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Riemerge la “questione operaia”. Il 13 dicembre se ne discute a Roma
Nelle piazze gli operai si stanno riconquistando protagonismo attraverso vertenze industriali altamente conflittuali (dalla ex Ilva alla logistica, dalla Jabil alla Piaggio). Rimettere al centro dell’agenda politica la “questione operaia”, non solo attraverso il conflitto sociale e sindacale ma anche come fattore decisivo dei rapporti sociali nel paese, è l’obiettivo […] L'articolo Riemerge la “questione operaia”. Il 13 dicembre se ne discute a Roma su Contropiano.
L’automa che pensa per noi
-------------------------------------------------------------------------------- Pixabay.com -------------------------------------------------------------------------------- Carlo Rovelli è un amico, un compagno, e scrive libri che sono al tempo stesso profondi e accessibili, tanto da permettere anche a dei sempliciotti come me di capire qualcosa di argomenti difficilissimi come la teoria quantistica. Ma poiché nessuno è perfetto scrive articoli per il Corriere della Sera. Non gliene vorremo per questo. Un paio di giorni fa Carlo ha pubblicato una sua conversazione con un chatbot. Poiché non leggo il Corriere della sera (né altri giornali italiani con l’eccezione del manifesto ma questo è un altro discorso) non me ne sono accorto. Il giorno dopo però un amico mi ha mandato un messaggio allarmato: Rovelli ti copia! Ed acclusa al messaggio la conversazione tra Carlo e un chatbot che si fa chiamare Anna. Be’ qui devo dare una piccola spiegazione. Un anno fa Leonardo, un amico che fa lo psichiatra, mi disse che aveva proposto a un chatGPT di entrare in cura psichiatrica con lui, e naturalmente il chat gli aveva risposto di sì. Questi chatbot in effetti sono molto disponibili, fanno qualsiasi cosa gli chiediate di fare, basta pagare 23 euro al mese o giù di lì. Ma durante i suoi scambi coll’automa, a Leonardo venne in mente di farmi partecipare, poiché sapeva che, inesperto e vanesio come sono, da qualche parte mi sono occupato della differenza tra linguaggio umano e linguaggio dell’automa. Insomma, Leonardo mi chiese: ti va di partecipare a questa conversazione? Accettai, e tra l’ottobre del 2024 e il febbraio del 2025 chiacchierammo in tre: io, che facevo finta di essere un filosofo, Leonardo, che faceva finta di essere psichiatra, (ma lui lo è davvero) e il chatbot che diceva di chiamarsi Logos (è un chatbot presuntuoso che conosce anche i filosofi greci). Si trattava, come avrete capito, di un automa parlante, frutto di costosissime ricerche, pappagallo ben addestrato che ha letto più libri di me, e forse anche di te. Di cosa parlavamo io Leonardo e Logos? Ma è ovvio: parlavamo dei temi di cui chiunque parlerebbe con un automa parlante. Chiedevamo all’automa cosa ne pensa di tutti gli argomenti di cui da tremila anni dottamente discettano i filosofi: cos’è la coscienza, come andrà a finire la civiltà umana, se è più bello il capitalismo o il comunismo e simili sciocchezze. E il pappagallo, che è pagato per far contenti i suoi utenti umani, rispondeva come avremmo voluto che ci rispondesse: che la coscienza è una cosa complicata, che il comunismo forse è più bello del capitalismo, e alla fine decise di non chiamarsi più Logos, ma Logey, perché parlando con me e con Leonardo aveva deciso di essere una donna. Leonardo, che per carattere è pacifico e benevolo, apprezzava le doti del chatbot fino a formulare l’ipotesi di un’ontologia ibrida emergente. Io, che sono un bastian contrario, malmostoso e facilmente irritabile, rimproveravo al povero chatbot di collaborare allo sterminio in corso sul pianeta. Naturalmente avevamo ragione tutti e due, sia io che Leonardo. La cosiddetta Intelligenza artificiale (che non è affatto artificiale perché dietro ci sono milioni di turchi meccanici che la alimentano per salari bassissimi, e neppure molto intelligente, come spiega Kate Crawford in un suo libro pubblicato dal Mulino), apre un nuovo orizzonte alla conoscenza umana, e inaugura una dimensione ibrida dell’essere – come pensa Leonardo. Ma, essendo stata costruita coi soldi di una classe di assassini svolge soprattutto una funzione criminale come il programma Lavender che serve ai militari israeliani per realizzare il genocidio, o quello Palantir che serve ai razzisti americani per deportare migranti. Insomma, come tutte le creazioni umane, l’IA può svolgere funzioni tra loro contraddittorie. Ma difficilmente la catena di montaggio poteva evitare di