Dalla manifestazione di Ronchi: Contro Leonardo, il sistema-guerra e i suoi servi dell’informazione
Riceviamo e diffondiamo questa presa di posizione dalla manifestazione dello
scorso 13 settembre contro la Leonardo a Ronchi dei Legionari (Ud):
CONTRO LEONARDO, IL SISTEMA-GUERRA E I SUOI SERVI
Non è necessario indossare l’uniforme, la tenuta anti-sommossa e il distintivo
(e/o il borsello) per appartenere allo schieramento degli apparati di controllo
e repressione dello Stato, è sufficiente esercitare una certa funzione
“pubblica” e soprattutto esprimerne insieme la legittimità.
Può bastare un tesserino di giornalista.
Ma cosa fanno questi “professionisti dell’informazione che spesso operano in un
clima di tensione”? Ti piantano in faccia le loro arroganti telecamere e quando
cerchi di spiegare loro che non possono farlo contro la tua volontà e che no
vuol dire no, si appellano alla legge che loro rispetterebbero e continuano
imperterriti a mancarti di rispetto, poi quando la contestazione al loro operato
diventa collettiva, allora si lamentano e invocano conseguenze penali per chi ha
osato contestarli. Ecco, questi difensori della libertà di parola e della
democrazia, svolgono una precisa funzione, quella di servi dello Stato.
E infatti sono sempre pronti a consegnare alla Digos i loro filmatini (alla
faccia della libertà di espressione e di opinione!).
E infatti, anche in occasione di questa mobilitazione contro la Leonardo spa di
Ronchi e in solidarietà con la Resistenza del popolo palestinese contro il
genocidio portato avanti dallo Stato di Israele, mobilitazione auto-organizzata
da parte di varie realtà del territorio riunite nell’Assemblea no Leonardo,
senza partiti, padrini e né padroni, chi intercettano questi campioni
dell’informazione?
Politicanti d’assalto che si fanno largo e per avere il loro momento di
visibilità “radicale” e si permettono valutazioni sulla mobilitazione
confrontandola con quella del dicembre 2023, notabili riformisti, mitomani
provocatori in odor di sionismo. Chiunque pur di non andare al cuore delle
questioni, chiunque pur di sminuire e stigmatizzare le proteste e di mantenere e
difendere lo schifo esistente.
E infatti, a titolo di esempio paradigmatico, che cosa hanno fatto questi
sinceri professionisti, millantatori dell’attività di informare, durante le
stragi nelle carceri italiane dell’8-9 marzo 2020? Naturalmente hanno riportato
solo le versioni dei carcerieri, questo sanno fare i servi del potere e questo
fanno!
Non possiamo non rispondere al comunicato della Rai del Friuli-Venezia Giulia
perché non porre argine alla falsificazione degli avvenimenti si tradurrebbe per
noi in una accettazione delle manipolazioni ai nostri danni e nel consentire al
trionfo della passività sul mondo e siccome non siamo un ammasso di docili pezzi
di carne inerti in attesa di essere macinati per gli spettatori, ci rivoltiamo.
Riportiamo le parole del giornalista inviato di guerra Chris Hedges dal blog
Invicta Palestina:
“I giornalisti occidentali sono complici a pieno titolo del genocidio.
Amplificano le menzogne israeliane che sanno essere menzogne, tradendo i
colleghi palestinesi che vengono calunniati, presi di mira e uccisi da Israele”.
Usigrai, RAI, coordinamento CdR della RAI regionale FVG, hanno manifestato
solidarietà attiva nei confronti degli oltre 250 giornalisti palestinesi uccisi
a Gaza da Israele?
Nella tragedia di Pasolini I Turcs tal Friûl, scritta a ridosso del 1945 e
ispirata alle invasioni turche del ‘500, le persone di una periferia remota e
dimenticata discutono ed elaborano piani di autodifesa di fronte al pericolo
imminente di un’invasione e alla prospettiva di una minaccia concreta al loro
vivere quotidiano. Emergono due atteggiamenti, l’uno rinunciatario e rassegnato,
l’altro combattivo e vitale, destinato a soccombere. Sono personificati nei due
fratelli Colùs, Pauli e Meni, il secondo andrà a combattere e non ritornerà,
come un eroe tragico, e i turchi alla fine risparmieranno misteriosamente il
villaggio.
Partecipare al corteo di Ronchi del 13 settembre ha fatto pensare ai turchi in
duplice senso, nel primo, alla lettera, ovvero nel fatto che nei prossimi mesi
dallo stabilimento Leonardo di Ronchi usciranno droni micidiali concepiti in
Turchia dalla Baykar; nel secondo, più allegorico, ovvero che questo fatto non
viene percepito in loco come un pericolo imminente, come una minaccia concreta
alla comunità, ma si preferisce una pseudo-normalità fatta di quieto vivere.
Allo stesso modo questo atteggiamento di pseudo-normalità si è riproposto anche
in alcune componenti che hanno partecipato al corteo del 13 settembre, quelle
“istituzionali-pacifiste”, che non perdono occasione per prendersi uno spazio di
parola, sottraendolo agli altri. Quello spazio che faticosamente si è cercato di
costruire, con la ricerca e l’agitazione, nei pochi mesi trascorsi da quando è
scaturita, tra i collettivi e le individualità che si sono incontrati, la
proposta di fare qualcosa. Allo stesso modo, cioè con fatica, gli interventi al
microfono e gli slogan lanciati durante il corteo hanno voluto esprimere ai
residenti lo sgomento e la paura, oltre che il merito, oltre a denunciare il
fatto cioè che il tessuto industriale della zona si sta rapidamente rivolgendo
verso il settore difesa e il dual-use1; ma insieme a ciò hanno voluto esprimere
anche una scelta chiara, quella di reagire al fatalismo.
Ci è rimasto impresso un aneddoto di un compagno, molto istruttivo. Ai tempi
delle lotte antimilitariste alla base NATO di Comiso nei primi anni ‘80, il
prefetto di Ragusa lo fece prelevare dalla polizia con altri compagni, si
informò sulle loro intenzioni. Alla risposta che volevano entrare nella base per
distruggerla, il prefetto rispose che “Se venite con la gente, potete farlo, se
siete da soli, non ve lo consiglio”2.
Il prezioso suggerimento, per non soccombere, è quello di prepararsi,
concretamente, con il ragionamento e con l’azione.
Udine 18 settembre 2025
Qualcuno che c’era
1Adriatronics cambia proprietà, salvi trecentotrenta posti di lavoro, “Il
Piccolo”, 12/9/25; Difesa, fra Trieste, Pordenone e Gorizia in “distretto” del
militare, “Tgr Rai Friuli Venezia Giulia”, 31/7/25. Sono solo due esempi
eclatanti.
2A.M.BONANNO, Errico Malatesta e la violenza rivoluzionaria, Trieste, 2023,
pp.51-52
Qui le solite parole vuote di condanna, stavolta da parte di Usigrai, RAI FVG e
compagnia cantante:
https://www.rainews.it/articoli/2025/09/rai-condanna-aggressione-giornalista-tgr-friuli-venezia-giulia-maurizio-mervar-036a3a1b-7173-4a2d-be52-1e4071e36313.html