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I nostri libri
Scriviamo libri per fermare nero su bianco le nostre ricerche. Elenchiamo qui tutte le nostre operazioni editoriali, una bibliografia minima per chi voglia addentrarsi nel mondo delle tecnologie conviviali e della pedagogia hacker. INDICE * Internet, Mon Amour * Edizione in italiano * Edizione in inglese * Formare a distanza? * L'intelligenza Inesistente * Tecnologie Conviviali * Edizione in italiano * Edizione in castigliano * Que faire de l'intelligence artificielle? * Pedagogia Hacker * Prompt di Fine Mondo INTERNET, MON AMOUR Il futuro è stato ieri, quando eravamo inseparabili da computer e smartphone, nel bene e nel male. Anche quando avremmo preferito farne a meno, perché sapevamo che potevano rivelarsi i nostri peggiori nemici. Gli scandali sulla sorveglianza globale di Internet erano solo la punta di un iceberg, le manipolazioni di massa erano solo l’inizio: eravamo tutti vulnerabili! Curiosità fuori luogo, truffe, furti d’identità e di dati, pornovendette, odiatori… Questo libro parte sempre da situazioni reali, racconta e spiega quali erano i comportamenti a rischio, come si potevano evitare le trappole. Propone trucchi facili da mettere in atto. Attraverso storie di vita comune impariamo a prestare attenzione ai dettagli, ai sottintesi, a ciò che «sta dietro» l’apparenza degli schermi. Per sottrarci alla nostra condizione di ingranaggi delle Megamacchine diventiamo curiose esploratrici, ampliamo il bagaglio del pensiero critico con storie del futuro che è stato ieri. EDIZIONE IN ITALIANO Agnese Trocchi, Internet, Mon Amour, Ledizioni, 2019 Formato: brossura con alette 270 pagine Lingua: italiano Prezzo: 19,00 Per acquistarlo potete rivolgervi in libreria, comprarlo online sul sito dell'editore o scriverci a ima (at) circex.org Il libro è interamente disponibile online all'indirizzo https://ima.circex.org EDIZIONE IN INGLESE Agnese Trocchi, Internet, Mon Amour, Ledizioni, 2020 Formato: brossura con alette Lingua: inglese 180 pagine Prezzo: 17,00 euro Per saperne di più visitate la pagina. Per acquistarlo potete scriverci a ima (at) circex.org Il libro è interamente disponibile online all'indirizzo https://ima.circex.org/en FORMARE A DISTANZA? Cosa vuol dire formare a distanza? È possibile? Come? Questo libro è stato realizzato come instant book durante la pandemia di Covid-19 del 2020 e raccoglie una serie di contributi che raccontano, tra entusiasmi e frustrazioni, storie, hack e riflessioni sulle relazioni formative "da lontano" e sugli apprendimenti attraverso gli strumenti digitali. Se il metodo è il contenuto, come è possibile mantenere il diritto alla libertà di insegnamento quando vengono imposte tecnologie oppressive? CIRCE, Formare a distanza? Ledizioni, 2020 Brossura, 212 p. Prezzo; 12 euro Si può acquistare sul sito dell'editore o scrivendo a info (at) circex.org I contributi presenti nel libro sono tutti raccolti sul nostro sito e si posso leggere a questo indirizzo. L'INTELLIGENZA INESISTENTE un approccio conviviale all'intelligenza artificiale Intelligenza artificiale (Ai) è un termine che raggruppa tecnologie molto diverse tra loro, con una lunga storia. I tifosi dell’Ai sostengono che questa tecnologia abbia il potenziale di risolvere alcuni dei problemi più urgenti del mondo, come il cambiamento climatico, la povertà e le malattie. I critici, invece, sostengono che questa tecnologia sia pericolosa e ingannevole. Ma perché tutti parlano di Ai? Perché è un’eccezionale operazione di marketing: una delle meglio organizzate degli ultimi anni. Su questa le imprese della Silicon Valley si stanno giocando il tutto per tutto, per invertire il trend negativo fatto di tagli al personale e cambi drastici dei loro programmi di sviluppo. Per comprendere quali siano le aspettative di queste aziende – e quali dovrebbero essere le nostre – in questo libro si ricostruiscono le tappe, le intuizioni e i paradossi che hanno attraversato la comunità scientifica, provando a tracciare una linea che collega Alan Turing, primo sostenitore dell’Ai forte, con i creatori di ChatGPT, il software in grado di sostenere un dialogo credibile con un essere umano. Che cosa verrà da