Le nostre lotte valgono più dei vostri profitti
La repressione si abbatte contro il movimento per la Palestina a Catania
Piovono a Catania misure cautelari e multe per decine di migliaia di euro nei
confronti di attivist3 che hanno partecipato ai blocchi del porto e della
stazione durante gli Scioperi Generali del 22 settembre e del 3 ottobre.
Migliaia di persone in piazza, equipaggi di terra che hanno accompagnato
dall’inizio alla fine la partenza delle navi verso Gaza dai porti siciliani e un
corpo collettivo che ha risposto alla chiamata del “blocchiamo tutto”, partita
dai portuali di Genova per rifiutare ogni complicità con il genocidio.
La Costituzione e il ripudio della guerra ai tempi del genocidio e del riarmo
diventano carta straccia; il Diritto internazionale e gli obblighi degli Stati
di non concorrere nelle violazioni di diritti umani pure.
Il genocidio non deve avere disturbatori: le cose, le merci e l’economia non
contano nulla in confronto alle vite umane.
Il blocco della produzione e dei transiti, storica pratica di ribellione contro
le ingiustizie economico-sociali, diventa una questione di ordine pubblico. La
crisi economica morde e il conflitto sociale organizzato va represso sul
nascere.
Il movimento in solidarietà della Palestina cresce in tutto il mondo e l’unico
modo che i Governi hanno per cercare di fermarlo è la sua criminalizzazione.
In Italia, come in Germania, in Inghilterra la deriva autoritaria corre alla
velocità dei droni che ogni giorno incombono sulle teste di chi subisce
l’occupazione coloniale e la distruzione in Palestina e in Cisgiordania.
Non a caso sono in discussione disegni di legge che mirano a equiparare
antisemitismo e antisionismo con ciò aggiungendo un ulteriore tassello alla
deriva repressiva che il nostro Paese sta vivendo.
Non è un caso che l’economia di guerra trovi consacrazione nella legge di
bilancio.
La guerra non è lontana: entra nelle nostre vite, nelle nostre buste paga, nei
tagli ai servizi pubblici, nelle infrastrutture a pezzi, nella precarietà,
nell’ipoteca del futuro delle giovani generazioni.
La Palestina non solo è un laboratorio di colonialismo, violenza, società
fondate sull’ipercontrollo tecnologica e lo sfruttamento delle risorse ma anche
lo squarcio del velo sulla linea che i Governi non sono disposti a tollerare
quando le piazze iniziano a dire “non nel nostro nome”.
USB fa della solidarietà una pratica di lotta reale e rigetta al mittente
l’antica tecnica del divide et impera che mira a spaccare i movimenti.
Per queste ragioni siamo a fianco di tutti i multati e denunciati a Catania, tra
cui nostri dirigenti sindacali e attivisti, ai quali abbiamo già offerto piena
tutela legale: se toccano uno, toccano tutt3. Non ci faremo intimidire.
Dal fiume al mare la solidarietà non la cancellate.
Le nostre lotte valgono più dei vostri profitti.
Unione Sindacale di Base