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Makovec.it: Città panico e militarizzazione
PUBBLICHIAMO SU GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE UNA RIFLESSIONE ESTREMAMENTE INTERESSANTE PUBBLICATA SU MAKOVEC.IT, ADERENTE ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, IL 1° GIUGNO 2025 SULLA SUBDOLA MILITARIZZAZIONE DELLE CITTÀ. Per chiudere, almeno per ora, questa relazione fra militarizzazione e città non possiamo non citare un classico di Paul Virilio, Città panico  [per le altre riflessioni sulla militarizzazione di Makovec clicca Esercito e spazio pubblico, il caso Bari, Esercito e militarizzazione dello spazio pubblico, Il concetto di militarizzazione, oltre l’esercito, NdR]. Paul Virilio ha incentrato le sue prime riflessioni proprio sulla relazione fra guerra e città, avendo vissuto da piccolo la Seconda Guerra Mondiale e avendo subito i bombardamenti degli Alleati su Nantes. La paradossalità che lo ha spinto a riflettere sulla relazione fra guerra e città nasce proprio in questo periodo in cui era scisso fra i nazisti che occupano la sua città da odiare, mentre coloro che bombardano da amare come liberatori. Una paradossalità che, come racconta Virilio, per un bambino di dieci anni conserva qualcosa di filosofico. Così tanto filosofico che i suoi primi lavori a cavallo fra filosofia e architettura riguardano i bunker del Vallo Atlantico, costruzioni rimaste lì ad annunciare qualcosa di passato che potrebbe ripetersi. E su questa scia di incidentalità del futuro, di un qualcosa che è successo e che potrebbe ripetersi come la guerra scrive Città panico. Si tratta di città come New York dopo l’11 settembre, Gerusalemme con il suo muro di divisione e i suoi checkpoint, Bagdad dopo Sadam Hussein, come anche tante altre città contemporanee, come le nostre città oggi. Città che vengono attraversate da un panico collettivo presente e sempre comunque rinviato, un panico che potrebbe avverarsi da un momento all’altro e per cui occorrono mezzi di difesa, di protezione, di attacco preventivo se necessario. Quel panico che anche un villaggio dell’esercito nel pieno centro di una piazza pubblica può rendere visibile. Una possibilità di essere colpiti da un drone, da un razzo, da qualsiasi altro mezzo comandato a distanza, oppure da un qualche terrorista che si fa saltare in aria all’improvviso, o qualcuno che inizia a sparare entrando in un bar e così via (confronta https://osservatorionomilscuola.com/). Tutto può accadere e ogni incidente si può verificare, seminando il panico all’interno delle città, all’interno degli spazi pubblici. Per questo occorre sempre più una sicurezza armata, una sicurezza che non risolva ma allontani la preoccupazione, che rinvii il panico e che, paradossalmente, faccia del panico il mezzo attraverso cui governare e amministrare le città. In un futuro distopico, sostiene Virilio, potremmo anche interrogarci su un Ministero della Paura in grado di governare le nostre città. Il panico, sotteso e rinviato, premonitore di possibili scenari futuri, contiene in sé il potenziale adeguato per militarizzare le città, smaterializzando gli abitanti e i cittadini, costituendosi al fare città.
Makovec.it: I Simpson e la militarizzazione
PUBBLICHIAMO SU GENTILE CONCESSIONE DELL’AUTORE UNA RIFLESSIONE ESTREMAMENTE INTERESSANTE PUBBLICATA SU MAKOVEC.IT, ADERENTE ALL’OSSERVATORIO CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ, IL 25 MAGGIO 2025 SULLA SUBDOLA MILITARIZZAZIONE DELLE COSCIENZE DEI PIÙ GIOVANI. Per tornare sul concetto di militarizzazione come dispositivo di potere e di controllo dell’opinione pubblica (confronta https://osservatorionomilscuola.com/), ci piace rimandare ad una puntata dei Simpson intitolata Party Posse: musica e follia [per le altre riflessioni sulla militarizzazione di Makovec clicca Esercito e spazio pubblico, il caso Bari, Esercito e militarizzazione dello spazio pubblico, Il concetto di militarizzazione, oltre l’esercito, NdR]. Siamo nella Stagione 12 episodio 14 e Bart entra a far parte di una giovane boy band che, in maniera inaspettata, diventa famosa fra gli adolescenti. Ad un certo punto della loro nascente carriera si presenta un manager discografico che nota il talento e vuole aiutare i quattro ragazzi a diventare famosi, offrendo loro tutto il necessario. La giovane boy band si esibisce e inizia anche ad andare in televisione col nome di Party Posse. Una loro canzone raggiunge la celebrità diventando un vero e proprio tormentone dal titolo Yvan eht nioj. I quattro ragazzi sono su quattro rispettivi jet militari e parlano di guerra come di amore, fino a sganciare la bomba e lì dove esplodono ecco comparire tre ragazze arabo-indiane che ripetono costantemente “Yvan eht nioj”. La frase diviene un tormentone che riempie la testa anche se non vuol dire assolutamente nulla, però è orecchiabile. Il video, però, non convince Lisa che intravede la figura dello zio Sam, che compare in un’istante nel video. Prova ad ascoltare la canzone al contrario ed ecco che il ritornello suona “Join the navy”, “Arruolati in Marina”. Affacciandosi alla finestra, Lisa vede Otto, il giovane fricchettone, che si sta arruolando in marina, per un impulso a lui sconosciuto. L’episodio, allora, si manifesta come una denuncia sull’arruolamento nelle forze armate non attraverso la leva obbligatoria, ma attraverso un sistema di persuasione, di convincimento, di privilegi, di celebrità che viene offerto dalla propaganda bellicista. Attraverso questo episodio di un cartone animato ormai storico come I Simpson, possiamo comprendere come la militarizzazione non riguardi solo l’esercito, le forze armate, la leva obbligatoria, ma tutto un complesso sistema di propaganda e di controllo che passa dall’educazione alla sicurezza, dall’influenza sull’opinione pubblica alla descrizione dell’eroismo militare. Un dispositivo che attraversa anche le nostre città nella misura in cui la sicurezza va di pari passo con la militarizzazione, con il presidio di forze armate, con la delega alle forze armate di tutta una dimensione di cittadinanza attiva, di sorveglianza e di impegno da parte di tutti. Dinanzi al vuoto delle idee, dinanzi al vuoto del pensiero critico e della fatica del pensare come dell’essere liberi, ecco che il dispositivo della militarizzazione ci rende la vita più facile, meno problematica, meno responsabile, meno partecipe, meno comunitaria, meno politica. Più obbediente e solitaria. Fonte: www.makovec.it
Makovec.it: Esercito e spazio pubblico, il caso Bari
PUBBLICATO SUL BLOG MAKOVEC. FILOSOFIA URBANA IL 4 MAGGIO 2025 Ospitiamo con piacere sul nostro sito l’interessante contributo critico scritto da pubblicato sul blog Makovec.it il 4 maggio 2025 in cui viene ribadito quanto l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da due anni a questa parte, vale a dire un pericolosissimo processo di occupazione degli spazi del sapere e della formazione da parte delle Forze Armate e di strutture di controllo. «Un Villaggio che, a prima vista, sembra un vero e proprio parco giochi al suono di: “Tecnologia, Valori e Addestramento”. Un evento che ha creato non poche critiche e molte giuste condanne soprattutto all’interno dei movimenti che, instancabilmente, si impegnano a favore della pace e che credono che essa non possa essere esportata a suon di carri armati (cfr. https://osservatorionomilscuola.com/)…continua a leggere su www.makovec.it.