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La Ocean Viking salva 37 naufraghi. La Guardia Costiera libica le intima di lasciare l’area
“Questa mattina la Ocean Viking ha ricevuto un allarme dall’aereo Seabird per una imbarcazione in difficoltà con 37 persone a bordo in acque internazionali nell’area di ricerca e soccorso libica. Dopo aver ricevuto l’ok a procedere dalle autorità di competenza, abbiamo salvato i naufraghi. Una nave della Guardia Costiera libica ci ha intimato di lasciare l’area. I sopravvissuti sono ora a bordo della nostra nave. La maggior parte di loro viene dal Sudan, dove c’è una gravissima crisi umanitaria in corso.” Lo riferisce SOS Mediterranee Italia su X.     Redazione Italia
Mediterraneo rotta letale: due bambini morti e una persona dispersa
Lunedì abbiamo individuato un’imbarcazione in difficoltà e allertato le autorità. Ieri il natante si è capovolto durante un’operazione di soccorso da parte di un mercantile. Lunedì il nostro aereo Seabird ha individuato un’imbarcazione in difficoltà con oltre 90 persone a bordo che era in mare da tre giorni. Due persone erano in acqua. Abbiamo immediatamente chiesto aiuto. Frontex è arrivata sei ore dopo, ha visto il natante e se n’è andata. Ieri mattina, le persone erano ancora abbandonate al loro destino. Le navi di soccorso europee avrebbero potuto raggiungerle in circa tre ore, ma hanno scelto di non intervenire. Quando la nave mercantile Port Fukuka, che si trovava nelle vicinanze, ha cercato di soccorrerle, l’imbarcazione si è capovolta. Tutte le persone a bordo sono finite in mare. Una volta soccorse, due bambini erano deceduti e una persona risultava dispersa. Oggi i naufraghi sono ancora sul mercantile e le autorità italiane stanno facendo di tutto per impedire loro di raggiungere l’Italia. C’è il pericolo imminente che la cosiddetta Guardia Costiera libica li rapisca e li porti in Libia, verso tortura e morte. È inaccettabile. La nostra nave veloce Aurora avrebbe potuto intervenire in soccorso di queste persone. Si trova a sole quattro ore e mezza di distanza, ma è bloccata dalle autorità italiane nel porto di Lampedusa con motivazioni prive di fondamento. Questo “spettacolo” vergognoso non si è ancora concluso, ma le autorità italiane ed europee non sono intervenute. È un sistema che sta facendo ciò per cui è stato progettato: lasciare che le persone anneghino ai confini dell’Europa. Silenziosamente, sistematicamente. Sea Watch
Cento persone intercettate e ricondotte in Libia
Ieri il nostro aereo da ricognizione Seabird ha assistito all’ennesimo respingimento violento operato dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Quasi 100 persone sono state intercettate e catturate dopo che la loro imbarcazione era stata segnalata da Frontex. Quello che è seguito è stato un incubo, che abbiamo potuto solo osservare inermi dall’alto. I miliziani libici armati di bastoni si sono lanciati all’inseguimento di un gruppo di persone in fuga nel Mediterraneo e hanno poi dato fuoco alla barca. Adesso le persone catturate sono rinchiuse nei centri di detenzione libici, noti per torture e abusi sistematici. Questi sono i criminali che il governo italiano sostiene attraverso il Memorandum Italia-Libia, ed è per questo che ci uniamo alla denuncia di Refugees in Libya  per chiedere ancora una volta la fine degli accordi che dal 2017 finanziano un ciclo di abusi con i soldi dei contribuenti d’Italia e Europa. Spiega Giorgia Linardi, portavoce di Sea-Watch:“I cittadini devono sapere che quasi un miliardo delle loro tasse è stato investito negli ultimi otto anni per contenere le persone in fuga dall’altro lato del Mediterraneo, ad un altissimo costo non solo economico, ma innanzitutto umano.” “È imprescindibile per noi – conclude Linardi – unirci alla voce di chi è sopravvissuto a questo sistema atroce. Chiediamo alle istituzioni di interrompere una politica che uccide non solo le persone in fuga, ma anche i valori fondanti della nostra democrazia e dell’umanità.” Sea Watch
