Extinction Rebellion blocca la convention della Difesa e dell’Aerospazio a Torino. “Difendere la Terra, non i confini”
Extinction Rebellion ha bloccato l’Aerospace and Defence Meeting, la convention
internazionale su aerospazio e difesa. Una trentina di persone si sono
incatenate ai cancelli, mentre tre di loro sono riuscite ad arrampicarsi su una
struttura dietro il Palazzo della Regione. Il movimento denuncia il
coinvolgimento delle aziende presenti nei conflitti globali e le profonde
responsabilità del Governo e della Regione nel sostenere un settore che causa
vittime e accelera il collasso climatico.
Questa mattina, a Torino, Extinction Rebellion ha bloccato la decima edizione
dell’Aerospace and Defence Meeting (ADM) all’Oval di Lingotto, una delle più
importanti business convention internazionali per l’industria aerospaziale e
della difesa. L’evento, che si svolge ogni due anni nella città piemontese, vede
infatti riunirsi aziende e istituzioni di livello internazionale nel campo della
difesa e dell’aerospazio, con l’obiettivo di “consolidare alleanze commerciali,
sviluppare tecnologie avanzate e promuovere partnership strategiche nel settore
militare”. Poco prima dell’apertura delle porte, un gruppo di circa 30 persone è
riuscito a entrare nel cortile della struttura, incatenarsi ai pali e ai
cancelli, esponendo striscioni con scritto “Difendere la Terra, non i confini” e
ostacolare quindi l’ingresso alla convention. Pochi minuti dopo, tre persone
sono riuscite a salire su un edificio dietro il Grattacielo della Regione, una
forma di protesta già messa in atto alla precedente edizione, nel novembre 2023,
e hanno appeso un enorme striscione con la scritta “Qui si finanziano guerra e
crisi climatica” (lo stesso che era stato sequestrato dalla polizia due anni fa
e poi dissequestrato dopo le archiviaizoni delle denunce e l’annullamento dei
fogli di via da parte del TAR).
“Blocchiamo nuovamente la più importante fiera italiana del settore bellico,
dove vengono strette partnership e firmati accordi tra molte delle aziende i cui
investimenti e profitti portano a perdita di vite umane e distruzione dei
territori” commenta Pietro di Extinction Rebellion. “Un evento immorale,
sostenuto dal Governo, dalla Regione e dal Comune di Torino, in aperto contrasto
con i nostri stessi valori costituzionali”. Nell’ultimo decennio, nonostante
secondo la Costituzione l’Italia dovrebbe “ripudiare la guerra”, la spesa
militare nazionale è aumentata di circa il 30%, a discapito di quelle in sanità,
istruzione e ambiente. La nuova legge di bilancio, inoltre, si appresta ad
essere votata entro la fine dell’anno e prevede un ulteriore aumento di circa 10
miliardi. “Molte delle aziende che sono qui dentro – come Leonardo, Thales, Avio
– sono alcune delle più grandi aziende produttrici di armi che stanno traendo
profitto dall’aggravarsi delle crisi globali” aggiunge ancora Pietro. Come
riporta l’ultimo report di Greenpeace, infatti, dal 2021 al 2024 le prime 15
aziende italiane produttrici di armi hanno raddoppiato i propri utili (+97%),
per un totale di 876 milioni di euro di maggiori profitti.
“Investire in armamenti come sta facendo il governo e sostenere eventi come
questo, in questo momento storico, significa condannare a morte intere
popolazioni, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’umanità, della terra e
delle altre specie viventi” commenta Rachele, una appesa sull’edificio dietro il
Grattacielo. È ormai noto, infatti, che vi è un legame profondo tra le attività
militari e l’aggravarsi della crisi ecoclimatica: il 5% delle emissioni
climalteranti totali è prodotto dagli eserciti di tutto il mondo e i territori
dove si combatte vengono compromessi per decenni a causa della distruzione e
della permanenza nei terreni e nelle falde acquifere delle sostanze tossiche
rilasciate durante i combattimento, perpetuando le sofferenze anche quando “un
cessate il fuoco” è stato dichiarato. A Gaza, infatti, dal 2023 sono scomparsi
il 97% delle colture arboree, il 95% degli arbusti, l’82% delle colture annuali,
facendo collassare il sistema agricolo. L’acqua è contaminata da munizioni e
liquami. Sessantuno milioni di tonnellate di detriti aspettano di essere
rimossi, prima che la contaminazione diventi irreversibile. E in novembre, al
Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP
(il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) ha chiesto con forza di
riconoscere l’ecocidio come crimine internazionale, al pari dei crimini di
guerra e contro l’umanità.
“Viviamo un momento cruciale”, ha aggiunto Rachele. “Le scelte che facciamo oggi
determineranno la vita delle prossime generazioni. È ora di smettere di
investire nella militarizzazione e nella devastazione della Terra, e iniziare a
costruire un futuro di pace, giustizia climatica e giustizia sociale”.
Extinction Rebellion