Proteste e ricorsi. La battaglia per l’assistenza scolastica ai disabili in provincia di Caserta
(archivio disegni napolimonitor)
Ho conosciuto S. in un pomeriggio di novembre a un evento in un centro sportivo
della provincia casertana in occasione della presentazione di un progetto per
l’autonomia di persone disabili.
S. è una bambina, con fattezze già di adolescente, con disturbi dello spettro
autistico. In quel pomeriggio, circondata da tanti ragazzi e ragazze, era in
compagnia della mamma, che scoprii successivamente di una determinazione ed
energia ineguagliabili, e di un’altra mamma, con il proprio figliolo disabile,
che si rivelò molto legata alla famiglia di S. per le comuni battaglie che le
avevano viste impegnate per il futuro dei piccoli. A quell’evento era
intervenuta anche il ministro della disabilità Alessandra Locatelli, spegnendo
con un nulla di fatto le speranze riposte dalla mamma di S. per un impegno
concreto nel risolvere la situazione di tanti ragazzi disabili privati
dell’assistenza scolastica con personale specializzato.
Salutai S. e la mamma, che la portava verso l’uscita della manifestazione dove
le aspettava il padre e conservai a lungo la sensazione di una fatica quotidiana
sperimentata dai genitori di un soggetto autistico che non ha pause e chiama a
una responsabilità poderosa, senza sconti. L’organizzazione carente delle
politiche sociali nella città di Caserta ha garantito un’assistenza scolastica a
S. e agli studenti come lei ad anno scolastico inoltrato, nel mese di febbraio.
Le motivazioni addotte sono state il ritardo dei bandi per il conferimento del
servizio a cooperative di operatori qualificati. Come ha stabilito una recente
sentenza del Tar, le esigenze di bilancio non possono però considerarsi
prevalenti rispetto al diritto all’istruzione e all’integrazione scolastica
degli studenti con disabilità: l’eventuale diminuzione delle ore di assistenza
determina il risarcimento del danno.
La figura dell’assistente alla comunicazione è importante per agevolare la
frequenza e la permanenza dello studente, facilitarne la partecipazione alle
attività didattiche in collaborazione con i servizi socio-sanitari territoriali.
Nel 2024 i genitori di S., come quelli di tanti altri alunni disabili
dell’Ambito Sociale C01 di cui Caserta è l’ente capofila (gli altri comuni sono
San Nicola La Strada, Casagiove e Castel Morrone), non hanno potuto che
aspettare il ripristino del servizio, senza ricevere riscontri
dall’amministrazione. Nel 2025 si assiste a una replica. Gli operatori delle
cooperative non vengono pagati. Di proroga in proroga il servizio, iniziato a
dicembre 2024, subisce due interruzioni per più di quindici giorni, una a
gennaio e una a fine febbraio. Dal 14 marzo riprende con una proroga di venti
giorni. Vincenzo Mataluna, direttore dell’Azienda speciale consortile, la cui
creazione fu a suo tempo annunciata con grande clamore mediatico, dichiara che
si sta provvedendo alla transizione delle risorse economiche dal Comune alla
nuova azienda, che gestisce i servizi alla persona nell’ambito delle politiche
sociali. “In realtà, l’Azienda non è operativa sul piano finanziario – dice
Mataluna – e fino al 30 giugno è il Comune a svolgere la gestione dei servizi”.
Il bando per assegnare il servizio non viene espletato e lunedì 7 aprile si
registra un’altra interruzione. L’11 aprile, al termine di un presidio, la
segreteria provinciale della Confederazione sindacati autonomi federati italiani
incontra i funzionari competenti sulla questione, in presenza di una delegazione
dei genitori. I funzionari mostrano una nuova determina con una proroga di dieci
giorni del servizio. Questa proroga, però, non sarà accolta dalla cooperativa a
causa di un numero già esorbitante di contratti temporanei che andrebbero
convertiti a tempo indeterminato. Allo stesso tempo l’incontro fortuito dei
familiari dei disabili, fuori al Comune, con l’assessore alle politiche sociali
e vicesindaco rivela l’inerzia e l’inefficienza della macchina amministrativa.
I genitori di S. ricorrono così a Osservatorio 182, un’associazione nata su
iniziativa di diverse associazioni di familiari attive a livello nazionale con
l’obiettivo di fornire assistenza legale a costo zero sui temi dell’inclusione
scolastica degli alunni con disabilità. Con l’assistenza degli avvocati di
Osservatorio 182 i genitori di S. ottengono un’ultima ordinanza del Tribunale
amministrativo regionale che ordina al comune di Caserta “di provvedere al
ripristino del servizio di assistenza specialistica, in favore della minore nel
più breve tempo possibile”.
Il 18 aprile, alla fine, il colpo di scena: il consiglio dei ministri “in
considerazione degli accertati condizionamenti da parte della criminalità
organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa”
delibera “lo scioglimento del consiglio comunale di Caserta e l’affidamento
della gestione, per diciotto mesi, a una commissione straordinaria”.
La decisione segue a un’indagine sui rapporti tra esponenti della giunta e
dirigenti del Comune accusati di aver concorso ad affidare appalti comunali in
cambio di favori, soldi e voti a imprenditori ritenuti vicini al clan Belforte
di Marcianise. La commissione straordinaria che dovrà gestire il Comune nei
prossimi mesi non sarà decisiva nel risolvere i problemi nell’ambito delle
politiche sociali, che si sommano a tanti altri che hanno decretato la prematura
fine del governo cittadino. Se è vero che il corrente anno scolastico volge alla
fine, si è rivelato fondamentale allora chiedere il risarcimento del danno
all’ente e così provare a scoraggiare il ripetersi di una insufficiente gestione
del servizio anche nel prossimo anno. Di recente, infatti, il Tar della Campania
ha condannato il comune di Caserta al risarcimento di un danno subito da D., un
bambino con disabilità, per la mancata assistenza prevista dal Piano educativo
individualizzato. Il ricorso era stato presentato dagli avvocati di Osservatorio
182 in collaborazione con l’associazione Vorrei prendere il treno, entrambe
attive in tutta Italia per la tutela dei diritti degli studenti con disabilità.
Il Comune è stato quindi condannato a risarcire l’alunno con mille euro per ogni
mese in cui l’assistenza è stata assente e con quattrocento euro per ogni mese
in cui è stata erogata solo parzialmente. Una sentenza che riafferma un
principio essenziale: il diritto all’inclusione scolastica non può essere
ignorato, ritardato o ridotto. Ora la mamma di S. aspetta con fiducia la
sentenza del Tar anche per il suo analogo ricorso. (mena moretta)