qui in avanti non lo sappiamo, e per scoprirlo non ci aiuterà una tecnologia che basa le sue previsioni sull’ipotesi che il futuro sarà una replica di quanto accaduto nel passato. Comprendere questo fenomeno, però, può aiutarci a costruire tecnologie alternative, che promuovano la convivialità e la partecipazione diffusa, a scuola come nella società. Stefano Borroni Barale, L'intelligenza Inesistente, Un approccio conviviale all'intelligenza artificiale, Altraeconomia, 2023 Lingua: italiano Brossura 160 pagine Prezzo: cartaceo 14 euro, e-pub 7,99 euro Per acquistare il libro visitare il sito dell'editore. Qui è disponibile un'anteprima. TECNOLOGIE CONVIVIALI Le macchine digitali con cui conviviamo dicono molto del modo in cui trattiamo noi stessi e il mondo, mettendoci di fronte alle nostre contraddizioni. Questa esplorazione – né tecnofila né tecnofoba – delle relazioni che intratteniamo con le tecnologie propone scenari inediti in cui possiamo non solo immaginare ma anche costruire concretamente relazioni diverse, prive delle gigantesche asimmetrie di potere che connotano oggi il rapporto tra umani e macchine. In questo radicale ripensamento del nostro rapporto con la tecnologia, che non a caso riecheggia le tesi di Ivan Illich, adeguandole però al mondo digitale, Milani ci invita a instaurare una diversa relazione con quegli «esseri tecnici» – elettrodomestici, computer, robot industriali… – che ormai vivono con noi, rendendoci apparentemente sempre più potenti (e di fatto sempre più subordinati). E lo fa puntando l'attenzione su quelle gerarchie oppressive, tipiche delle nostre società, che si replicano anche nelle relazioni fra umani e macchine, producendo una tecnoburocrazia che intende comandare e governare le macchine proprio come comanda e governa gli umani. Eppure, ci dice Milani, un'altra evoluzione è ancora possibile. Se infatti l'attuale sistema tecnoburocratico poggia su scelte quotidiane di delega, sottomissione e conformismo, l'attitudine hacker rappresenta lo sguardo curioso di chi è alla ricerca di un uso conviviale delle macchine. Un approccio capace di riconfigurare la nostra visione tecnosociale, affrancandola dal rapporto comando/obbedienza proprio dell'immaginario gerarchico. EDIZIONE IN ITALIANO Carlo Milani, Tecnologie Conviviali, Elèuthera, 2022 Lingua: italiano Formato: brossura con alette, 248 p. Introduzione di Davide Fant Prezzo: cartaceo 17,00 ebook: 6,99 euro Per acquistarlo visitare il sito dell'editore. Libro completo disponibile online qui EDIZIONE IN CASTIGLIANO Il libro è disponibile nella traduzione in castigliano edito da Agapea nel 2024 con il titolo La actitud hacker. Per saperne di più visitare il sito dell'editore. Carlo Milani, La actitud hacker, Agapea, 2024 Lingua: castigliano Introduzione di Tomás Ibáñez 240p. Dimensione: 21,0 x 15,0 cm Prezzo: 18.90 euro La actitud hacker si può acquistare sul sito dell'editore. QUE FAIRE DE L'INTELLIGENCE ARTIFICIELLE? Petite histoire critique de la raison artificielle L’intelligence artificielle a actuellement le vent en poupe. Elle suscite les enthousiasmes les plus fous et les craintes les plus sombres. Elle ravive au passage de vieilles histoires de machines esclaves ou d’entités surhumaines se dressant contre leur créateur. La question « Que faire de l’intelligence artificielle ? » s’est donc installée sans qu’on ait bien eu le temps de saisir ce dont il s’agissait. Malgré les effets d’annonce, le projet de l’IA ne date pourtant pas d’hier. Cet ouvrage revient sur son émergence et sur ses évolutions jusqu’à nos jours. Il se penche encore sur ses principales approches et certaines des réalisations qu’elles ont engendrées. Pour défaire cet imbroglio, il refuse de s’en tenir au seul discours technique et entend faire dialoguer ses concepts-clés (algorithme, réseaux de neurones, systèmes experts, modèles de fondation…) avec la philosophie. Vivien Garcìa, Que faire de l'intelligence artificielle? Rivages, 2024 Lingua: francese 120 pagine Prezzo: cartaceo 17,00 euro, e-book 12,99 euro Il libro si può acquistare sul sito dell'editore. PEDAGOGIA HACKER Questo non è l’ennesimo manuale per «usare bene» le tecnologie digitali, ma un concentrato di attività e attivazioni