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La Ocean Viking salva 37 naufraghi. La Guardia Costiera libica le intima di lasciare l’area
“Questa mattina la Ocean Viking ha ricevuto un allarme dall’aereo Seabird per una imbarcazione in difficoltà con 37 persone a bordo in acque internazionali nell’area di ricerca e soccorso libica. Dopo aver ricevuto l’ok a procedere dalle autorità di competenza, abbiamo salvato i naufraghi. Una nave della Guardia Costiera libica ci ha intimato di lasciare l’area. I sopravvissuti sono ora a bordo della nostra nave. La maggior parte di loro viene dal Sudan, dove c’è una gravissima crisi umanitaria in corso.” Lo riferisce SOS Mediterranee Italia su X.     Redazione Italia
“La ferita del Mediterraneo”: a Bari un’installazione galleggiante per denunciare le migliaia di morti in mare
Nelle giornate del 12 e 13 luglio una grande installazione sul Lungomare Imperatore Augusto a Bari promossa da SOS MEDITERRANEE con il patrocinio del Comune di Bari Il nostro mare è una ferita aperta. Sono 1692 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo Centrale solo nel 2024. Quasi 800 persone dall’inizio dell’anno. Più di 32mila dal 2014. Vite, storie inghiottite non solo dal mare, ma da un’indifferenza che ferisce la nostra coscienza collettiva. Ecco il senso dell’installazione comparsa di fronte al Lungomare della città di Bari: un cerotto gigante di 90 mq, composto da 360 blocchi galleggianti visibili dal cielo e dalla costa. A ricordare a tutti e tutte che, nonostante molti degli incidenti mortali avvengano a centinaia di miglia da terra, lontani dai nostri occhi, queste morti esistono e feriscono la nostra umanità condivisa. SOS MEDITERRANEE è attiva nel Mediterraneo centrale dal 2016 e, da allora, ha soccorso più di 42500 persone dalla morte in mare, ma è anche stata testimone di diverse tragedie e, soprattutto, della volontà degli Stati europei di usare la morte come un deterrente alle partenze. L’installazione vuole essere una sveglia a un’opinione pubblica lasciata volutamente all’oscuro della tragedia che si consuma a pochi chilometri dalle nostre coste. L’opera, oltre a denunciare l’ingiustizia e la sofferenza per chi perde la vita nel Mediterraneo, vuole soffermare l’attenzione sul valore delle cure mediche di primo soccorso che gli equipaggi di SOS MEDITERRANEE sono chiamati a garantire una volta soccorse le persone in mare. Chi attraversa il Mediterraneo arriva a bordo delle navi di salvataggio quasi sempre in condizioni critiche: disidratazione, denutrizione, ustioni da carburante, traumi fisici e psicologici. Solo nel 2024 i medici a bordo della Ocean Viking hanno effettuato 1357 visite mediche. «Quest’opera – spiega la direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia, Valeria Taurino – è il nostro modo per puntare i riflettori sulla tragedia del Mediterraneo, che purtroppo è uscita fuori dalla coscienza collettiva e anche dall’attenzione mediatica ma continua a essere una ferita aperta e dolorosa. Ci auguriamo che serva a riaccendere i riflettori e a stimolare un dibattito pubblico rinnovato. Abbiamo scelto per questo Bari, città di mare e città simbolo di un’accoglienza vissuta come parte identitaria e integrale della cultura, città sensibile e davvero aperta a chi cerca sicurezza e cura. A chi cerca di curare le proprie ferite». «Abbiamo scelto di ospitare la campagna ‘La ferita del Mediterraneo’ di SOS MEDITERRANEE, con il suo grande cerotto simbolico nel nostro mare, perché Bari è una città di pace – dichiara il Sindaco Vito Leccese – L’accoglienza, la solidarietà e la cura verso l’altro sono parte della nostra identità. Vogliamo che il Mediterraneo smetta di essere un luogo di dolore e torni a essere un mare di vita, incontro e abbraccio tra i popoli. Siamo fieri che questo messaggio parta proprio da qui. Grazie a tutte le persone che, con realtà come SOS MEDITERRANEE, fanno della solidarietà una missione quotidiana, tendendo la mano a chi nel mare cerca speranza e non deve mai più trovare morte. Chiudo con un ringraziamento speciale alla Capitaneria di Porto per aver concesso le autorizzazioni all’occupazione dello spazio acqueo in cui è stata installata l’opera».   