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Islamofobia, CPR e repressione politica: la vicenda di Mohamed Shahin come emblema del razzismo sistemico in Italia@1
Oggi ospitiamo due compagni dell’Assemblea di No CPR di Torino per fare un’analisi del razzismo sistemico a partire dall’arresto di Mohamed Shahin. Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn al-Khattab di Torino, è stato arrestato martedì scorso con l’accusa di essere una minaccia alla sicurezza dello stato. Shahin ha ricevuto la stessa mattina dell’arresto un decreto di annullamento del permesso di soggiorno di lunga durata ed è stato deportato al CPR di Caltanissetta, non prima di aver ricevuto anche un decreto di espulsione. Da subito ci siamo mobilitat3 per esigere la sua immediata liberazione: Mohamed Shahin  non ha compiuto nessun reato, quello che gli viene contestato è la partecipazione attiva alle manifestazioni che da due anni si oppongono al genocidio a Gaza. Ciò che gli viene imputato è quindi un reato ideologico, che non può esser in nessun modo la giustificazione del sua reclusione in CPR e di una eventuale espulsione. Mohamed Shahin è infatti un dissidente politico del regime di Al SiSi, quindi la sua espulsione in Egitto equivarrebbe a una sentenza di morte. La vicenda di Mohamed Shahin non è soltanto un suprema ingiustizia, ma è la riprova del fatto che il razzismo sistemico ha come obiettivo quello di renderci continuamente ricattabili e dunque più esposti alla repressione politica; questa repressione si espleta attraverso gli ingranaggi del sistema dei CPR e dei decreti di espulsione. In tutto ciò anche l’islamofobia di stato ha giocato un ruolo importante, poiché gli imam sono fra le persone più a rischio espulsione o rigetto dei documenti in quanto vengono spesso considerati a priori una minaccia alla sicurezza dello stato.  In un momento storico in cui la solidarietà alla causa palestinese è riuscita a costruire alleanze trasversali fra lavorator3, student3, comunità islamiche e seconde generazioni, come sempre lo Stato si trova disarmato e non può che reagire con una dura repressione. Starà a noi, non solo impedire l’espulsione di Mohamed, ma anche ricomporre quel movimento delle piazze per la Palestina che negli ultimi due mesi ha fatto tremare i dominanti. Se la deportazione rimane un rischio concreto che minaccia Mohamed Shahin e altre persone che hanno tentato di esprimere il proprio dissenso verso il genocidio del popolo palestinese o che provano quotidianamente ad opporsi allo sfruttamento, al razzismo e all’islamofobia dilaganti in questo paese, anche il Cpr viene utilizzato dallo Stato come strumento di minaccia, monito e ricatto per la manodopera sfruttata e sfruttabile. Nella seconda parte della trasmissione viene quindi approfondito il ruolo del CPR e delle deportazioni, con un focus sull’aumento considerevole delle deportazioni verso l’Egitto: ne parliamo in diretta con una compagna dell’Assemblea contro CPR e frontiere del Friuli-Venezia Giulia.  Per altri approfondimenti sulle deportazioni verso l’Egitto è possibile scaricare QUI l’opuscolo: > Egitto paese sicuro? Una storia paradigmatica di reclusione e deportazione dal > CPR di Gradisca d’Isonzo [OPUSCOLO]
Islamofobia, CPR e repressione politica: la vicenda di Mohamed Shahin come emblema del razzismo sistemico in Italia@0