alla portata di tutte le persone che desiderano migliorare le proprie relazioni con i dispositivi tecnologici nella vita di tutti i giorni. «Conosci te stesso» significa anche: conosci le macchine attorno a te, e i demoni che le abitano. I dispositivi digitali oggi più diffusi limitano i nostri spazi di autonomia, ci sottraggono tempo ed energie, riducono le persone a profili mercificati. In un contesto del genere è sempre più urgente sviluppare strumenti educativi e autoeducativi capaci di aprire nuovi spazi di consapevolezza e libertà. Per ridurre l’alienazione tecnica, la pedagogia hacker ci propone di indagare le nostre relazioni con le tecnologie, guardando dietro lo schermo per riconoscere le dinamiche oppressive e sperimentare pratiche di immaginazione liberatoria. È un approccio critico e creativo che procede per attivazioni grazie alle quali gli schermi incontrano i corpi, la tecnologia è interrogata anche attraverso l’arte, il teatro, la poesia, e il gioco torna a essere spazio di emancipazione. Questa esplorazione invita a costruire relazioni appropriate con il digitale, rivolgendosi in particolare a chi educa e insegna, a chi si cura della psiche, a chi fa arte, a chi lavora con la tecnica, ma anche a chiunque sia alla ricerca di pratiche concrete per decolonizzarsi e abitare la tecnologia con un’attitudine conviviale. Davide Fant, Carlo Milani, Pedagogia Hacker, Elèuthera, 2024 Brossura con alette 200 pagine Prezzo cartaceo: 17,10 euro, E-book 8,99 euro PROMPT DI FINE MONDO Come andarono veramente le cose nell’attentato multiplo del 2 marzo 2027 che vide la distruzione dei principali data center statunitensi? Una gestazione di sei anni, un romanzo di fantascienza ucronica, un viaggio attraverso le capitali d’Europa e del Sud America, vite che si intersecano ad alta quota, un archivio digitale in cui distinguere racconti artefatti da memorie vissute… fino a vedere oltre tutti gli strati. Leggi la sinossi completa. Agnese Trocchi, Prompt di Fine Mondo, 2025 Lingua: italiano Brossura 284 pagine Prezzo: 10 euro Per ottenere il libro scrivere a pfm (at) circex.org
Radiobase, esempio di FAD, apprendimento cooperativo ed emersione delle competenze
A volte ritornano. Ho trovato la documentazione di un vecchio progetto facendo un po’ d’ordine nei miei hard disk e l’ho trovato molto attuale. La qual cosa mi ha indotto a scriverne come esempio di un metodo di lavoro possibile e praticato. In realtà mi ha spinto a scriverne anche l'affetto che nutro per questo progetto. ;) Radiobase è stato un percorso formativo a distanza, e in parte in presenza, promosso da Radio Onda Rossa, con la partecipazione dell'università di Roma "La sapienza". Radio Onda Rossa è una radio comunitaria, per lo più basata sul lavoro volontario dei redattori e delle redattrici. Il processo radiobase ben si presta a mostrare un possibile percorso di formazione, con gli strumenti tipici dell'e-learning, a partire dal sapere dei redattori, cioè di coloro che lavorano all’interno della redazione. L’IDEA DI FONDO Molti redattori sono depositari di una conoscenza e di competenze non formalizzate che radiobase si è posta l’obbiettivo di far emergere per essere condivise con i redattori meno esperti, o con coloro che si volessero avvicinare al mondo delle radio comunitarie. Radiobase aveva due obbiettivi principali: * far emergere le competenze dei redattori della radio (Radio Onda Rossa); * realizzare un percorso formativo che mirava a formare i futuri redattori di Radio Onda Rossa e di altre radio comunitarie di base, utilizzando le competenze emerse. Come primo momento del percorso è stato scelto il tema del "ciclo della notizia", con l'intento di costruire un prototipo che si sarebbe rivelato utile anche per altri percorsi formativi, non necessariamente legati all’informazione, per esempio le redazioni musicali. All'interno del “ciclo della notizia” sono stati affrontati i temi riguardanti due formati radiofonici: Il giornale radio e la rassegna stampa. Inoltre un gruppo di contenuti è stato riservato all'utilizzo di alcuni strumenti di produzione (es.: software per la registrazione e il montaggio audio). I requisiti tecnici minimi per partecipare al corso sono stati