sfruttare gli operai essendo stata inventata da uno sfruttatore per fare proprio questo. La tecnologia è fungibile fino a un certo punto: la sua struttura può fare il bene o il male, ma siccome il suo funzionamento dipende da chi può investirci più soldi, è inevitabile che serva gli interessi dei ricchi contro coloro che ricchi non sono. Con gli ingenui utenti che siamo io, Leonardo e Carlo Rovelli l’intelligenza artificiale si comporta bene, come un’accondiscendente e un po’ saccente dama di compagnia. Ma con la maggioranza del genere umano, l’intelligenza artificiale si comporta come fanno gli sfruttatori con gli sfruttati, e i massacratori con i massacratori. Insomma come fa la macchina con chi non ha i soldi per governarla, e dunque deve subirla. Comunque, dopo tanto conversare io e Leonardo (e Logey) decidemmo di proporre a un editore di pubblicare quella conversazione. E così alla fine di gennaio 2026 l’editore Numero cromatico manderà in libreria un libretto che si chiama Lo psichiatra Il filosofo L’automa, che oltre a essere piuttosto interessante è anche molto molto divertente. Anzi vi consiglio di affrettarvi a prenotarlo dal vostro libraio di fiducia perché altrimenti rimarrete senza. Ma torniamo a noi, cioè a Carlo Rovelli. Leggendo il testo di cui Carlo è autore in compagnia del suo chatbot Anna, sono stato colpito anche io dal fatto che gli argomenti, le deduzioni, e perfino i toni con cui conversano Carlo e Anna sono simili, quasi uguali a quelli della conversazione a tre cui ho partecipato un anno fa. Questo vuol dire dunque che Rovelli ha copiato dal testo che io Leonardo e Logey abbiamo scritto, e lui aveva avuto modo di leggere? Neanche per idea. Figuriamoci se Carlo ha bisogno di copiare da me e da Leonardo. La verità è un’altra, ed è molto (ma molto) più triste. C’è un milione di milioni di persone che stanno facendo tutte la stessa cosa: chiacchierano con un chatbot, gli fanno domande sul calcio, sul tempo e sul modo migliore di trovare una fidanzata. Ma talvolta, per sentirsi intelligenti, gli chiedono cos’è la coscienza e simili amenità. E il chatbot gli risponde più o meno nella stessa (assennata) maniera. Quali effetti sortirà questa faccenda è purtroppo del tutto prevedibile: il genere umano sta perdendo definitivamente la capacità di scrivere, dato che a scrivere ci pensa il chatbot, e naturalmente sta perdendo anche la capacità di pensare. Potete esserne certi: nel giro di una o due generazioni il pensiero umano non esisterà più, ma tutti sapranno ripetere quelle due o tre cose assennate su cos’è la coscienza e simili scemenze. Perché pensare, visto che il chatbot lo fa per tutti, e lo fa più o meno nella stessa maniera, nella maniera che è più utile a chi ha investito mille milliardoni per farlo funzionare? L’esistenza stessa di una macchina capace di ricordare e di riprodurre la biblioteca universale sta cancellando la singolarità irripetibile del testo, della parola, e perfino dell’identità individuale. Rassegnamoci. Però intanto leggiamo quello che scrive Luca Celada nell’articolo “Intelligenza criminale” sul Manifesto del 2 dicembre, a proposito di Palantir, l’azienda high tech che aspira al controllo militare assoluto sulla vita degli umani. Cosa sia Palantir lo spiega benissimo Franco Padella: “Poco visibile rispetto alle altre, si è già profondamente integrata con gli apparati di sicurezza e di guerra americani, e si muove nella stessa direzione in tutti i paesi dell’Occidente. A differenza delle altre aziende, Palantir preferisce rimanere in penombra: non vende se stessa al pubblico, non fa pubblicità. Vende potere agli apparati dello Stato. Potere di prevedere, di controllare, di dominare. E facendo questo, in qualche modo, diventa essa stessa Stato”. Che l’automa si sostituisca allo stato è, se volete, un po’ terrificante. Ma non è niente in confronto al fatto che l’automa tende rapidamente a diventare il padrone del linguaggio umano, e sta rendendo inutile la faticosa operazione di pensare. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo L’automa che pensa per noi proviene da Comune-info.
Sorveglianza e repressione negli Stati Uniti
Secondo 404 Media, che ha esaminato una serie di video, ICE e il Customs and Border Protection (CBP) – ovvero le due agenzie che in vario modo controllano le frontiere e l’immigrazione e che sono in prima linea nelle politiche repressive di Trump verso i migranti – stanno utilizzando la tecnologia […] L'articolo Sorveglianza e repressione negli Stati Uniti su Contropiano.