Oggi ospitiamo due compagni dell’Assemblea di No CPR di Torino per fare un’analisi del razzismo sistemico a partire dall’arresto di Mohamed Shahin. Mohamed Shahin, imam della moschea Omar Ibn al-Khattab di Torino, è stato arrestato martedì scorso con l’accusa di essere una minaccia alla sicurezza dello stato. Shahin ha ricevuto la stessa mattina dell’arresto un decreto di annullamento del permesso di soggiorno di lunga durata ed è stato deportato al CPR di Caltanissetta, non prima di aver ricevuto anche un decreto di espulsione. Da subito ci siamo mobilitat3 per esigere la sua immediata liberazione: Mohamed Shahin  non ha compiuto nessun reato, quello che gli viene contestato è la partecipazione attiva alle manifestazioni che da due anni si oppongono al genocidio a Gaza. Ciò che gli viene imputato è quindi un reato ideologico, che non può esser in nessun modo la giustificazione del sua reclusione in CPR e di una eventuale espulsione. Mohamed Shahin è infatti un dissidente politico del regime di Al SiSi, quindi la sua espulsione in Egitto equivarrebbe a una sentenza di morte. La vicenda di Mohamed Shahin non è soltanto un suprema ingiustizia, ma è la riprova del fatto che il razzismo sistemico ha come obiettivo quello di renderci continuamente ricattabili e dunque più esposti alla repressione politica; questa repressione si espleta attraverso gli ingranaggi del sistema dei CPR e dei decreti di espulsione. In tutto ciò anche l’islamofobia di stato ha giocato un ruolo importante, poiché gli imam sono fra le persone più a rischio espulsione o rigetto dei documenti in quanto vengono spesso considerati a priori una minaccia alla sicurezza dello stato.  In un momento storico in cui la solidarietà alla causa palestinese è riuscita a costruire alleanze trasversali fra lavorator3, student3, comunità islamiche e seconde generazioni, come sempre lo Stato si trova disarmato e non può che reagire con una dura repressione. Starà a noi, non solo impedire l’espulsione di Mohamed, ma anche ricomporre quel movimento delle piazze per la Palestina che negli ultimi due mesi ha fatto tremare i dominanti. Se la deportazione rimane un rischio concreto che minaccia Mohamed Shahin e altre persone che hanno tentato di esprimere il proprio dissenso verso il genocidio del popolo palestinese o che provano quotidianamente ad opporsi allo sfruttamento, al razzismo e all’islamofobia dilaganti in questo paese, anche il Cpr viene utilizzato dallo Stato come strumento di minaccia, monito e ricatto per la manodopera sfruttata e sfruttabile. Nella seconda parte della trasmissione viene quindi approfondito il ruolo del CPR e delle deportazioni, con un focus sull’aumento considerevole delle deportazioni verso l’Egitto: ne parliamo in diretta con una compagna dell’Assemblea contro CPR e frontiere del Friuli-Venezia Giulia.  Per altri approfondimenti sulle deportazioni verso l’Egitto è possibile scaricare QUI l’opuscolo: > Egitto paese sicuro? Una storia paradigmatica di reclusione e deportazione dal > CPR di Gradisca d’Isonzo [OPUSCOLO]
Metix Flow – 28 novembre 2025
Chiacchierando di Sciopero, Palestina, CPR…… E di sottofondo una play list ruvida… 01 – New brutalism – 087 02 – New brutalism – 089 03 – Mclusky – Unpopular parts of a pig 04 – Mclusky – The digger you deep 05 – The Jesus lizard – Thumbscrews 06 – The jesus lizard – More Beautiful Than Barbie 07 – Therapy – Teethgrinder 08 – Fugazi – Break-In 09 – Fugazi – Furniture 10 – Shellac – My Black Ass 11 – Shellac – Pull the Cup 12 – Bench press – Respite 13 – Bench press – Dreaming Again 14 – DADAR – Desperate 15 – Hierophants – Nothing Neu 16 – Midnite Snaxxx- Greedy Little Thing 17 – Straight Arrows – 21st Century – 18 – Gee Tee – Kombat Kitchen 19 – Gee Tee – Dudes In The Valley 20 – Birds of paradise – The Little Death 21 – Fluxus – Nessuno si accorge di niente 22 – Goat Girl – Throw Me a Bone 23 – Goat Girl – The Man
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@2
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@3
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@0
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@1
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
COLPIRNE UNO: MOHAMED SHAHIN, IL RISCHIO DEPORTAZIONE E LA REPRESSIONE DELLA SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO PALESTINESE@4
