Droghe ed educazione all’IIS “Alessandrini” Abbiategrasso: approccio penalista con polizia
A metà novembre 2025, all’interno del progetto “Senza Filtro: Consapevolezza e
Legalità contro la Droga”, la Polizia Locale di Abbiategrasso (MI), in
collaborazione con la Polizia Penitenziaria – Nucleo Cinofili, ha svolto
un’iniziativa di formazione rivolta a studentesse e studenti dell’Istituto di
Istruzione Superiore “Alessandrini”.
Per l’ennesima volta, su un tema complesso e articolato, come quello relativo
alle dipendenze, la scuola rinuncia a farsi carico della formazione degli alunni
e delle alunne, delegando questo compito alle forze dell’ordine, senza neanche
prevedere la presenza di chi, a partire dagli operatori dei SerD, dispone di
adeguate competenze e professionalità per affrontare queste problematiche.
Per come è stato organizzato l’evento, è evidente che obiettivo dell’incontro
non fosse quello di aumentare conoscenze ed empowerment di ragazze e ragazzi,
ma, come si legge nei comunicati ufficiali, di «informare e responsabilizzare i
giovani studenti sui rischi connessi all’uso e allo spaccio di droghe, nonché di
promuovere una maggiore consapevolezza sui comportamenti corretti e rispettosi
della legge». Non, quindi, una specifica occasione per far crescere il dialogo
didattico-educativo, ma – secondo la logica di sorvegliare e punire – il solito
elenco di pericoli per la salute e delle eventuali conseguenze legali, che conta
almeno tre quarti di secolo di fallimenti, morti ed emarginazione.
Non a caso, in spregio a qualsiasi “regola pedagogica”, ma anche al buon senso,
sono stati riuniti nella stessa aula 140 studenti e studentesse (quasi tutti e
tutte di secondo anno insieme con una classe del quinto!) che, in quelle
condizioni non sono stati, certo, sollecitati a intervenire, esprimere dubbi e
problematiche personali, ma sono stati trattati come “sacchi vuoti”, pronti a
essere riempiti da adulti sconosciuti. Come, di fatto, ammettono gli stessi
organizzatori quando scrivono: «Il momento più coinvolgente per gli studenti è
stato la dimostrazione pratica delle unità cinofile antidroga. Gli operatori
hanno illustrato le modalità operative nel contrasto allo spaccio, permettendo
ai ragazzi di vedere “sul campo” come lavorano i cani addestrati e come avviene
l’interazione tra conduttore e animale».
Insomma, una sorta di spettacolo circense di serie B, che non si comprende in
che modo abbia potuto accrescere conoscenze e consapevolezza.
Purtroppo, quanto avvenuto ad Abbiategrasso non rappresenta certo un’eccezione,
ma il modo concreto di operare di questo governo.
Premesso che su questo tema non c’è una sostanziale soluzione di continuità con
gli esecutivi precedenti, vanno ricordate le parole (maggio 2025) del
sottosegretario alla presidenza del consiglio Alfredo Mantovano: «Si dicono
tante cose inesatte, come che esistono sostanze leggere che leggere non sono
fanno danni irreversibili; non esistono droghe leggere, sono droghe e basta e
fanno male».
Un approccio esclusivamente proibizionista (in un Paese, l’Italia, che ha
posizioni opposte su droghe “di stato” come alcol e sigarette), confermato dalla
VII Conferenza nazionale governativa sulle dipendenze (novembre ’25), che ha
causato, insieme con il paternalismo e le politiche panpenaliste, danni peggiori
di quelli delle stesse dipendenze.
Si tratta della stessa, fallimentare, impostazione del progetto “Scuole Sicure”
promosso dal Ministero degli Interni, che finanzia iniziative di prevenzione e
contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti nei pressi degli istituti
scolastici. Un’iniziativa che prevede anche contributi «per la realizzazione di
sistemi di videosorveglianza, l’assunzione a tempo determinato di agenti di
Polizia locale, il pagamento delle prestazioni di lavoro straordinario del
personale della Polizia locale, l’acquisto di mezzi ed attrezzature e la
promozione di campagne informative volte alla prevenzione e al contrasto dello
spaccio di sostanze stupefacenti».
In sostanza, nulla di nuovo rispetto alla “war on drugs”, mentre in altri Paesi
europei si discute sulle politiche di “riduzione del danno”, ovvero su quelle
buone pratiche che tutelano la salute delle persone dipendenti, rimettono in
discussione stigmi e stereotipi e producono, anche, ottimi risultati rispetto
alla sicurezza pubblica. Un’impostazione, quest’ultima, che, opportunamente
modulata in base all’età di alunne e alunni, dovrebbe essere fatta propria da
tutte le istituzioni scolastiche se l’obiettivo è quello di costruire una vera
comunità educante.
Nino De Cristofaro, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, Catania