Tag - morti nel Mediterraneo

Missione Albatross, un nuovo sguardo sul Mediterraneo centrale
SOS MEDITERRANEE, in collaborazione con Humanitarian Pilots Initiative (HPI), prepara il lancio della sua prima missione di osservazione aerea per ampliare il proprio ambito di azione. La missione Albatross prenderà il via con i suoi primi voli la prossima settimana, con l’obiettivo di monitorare le imbarcazioni in difficoltà e documentare le violazioni del diritto marittimo e umanitario nel Mediterraneo centrale. Questa prima fase permetterà ai team di implementare le procedure operative e le capacità tecniche prima dell’inizio dei voli regolari, previsto per l’inizio del 2026. A bordo ci sarà un equipaggio di tre persone, supportato da un team a terra. SOS MEDITERRANEE si occuperà del coordinamento operativo, mentre HPI, un’organizzazione non governativa svizzera specializzata in operazioni aeree umanitarie, gestirà gli aspetti aeronautici e metterà a disposizione la propria esperienza nei voli di monitoraggio sul Mediterraneo centrale. “Dopo quasi un decennio di operazioni in questo tratto di mare, sappiamo quanto sia essenziale il supporto aereo – ha dichiarato Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Con Albatross ci uniamo ad altri mezzi aerei civili come Seabird e Colibri per fare in modo che la tragedia umanitaria nel Mediterraneo centrale non passi inosservata. Un singolo aereo può coprire un’enorme porzione di mare, documentando violazioni umanitarie che altrimenti resterebbero invisibili“. Nel 2024 i mezzi aerei civili sono stati operativi in media solo 15 giorni al mese, con una diminuzione del 15% rispetto al 2023. Nel 2025, diversi aeromobili civili hanno dovuto sospendere le missioni a causa di restrizioni amministrative o mancanza di fondi, riducendo ulteriormente la già limitata presenza umanitaria sul Mediterraneo centrale. Contesto Durante l’estate, la Guardia Costiera libica finanziata dall’Unione Europea ha attaccato la Ocean Viking in acque internazionali. Solo poche settimane dopo, anche la nave di soccorso Sea Watch 5 è stata presa di mira con colpi d’arma da fuoco. Questi episodi, che fanno parte di un modello continuo di violenze, evidenziano il contesto estremamente pericoloso in cui operano le organizzazioni civili di soccorso e la necessità urgente di un’osservazione e documentazione indipendente. In un contesto in cui le autorità europee e italiane impongono misure sempre più restrittive contro le operazioni civili di ricerca e soccorso, lo spazio per l’azione umanitaria continua a ridursi. Queste politiche contribuiscono direttamente alla tragedia in corso delle morti di massa per annegamento nel Mediterraneo centrale. La missione Albatross non rappresenta soltanto un aereo, ma una linea di vita, un testimone e un appello alla responsabilità. DONA ORA per sostenere la missione Albatross.   Redazione Italia
Nuova campagna di SOS Mediterranee: “Cambiamo il finale. Ogni persona ha diritto di essere salvata”
Negli ultimi giorni a Roma sono apparsi centinaia di manifesti che sembravano annunciare l’uscita di un film: “30 mila naufraghi sotto i mari” e “Dal 3 ottobre”. Si tratta di una nuova campagna di comunicazione e mobilitazione in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza. Negli ultimi giorni a Roma sono apparsi diversi manifesti anonimi con la scritta: 30mila naufraghi sotto i mari. Il riferimento è a “Ventimila leghe sotto i mari”, il romanzo d’avventura di Jules Vernes. La produzione, si legge sui manifesti, è a cura di Italia e Libia e gli attori migranti senza nome. Si tratta della prima fase di una campagna di comunicazione che SOS MEDITERRANEE svela oggi, in vista della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, il prossimo 3 ottobre. Una campagna per generare attenzione e sensibilizzare sulle morti nel Mediterraneo, ma anche per chiedere un finale diverso, un cambiamento delle attuali politiche migratorie.  