Il decreto di espulsione che ha colpito nella giornata di Lunedì 24 Novembre Mohamed Shahin – imam della moschea nel cuore di San Salvario a Torino – ha rappresentato un attacco del governo alla solidarietà contro il genocidio palestinese. Un attacco che utilizza le procedure amministrative che regolano ingressi, deportazioni e centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) per colpire e intimorire chi non gode del privilegio dei cosiddetti “giusti documenti”. Un attacco che mette sotto accusa partecipazione e dissenso, richiesto e firmato non solo del ministro Piantedosi, ma anche della deputata di fratelli d’italia Augusta Montaruli. Un attacco contro cui, però, non si è fatta attendere una rapida risposta: quella legale, che attraverso l’istanza di richiesta di asilo presentata tempestivamente da avvocate e avvocati ha bloccato la deportazione di Mohamed; e quella politica, iniziata con la conferenza stampa sotto la prefettura di Torino e che adesso si allarga con una serie di iniziative previste nei prossimi giorni da Torino a Caltanissetta (qui, per seguire le iniziative su Instagram). Insieme a Brahim, attivista per la Palestina e membro della comunità islamica torinese, ricostruiamo inizialmente cosa è accaduto da Lunedì ad oggi: Affrontiamo poi, sempre con Brahim,  come islamofobia, degrado e retorica dei maranza rappresentino sfumature diverse nella costruzione del nemico interno e della necessità di coordinarsi per lottare contro razzismo e violenza di stato: Con il contributo di Hafsa, compagna di Torino per Gaza, registrato durante al presidio in conferenza stampa di martedì 25 Novembre continuiamo a parlare di solidarietà e mobilitazione: Attualmente Mohamed Shahin è rinchiuso a più di 1500 km da casa nel CPR di Pian del Lago a Caltanissetta, il rischio di persecuzioni a seguito della deportazione in Egitto è tanto concreto, quanto attuale e non si possono non notare le similitudini tra gli strumenti repressivi utilizzati in Palestina nel progetto coloniale sionista e quelli in via di sviluppo nel nostro paese. Per condividere un quadro del funzionamento e della vita all’interno di un CPR punitivo, come quello di Caltanissetta, gestito dalla cooperativa Albatros di San Cataldo (CL), condividiamo un intervento di alcun* compagn* sicilian* che si organizzano contro frontiere e detenzione amministrativa: Solo nel 2024, le deportazioni collettive verso l’Egitto effettuate con voli charter sono state 10. I voli sono stati operati dai velivoli dalle compagnie aree Aeroitalia, Albastar, Air Cairo, Egypt Air, Smartwings e ETF airways Mese dopo mese i bandi ministeriali consentono a due compagnie di broker che si spartiscono il mercato dei cosiddetti rimpatri – la PAS (Professional Aviation Solutions, tedesca) e la AIR PARTNER (britannica, acquisita nel 2022 dalla statunitense WHEELS UP) – di gestire le tratte deportative al miglior prezzo. Per saperne di più sulle espulsioni in Egitto, qui. Infine, condividiamo un contributo audio dal presidio in piazza Castello dell’avvocata che sta seguendo la tutela legale di Mohamed:
Sciopero della fame nel CPR di Torino e aggiornamenti dal CPR di Gradisca@0
In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 15 alle 16, partiamo da alcuni aggiornamenti sulla drammatica situazione dentro il CPR di Corso Brunelleschi, con il contributo audio dei detenuti. Dal 21 Novembre, molti prigionieri del CPR sono in sciopero della fame per pretendere la libertà. Dopo due giorni, di fronte all’indifferenza continua dell’ente gestore, nella serata di sabato due persone sono salite sul tetto. Una delle due è svenuta, l’altra è caduta su una rete messa lì dai vigili del fuoco. Entrambi sono stati portati al pronto soccorso, dove su uno di loro è fallito un tentativo di TSO, per poi essere poco dopo riportati nel CPR.  