Esposto contro la trasmissione di Iacona. L’accusa: antisemita. Le reazioni: intimidazione alla stampa
Un esposto sottoscritto e indirizzato al coordinatore nazionale per la lotta
contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio chiede di verificare
se l’ultima trasmissione di Presa Diretta sia stata parziale e antisemita. A
presentarlo sono stati l’onorevole Carlo Giovanardi, l’avvocato Iuri Maria
Prado e il semiologo Ugo Volli, puntando il dito contro la puntata andata in
onda domenica su Rai 3 e accusando Riccardo Iacona di parzialità, per aver
documentato le vittime palestinesi e dato voce a posizioni critiche verso
Israele, come quella della relatrice ONU Francesca Albanese. Molte le reazioni a
questa iniziativa, definita subito un modo per contrastare la libertà di
espressione e la cronaca a tutto tondo dei fatti.
Per l’UsigRai “l’esposto contro Presa Diretta è un atto intimidatorio”. “Un
reportage e un approfondimento necessari quelli di Presa Diretta su Gaza andati
in onda lunedì scorso” si legge nella nota dell’esecutivo UsigRai. “Un lavoro
giornalistico che per contenuti rappresenta in pieno il ruolo informativo del
servizio pubblico della Rai. Vedere e ascoltare cosa sta succedendo a Gaza, dove
ancora oggi i reporter stranieri non possono entrare e i giornalisti locali
vengono uccisi a centinaia, è l’unico modo per capire cosa sta subendo ancora,
dopo un anno e mezzo da quel tragico 7 ottobre, la popolazione della Striscia.
Le questioni aperte sono molte, a partire dalla sorte degli ostaggi israeliani
in mano ad Hamas. Ma il tentativo di fermare con un esposto il lavoro della
redazione di Presa Diretta, è un atto intimidatorio nei confronti di chi lavora
esclusivamente al servizio dei cittadini e del loro diritto ad essere informati.
L’Usigrai è al fianco delle colleghe e dei colleghi di Presa Diretta.”
Anche per la Rete #NOBAVAGLIO “l’esposto è un atto di vera e propria
intimidazione contro Riccardo Iacona, la sua redazione e il servizio pubblico”.
“Omettere e non documentare gli orrori che si stanno verificando a Gaza e in
Cisgiordania – dove si sta modificando la geografia e la demografia con vere e
proprie azioni di guerra, bombardamenti che hanno raso al suolo abitazioni,
scuole, strutture sanitarie e reti idriche – è qualcosa di inaccettabile. Per
questo motivo chiediamo in un’interrogazione ai vertici della Rai di difendere
il prezioso lavoro di inchiesta di Presa Diretta e che siano respinti atti di
intimidazione nei confronti di un giornalismo che svolge la sua funzione di
servizio pubblico”, dicono in una nota Angelo Bonelli e Peppe De Cristofaro,
membri della Commissione bicamerale di Vigilanza Rai.
“È semplicemente incredibile: per una volta che il servizio pubblico, con Presa
Diretta, ha avuto il coraggio di raccontare l’orrore che sta vivendo la
popolazione civile di Gaza, si scatena l’attacco” scrive Sandro Ruotolo,
responsabile Informazione della segreteria del Pd ed europarlamentare. “La Rai,
invece di essere difesa per aver dato voce a chi spesso non ne ha, viene
trascinata nel mirino di chi vuole un’informazione addomesticata, unilaterale,
sottomessa. Ma davvero vogliamo decidere, a posteriori, quali morti si possono
raccontare? Davvero chi mostra i civili sotto le bombe deve difendersi
dall’accusa di antisemitismo? Il vero tema, come ci ricorda oggi anche il
Liberties Media Freedom Report 2025, è che la libertà d’informazione è sotto
attacco. In Italia i giornalisti RAI sono sotto pressione e la censura politica
è ormai all’ordine del giorno. Presa Diretta ha fatto il suo dovere: informare.
Difendere Riccardo Iacona e la sua redazione significa difendere il diritto dei
cittadini a conoscere la verità. Non c’è libertà senza verità. Non c’è verità
senza libertà di stampa. Noi saremo sempre dalla parte del giornalismo libero”.
Duro il giudizio dei 5 Stelle. “L’esposto presentato contro la puntata di Presa
Diretta del 27 aprile è, di fatto, un’intimidazione. Si accusa Riccardo Iacona
di aver raccontato la devastazione di Gaza senza ‘bilanciare’ con riferimenti
agli attacchi di Hamas. Questo non solo è falso, perché nel corso della puntata
sono stati ricordati, ma chi conosce il lavoro di Iacona sa che Presa Diretta è
un raro esempio di correttezza dell’approfondimento, di rigore e ricerca dei
fatti” scrive il capogruppo M5S in commissione di vigilanza Rai Dario
Carotenuto.
Raccontare le conseguenze umane dei bombardamenti israeliani non equivale a
giustificare Hamas, così come dare voce a un relatore ONU non è in nulla diverso
da ciò che deve fare il giornalismo. Semmai è vero che troppo tardi la Rai ha
dato voce a Francesca Albanese, oscurando una voce italiana e autorevole sulla
crisi mediorientale. E dobbiamo ribadire che è un diritto dei cittadini, prima
ancora che un dovere dell’informazione pubblica, raccontare il massacro in corso
in Palestina, che non significa giustificare in nessun modo il terrorismo, ma
significa fare informazione su quello che proprio oggi Amnesty International
definisce un ‘genocidio in diretta streaming’. E quindi questo significa anche
tutelare l’immagine della Rai che non può chiudere gli occhi davanti a questo
drammatico passaggio della storia. In Rai servirebbero più voci come quella di
Iacona: indipendenti, rigorose, capaci di affrontare con coraggio e onestà
intellettuale ciò che altri non raccontano”.
Un grazie a “Riccardo Iacona e alla redazione di Presa Diretta per aver mandato
in onda una pagina di Servizio Pubblico”, arriva dal Presidente della
Federazione nazionale della Stampa Italiana, Vittorio Di Trapani. “Fare
informazione – sottolinea – non è accontentare una parte, ma raccontare i
fatti. Ed è quello che Presa Diretta ha fatto rompendo un muro di silenzio che
da oltre 1 anno oscura la guerra a Gaza e l’ignobile situazione umanitaria. In
risposta a chi presenta intimidatori esposti contro Presa Diretta, ci aspettiamo
un pubblico ‘grazie’ a Iacona e la sua squadra da parte del vertice della Rai”.
Articolo 21 è vicina ai colleghi di Presa Diretta e ribadisce che siamo davanti
all’ennesimo attacco alla libertà di stampa. I giornalisti debbono essere liberi
di decidere cosa raccontare.
Articolo 21