L’opera è stata ideata da VICEVERSA Studio, specializzato in installazioni artistiche e brand activations, attivo dal 2020. Prodotta dalla casa di produzione Saccage con il supporto di Odd Ep. con sede a Bari e con il patrocinio del Comune di Bari.   Redazione Italia
SOS Mediterranee: il diritto alla salute affonda nel Mediterraneo
Chi sopravvive alla traversata nel Mar Mediterraneo arriva a bordo delle navi di salvataggio quasi sempre in condizioni critiche: disidratazione, ustioni da carburante, traumi fisici e psicologici.    Quando si parla di soccorso in mare c’è un tema che difficilmente assume rilevanza: le condizioni mediche dei sopravvissuti. Coloro che riescono ad arrivare vivi su una nave di soccorso o sulla terraferma sono quasi sempre in condizioni psico-fisiche precarie, e hanno bisogno di cure mediche. Per questo SOS MEDITERRANEE ha elaborato il dossier “Curati con umanità” incentrato proprio su questo tema, e lanciato la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi  “Anche questo è un salvagente”, in riferimento a tutti i dispositivi medici forniti dall’equipaggio ai naufraghi. Quello che si legge nel report è preoccupante: la maggior parte delle persone soccorse non ha mai ricevuto alcuna cura cure medica nel proprio Paese d’origine; chi parte sano per il viaggio verso l’Europa con tutta probabilità si ammala nei centri di detenzione in Libia o durante la traversata del deserto o del mare.   Nel solo 2024, su 1.948 persone salvate dalla Ocean Viking, il team (composto da un medical team leader, un medico, un’ostetrica e un infermiere) ha effettuato ben 1.357 consultazioni mediche. Una volta a bordo della nave, la maggior parte delle persone soccorse riceve qualche tipo di diagnosi e molto spesso anche più di una, a volte per malattie croniche mai curate, a volte per malattie contratte nei centri di detenzione e altre per le problematiche insorte durante la traversata (ustioni da carburante, ipotermia, disidratazione).  Nel dossier elaborato da SOS MEDITERRANEE si leggono storie raccolte negli anni dal team della nave Aquarius prima e della Ocean Viking poi, come quella di Jane, che ha raccontato di sentire ancora dolore alla pancia per aver subito violenza da più uomini contemporaneamente in Libia.  “La maggior parte delle persone che soccorriamo – spiega Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia – presenta problematiche relative alla salute fisica o psichica e per la prima volta sulla Ocean Viking riceve assistenza medica. La nostra nave è attrezzata per far fronte a tutte le emergenze, ma in ben 30 casi nello scorso anno si sono resi necessari dei MEDEVAC, ovvero delle evacuazioni d’urgenza per condizioni di salute troppo complesse. Ho visto con i miei occhi una bambina di 11 mesi con la scabbia, malattia che spesso si contrae nei centri di detenzione per le condizioni igieniche insufficienti. Se ce ne fosse ancora bisogno, questo report ci racconta una realtà fatta di sofferenze, violenze e privazioni che l’Europa finge di non vedere.  Il diritto alla salute è universalmente riconosciuto come diritto inviolabile di ogni essere umano: come si possono considerare sicuri Paesi in cui questo diritto non è garantito neanche per i bambini?”. “Anche questo è un salvagente”: aiutaci a salvare i naufraghi dal mare ma anche dalle ferite della fuga DONA ORA Redazione Italia
Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, in dieci anni 28.000 vittime nel Mediterraneo