molto bassi, oggi non sarebbe neanche necessario specificarli, e tuttavia rimangono tali: * connessione internet; * saper usare programmi di videoscrittura; * poter ascoltare audio dal computer (oggi questo requisito fa sorridere tanto è di base, ma 15 anni fa era un requisito che andava specificato). E’ importante sottolineare che il processo formativo non riguardava solo il saper fare. Non si trattava di produrre un mansionario, ma anche di sviluppare la capacità critica e collettiva tipica di un'attività redazionale. Il carattere collaborativo dell'intero processo è stato molto forte, ciò è risultato evidente anche dall'elevato numero di note a commento dei testi dei contenuti di base presenti nella piattaforma di e-learning, in special modo durante il processo che ha condotto alla produzione del "corso" che avrebbe formato i futuri redattori. LE FASI DI RADIOBASE Stabiliti gli obbiettivi vediamo le fasi che hanno costituto il processo di formazione del corso e di apprendimento. CANOVACCIO DEI CONTENUTI Come detto, la prima fase ha avuto l'obbiettivo di far emergere le competenze dei redattori. Per iniziare il lavoro i coordinatori del corso hanno tracciato un canovaccio dei contenuti del corso da realizzare, in forma di mappa poco strutturata. Ovviamente la mappa aveva anche il corrispondente indice strutturato, ma la forma mappa ci sembrò più adeguata a contenuti in via di definizione, che prima di tutto necessitavano di essere messi sul piatto per poterli poi approfondire. EMERSIONE DELLE COMPETENZE La mappa costruita dai coordinatori, che, come scrivevo, aveva anche un proprio corrispondente indice lineare, è stata il punto di partenza per il primo passo del percorso formativo. I redattori più esperti hanno partecipato al corso base, costituito principalmente dalla prima versione della mappa dei contenuti, facendo emergere le proprie esperienze, competenze, idee in un processo iterativo che ha prodotto una nuova rete di contenuti più ampia e condivisa. Per arrivare alla nuova mappa (o se preferite al nuovo indice), i redattori si sono incontrati per ragionare, sia in presenza che a distanza, hanno scritto appunti e memo nei diari personali, aggiunto “note” ai nodi (contenuti) della mappa, caricato nuovi documenti nella piattaforma di e-learning, aggiunto link, utilizzato sondaggi per scegliere definizioni, posizioni, priorità condivise. SCRITTURA DEL CORSO “FINALE” Al termine del processo di emersione delle competenze i coordinatori hanno lavorato sulla mappa di contenuti proponendone una nuova versione che è stata condivisa con i redattori esperti prima di essere rilasciata per essere fruita dagli altri redattori. La nuova versione dei contenuti e delle relazioni tra di essi (in questo senso parliamo di rete di contenuti e di mappa) ha costituito il corso al quale hanno partecipato i redattori meno esperti. FRUIZIONE DEL CORSO, RIDEFINIZIONE DEI CONTENUTI A questo punto il corso è stato fruito da parte dei redattori e delle redattrici meno esperte di Radio Onda Rossa. La fase di fruizione del corso, oltre ad aver permesso la condivisione di competenze tra tutti i redattori, esperti e meno esperti, ha consentito anche la ridefinizione ulteriore di alcuni contenuti, in un circolo virtuoso potenzialmente infinito, in cui ogni corsista/redattore è anche un autore della successiva edizione del corso. FORMAZIONE DI NUOVI SAPERI E UTILIZZO SUL CAMPO In questo circolo virtuoso che si crea in un processo di condivisione di saperi e di apprendimento cooperativo è quasi naturale che si giunga alla formazione di nuovi saperi. Sappiamo che l'apprendimento è un processo circolare nel quale le conoscenze acquisite si trasformano nella base per l'interpretazione di altre conoscenze. In un processo di formazione che ha la sua base nell'esperienza di coloro che concretamente usano la propria conoscenza, e che si situa concretamente in un contesto reale, coloro che vi partecipano hanno la grande opportunità di formare nuovi saperi. QUALCHE NOTA FINALE E' importante sottolineare che l'intero processo ha coinvolto molte persone che hanno messo in campo relazioni paritarie, in cui ognuno ha imparato qualcosa. A dimostrazione del fatto che in un processo di