Lotta al cancro e spese militari: intervista a Chiara MozzettaLotta al cancro e spese militari, domenica 11 Maggio AIRC in piazza per le
azalee con i ricercatori in prima linea. Intervista a Chiara Mozzetta.
In un mondo che vede l’Essere Umano come valore fondamentale, le risorse degli
stati dovrebbero essere spese per il benessere e per i diritti umani
fondamentali, come la salute. Ne parliamo con Chiara Mozzetta, ricercatrice
presso il Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “Charles Darwin”
dell’Università La Sapienza di Roma, che per testimoniare l’importanza della
ricerca scientifica, ha deciso di mettersi in prima persona nelle piazze insieme
a migliaia di altri volontari in tutta Italia per raccogliere donazioni
necessarie a finanziare gli studi contro il cancro, distribuendo 600 mila piante
di azalea per AIRC.
Chiara, le piazza colorate di azalee sono ormai da anni un simbolo di speranza
nella cura delle malattie tumorali. Riprendendo un vecchio slogan di AIRC,
quando potremmo cancellare la parola incurabile davanti al nome della malattia?
Rispondo citando a mia volta una classica riflessione di AIRC: il cancro non è
una sola malattia, ma un insieme di malattie molto diverse tra loro. Proprio per
questo, trovare una cura definitiva richiede uno sforzo corale da parte di tutta
la comunità scientifica, medica e sociale. Solo la ricerca può condurci a quel
traguardo. E mai come in questi ultimi anni siamo stati così vicini a scoperte
che permettono di curare un numero sempre maggiore di tumori. Pensiamo ai
successi già ottenuti: molte leucemie infantili, le leucemie mieloidi croniche,
diversi tumori al seno o i linfomi di Hodgkin oggi sono curabili. Per altre
forme, i progressi ci sono e sono costanti, anche se a volte più lenti. La vera
svolta, oggi, è nella conoscenza: comprendiamo sempre meglio i tumori e questo
ci permette di sviluppare terapie più efficaci e sempre più personalizzate. Non
possiamo ancora dire quando cancelleremo del tutto la parola “incurabile”, ma
siamo certamente sulla strada giusta.
È molto interessante quando professionisti come te, che nell’immaginario
collettivo sono esseri speciali in ambienti asettici avvolti in camici bianchi,
guanti e mascherine decidono di scendere in piazza a spiegare direttamente la
necessità di sostenere la ricerca scientifica. Spiegaci perché hai deciso di
farlo
Ogni anno AIRC coinvolge i ricercatori dei progetti finanziati per affiancare i
volontari in piazza: un’occasione preziosa per avvicinare i cittadini al mondo
della ricerca e dimostrare quanto concreto sia il loro supporto. Quest’anno mi
piaceva l’idea di dare un contributo diretto alla raccolta fondi, così come
fanno anche tanti altri miei colleghi. Mi ha spinto inoltre il supporto e la
passione delle mie amiche più care, con cui ho deciso di condividere questa
esperienza di solidarietà. E soprattutto vorrei far vivere ai nostri figli, che
spero ci accompagneranno, il valore di donare tempo e impegno per gli altri, con
lo scopo di fargli capire che fare del bene non richiede nulla in cambio, se non
la volontà di costruire qualcosa di buono insieme
Rivolgiamoci un attimo a coloro che sono scettici sulle donazioni. I soldi
arrivano davvero?
Per chi è scettico sulle donazioni, posso dire con esperienza diretta che i
fondi di AIRC arrivano davvero nei laboratori di ricerca. Nel mio laboratorio
abbiamo ottenuto due importanti finanziamenti che hanno reso possibile portare
avanti uno studio su un raro sarcoma pediatrico del tessuto muscolare,
individuando nuovi potenziali bersagli farmacologici. Questi finanziamenti non
coprono solo reagenti e materiali, ma anche i contratti del personale: negli
ultimi anni AIRC ha sostenuto due ricercatori senior per durate di 3 e 5 anni e
un dottorando, figure senza le quali il progetto non sarebbe andato avanti.
Inoltre, il rigore del processo di selezione – con panel internazionali che
valutano scientificamente ogni proposta – assicura che vengano finanziati solo i
progetti più promettenti e innovativi.
La partecipazione attiva dei cittadini è una cosa bellissima, e iniziative come
questa la alimentano e contrastano la distanza sociale. Ma ricordiamoci che
l’investimento in alcuni settori come sanità e ricerca in ogni caso dovrebbero
essere a carico della finanza pubblica.
Concordo pienamente: il finanziamento pubblico alla sanità e alla ricerca
dovrebbe essere la norma. In Italia, purtroppo, i fondi strutturali sono ancora
troppo frammentati e soggetti a cicli politici che limitano la programmazione a
lungo termine. La ricerca richiede orizzonti temporali che superano la durata di
un singolo governo, e perciò i risultati faticano a trasformarsi in consenso
elettorale. Un intervento efficace dovrebbe prevedere stanziamenti stabili e
continui, senza dover attendere anni per nuovi bandi ministeriali. Il PNRR ha
rappresentato un’importante iniezione di risorse, ma resta un’operazione una
tantum: quando il “boost” finirà, rischiamo di tornare allo schema precedente,
incapace di sostenere progetti di ampio respiro.
C’è una bellissima frase che dice che “Sarà un grande giorno quello in cui
medici, studiosi e insegnanti prenderanno dallo Stato tutti i soldi di cui hanno
bisogno, e i generali dovranno organizzare una vendita di piante per comprare
bombardieri e armi”. Sembra che la spesa militare aumenterà a scapito di tutto
il resto. Che ne pensi?
Questa citazione mette perfettamente in luce le nostre priorità: salute,
istruzione e ricerca dovrebbero ricevere finanziamenti senza compromessi. Oggi,
con l’aumento della spesa militare sul tavolo, c’è il rischio concreto che
risorse preziose vengano dirottate altrove. Al di là delle opinioni sul riarmo,
è fondamentale che l’Italia – e più in generale l’Europa, che ha fatto della
ricerca un punto di forza – mantenga gli impegni presi nel settore scientifico e
sanitario. Solo così potremo continuare a innovare e garantire cure sempre
migliori, senza dover sacrificare il progresso sui tavoli della politica e del
bilancio.
Le piazze delle azalee di AIRC si possono trovare sul sito
https://azaleadellaricerca.airc.it/ dal quale è anche possibile fare una
donazione online.
Giuliano Santoboni