Il tribunale conferma: la Guardia Costiera libica non è un soggetto legittimo per le operazioni di ricerca e soccorso
L’11 giugno 2025, la Corte d’Appello di Catanzaro ha respinto il ricorso del governo italiano contro una sentenza che aveva dichiarato illegittimo il fermo della nave di soccorso Humanity 1. In tale sentenza, il Tribunale Civile di Crotone aveva dichiarato che il Centro di Coordinamento del Soccorso libico e la Guardia Costiera libica non possono essere considerati soggetti legittimi per le operazioni di ricerca e soccorso.  “La decisione odierna segna una tappa importante, poiché il governo italiano ha nuovamente fallito in tribunale nel giustificare la detenzione illegittima di navi di soccorso non governative e la sua crudele cooperazione con la cosiddetta Guardia Costiera libica, che viola sistematicamente i diritti umani dei migranti e dei rifugiati”, commenta Cristina Laura Cecchini, avvocata di SOS Humanity.  “Si tratta di una vittoria significativa per SOS Humanity e per la flotta civile in generale, mentre il governo italiano deve rispondere dell’illegittimità della propria legislazione”. Detenzione illegale della Humanity 1 nel marzo 2024  Nel marzo 2024, la nave SOS Humanity dell’organizzazione di soccorso in mare era stata sanzionata con 20 giorni di detenzione dopo aver sbarcato 77 persone in pericolo in marea Crotone, in Calabria. Il motivo addotto: l’equipaggio avrebbe presumibilmente ignorato le istruzioni delle autorità libiche e quindi messo in pericolo vite umane. Dopo che SOS Humanity era riuscita ad ottenere la revoca della detenzione con procedura d’urgenza, il Tribunale civile di Crotone ha confermato nel giugno 2024 che la detenzione di Humanity 1 era illegale. Il tribunale ha inoltre stabilito che il Centro di coordinamento del soccorso libico e la cosiddetta Guardia Costiera libica non possono essere considerati soggetti legittimi di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Il governo italiano ha presentato ricorso contro questa decisione, ma è stato ora respinto dalla Corte d’Appello di Catanzaro. Gli attori libici stanno commettendo gravi violazioni dei diritti umani, con il sostegno dell’Europa  SOS Humanity sottolinea da anni l’illegittimità degli attori statali libici nel Mediterraneo, confermata ieri ancora una volta dal tribunale, e critica il continuo sostegno loro fornito dall’Europa: “La cosiddetta Guardia Costiera libica è stata finanziata per anni dall’UE e dai suoi Stati membri, nonostante sia stata ritenuta responsabile di gravi violazioni dei diritti umani e di ritorni forzati illegali di rifugiati in Libia”, afferma Mirka Schäfer, esperta politica di SOS Humanity. “I sopravvissuti a bordo della Humanity 1 denunciano regolarmente gravi torture, violenze sessuali e sfruttamento da parte di attori legati alla cosiddetta Guardia Costiera libica. La cooperazione europea con questi attori deve cessare immediatamente“. Informazioni dettagliate sui respingimenti violenti sono disponibili nel nostro nuovo rapporto ”Borders of (In)Humanity” (Frontiere dell'(In)umanità). Basato sulle testimonianze di 64 sopravvissuti, il rapporto descrive le conseguenze brutali e spesso mortali della politica europea di esternalizzazione e chiusura nei confronti dei rifugiati e dei migranti.     Redazione Italia
Un tranquillo week end di paura (e caos)
Condividiamo (riprendendola dal sito di Adif, curato da Fulvio Vassallo Paleologo) per gentile concessione dell’autore, che ringraziamo, una importante ricerca di Sergio Scandura (OSINT), corrispondente senior di Radio Radicale per il Mediterraneo 26 maggio 2025 Un tranquillo week end di paura (e caos) Due barconi di legno partiti da Sabrata: allerta Alarm Phone la mattina del 24 maggio. Il primo barcone con 128 Naufraghi soccorso a sud di Lampedusa dalla Guardia Costiera Italiana. Il secondo barcone con 117 Naufraghi abbandonato a sud nel weekend alla deriva, con mare sostenuto (2 metri di onda): una odissea di soccorsi frazionati in tre giorni, con