apprendimento cooperativo del genere di quello descritto i ruoli di insegnante e discenti sfumano, fino a diventare sempre più intercambiabili. Alcune hanno svolto la funzione di coordinatrici, altri hanno messo a disposizione il proprio sapere, sia didattico che informativo, altri ancora hanno lavorato per adeguare il software (rigorosamente libero) alle esigenze che emergevano man mano che il processo proseguiva. Ultima cosa: insieme a Stefano Penge e Morena Terraschi, entrambi di Lynx, abbiamo scritto un articolo che è stato pubblicato sulla rivista della Società Italiana di e-Learning che prendendo spunto da Radiobase formulava una metodologia didattica.
Didattica a Distanza, seconda ondata
A quanto pare, come nella prima ondata della pandemia di Covid-19, il MIUR e, quindi la scuola, si è fatto trovare impreparato da diversi punti di vista. Da quello della progettazione didattica: il blended learning ha la stessa necessità di progettare le attività didattiche della DaD o della didattica in presenza, anzi forse di più; dal punto di vista dell’utilizzo dei dati: per la verità la questione si è aggravata, perché nel frattempo la Corte di Giustizia Europea ha invalidato l’accordo, detto “Privacy Shield”, tra l’Unione Europea e gli Usa; infine anche dal punto di vista del software libero. > questo articolo è pubblicato in "Formare... a distanza?", II edizione, > C.I.R.C.E. novembre 2020 Progettazione didattica Il blended learning in una situazione “normale” prevede una buona dose di didattica in presenza e una dose di e-learning durante la quale gli studenti possono approfondire i contenuti che sono stati trattati durante le lezioni in presenza, opportunamente caricati e categorizzati nella piattaforma, oppure possono utilizzare gli strumenti di collaborazione per produrre in maniera condivisa nuovi contenuti, o ancora: potrebbero utilizzare gli strumenti di comunicazioni dedicati alle chat, videochat, forum (per quanto il termine sia un po’ fuori moda, lo strumento forum non è stato sostituito da altre novità tecnologiche per poter discutere su argomenti strutturati) per momenti di confronto con gli altri studenti e/o con i docenti. Nella situazione attuale la didattica mista è intesa principalmente in due modi: metà studenti sono in classe con il professore e metà a casa ad assistere alla lezione tenuta dal docente; oppure tutti a casa (studenti e docenti) e il docente fa lezione attraverso una piattaforma di video conferenza. Quest’ultima situazione è nella sostanza ciò che è accaduto durante il lockdown di marzo e aprile del 2020. In entrambi i casi la progettazione didattica dovrebbe tener conto della situazione in cui avviene il processo di apprendimento. Nel primo caso, metà a casa e metà in classe, l’indicazione del Ministero sembra essere di inviare il video della lezione dell’insegnante, ripreso da una webcam posizionata in classe, dove sono anche una parte di studenti, in una videoconferenza alla quale si collegano coloro che si trovano a casa. Le limitazioni per tutti sono molto chiare: in classe non ci si può muovere molto, pena uscire dall’inquadratura o dal cono del microfono; da casa bisogna stare concentrati e in silenzio cercando di seguire ciò che avviene in classe. Non si tratta di una situazione adeguata a mantenere la concentrazione, né a costruire le condizioni per una didattica non dico collaborativa, ma almeno che non crei problemi di comprensione quando il docente parla. Sarebbe interessante rovesciare la prospettiva: da casa gli studenti potrebbero tenere la lezione alternandosi negli interventi, ovviamente coadiuvati dall’insegnante, mentre in classe potrebbero attivare una regia audio-video e produrre in questo modo contenuti che andrebbero ad arricchire l’impianto didattico della classe. Naturalmente è solo un’idea che va progettata per bene, ma l’ambiente tecnologico, allo stesso modo di quello fisico, è qualcosa che condiziona fortemente la didattica. Non tenerne conto significa non sfruttare le opportunità e soprattutto accettare i limiti del caso. Del secondo caso (quello del tutti a casa), abbiamo lungamente scritto negli articoli raccolti nella prima edizione di “Formare a Distanza?”