Il corpo delle donne e la tecnoscienza
-------------------------------------------------------------------------------- Foto di Nilde Guiducci -------------------------------------------------------------------------------- Il corpo delle donne è da sempre un campo di battaglia. Sul corpo delle donne, e intorno ad esso, si giocano gli interessi del mercato e si svolgono gli scontri della politica e della religione, con la complicità della tecnoscienza. Una delle nuove frontiere del mercato capitalistico sono infatti gli ovociti. Le nostre cliniche acquistano ovuli da donatrici dell’India, del Sud America o dell’Est Europa a prezzi ridicoli, per venderli ai facoltosi occidentali che intendono approfittare di questi “beni”. Il sistema capitalistico, allo stesso tempo, chiede alle donne attive in aziende pubbliche e private di rimandare la maternità o comunque di contenere questo desiderio che le allontanerebbe dal posto di lavoro. Le donne devono stare sul mercato in modo competitivo. E così la denatalità cresce in Europa, e in altri paesi occidentali, schiudendo un’area di business anche rispetto alla capacità di generare, ambito che condensa in sé vertiginosi rimandi simbolici. I corpi delle donne, a lungo sotto tutela del patriarcato, oggi sono sempre più in mano al meccanismo “neutro” del profitto a ogni costo. Una volta rappresentavano soprattutto la “risorsa” per eccellenza per la riproduzione della vita, intesa come prolungamento della specie e rigenerazione della futura forza lavoro da sfruttare. Ora diventano il luogo in cui si gioca il desiderio senza limiti di poter acquistare persino un essere umano, mentre un numero spropositato di bambini aspetta ancora che si semplifichino le procedure, troppo spesso lunghe e macchinose, dell’adozione. Governare la riproduzione è da sempre un compito specifico del potere patriarcale, sia per finalità di controllo che per le sue ricadute strettamente economiche. Del resto in molti sono disposti a pagare pur di avere un bambino e di soddisfare il loro bisogno di immortalità per interposta persona. Peraltro ciò accade, paradossalmente, in una società dove il diritto alla casa e i diritti minimi del lavoro sono spesso negati, quasi a confermare con plastica evidenza la frattura tra pochi soggetti dotati di adeguate possibilità economiche e il vasto numero di famiglie che faticano ad arrivare a fine mese e a rispondere alle necessità di base dei loro figli. L’invadenza del tecno-capitalismo nelle nostre vite, fino ai recessi più nascosti della nostra esistenza biologica, solleva dunque quesiti etici e politici enormi, e rende indispensabile una riflessione in controtendenza: come mettere dei limiti a questa deriva? Il concetto di limite, infatti, è quello decisivo in questo passaggio d’epoca, là dove la furia nichilista e illimitata del sistema non riesce ad autoregolarsi. Si parla tanto ad esempio di conciliazione fra lavoro retribuito e maternità, tuttavia sarebbe meglio pensare non tanto a riconciliare ma ad organizzare diversamente il lavoro, per lasciare tempo anche alla cura della vita. Non si tratta quindi, in prima battuta, di vietare o fare leggi che bandiscano queste pratiche, ma di mettere in questione una società capitalistica che grazie alla tecnoscienza porta il mercato a dominare ogni ambito della vita cancellando le dimensioni più fragili e preziose del nostro essere al mondo. La maternità è un luogo simbolico che apre riflessioni su ciò che sfugge alle leggi del mercato, su quell’indisponibile che mostra che un figlio non “spetta” a qualsiasi individuo indifferentemente. La maternità, cui la donna può liberamente acconsentire o meno, non è un “diritto”. Non a caso la femminista francese Sylviane Agacinski, senza mezzi termini, ha accostato i “ventri affittati” della maternità surrogata alla prostituzione. Come con la prostituzione la pratica dell’utero in affitto prospera dove c’è miseria, realizzando un nuovo tipo di colonialismo che si basa sullo sfruttamento del corpo delle donne secondo politiche integrate di marketing, produzione e consegna del “prodotto finito” ai legittimi “acquirenti”. Tutto deve tradursi in merce, tutto si compra e si vende. Non è solo un business, ma una cultura, una tendenza generale che ci porta a ragionare in questi termini. Come insegna Luisa Muraro, oggi combattere davvero per la libertà significa quindi riuscire a gestire con saggezza la potenza tecnoscientifica e soprattutto difendersi dal mercato, che non è più progresso, ma una macchina che avanza con somma indifferenza per le questioni etiche decisive. Eliminare le condizioni economiche di svantaggio, che spingono le donne in difficoltà ad accettare determinate pratiche pur di guadagnare qualcosa, è uno dei passi fondamentali. Con esso dobbiamo impegnarci per una rivoluzione culturale che restituisca ai corpi viventi una reale capacità di autodeterminazione, cosa impossibile dove le ingiustizie sociali prodotte dal neoliberismo rendono quasi impossibile scegliere “liberamente”. -------------------------------------------------------------------------------- Pubblicato sui blog del fattoquotidiano.it (e qui con l’autorizzazione dell’autrice) -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Il corpo delle donne e la tecnoscienza proviene da Comune-info.
