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Trasparenza e ricerca pubblica: perché oltre 10.000 cittadini chiedono di fermare la nomina del Prof. Bassetti
Esiste un principio semplice, scolpito nella nostra Costituzione e nel senso comune: chi esercita una funzione pubblica deve essere libero da qualsiasi condizionamento privato. È su questo principio – non su una polemica personale – che si fonda l’iniziativa del Comitato di Scopo per la Tutela della Salute Pubblica, che nelle scorse ore ha inviato una richiesta formale di revoca della nomina del Prof. Matteo Bassetti a Presidente del nuovo Gruppo di lavoro del Ministero dell’Università e della Ricerca. La lettera ufficiale, protocollata via PEC alla Ministra Anna Maria Bernini e al Ministro della Salute, documenta con precisione gli elementi di criticità che rendono questa nomina incompatibile con i criteri di imparzialità, indipendenza e trasparenza che devono governare l’uso delle risorse pubbliche. Un caso che non ha bisogno di interpretazioni, ma di chiarezza Durante l’audizione alla Commissione parlamentare COVID del 17 novembre 2025, il Prof. Bassetti ha dichiarato che la collaborazione economica con aziende farmaceutiche rappresenta “una delle parti del mio lavoro”. Quella frase – riportata senza alcuna manipolazione – configura ciò che le norme chiamano conflitto d’interesse strutturale. E non è l’unico elemento che desta preoccupazione: * le segnalazioni ufficiali dell’Associazione Liberi Specializzandi sulla gestione della Scuola di Specializzazione diretta dal Professore, con carenze di tutoraggio e supervisione; * la condanna civile del Tribunale di Genova (2023) per dichiarazioni ritenute offensive e prive di fondamento scientifico. Non si tratta di giudizi soggettivi. Si tratta di atti, dichiarazioni e provvedimenti ufficiali. Per questo motivo, affidare a questa figura la valutazione, la selezione e l’assegnazione di risorse pubbliche nell’ambito della ricerca non è solo inopportuno: è pericoloso per la credibilità delle istituzioni. Una mobilitazione civile: oltre 10.000 firme in pochi giorni Mentre la stampa mainstream ha scelto – almeno finora – di ignorare la questione, i cittadini hanno risposto in massa. La petizione lanciata parallelamente alla lettera ufficiale ha superato le 10.000 adesioni in pochissime ore, segno di una sensibilità diffusa per il tema dell’indipendenza della ricerca pubblica. QUI puoi firmare la Petizione ufficiale. L’adesione non riguarda appartenenze politiche. Non riguarda simpatie o antipatie personali. Riguarda una cosa sola: la difesa dell’interesse pubblico. La posta in gioco è molto più grande di un nome: ciò che è in discussione non è il curriculum di un singolo professionista, ma il modello di governo della ricerca e della formazione medica in Italia. Un modello che deve essere: * trasparente, * indipendente, * immune da condizionamenti economici privati, * coerente con i principi costituzionali di imparzialità e onore. Per questo, nella lettera ufficiale il Comitato chiede non solo la revoca della nomina, ma anche: 1. la pubblicazione obbligatoria dei conflitti di interesse di tutti i membri delle commissioni ministeriali; 2. criteri di esclusione automatica per chi intrattiene rapporti economici continuativi con aziende del settore oggetto delle valutazioni. Non si tratta di richieste radicali, sono standard internazionali. Restituire credibilità alle istituzioni Se vogliamo ricostruire fiducia nella scienza, nelle università e nelle istituzioni, dobbiamo iniziare da qui: eliminare ogni possibile dubbio sulla trasparenza di chi decide come vengono spesi i soldi pubblici per la ricerca. La scienza deve essere indipendente. Le istituzioni devono essere credibili. Le decisioni pubbliche devono essere imparziali. È questo che chiedono i firmatari della petizione, è questo che ribadiamo in questa iniziativa, è questo che dovrebbe pretendere chiunque abbia a cuore la qualità e la dignità del nostro sistema di ricerca. AsSIS