Come in tanti film dello stesso regista, le storie dei migranti che attraversano il mare sembrano già scritte e il finale spesso si ripete: il Mediterraneo diventa la loro tomba. Di molti non sapremo mai neanche che sono partiti, perché inghiottiti dalle onde prima che chiunque potesse accorgersi di loro; questi morti invisibili si aggiungono alla vite perse nel Mediterraneo centrale: oltre 30 mila morti negli ultimi 10 anni. Esiste però la possibilità di un finale diverso, che parli di diritto alla vita in quel mare profondo ed eletto suo malgrado a simbolo di una delle più grandi tragedie umanitarie degli ultimi decenni: SOS MEDITERRANEE lavora ogni giorno per  salvare vite in mare. La campagna esce in occasione del 3 ottobre, anniversario del naufragio di Lampedusa del 2013, dove persero la vita 368 persone e che costrinse cittadini e politica ad aprire gli occhi su quello che stava accadendo a pochi chilometri dalle coste dell’Europa nell’indifferenza generale.  “Da quel giorno – spiega Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE ITALIA – nessuno ha più potuto fingere di non sapere. Le storie di quelle persone in questi 12 anni sono rimaste tutte tristemente uguali, e molto spesso si sono concluse in modo drammatico: noi non ci stiamo, vogliamo per tutti un finale diverso, per questo abbiamo lanciato questa campagna. Lo scorso 24 agosto la nostra nave è stata attaccata  dalla Guardia Costiera libica, e da quel giorno siamo fermi per via dei danni da riparare: questo è solo un capitolo della nostra storia, che speriamo si chiuda prima possibile per poter tornare in mare a pattugliare quel fazzoletto d’acqua teatro di tragedie ma anche di speranze  e voglia di rinascita. Chiunque si trovi in pericolo in mare ha il diritto di essere salvato e ogni storia di quelle migliaia di uomini, donne e bambini merita un finale diverso da quello che la politica italiana e l’Europa, colpevoli e indifferenti, hanno scritto per loro“. In occasione dell’anniversario della strage di Lampedusa e per lanciare questa nuova campagna, SOS MEDITERRANEE ha anche organizzato una serie di eventi in tutta Italia: * Torino: “La luna da sotto il mare – SOS MEDITERRANEE e Nathan Kiboba commemorano il 3 ottobre” Nella cornice del Festival dell’accoglienza, all’Off Topic alle ore 18, si terrà un incontro con Nathan Kiboba e il co-autore Cristiano Sormani Valli. Prima del talk, la musica di Marilì. * Milano: “Cambiamo il finale” – Al Rob de Matt, ore 19, talk con Luca Misculinde Il Post e Greta Granzini, direttrice fundraising SOS MEDITERRANEE Italia. Dopo il talk, visione del documentario del Comitato 3 Ottobre Senza nome. * Bologna “La memoria diventa denuncia” – Alle 17 presso Sala Borsa (Comune), tavola rotonda con Valeria Taurino, direttrice generale SOS MEDITERRANEE ITALIA, Max Cavallari TBC, Mediterranea, Amnesty Bologna, Avvocato di Strada, testimonianze, musica. Alle 19.30 fiaccolata in memoria di tutte le vittime del mare. * Roma “Racconti di mare e di terra – storie di migrazioni a 12 anni dal naufragio di Lampedusa” – Al Monk alle 19.30evento che vedrà, oltre alla proiezione di Real People, docufilm di Olmo Parenti girato a bordo della Ocean Viking, un dibattito con Refugees Welcome Roma, Ciao onlus e l’associazione Non dalla guerra.   Redazione Italia
Ancora morti nel Mediterraneo