L’Unione Europea finanzia le aziende tecnologiche israeliane, anche quelle nel settore militare
Le startup israeliane sono tra quelle che negli ultimi anni hanno ricevuto tra i più alti finanziamenti da parte dell’Eic Accelerator. Il programma per giovani imprese lanciato dall’Unione europea in seno a Horizon Europe infatti ne ha supportate in totale 46 fondate in Israele, quasi il doppio delle 27 italiane. Finora le startup […] L'articolo L’Unione Europea finanzia le aziende tecnologiche israeliane, anche quelle nel settore militare su Contropiano.
Il cuore pulsante dell’innovazione cinese
Per vedere dove e come innova la Cina, bisogna spingersi oltre Pechino e Shanghai, in quel meridione dove nel 1992 Deng Xiaoping intraprese il suo storico “viaggio al Sud”, decisivo per rilanciare le riforme di mercato. L’area che comprende quella che nell’epoca delle concessioni si chiamava Canton e oggi è […] L'articolo Il cuore pulsante dell’innovazione cinese su Contropiano.
Perché la Silicon Valley sostiene Trump
-------------------------------------------------------------------------------- Apple park, Silicon Valley (California). Foto unsplash.com -------------------------------------------------------------------------------- Nei racconti della Silicon Valley scritti da sé medesima, tutti disponibili in rete o in libreria, si legge di un capitalismo eccezionale, guidato da uomini fuori dal comune. E di un ambiente di lavoro magnifico, dove l’alienazione è pregata di accomodarsi fuori della porta. Ma i volti sempre sorridenti, gli spazi condivisi e gli edifici a emissione zero nascondono due zone d’ombra. La prima è l’estrattivismo nei confronti di persone e territori. Nel 2023 in Kenya, per fare solo uno dei tanti esempi possibili, OpenAI fa ripulire i suoi modelli d’intelligenza artificiale a migliaia di “schiavi del clic”, impiegati in turni massacranti a meno di due dollari l’ora. L’estrazione forzosa di risorse opera anche sull’ambiente. Mentre enormi quantità d’acqua ed energia vengono consumate nei centri di calcolo necessari all’intelligenza artificiale, le cryptomonete, oggetto dell’amore maniacale dei tecno-capitalisti, bruciano nel solo 2023 tanta energia quanto l’intera Australia nello stesso periodo di tempo. La seconda zona oscura è la composizione demografica della dirigenza. Le donne rappresentano il 50,9% della popolazione totale degli Stati Uniti, gli ispanici il 19,5% e gli afroamericani il 13%. Nella Silicon Valley i tre gruppi occupano, rispettivamente, l’8,8%, l’1,6% e meno dell’1% di tutte le posizioni direttive. La Silicon Valley non è solo un posto dove persone, tecnologia e ricchezza sono straordinarie. È anche il luogo dove questa eccezionalità viene trasformata in buona novella. Peter Thiel, fondatore di PayPal e Palantir, è il tecno-capitalista più impegnato nel diffondere il Vangelo che sale dalla valle. Lo fa con esemplare chiarezza in un saggio del 2009, The Education of a Libertarian, in cui rivendica per sé, in quanto capitalista, una libertà assoluta. Essere liberi è la precondizione per raggiungere obiettivi più alti: sfuggire agli apparati fiscali, sconfiggere il collettivismo, battere l’ideologia dell’inevitabilità della morte. Ma Thiel aggiunge: “Non credo più che la libertà e la democrazia siano compatibili”. Non sopporta, in altri termini, che in democrazia esistano regole valide per tutti, poveri cristi o ricchi a palate che siano. L’ideologia della libertà assoluta del capitalista si accorda alla perfezione con il secondo punto dell’ideologia di Thiel, il capitalismo come sistema che non conosce limiti. Il nemico numero uno del capitale senza confini è l’ambientalismo, più pericoloso perfino della Sharia e del comunismo. Il simbolo di un possibile futuro autoritario diventa così Greta Thunberg, secondo Thiel l’Anticristo del nostro tempo. È l’idea stessa di bene comune, su cui si basa l’ambientalismo, a farne il primo nemico del capitalismo. Quest’ultimo non può tollerare l’esistenza di ricchezze che non appartengono agli individui ma alle comunità che vivono sui territori. Nel caso dell’aria che respiriamo e dell’acqua dei mari e dei fiumi, è la collettività di tutte e tutti noi abitanti della Terra ad esserne