In questi ultimi mesi, sono stati numerosi i casi di persone recluse finite in ospedale e, anche se con lesioni gravissime, rispedite al CPR senza essere state curate – tramite la riconferma dell’idoneità alla detenzione da parte dei sanitari. L’ASL continua ad essere responsabile delle torture dentro il CPR, validando le detenzioni e delegando a Sanitalia la presa in carico sanitaria, nonché la decisione di chi rilasciare e chi no in modo del tutto arbitrario. Sanitalia in questi giorni si è rifiutata di interloquire con i detenuti in sciopero della fame, e i detenuti lamentano di non aver accesso a visite mediche e medicinali specifici. Al momento, sono tre le aree del CPR ad essere aperte – blu, verde e gialla – e a causa del sovraffollamento, alcune persone sono costrette a dormire per terra, anche nella mensa. Inoltre, manca il riscaldamento e si muore di freddo e alcuni detenuti riportano patologie gravi e del tutto ignorate. Alle rivendicazioni portate avanti dai reclusi, le forze dell’ordine rispondono con pestaggi e trasferimenti al carcere delle Vallette. Di fronte alla lotta disperata di chi saliva sul tetto sabato sera, la risposta è stata un dispiegamento di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco schierati, con scudi e manganelli.  Nella seconda parte della trasmissione, con alcuni compagni dell’assemblea contro il CPR del Friuli Venezia Giulia, abbiamo parlato degli ultimi aggiornamenti dal CPR di Gradisca d’Isonzo: informazioni preziose per mappare e capire la macchina del razzismo di stato attraverso i trasferimenti, gli arresti sulla frontiera orientale, la cooperazione di Frontex nelle deportazioni.
Sciopero della fame nel CPR di Torino e aggiornamenti dal CPR di Gradisca@1
In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 15 alle 16, partiamo da alcuni aggiornamenti sulla drammatica situazione dentro il CPR di Corso Brunelleschi, con il contributo audio dei detenuti. Dal 21 Novembre, molti prigionieri del CPR sono in sciopero della fame per pretendere la libertà. Dopo due giorni, di fronte all’indifferenza continua dell’ente gestore, nella serata di sabato due persone sono salite sul tetto. Una delle due è svenuta, l’altra è caduta su una rete messa lì dai vigili del fuoco. Entrambi sono stati portati al pronto soccorso, dove su uno di loro è fallito un tentativo di TSO, per poi essere poco dopo riportati nel CPR.  In questi ultimi mesi, sono stati numerosi i casi di persone recluse finite in ospedale e, anche se con lesioni gravissime, rispedite al CPR senza essere state curate – tramite la riconferma dell’idoneità alla detenzione da parte dei sanitari. L’ASL continua ad essere responsabile delle torture dentro il CPR, validando le detenzioni e delegando a Sanitalia la presa in carico sanitaria, nonché la decisione di chi rilasciare e chi no in modo del tutto arbitrario. Sanitalia in questi giorni si è rifiutata di interloquire con i detenuti in sciopero della fame, e i detenuti lamentano di non aver accesso a visite mediche e medicinali specifici. Al momento, sono tre le aree del CPR ad essere aperte – blu, verde e gialla – e a causa del sovraffollamento, alcune persone sono costrette a dormire per terra, anche nella mensa. Inoltre, manca il riscaldamento e si muore di freddo e alcuni detenuti riportano patologie gravi e del tutto ignorate. Alle rivendicazioni portate avanti dai reclusi, le forze dell’ordine rispondono con pestaggi e trasferimenti al carcere delle Vallette. Di fronte alla lotta disperata di chi saliva sul tetto sabato sera, la risposta è stata un dispiegamento di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco schierati, con scudi e manganelli.  Nella seconda parte della trasmissione, con alcuni compagni dell’assemblea contro il CPR del Friuli Venezia Giulia, abbiamo parlato degli ultimi aggiornamenti dal CPR di Gradisca d’Isonzo: informazioni preziose per mappare e capire la macchina del razzismo di stato attraverso i trasferimenti, gli arresti sulla frontiera orientale, la cooperazione di Frontex nelle deportazioni.