alcuni (35) presi a bordo dal mercantile MvBocic che li ha poi respinti in Libia (a nord di Zawia), altri (26) su EcoOne rimorchiatore italiano in servizio nella piattaforme offshore ENI/NOC, altri ancora (53) su OceanViking, 3 sarebbero i dispersi. Il primo evento SAR (#AP554) La prima imbarcazione in legno con 128 Naufraghi a bordo ha avuto la fortuna di risalire verso nord fino a quando poteva. Dopo una attività SAR della Guardia Costiera Italiana – che sabato sera ha visto in scena il velivolo Manta_10_01 – i Naufraghi sono stati soccorsi a 42 miglia sud di Lampedusa dalla vedetta CP322. Recap * (caso AP554) 25.5.2025 CP322 Sbarco POS Lampedusa 128 Persone: 98 uomini, 21 donne, 9 minori. Nazionalità: Eritrea, Etiopia, Sudan, Siria, Egitto. Località di partenza: Sabrata (Libia). (* fonti OOII a SCA) Il secondo, incredibile, evento. Caso Alarm Phone #AP555. Imbarcazione con 117 a bordo (numero aggiornato alle 13:00 in data odierna suscettibile di aggiornamenti). Una odissea segnata dal rituale pasticcio politico italiano e libico, da ritardi, da sollecitazioni delle ONG, da tentennamenti, disimpegni e tardivi ripensamenti: con soccorsi difficili, recuperi frazionati dei naufraghi col mare ostile (che poi è impietosamente arrivato, cosa che le sale operative degli RCC ben sapevano da giorni). La seconda imbarcazione in legno si è trovata in difficoltà già all’alba di sabato 24 maggio, nelle acque internazionali dell’area SAR libica, a 10 miglia est dal campo offshore della piattaforma petrolifera Al Jurf. Nessuno dei rimorchiatori in servizio nelle aree offshore di Al Jurf e Bouri muove subito un remo: le ‘supply vessels’ restano ferme come al solito, nonostante fossero vicini al caso SAR. Sabato 24 maggio, al momento dell’allerta Alarm Phone, nessuna nave ONG è in area: dal momento che il governo italiano tiene lontane le navi del soccorso civile con l’assegnazione di porti lontani del nord Italia. La mattina del 25 maggio la nave ONG Ocean Viking è ancora all’altezza di Malta, in rotta verso l’area SAR: viene dal porto Ancona, dove era stata inviata giorni fa dal Viminale di Piantedosi nell’ormai rituale giro di rotte vessatorie. Sabato, la nave portarinfuse MvBocic, che stava nel golfo di Gabes con destinazione di scalo commerciale a Sfax, fa rotta verso su sudest alla ricerca dell’imbarcazione. Una volta rintracciata la seconda imbarcazione, il mercantile sarebbe rimasto per diverse ore in ombreggiamento, in attesa di istruzioni e coordinamento da un RCC. Comincia la solita, rituale, disumana, empasse politica tra Italia e Libia. In casi del genere – non sarebbe la prima volta, anzi Roma tende a prendere tempo, come al solito spera (e sollecita) che ad occuparsene siano le vedette libiche: peccato però che i libici siano già ostici a uscire col mare mosso, peccato che il ‘sistema vedette’ in Libia – imbastito da Italia e UE per i respingimenti illegali in mare – vada a bloccarsi spesso quando ci sono guerre sul terreno di Tripoli e nella sua costa ovest, peccato che la Tripolitania sia in preda all’odierna instabilità con gli scontri tra milizie dopo la morte del leader SSA AlKikli Gnewa. Intanto, come previsto, in area è ormai arrivato da tempo il mare ostile con altezze onda fino a due metri. Le correnti da nord avrebbero poi fatto scarrocciare l’imbarcazione coi naufraghi a bordo per diverse miglia verso sud est, rispetto alla posizione dell’allerta Alarm Phone. Nella notte tra sabato e domenica il comandante della nave portarinfuse MvBocic attiva un recupero: ma buio notturno e condizioni di mare mosso avrebbero consentito al mercatile battente bandiera Belize di imbarcarne solo 35 dei 117 che erano a bordo. I restanti naufraghi resteranno poi alla deriva, nel buio della notte tra sabato e domenica. Rimangono ancora 82 naufraghi a bordo del barcone. Il mercantile MvBocic resta in area coi 35 Naufraghi presi a bordo. Degli altri, rimasti a bordo del barcone se ne sarebbe perso l’avvistamento. Domenica 25 maggio MvBocic – nonostante gli