Carriere in divisa di Assorienta in Piemonte: formazione per le Forze Armate nelle scuole
Siamo in Piemonte, in una scuola superiore di secondo grado, in cui ormai da
alcuni anni – in sede di orientamento in uscita – Assorienta propone un percorso
dedicato alle Carriere in divisa.
Gli studenti e le studentesse delle classi quinte e quarte hanno partecipato a
un incontro, tenuto da una formatrice del suddetto ente, nel quale sono state
presentate le carriere nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine.
L’intervento è stato impostato su una presentazione volutamente neutrale della
carriera in esame, paragonandola a qualunque altro tipo di scelta professionale.
La formatrice si è soffermata sui vantaggi immediati di una scelta di questo
tipo: immediata retribuzione (in un Paese in cui disoccupazione, precariato e
bassi redditi compromettono la possibilità di costruirsi un futuro per le
giovani generazioni), pagamento degli studi universitari da parte delle Forze
Armate o delle Forze dell’Ordine, prestigio sociale garantito da questa
carriera.
Le carriere in divisa si presentano come una “cornice” all’interno della quale
sembra che si possano compiere in modo più facile, protetto e sicuro percorsi di
studio più complicati da sostenere (per ragioni economiche soprattutto) in
ambito civile. La formatrice si sofferma poi sul fatto che la vita militare
consenta l’esperienza, che parrebbe preclusa da scelte di vita diverse, di “vita
di comunità”, imperniata sul “noi” anziché su un approccio individualistico:
questa affermazione appare però contraddittoria in quanto la scelta di una
carriera indivisa implica per altri versi la scelta di un percorso estremamente
selettivo, fin dai concorsi, presentati come prove di ingresso durissime sia dal
punto di vista delle conoscenze sia da quello della preparazione fisica sia,
infine, da quello dell’adeguatezza psicologica dei candidati.
La formatrice propone una breve “simulazione” del Minnesota Test: si tratta del
Minnesota Multiphasic Personality Inventory (MMPI), un questionario psicometrico
standardizzato usato per valutare la struttura della personalità e identificare
disturbi psicopatologici, utilizzato proprio per la selezione del personale in
mansioni che richiedano una particolare “stabilità emotiva”, che dovrebbe
garantire la propensione all’obbedienza agli ordini e al rispetto delle regole.
Appare davvero contraddittorio, senza scomodare don Lorenzo Milani, completare
un corso di studi superiore, una delle cui finalità sarebbe la costruzione di un
approccio critico, con un’attività di orientamento che sottolinei invece il
valore e l’importanza del conformismo e dell’obbedienza, “virtù” fondamentali
per abbracciare una carriera in divisa.
La formatrice intervalla il suo discorso con la presentazione di slides che non
evidenziano mai i momenti in cui il personale in divisa è in azione, né in
operazioni di guerra né nella gestione dell’ordine pubblico. Vengono invece
presentate immagini estremamente patinate, spesso riferite a cerimonie come la
consegna degli alamari ai Carabinieri o dello “spadino” ai cadetti delle
Accademie Militari.
Proprio rispetto alla vita in Accademia viene più volte ribadito il valore
dell’etichetta, che induce chi ascolta a una percezione parziale di ciò che è
“il mestiere delle armi”. E infatti non appaiono armi, non appare la guerra, che
non viene neanche lontanamente menzionata: vediamo scorrere foto di belle
ragazze e bei ragazzi impegnati nello studio o nello sport o in cerimonie in
alta uniforme o al limite in attività a contatto con la cittadinanza, tutte
attività volte alla normalizzazione della presenza delle divise nella vita
civile e in attività che non richiederebbero la presenza delle Forze Armate o
delle Forze dell’Ordine.
Un aspetto che nel corso della formazione viene più volte evidenziato è quello
di una vita in cui abbondano le possibilità di contatto con ambienti
“esclusivi”, a partire dalla residenza, per esempio, in edifici storici chiusi
alla cittadinanza (con buona pace del diritto alla fruizione dei beni
culturali), come nel caso dell’Accademia di Modena, che ha sede a Palazzo
Ducale.
Il tema dell’accesso a contesti socialmente elevati non è secondario nel
processo di militarizzazione della società, se si pensa che nello stesso periodo
in cui veniva proposta questa attività, presso la Reggia di Venaria si svolgeva,
come da consolidata tradizione, il Gran ballo delle debuttanti, in cui alcune
giovani selezionatissime fanno il loro ingresso in società accompagnate dagli
Allievi dell’Accademia Militare di Livorno (clicca qui per la notizia): ancora
il tema della bellezza, ancora immagini patinate, ancora alta uniforme (e anche,
potremmo sottolineare, una tradizione che conferma i più triti e ritriti
stereotipi di genere: per quale ragione non è previsto che un’Allieva donna
accompagni un debuttante uomo? Perché non ammettere coppie omosessuali?).
Un ulteriore elemento che rende discutibile la presentazione di Assorienta è il
fatto che il vero “lavoro” di chi sceglie una carriera in divisa non viene
praticamente mai né nominato né presentato nei suoi aspetti concreti, così come
nel caso delle Forze Armate risulta straniante che non venga mai fatto cenno
alla situazione internazionale, ai conflitti in corso, alla posizione e alle
alleanze dell’Italia. Vengono nominate en passant le missioni di pace e si
sottolinea come, nel rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, il ruolo
delle Forze Armate sia garantire la stabilità internazionale e la soluzione
pacifica dei conflitti “attraverso l’opera di organizzazioni internazionali come
l’ONU e la NATO” (sic!).
Sobbalziamo nel constatare che un errore che chi scrive ha spesso rilevato, come
commissari3 estern3, nel corso degli esami di Stato, possa essere stato
alimentato da una formazione volutamente ambigua, in cui la massima
organizzazione internazionale da statuto effettivamente impegnata (pur con i
risultati inadeguati che sono sotto gli occhi di tutti) nel tentativo di
mantenere pace e stabilità internazionale e favorire la cooperazione tra gli
Stati venga confusa con la più forte alleanza militare oggi esistente, la cui
esistenza è essa stessa fonte di instabilità e conflitti.
Ancora una volta, dunque, nonostante la ferma opposizione di alcun3 docent3,
un’attività di cui abbiamo rilevato le molteplici criticità è stata proposta
alle nostre studentesse e ai nostri studenti, esponendol3 a forme di propaganda
e manipolazione sempre più intense e capillari.
Invitiamo le lettrici e i lettori a segnalare all’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università tutti i casi in cui le carriere
in divisa vengono presentate, sia da parte di personale in divisa, sia da parte
di formatori di Assorienta o di altre agenzie, alle e ai nostr3 student3.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università