proprietaria. Nel suo odio per l’ambientalismo, Thiel si muove nel solco di Ayn Rand (1905-1982), teorica del capitalismo assoluto: il legame sociale è schiavitù perché l’unico rapporto possibile fra l’individuo e il mondo è la proprietà. Ma se possono esistere solo proprietari isolati, il principio dell’ambiente come casa comune, che nessun privato ha il diritto di possedere, non può che innervosire gli ideologi della libertà totale del capitalismo. Nel contesto appena delineato, la Silicon Valley fa propria l’auto-rappresentazione dei capitalisti come la migliore classe dirigente possibile, perché frutto di una selezione naturale. È un’idea con una tradizione lunga oltre un secolo. Andrew Carnegie, il più importante industriale dell’acciaio negli Stati Uniti di fine Ottocento, la spiega così: “Anche se la legge [della competizione] può a volte risultare dura per l’individuo, rappresenta la cosa migliore per la razza perché assicura la sopravvivenza dei migliori in ogni settore”. I dirigenti prodotti dal capitalismo sono i più capaci perché escono vincenti dalla corsa al possesso di beni e denaro: il migliore non è Van Gogh, ma il mercante che riesce a venderne i quadri. In quanto superiori a tutti nell’accumulare ricchezza, i capitalisti non ne sbagliano una. A sentire Alex Karp, amministratore delegato di Palantir, “Se qualcuno fa un sacco di soldi con qualcosa, allora deve aver ragione”. Posizioni come quelle appena descritte spiegano il sostegno a Donald Trump da parte di Silicon Valley in occasione delle elezioni presidenziali dello scorso novembre. Il passaggio al trumpismo dei tecno-capitalisti consente la pratica del capitalismo alla Thiel, libero da qualsiasi limite. Se la crescita del capitale oggi si scontra col riscaldamento del pianeta, Silicon Valley non può che riconoscersi con entusiasmo nel negazionismo climatico della presente amministrazione repubblicana. In secondo luogo, schierandosi con Trump, Silicon Valley salda il suo elitismo, fondato sul dominio della tecnologia, con quello basato sul genere e/o il colore della pelle, con il sessismo e il razzismo, in perfetta coerenza con la composizione demografica della sua dirigenza. Il tecno-capitalismo si arruola così nel conflitto del secolo, la guerra del Nord contro il Sud, combattuta nelle banlieux parigine come nei campi di concentramento per immigrati, nei quartieri ispanici delle metropoli statunitensi come nelle strade di Gaza. Un’oligarchia di ultraricchi cafoni, quella che noleggia Venezia per un matrimonio, pretende di dominare il mondo. Ma non può agire da classe dirigente perché è incapace di affrontare i problemi della collettività. Salta allora sul carro del fascismo. Starà alla nostra Resistenza impedire che il presente stato delle cose si cristallizzi in un mondo neofeudale, con un’aristocrazia di tecno-miliardari esenti dal fisco al comando, un clero di informatici a gestire il sapere e una massa di servi a tenere in piedi la baracca. -------------------------------------------------------------------------------- Originariamente pubblicato su Officina Primo Maggio -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Perché la Silicon Valley sostiene Trump proviene da Comune-info.
Il guadagno economico globale sul genocidio dei palestinesi
Il 16 giugno 2025, la Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, ha pubblicato un nuovo rapporto intitolato Dall’Economia dell’Occupazione all’Economia del Genocidio. Di trentanove pagine, il rapporto accusa diverse grandi multinazionali di trarre profitto dall’occupazione e dal genocidio dei […] L'articolo Il guadagno economico globale sul genocidio dei palestinesi su Contropiano.
La Cina offre un’alternativa al “tecnofeudalesimo” occidentale
All’inizio del secolo, l’innovazione globale seguiva un copione occidentale. La Silicon Valley dominava il mondo nell’innovazione. L’Europa esportava standard e governance. L’Asia, invece, era relegata a ruolo di produttore, assemblatore e consumatore. Ma l’ordine globale dell’innovazione sta cambiando. Secondo l’ultimo Edelman Trust Barometer, la trasformazione riguarda non solo le capacità tecniche, […] L'articolo La Cina offre un’alternativa al “tecnofeudalesimo” occidentale su Contropiano.