Ieri una ragazza ventenne ha perso la vita in un naufragio a 45 miglia nautiche da Lampedusa. Il barchino di ferro su cui viaggiava insieme a una cinquantina di persone ha iniziato ad affondare, e secondo i sopravvissuti anche un’altra donna sarebbe dispersa. Mentre il nostro aereo da ricognizione Seabird dava supporto dall’alto, i circa 50 sopravvissuti sono stati soccorsi dalla Guardia Costiera italiana che, con il supporto della nave ong Dakini, ha anche recuperato il corpo della ragazza. Quante altre giovani vite dobbiamo ancora perdere? Sea Watch
Humanity 2, una nuova barca a vela per la ricerca e soccorso nel Mediterraneo
Con la barca a vela Humanity 2, l’organizzazione di ricerca e soccorso SOS Humanity, attiva da dieci anni, sta portando una seconda nave di soccorso nel Mediterraneo centrale. La barca a vela, lunga circa 24 metri, è attualmente in fase di acquisto da parte di SOS Humanity e sarà poi convertita. A partire dalla metà del 2026, la Humanity 2 colmerà un gap letale al largo delle coste tunisine come nave di soccorso e di monitoraggio. “Le rotte migratorie nel Mediterraneo stanno diventando sempre più pericolose perché l’UE paga i Paesi terzi per intercettare i rifugiati. Invece di salvare vite umane, l’Europa si sta isolando a tutti i costi e rendendo il Mediterraneo ancora più letale”, afferma Till Rummenhohl, amministratore delegato di SOS Humanity. “Nella zona marittima al largo della Tunisia si è creato un vuoto di operazioni di soccorso che mette a rischio la vita delle persone ed è caratterizzato da violazioni sistematiche dei diritti umani da parte della Guardia Costiera tunisina. Le imbarcazioni scompaiono senza lasciare traccia perché la Tunisia impedisce la ricognizione aerea e il Centro di coordinamento dei soccorsi tunisino non coordina adeguatamente i soccorsi. Le persone fuggono su imbarcazioni metalliche altamente pericolose che affondano rapidamente. Questa drammatica realtà ci spinge ad agire. Con la barca a vela Humanity 2 salveremo vite umane e documenteremo le violazioni dei diritti umani al largo della Tunisia, dove l’Europa sta fallendo. La nostra barca a vela è perfettamente complementare alla Humanity 1, che opera al largo della Libia. In questo modo saremo in grado di soccorrere più persone in pericolo in mare e aumentare la pressione sui responsabili”. Il veliero è attualmente ancora ormeggiato in un porto sulla costa francese, ma sarà trasferito in Sicilia nel mese di novembre e dovrebbe essere sottoposto a lavori di conversione presso il cantiere navale a partire da dicembre. SOS Humanity sta ora raccogliendo donazioni per finanziare il progetto. “Soprattutto ora che il nuovo governo federale tedesco ha tagliato tutti i finanziamenti statali, abbiamo più che mai bisogno del sostegno della società civile”, sottolinea Till Rummenhohl. “Siamo fermamente convinti che la maggioranza dei cittadini europei non voglia semplicemente lasciare annegare chi cerca protezione nel Mediterraneo. La società civile ci ha permesso di salvare oltre 39.000 persone in dieci anni e continuerà a sostenere il nostro lavoro di soccorso”. Questa solidarietà e umanità in azione dovrebbero servire da esempio ai politici. Dal 2015, l’UE e i suoi Stati membri non sono riusciti a istituire un programma europeo di ricerca e soccorso per porre fine alle morti nel Mediterraneo. Al contrario, sono complici di violazioni dei diritti umani e ostacolano deliberatamente il lavoro delle organizzazioni di soccorso in mare. Ma non ci faremo intimidire; continueremo con una seconda nave!”. Redazione Italia
Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, in dieci anni 28.000 vittime nel Mediterraneo