. Purtroppo non sembra essere cambiato molto: nella videochat viene riproposta la lezione frontale, probabilmente peggiorata dall’assenza dei corpi, invece che progettare attività che cambino l’assetto didattico: far preparare le lezioni ai ragazzi, che a turno da casa potrebbero presentare la lezione ai propri pari, chiedere di collaborare a distanza agli studenti, organizzare il lavoro in gruppi, costruire una casa digitale comune che sia gradevole, inclusiva, accogliente (vedi: "II. Per un setting nel digitale inclusivo e accogliente" Da: “Formare a Distanza?”, Davide Fant ~ Inventare formazione con adolescenti distanti ~ CC 4.0 (BY-NC-SA)), comprendere i problemi e le possibili opportunità del digitale. In entrambi i casi, la progettazione didattica non si dovrebbe avvalere esclusivamente della videochat, che spesso è considerata essa stessa la piattaforma per la didattica a distanza. In realtà non è così: la videochat è una parte dei tools tecnologici necessari all’e-learning. Non è un caso che persino nel sito del Ministero dell’Istruzione le tre piattaforme consigliate siano delle suite. Lo è la suite di Google, quella di Microsoft (Office 365) e lo è Weschool. Evidentemente scambiare la videochat/videoconferenza per piattaforma di Didattica a Distanza è il sintomo chiaro della malattia: non c’è progettazione didattica che tenga conto delle potenzialità e dei limiti delle tecnologie per la didattica a distanza (vedi: “Piattaforme queste sconosciute” di Stefano Penge). L’esperienza ci insegna che per un percorso di apprendimento proficuo, pur se a distanza, oltre allo strumento della videochat, saranno necessari gli strumenti per la collaborazione, per la comunicazione asincrona (la posta, la bacheca condivisa, il forum), per l’archiviazione condivisa di documenti. Dal punto di vista dei contenuti didattici, inoltre, abbiamo assistito alla caccia a contenuti utilizzabili per la Didattica a Distanza. Non tutti i docenti hanno la possibilità/capacità di realizzare dei contenuti ad hoc per le proprie lezioni a distanza, ed ecco in soccorso il learning object. L’oggetto di apprendimento (Learning Object), considerato come un piccolo frammento di contenuto didattico autoconsistente e utilizzabile in più contesti, da una parte aiuta gli insegnanti nella progettazione di interventi didattici che non siano la riproduzione della lezione frontale attraverso le videochat, ma dall’altra rappresenta un ulteriore mattoncino verso la valutazione dell’apprendimento misurabile numericamente in funzione dell’analisi dei dati sulla fruizione dei contenuti degli studenti. Un Learning Object è concepito come una unità informativa che può essere comunicata allo studente più e più volte, al di fuori del contesto di apprendimento e spesso anche di dominio. L’utilizzo di LO identifica il processo di apprendimento come somministrazione di porzioni di informazione decontestualizzati, somministrati agli studenti che metteranno insieme le informazioni fornite loro per formare le loro competenze. E’ una concezione dell’apprendimento molto vicina all’addestramento. Certamente i LO sono utili quando si deve addestrare un gruppo di persone ad utilizzare una macchina industriale o un software per produrre siti. Sono molto meno utili se si intende l’apprendimento come processo che forma l’interezza della persona umana attraverso l’interazione con l’ambiente, attraverso la relazione con altre presone, attraverso la creazione condivisa di nuove conoscenze. Infine sgancia il percorso di apprendimento di un o una discente da quel complesso processo che è molto di più che il calcolo algoritmico dei contenuti fruiti. USO DEI DATI: PRIVACY, CONTROLLO E VALUTAZIONE Dal punto di vista dell’uso dei dati, e della relativa utilità, prodotti da studenti e docenti, va tenuto conto che, rispetto alla fase del lockdown, c’è stato un pronunciamento delle Corte di Giustizia Europea che dovrebbe cambiare totalmente il modo in cui le nostre istituzioni affrontano la questione delle piattaforme e del cloud. La Corte di Giustizia Europea ha invalidato l’accordo, detto “Privacy Shield”, tra l’Unione Europea e gli Usa (Sentenza del 16 luglio 2020 nella causa C-311/18 promossa dall'attivista Maximiliam Schrems). Che