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Eirenefest Bergamo: “Donne per la pace”, con Viviana Daloiso
Nel libro scritto a più mani dalle giornaliste di “Avvenire”  Lucia Capuzzi, Viviana Daloiso e Antonella Mariani, emerge nettamente l’importanza e l’urgenza della presenza di un componente femminile nelle trattative e nei processi di pace. Daloiso, intervenuta a EireneFest il 30 aprile a presentare il libro, ha citato numerosi casi ed esperienza virtuose di donne che, sebbene non sotto le luci della ribalta, hanno ricoperto ruoli chiave nei trattati di pace e nei processi di pacificazione di conflitti armati.  Ne sono un esempio Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003, Olga Karach, Daniela Marcone, Maria Ressa e molte altre che dal Medio Oriente, al Sud Africa, dalle Filippine al Sud America, hanno partecipato ai tavoli in cui la presenza femminile solitamente non è presente, per portare istanze che un modello maschile di pacificazione dei conflitti non porta: l’importanza di individuare un obiettivo comune di lavoro per entrambe le parti in causa, il risarcimento alle vittime, il ripristino dei sistemi sanitari ed educativi al termine del conflitto, le pratiche di giustizia riparativa e molti altri aspetti legati a questioni di genere. Il ruolo delle donne nei processi di pace è tutt’altro che secondario. Sebbene ci siano stati e continuino ad esserci presenze femminili in contesti a maggioranza maschile, come quello delle risoluzioni dei conflitti e nei tavoli diplomatici coinvolti nei processi di cessate il fuoco e di soluzione dei conflitti, il coinvolgimento femminile continua ad essere marginale, ponendo in secondo piano l’importanza fondamentale di affiancare a un modello prevalentemente improntato all’uso della forza e al predominio, quello della ricerca di compromesso, del valore della mediazione e della cura dei processi e delle relazioni che nutrono e formano le comunità. L’autrice ha avvertito di non commettere l’errore di affiancare la figura femminile all’unico ruolo di vittima e di portatrici di pace, perché, come dimostrato ampiamente nel libro, le donne descritte e raccontate, come molte altre ancora sconosciute, agiscono da protagoniste nei rapporti di pacificazione delle proprie comunità. Allo stesso modo, ritenere che una donna, in quanto tale, sia sempre portatrice di pace è una banalizzazione superficiale che semplifica il senso di un modello femminile che non necessariamente appartiene ad ogni donna che ricopre ruoli istituzionali. Le interviste contenute nel libro sono esempi di lungimiranza e pazienza, di un lavorìo costante fatto di mediazione e analisi dei processi relazionali, che pongono sullo stesso piano le parti in causa, partendo dalle perdite che la guerra ha provocato ad entrambe le parti, dal comune dolore e dalla consapevolezza che ne deriva per costruire un futuro migliore e condiviso.   L’incontro è stato coordinato da Laura Cicirata, coordinatrice scuola We Care. Redazione Italia