[2025-09-27] La ricerca è di chi la fa - Assemblea nazionale contro guerra e precarietà @ La Sapienza UniversitàLA RICERCA È DI CHI LA FA - ASSEMBLEA NAZIONALE CONTRO GUERRA E PRECARIETÀ
La Sapienza Università - Piazzale Aldo Moro, 5, 00185 Roma RM, Italia
(sabato, 27 settembre 09:30)
PROGRAMMA:
__Sabato 27 Settembre__
- ore 10:00-13:30 - Contro l'università in guerra: Bilancio e Prospettive
il percorso delle assemblee precarie universitarie in dialogo con le lotte per
lo sciopero del lavoro culturale e intellettuale precario, i movimenti contro la
guerra, in solidarietà con il popolo palestinese
- ore 13:30-15:00 - Pranzo Precario
- ore 15:00-17:30 - Tavoli di Lavoro:
. Pratiche di sciopero
. Un punto tecnico: Tagli e Riforme
. Contro la guerra, precarietà in convergenza
. Laboratorio studentesco
- ore 18:00-19:30 - Verso l'autunno caldo
restituzione dei tavoli e aggiornamento del manifesto APU per immaginare e
organizzare insieme le prossime mobilitazioni
- ore 19:30-20:00 - Diritto allo studio è diritto alla casa
dalle borgate alle università alziamo la voce, alziamo la testa
__Domenica 28 Settembre__
- ore 9:30-13:00 - Quale sciopero per l'università?
confronto in plenaria in vista di sciopero e mobilitazioni in autunno in dialogo
con le sigle sindacali che hanno seguito il percorso delle assemblee precarie
universitarie
- ore 13:00-14:30 - Pranzo Precario
- ore 14:30-16:30 - La ricerca è di chi la fa!
sintesi e restituzione finale per le prossime lotte contro tagli, guerra e
precarietà
L'ASSEMBLEA E' PUBBLICA
per facilitare l'organizzazione compilare il form al link
COMUNICATO
«Un paese che crede nel futuro investe nell’Università e nella ricerca». Con
queste parole la ministra Bernini va fregiandosi in giro per l’Italia di aver
«invertito la tendenza» e aumentato i fondi di finanziamento ordinario su cui
fanno perno i bilanci di tutte le Università pubbliche. Tecnicamente, la
ministra ha ragione: l’FFO per il 2025 è aumentato di 366 milioni di euro
rispetto al 2024. Si tratta però di un aumento solo nominale, che avviene
all’interno di una più generale politica di tagli che ha già prodotto un
abbassamento dei fondi effettivi destinati al comparto Università e ricerca di
551 milioni.
In ogni caso, è una misura del tutto insufficiente: queste risorse infatti non
sono destinate a stabilizzazioni o nuove assunzioni, ma servono solo a tamponare
i bilanci in rosso degli atenei, ancora schiacciati dal vincolo del pareggio di
bilancio che rende impossibile investire sul personale non stabilizzato.
La ministra, dunque, “dà i numeri”: mistifica la realtà per non assumersi la
responsabilità politica delle sue scelte, nonostante le rivendicazioni di
precarie e precari in mobilitazione tutto l’anno.
Il definanziamento dell’Università italiana è strutturale, e non dipende da
piccole variazioni annuali; la modifica del pre-ruolo fatta passare
quest’estate, dopo che un anno di mobilitazioni aveva contribuito a bloccare la
proposta di riforma della ministra Bernini, consegna a chi fa lavoro di ricerca
un labirinto normativo le cui uniche certezze sono la precarietà e la povertà.
Decine di migliaia di precari e precarie in questo momento lavorano con borse di
studio e contratti che la normativa italiana non prevede più: assegni di
ricerca, posizioni di ricercatore o ricercatrice di tipo A - molti dei quali
finanziati con i fondi PNRR ormai esauriti - posizioni senza previsione né di
stabilizzazione, né di proroga, né di accesso a nuovi contratti. Le nuove
figure, inoltre, dagli incarichi di ricerca a quelli post-doc, ancora non
possono essere attivate, perché mancano i decreti attuativi necessari.
Le riforme avanzate da Bernini, dalla riconfigurazione del pre-ruolo
all'abolizione del sistema di Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN), minano
alla base la prospettiva di una progressiva stabilizzazione delle nostre
posizioni dopo il conseguimento del dottorato. Il messaggio è piuttosto chiaro:
dal lavoro accademico non bisogna aspettarsi altro che precarietà e
impoverimento.
Le Assemblee precarie universitarie sono nate per respingere questa logica: una
logica che precarizza il lavoro di ricerca, definanzia l’università pubblica e
la ricerca scientifica, e allo stesso tempo destina miliardi alla spesa militare
e alla guerra.
Denunciamo quindi con forza questo intreccio e chiediamo il raddoppio delle
risorse destinate all’FFO per raggiungere la media europea. Vogliamo inoltre che
queste siano indirizzate in modo chiaro alla stabilizzazione del personale
precario e alla creazione di percorsi di reclutamento certi, non a coprire i
buchi di bilancio degli atenei e a sostenere l’economia di guerra.
Per questo continuiamo ad organizzarci, ritrovandoci a Roma il 27 e 28 settembre
in una grande assemblea nazionale, che sarà occasione di incontro e confronto
anche per le studentesse e gli studenti in mobilitazione: la precarietà non può
essere il nostro destino! Contro chi trincera i nostri atenei e imbavaglia le
nostre voci critiche, contro chi ci silenzia, privandoci delle nostre libertà
d'azione, continueremo a lottare.
Mai più sotto il ricatto della precarietà: la ricerca è di chi la fa!