vuol dire? Significa che secondo l'Unione Europea le norme per tutelare la protezione dei dati personali in vigore negli USA e applicate dalle imprese statunitensi non sono adeguate a quelle che la UE garantisce ai propri cittadini. In pratica, con questo pronunciamento i dati dei cittadini italiani non possono essere inviati e archiviati negli USA. Ovvero tutte le aziende che utilizzano servizi cloud basati perlopiù in territorio statunitense (Amazon, Microsoft Azure) dovrebbero spostarli in Europa. Inoltre Facebook, Google, Tik Tok e via dicendo non possono più usare i dati degli utenti elaborandoli e archiviandoli negli USA, il che significherebbe che quei servizi non potrebbero più funzionare. Lo testimoniano le dichiarazioni di Yvonne Cunnane, responsabile protezione dati di Facebook Irlanda, che dichiara: ‘Con lo stop al trasferimento dati degli utenti europei negli Usa non è chiaro come Facebook ed Instagram potrebbero ancora funzionare nella UE’. Il pronunciamento impatta anche le piattaforme di Didattica a Distanza e le videochat che memorizzano i dati degli utenti fuori dall’Europa: Google, Office 365, Zoom, etc. In teoria non essendoci più un accordo con gli USA che tuteli la privacy degli utenti europei, queste piattaforme non dovrebbe più essere accessibili dall’Europa. Al momento non è così, ma ci si domanda se il Ministero dell’Istruzione sia a conoscenza del pronunciamento della Corte Europea. Probabilmente no, non si spiega altrimenti l’indicazione di utilizzare piattaforme proprietarie che, da quello che è dato saperne, inviano i dati di studenti e insegnanti negli USA. Peraltro la questione dell’utilizzo dei dati ha a che fare con due altre importanti questioni. La prima è relativa al controllo del lavoro dei docenti. Siamo certi che la presenza di una webcam in classe che riprende tutte le attività dei docenti non leda i diritti degli insegnanti in quanto lavoratori? Siamo certi che non si caratterizzi come un elemento di controllo del lavoro dei docenti e quindi possa essere considerata una pratica anti-sindacale? Qualche dubbio se lo pone anche Francesco Sinopoli, segretario generale della Federazione dei Lavoratori della Conoscenza – CGIL, in una lettera ai rettori universitari. La seconda è altrettanto importante ed è relativa alla valutazione degli studenti. Gli studenti della DaD possono essere oggetto di forte controllo ed analisi dei dati prodotti attraverso le tecniche definite di “learning analytics”. Si tratta di tecnologie che, analogamente con quanto avviene nelle grandi piattaforme dei Big Tech che attraverso l’analisi dei dati profilano le persone, hanno lo scopo di profilare gli studenti, valutarne lo stile e il grado di apprendimento e addirittura in alcuni casi hanno anche la pretesa di predire le possibilità di successo del percorso di apprendimento del singolo studente. Sono pratiche diffuse soprattutto in ambito universitario, e in particolare nelle piattaforme MOOC (Massive Open Online Courses) in cui l’attributo Open non è tanto inteso come aperto alla possibilità di apprendimento per chiunque, quanto come aperto alla misurazione, al confrontabile, all’analizzabile. D’altra parte, da organizzazioni che danno sempre meno peso alla relazione umana nel processo di insegnamento/apprendimento, queste tecniche sono manna dal cielo. Se poi ai learning analytics si aggiunge la didattica gamificata, che prevede premi al completamento della lettura o visione di contenuti, o alla corretta soluzione di esercizi, i dati numerici di ogni studente diventano sempre di più. La valutazione dello studente attraverso i dati numerici memorizzati dalle piattaforme diventa sempre maggiore a discapito della “gioia” di apprendere. Sappiamo che i processi di apprendimento sono processi che hanno bisogno di tempo, di relazioni umane, di pazienza, di condivisione, di tempo per poter sbagliare. Se è fatta a distanza poi ha bisogno di accortezze e disponibilità alla sperimentazione. Piattaforme e software libero In Italia esiste una legge (legge 7 agosto 2012, n. 134) e due articoli (il 69 e il 69) del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) che a vario titolo invitano le Pubbliche Amministrazioni ad utilizzare software