Una petizione regionale per il boicottaggio di Israele
Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Fulvia Fabbri, attivista per i
diritti umani.
Una rete di oltre 30 realtà nazionali ed emiliano romagnole hanno lanciato in
occasione delle manifestazioni di protesta per il proseguo del genocidio in
Palestina, una petizione indirizzata alla Regione Emilia Romagna per chiedere
“il boicottaggio di Israele nei settori in cui la Regione può avere voce in
capitolo. Porti, fiere, appalti con ditte israeliane, progetto Eris a Forlì e
progetti militari nelle scuole” .
Tra i sottoscrittori del documento, che verrà proposto, nei prossimi mesi, per
la firma dei cittadini e cittadine che risiedono in regione, figurano
Mediterranea Saving Humans e i Giovani Palestinesi di Italia, assieme alle tante
realtà associative, che in questi due anni di guerra e di genocidio hanno
animato il movimento di protesta dal basso nelle rispettive realtà territoriali.
Per citarne alcuni, Faenza per la Palestina, Mercoledì per la Palestina, Fronte
Comune, a Faenza; Collettivo La Comune, Ravenna in Comune, SGB Ravenna,
Resistenza Popolare, Students for Palestine, a Ravenna; Mani Rosse Antirazziste,
Centro Pace, Forlì Città Aperta, Docenti per Gaza, Collettivo studentesco, a
Forlì; Sanitari per Gaza, nelle varie province romagnole; Rimini4Gaza, Assopace
Palestina, a Rimini, Fondamenta e AVS Cesena, a Cesena, Coordinamento Paradiso e
Arci Rastignano a Bologna; AVS di Formigine Modena.
Il documento condiviso da queste realtà individua alcuni ambiti problematici per
la Regione Emilia Romagna, rispetto alle relazioni di natura commerciale, di
ricerca e produzione che avvengono in regione con aziende israeliane e/o con
aziende che sono in partenariato con Israele, oppure ambiti nei quali ancora non
si configura da parte della Regione stessa un monitoraggio e un controllo
efficace che interrompa il commercio di armi verso questo paese accusato dagli
organismi internazionali di praticare in modo sistematico attività genocidarie.
Preoccupa il tema del contratto in scadenza con l’industria farmaceutica Teva,
che nella regione sta distribuendo i farmaci generici: il Contratto è in
scadenza a fine anno, quali scelte saranno fatte dai nostri amministratori
regionali?
Preoccupa inoltre la presenza di aziende israeliane nelle manifestazioni
fieristiche regionali, come viene mostrato da un recente dossier sulla fiera
“Ecomondo” di Rimini, nella quale su 1800 aziende il 9 % intrattiene rapporti
commerciali con Israele e 42 di queste intrattiene scambi di tecnologia militare
.
La Regione Emilia Romagna ha, inoltre, una quota in Sapir, relativamente alla
gestione del Porto di Ravenna.
Le recenti indagini giornalistiche hanno dimostrato che da questo porto passano
quotidianamente carichi di armi e/o componenti per armamento, nonché prodotti
che possono servire da micce per bombe altamente distruttive: si chiede
l’istituzione di un osservatorio permanente con cittadini e istituzioni, sul
traffico di armi, che sia preventivamente informato su ogni passaggio di armi o
“dual use” nel porto di Ravenna, nel rispetto della legge 185/90.
Vengono inoltre denunciati progetti che vedono coinvolte aziende che fanno
ricerca e produzione in ambito militare: il progetto Eris (Emilia Romagna in
Space), guidato da Thales Alenia, joint venture tra Leonardo Spa, fornitore di
armi a Israele, e la francese Thales, undicesimo produttore di armi globale, con
collaborazioni con una lunga filiera di aziende emiliano romagnole.
Il progetto incassa il sostegno del Comune di Forlì, dove sorgerà il polo
tecnologico per la produzione di antenne satellitari dual use, e della stessa
Regione Emilia Romagna .
Il progetto Undersec, finanziato con fondi europei del Programma Horizon che
riguarda l’implementazione di tecnologie per la sicurezza marina e sottomarina,
con la partecipazione del il Ministero della Difesa israeliano, il colosso
Rafael Advanced System e l’Università di Tel Aviv.
L’Italia partecipa con l’Autorità portuale di Ravenna, la Fondazione Issnova di
Napoli e l’azienda marchigiana Cnt Technologies.
I sottoscrittori della petizione – e tutti coloro che la firmeranno – chiedono
l’interruzione di questi progetti, il monitoraggio puntuale di quello che accade
al porto di Ravenna, l’urgente avvio di azioni di controllo delle attività delle
aziende italiane o estere con cui si intraprendono rapporti di fornitura, sulla
base della legislazione degli appalti etici, che l’Assemblea regionale ha
approvato l’11 Giugno 2024, che impegna la Giunta e gli enti controllati dalla
Regione ad adottare i principi e la modalità degli appalti pubblici etici, al
fine di tenere conto di eventuali violazioni dei diritti umani e/o del diritto
internazionale da parte delle imprese, così da escluderle in fase di valutazione
delle loro offerte in risposta ai bandi regionali.
Una coscienza civile diffusa nella regione, condivisa anche da tanti Consigli
Comunali che dal 2024 ad oggi hanno approvato mozioni a favore del
riconoscimento dello Stato di Palestina e appelli per il cessate il fuoco a
Gaza, per l’accesso degli aiuti umanitari, per la fine dell’occupazione illegale
in Cisgiordania.
Insomma dalla società civile si chiede che alle parole seguano i fatti, agli
impegni presi con l’approvazione di proprie normative regionali alle azioni
concrete.
Da una Regione, che per bocca del proprio Presidente, il 31 Maggio scorso,
dichiara la sospensione delle relazioni istituzionali con Israele, ci si aspetta
coerenza e non complicità.
Redazione Bologna