimana tramite Paypal.” (21 aprile 2025) A furia di pensare, ogni giorno, a come poterli aiutare e unire le forze con altre persone, scrivendoci, Nour mi racconta di avere una cara amica, Kyle Gilbertson, che da oltre sette anni si adopera per aiutarla e che, come si vede all’inizio di questo articolo, l’ha anche intervistata. “Buongiorno, sorella mia, ho un’amica degli Stati Uniti d’America, che inizialmente ha creato un link per una campagna di donazioni per permettere alla mia famiglia di lasciare la Striscia di Gaza più di un anno fa, ma a causa del peggioramento delle condizioni di vita, Kyle invia qualsiasi importo donato dagli amici in modo che possiamo acquistare alcune delle nostre necessità. Ho attraversato circostanze difficili e dure più di un anno fa. Un’ambulanza e un mezzo di soccorso hanno investito il mio figlio più piccolo, Karim, e lui ha rischiato di morire. Tutto questo mi è costato molto e mi costa ancora molto perché mio figlio ha bisogno di alcune operazioni, ma sogno di poterle eseguire fuori dalla Striscia di Gaza.” (23 aprile 2025) “Questo è un video [che non pubblichiamo per rispettare la sofferenza di Karim, ndr] di quando mio figlio è rimasto ferito. Aveva il collo rotto, la mano sinistra rotta, la gamba sinistra rotta e una frattura al cranio.” (23 aprile 2025) Dunque i soldi raccolti non sono a oggi sufficienti per il viaggio di uscita dalla Striscia di Gaza, ma continuiamo a nutrire la speranza che riusciremo a raggiungere la somma necessaria. Questo è il link per la raccolta fondi: https://bit.ly/almasryfamily Informo Nour dell’appello che verrà pubblicato su Pressenza e ricevo subito la sua risposta: “Ciao sorella, questa è una buona notizia. Spero che accettino di pubblicarlo affinché possiamo riuscire a lasciare la Striscia di Gaza. La situazione qui diventa ogni giorno più difficile. Ora non possiamo più trovare acqua salata che non sia potabile.” (6 maggio 2025)   Redazione Italia