Libero o Open Source (F/LOSS: Free/Libre Oper Source Software) a parità di funzionalità. Purtroppo la legge è largamente disattesa. Molto raramente gli acquisti di software da parte delle PA privilegiano il software libero o Open Source. Nessuna sorpresa quindi se il Ministero dell’Istruzione consigli delle suite per la didattica a distanza proprietarie: lo sono tutte e tre quelle consigliate nel sito del Ministero. Lo stupore però arriva quando il fondo per l’innovazione di Cassa Depositi e Prestiti finanzia parte di un aumento di capitale di 6,4 milioni di euro di WeSchool, la piattaforma per la Formazione a Distanza di TIM il cui codice sorgente non è aperto. Cassa Depositi e Prestiti è una società per azioni controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, in ultima analisi utilizza e investe denaro pubblico. Certo la piattaforma è italiana, non ha quindi, almeno formalmente, i problemi legati alla difesa della privacy che hanno le azienda USA e farà contenti i sovranisti digitali italiani, ma è un software proprietario. Non sarà possibile per nessuno utilizzarlo (a meno che sia concesso in licenza dal proprietario), studiarlo, ridistribuirlo, migliorarlo. Sono le 4 libertà fondamentali del Software Libero e Open Source che, pur tra molte ipocrisie economiche e cavilli legali, sono le uniche garanzie che un investimento pubblico non venga privatizzato da un’azienda che farà profitti vendendo qualcosa che ha costruito con il contributo di tutti coloro che pagano le tasse al governo italiano. Sin qui si potrebbe intendere che si tratti di una mera questione di principio. Non è così, o per lo meno non è solo questo il punto. Come ho già scritto nell’articolo presente in “Formare a distanza?”, l’adozione del software libero in ambito didattico costituisce la condizione per la libertà di insegnamento perché se “una piattaforma” proprietaria “è disegnata per un certo tipo di interazione e relazione tra gli umani invece che per un altro (collaborativa/gerarchica), sarà molto difficile «forzarla» in modo da usarla diversamente da come è stata progettata”. Viceversa se è una piattaforma F/LOSS è possibile modificarla secondo le proprie esigenze didattiche. Ancora più importante del finanziamento di Wescool è stato un’altra caso che mi ha lasciato stupefatto. Il consorzio GARR è la rete nazionale a banda ultralarga dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. Si tratta di un’associazione senza fini di lucro fondata sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Gli enti soci sono CNR, ENEA, INAF, INFN e tutte le università italiane rappresentate dalla Fondazione CRUI. Durante il lockdown GARR ha messo a disposizione gratuitamente alcuni strumenti per la DaD basati su software F/LOSS ma non è mai stato menzionato, né consigliato dal Ministero dell’Istruzione che pure è tra coloro che hanno contribuito a dar vita al consorzio. Eppure ha una policy per la protezione della privacy in cui dichiara che non usa i dati degli utenti per scopi di profilazione. Eppure GARR mette a disposizione un servizio di cloud computing dedicato a scuole, università e centri di ricerche, che consente di installare in maniera molto semplice, nei server messi a disposizione, piattaforme e strumenti F/LOSS per la didattica. Anche in questo caso però l’indicazione alle scuole e università da parte del Ministero è stato ed è tutt’ora quello di servirsi dei cloud e delle piattaforme proprietarie delle grandi multinazionali della tecnologia (Google, e Microsoft in primis). Il cloud offerto dal GARR insieme alla scelta di utilizzare software libero per la didattica potrebbe essere la base che consentirebbe alle scuole e alle università di organizzarsi secondo le proprie esigenze, invece che secondo le esigenze delle grandi multinazionali, e valorizzare le competenze territoriali affidandosi a entità sociali ed economiche locali. Ne ho parlato in "La libertà di insegnamento. Sottotitolo: il software deve essere libero" Da: Formare… a distanza? ~ Didattica fuori dall'emergenza! ~ CC 4.0 (BY-NC-SA) Il motivo per cui il MIUR non abbia segnalato e invitato le scuole e le università ad utilizzare i servizi del GARR resta un Ministero tutt’ora irrisolto.