Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, in dieci anni 28.000 vittime nel MediterraneoIl Mediterraneo centrale si conferma la rotta migratoria più letale al mondo,
con migliaia di persone che ogni anno rischiano la vita nel tentativo di
raggiungere l’Europa. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni
(IOM), come si legge nel nuovo report interattivo “Missing Migrants and
Countries in Crisis”, dal 2014 ad oggi sono morte o scomparse oltre 28mila
persone nel “mare nostrum”, di cui la maggior parte proprio nel tratto che
separa la Libia dall’Italia, ovvero il Mediterraneo centrale. La risposta? Uno
sforzo coordinato e umanitario, secondo gli esperti dell’agenzia delle Nazioni
Unite.
Cause di morte delle persone in movimento in tutto il mondo: più della metà
annegano
I numeri della tragedia: oltre 28mila vittime del Mediterraneo centrale
Il report IOM evidenzia che dal 2014 ad oggi sono state registrati oltre 28mila
tra morti e dispersi lungo le principali rotte migratorie verso l’Europa. Di
questi, oltre 20mila decessi sono avvenuti nel Mediterraneo centrale, la rotta
più letale al mondo. Solo nel 2023, oltre 2.500 persone sono morte nel tentativo
di attraversare il mare, un dato che sottolinea come la situazione stia
peggiorando anno dopo anno.
Questi numeri, purtroppo, sono destinati a essere sottostimati, in quanto non
tutti i naufragi vengono registrati, a causa dell’impossibilità del monitoraggio
delle acque e della mancanza di un sistema di soccorso efficiente. La tragica
realtà è che molte persone muoiono non a causa delle difficoltà del viaggio, ma
a causa dell’assenza di soccorsi in tempo utile. Centinaia, anche migliaia
potrebbero essere i “naufragi invisibili”, di cui non si ha alcuna notizia. I
numeri, dice l’OIM, sono “immensamente sottostimati”.
Luoghi dove muoiono le persone in movimento: al primo posto c’è la Libia
Le cause principali della migrazione: guerre, povertà e disastri climatici
Oltre ai numeri, il report esplora anche le cause profonde che spingono le
persone a intraprendere viaggi così pericolosi. Conflitti armati, instabilità
politica e disastri climatici sono tra i fattori principali. Paesi come
la Libia, il Sudan, lo Yemen e l’Afghanistan sono i principali Paesi di origine
per i migranti diretti verso l’Europa, ma anche le difficoltà economiche e le
carestie in Africa sub-sahariana stanno accelerando l’emigrazione.
L’IOM sottolinea che i migranti sono sempre più vulnerabili, con migliaia di
persone costrette a fuggire da conflitti e violazioni dei diritti umani, senza
alcuna garanzia di protezione lungo il loro cammino.
Conclusioni: la necessità di un soccorso in mare coordinato e di vie legali per
i migranti
Il report dell’IOM si conclude con un appello agli Stati per garantire la
sicurezza delle persone in transito, nel rispetto degli obblighi internazionali.
L’assenza di vie legali sicure per l’ingresso in Europa è – secondo l’OIM – un
fattore che costringe i migranti a rischiare la vita attraversando rotte
pericolose e affidandosi ai trafficanti.
L’IOM richiede anche una risposta più umanitaria e coordinata da parte degli
Stati, con l’obiettivo di proteggere i migranti e salvare vite umane.
Taurino: “Nel Mediterraneo le Ong sono l’unica risposta umanitaria a una crisi
senza fine”
“Sono le Ong come SOS MEDITERRANEE a colmare il vuoto colpevolmente lasciato
dagli Stati, e il report dell’Oim implicitamente lo conferma” – dichiara Valeria
Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Da anni denunciamo la
mancanza di coordinamento e il vuoto di soccorsi con cui gli Stati europei e
l’Italia, volutamente, creano una barriera e una cortina di silenzio, venendo
meno agli obblighi dettati dal diritto marittimo internazionale ma, prima
ancora, dai doveri di umanità”. “Purtroppo – continua Taurino – sappiamo già che
questo report sarà ignorato da una classe dirigente europea che ha deciso di
farsi sorda al grido che proviene dal nostro mare, ma ci auguriamo che questo
dolore sia invece ascoltato da sempre più persone nella società civile che
rifiutano di perdere la propria umanità”.
Redazione Italia