Il Mediterraneo centrale si conferma la rotta migratoria più letale al mondo, con migliaia di persone che ogni anno rischiano la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), come si legge nel nuovo report interattivo “Missing Migrants and Countries in Crisis”, dal 2014 ad oggi sono morte o scomparse oltre 28mila persone nel “mare nostrum”, di cui la maggior parte proprio nel tratto che separa la Libia dall’Italia, ovvero il Mediterraneo centrale. La risposta? Uno sforzo coordinato e umanitario, secondo gli esperti dell’agenzia delle Nazioni Unite. Cause di morte delle persone in movimento in tutto il mondo: più della metà annegano I numeri della tragedia: oltre 28mila vittime del Mediterraneo centrale Il report IOM evidenzia che dal 2014 ad oggi sono state registrati oltre 28mila tra morti e dispersi lungo le principali rotte migratorie verso l’Europa. Di questi, oltre 20mila decessi sono avvenuti nel Mediterraneo centrale, la rotta più letale al mondo. Solo nel 2023, oltre 2.500 persone sono morte nel tentativo di attraversare il mare, un dato che sottolinea come la situazione stia peggiorando anno dopo anno. Questi numeri, purtroppo, sono destinati a essere sottostimati, in quanto non tutti i naufragi vengono registrati, a causa dell’impossibilità del monitoraggio delle acque e della mancanza di un sistema di soccorso efficiente. La tragica realtà è che molte persone muoiono non a causa delle difficoltà del viaggio, ma a causa dell’assenza di soccorsi in tempo utile. Centinaia, anche migliaia potrebbero essere i “naufragi invisibili”, di cui non si ha alcuna notizia. I numeri, dice l’OIM, sono “immensamente sottostimati”. Luoghi dove muoiono le persone in movimento: al primo posto c’è la Libia Le cause principali della migrazione: guerre, povertà e disastri climatici Oltre ai numeri, il report esplora anche le cause profonde che spingono le persone a intraprendere viaggi così pericolosi. Conflitti armati, instabilità politica e disastri climatici sono tra i fattori principali. Paesi come la Libia, il Sudan, lo Yemen e l’Afghanistan sono i principali Paesi di origine per i migranti diretti verso l’Europa, ma anche le difficoltà economiche e le carestie in Africa sub-sahariana stanno accelerando l’emigrazione. L’IOM sottolinea che i migranti sono sempre più vulnerabili, con migliaia di persone costrette a fuggire da conflitti e violazioni dei diritti umani, senza alcuna garanzia di protezione lungo il loro cammino. Conclusioni: la necessità di un soccorso in mare coordinato e di vie legali per i migranti Il report dell’IOM si conclude con un appello agli Stati per garantire la sicurezza delle persone in transito, nel rispetto degli obblighi internazionali. L’assenza di vie legali sicure per l’ingresso in Europa è – secondo l’OIM – un fattore che costringe i migranti a rischiare la vita attraversando rotte pericolose e affidandosi ai trafficanti. L’IOM richiede anche una risposta più umanitaria e coordinata da parte degli Stati, con l’obiettivo di proteggere i migranti e salvare vite umane. Taurino: “Nel Mediterraneo le Ong sono l’unica risposta umanitaria a una crisi senza fine” “Sono le Ong come SOS MEDITERRANEE a colmare il vuoto colpevolmente lasciato dagli Stati, e il report dell’Oim implicitamente lo conferma” – dichiara Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Da anni denunciamo la mancanza di coordinamento e il vuoto di soccorsi con cui gli Stati europei e l’Italia, volutamente, creano una barriera e una cortina di silenzio, venendo meno agli obblighi dettati dal diritto marittimo internazionale ma, prima ancora, dai doveri di umanità”. “Purtroppo – continua Taurino – sappiamo già che questo report sarà ignorato da una classe dirigente europea che ha deciso di farsi sorda al grido che proviene dal nostro mare, ma ci auguriamo che questo dolore sia invece ascoltato da sempre più persone nella società civile che rifiutano di perdere la propria umanità”. Redazione Italia