avvertimenti delle ONG sulle conseguenze di un respingimento illegale in Libia – punta la prua verso sud: e nel tardo pomeriggio consegna ai libici, dieci miglia a nord di Zawia all’interno delle acque nazionali libiche, i 35 Naufraghi che aveva a bordo. Domenica, alle 10:14 CEST del 25 maggio, decolla da Lampedusa il velivolo Frontex Sparow1 per rintracciare – in sette ore di missione aerea – gli 82 rimasti sul barcone. Sulla scena SAR- finalmente – si attiva il rimorchiatore italiano EcoOne in servizio nelle piattaforme dell’area offshore ENI/NOC Al Bouri. Anche per EcoOne il recupero dei naufraghi sarà parziale: degli 82 Naufraghi rimasti sul secondo barcone ne prenderà 26. Nel frattempo, in area SAR è arrivata anche OceanViking che, alle 03:00 CEST di stanotte 26 maggio, ha soccorso e preso a bordo 53 Persone: sono gli ultimi rimasti nell’odissea del secondo barcone (tra loro 19 donne e 29 minori non accompagnati). Secondo le testimonianze raccolte stanotte dai superstiti a bordo di Ocean Viking ci sarebbero 3 dispersi. Nel dramma: cinismo, disumanità e beffa dalle ‘autorità’ italiane. L’odissea continua. Ai 26 Naufraghi a bordo di Eco One rimorchiatore servizio nelle piattaforme dell’area offshore ENI/NOC Al Bouri il Viminale assegna il porto vicino di Lampedusa. Ai 53 Naufraghi a bordo della nave di soccorso ONG OceanViking il Viminale assegna, secondo i dettami del decreto Piantedosi, la rotta vessatoria del lontano porto di Livorno. Ocean Viking ha persone in condizioni critiche a bordo ed è in navigazione al largo di Lampedusa.   Update 26 maggio 2025 – ore 20,31 da Sergio Scandura (OSINT) La sfortuna di essere Persone e non barili di petrolio. Una scena già vista, più volte, in altre occasioni. EcoOne ha potuto sbarcare in fretta i suoi 26 Naufraghi a Lampedusa: e in fretta il rimorchiatore – in servizio nelle piattaforme petrolifere dell’area ENI/NOC Al Bouri – torna in area offshore per gentile concessione del Viminale e dell’ITMRCC della Guardia Costiera Ocean Viking, con i Naufraghi a bordo decisamente malmessi dopo questa odissea, è riuscita a ottenere un MEDEVAC (evacuazione medica d’urgenza) per 5 Persone al largo di Lampedusa, trasbordate nel tardo pomeriggio su CP322. La nave di soccorso ONG Ocean Viking non ha potuto sbarcare tutti i 53 Naufraghi a Lampedusa. Con 48 superstiti a bordo ora va verso Livorno, rotta vessatoria, 1150 km e giorni di navigazione, per tenerla come al solito fuori dall’area SAR del AR del Mediterraneo Centrale (sempre per gentile ‘concessione’ del Viminale di Piantedosi).   Appena tre giorni fa, sempre da Sergio Scandura, la notizia di un possibile naufragio, su cui nessuno ha fatto ricerche Guardia Costiera Italiana: “possibile naufragio di circa 48 migranti” a sud est di Lampedusa. Il dispaccio di allerta “SAR CASE 775 a tutte le navi in area”, diffuso in data odierna dal Centro di Coordinamento e Soccorso ITMRCC avvisa della ricerca di “circa 48 migranti a bordo di una barca in ferro partita il 17 maggio da Sfax”. Il dispaccio SAR è trasmesso da Roma via rete InMarSAT e rilanciato anche via Navtex dalla stazione RadioMalta (area T – type D Search And Rescue ai numeri #TD66 e #TD22). Nota: il primo dispaccio di allerta del “SAR CASE 775”, appare sul mio monitor InMarSAT il 21 maggio (0427z). Fulvio Vassallo Paleologo
Nuovo soccorso di Sea-Watch5. Porto di sbarco Livorno
Ieri la nostra nave Sea-Watch5 ha soccorso un barcone con 104 persone a bordo. Dopo qualche ora abbiamo visto una motovedetta della cosiddetta Guardia Costiera libica a circa due miglia; cinque persone si sono buttate in acqua per fuggire e non tornare nell’inferno libico. Per fortuna siamo riusciti a metterle in salvo. Adesso su Sea-Watch 5 ci sono 109 persone a bordo; tra loro donne e bambini, il più piccolo è un lattante di tre mesi. Le autorità italiane hanno avuto la bella idea di assegnarci a Livorno come porto di sbarco, obbligando queste persone fragili a giorni di inutili ulteriori sofferenze e di mare aperto. Sea Watch