Il Mediterraneo centrale si conferma la rotta migratoria più letale al mondo, con migliaia di persone che ogni anno rischiano la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM), come si legge nel nuovo report interattivo “Missing Migrants and Countries in Crisis”, dal 2014 ad oggi sono morte o scomparse oltre 28mila persone nel “mare nostrum”, di cui la maggior parte proprio nel tratto che separa la Libia dall’Italia, ovvero il Mediterraneo centrale. La risposta? Uno sforzo coordinato e umanitario, secondo gli esperti dell’agenzia delle Nazioni Unite. Cause di morte delle persone in movimento in tutto il mondo: più della metà annegano I numeri della tragedia: oltre 28mila vittime del Mediterraneo centrale Il report IOM evidenzia che dal 2014 ad oggi sono state registrati oltre 28mila tra morti e dispersi lungo le principali rotte migratorie verso l’Europa. Di questi, oltre 20mila decessi sono avvenuti nel Mediterraneo centrale, la rotta più letale al mondo. Solo nel 2023, oltre 2.500 persone sono morte nel tentativo di attraversare il mare, un dato che sottolinea come la situazione stia peggiorando anno dopo anno. Questi numeri, purtroppo, sono destinati a essere sottostimati, in quanto non tutti i naufragi vengono registrati, a causa dell’impossibilità del monitoraggio delle acque e della mancanza di un sistema di soccorso efficiente. La tragica realtà è che molte persone muoiono non a causa delle difficoltà del viaggio, ma a causa dell’assenza di soccorsi in tempo utile. Centinaia, anche migliaia potrebbero essere i “naufragi invisibili”, di cui non si ha alcuna notizia. I numeri, dice l’OIM, sono “immensamente sottostimati”. Luoghi dove muoiono le persone in movimento: al primo posto c’è la Libia Le cause principali della migrazione: guerre, povertà e disastri climatici Oltre ai numeri, il report esplora anche le cause profonde che spingono le persone a intraprendere viaggi così pericolosi. Conflitti armati, instabilità politica e disastri climatici sono tra i fattori principali. Paesi come la Libia, il Sudan, lo Yemen e l’Afghanistan sono i principali Paesi di origine per i migranti diretti verso l’Europa, ma anche le difficoltà economiche e le carestie in Africa sub-sahariana stanno accelerando l’emigrazione. L’IOM sottolinea che i migranti sono sempre più vulnerabili, con migliaia di persone costrette a fuggire da conflitti e violazioni dei diritti umani, senza alcuna garanzia di protezione lungo il loro cammino. Conclusioni: la necessità di un soccorso in mare coordinato e di vie legali per i migranti Il report dell’IOM si conclude con un appello agli Stati per garantire la sicurezza delle persone in transito, nel rispetto degli obblighi internazionali. L’assenza di vie legali sicure per l’ingresso in Europa è – secondo l’OIM – un fattore che costringe i migranti a rischiare la vita attraversando rotte pericolose e affidandosi ai trafficanti. L’IOM richiede anche una risposta più umanitaria e coordinata da parte degli Stati, con l’obiettivo di proteggere i migranti e salvare vite umane. Taurino: “Nel Mediterraneo le Ong sono l’unica risposta umanitaria a una crisi senza fine” “Sono le Ong come SOS MEDITERRANEE a colmare il vuoto colpevolmente lasciato dagli Stati, e il report dell’Oim implicitamente lo conferma” – dichiara Valeria Taurino, direttrice generale di SOS MEDITERRANEE Italia. “Da anni denunciamo la mancanza di coordinamento e il vuoto di soccorsi con cui gli Stati europei e l’Italia, volutamente, creano una barriera e una cortina di silenzio, venendo meno agli obblighi dettati dal diritto marittimo internazionale ma, prima ancora, dai doveri di umanità”. “Purtroppo – continua Taurino – sappiamo già che questo report sarà ignorato da una classe dirigente europea che ha deciso di farsi sorda al grido che proviene dal nostro mare, ma ci auguriamo che questo dolore sia invece ascoltato da sempre più persone nella società civile che rifiutano di perdere la propria umanità”. Redazione Italia