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Brescia, Valle Sabbia nel cuore dell’uccellagione: viaggio dentro un sistema illegale
In una zona di campagna apparentemente tranquilla, tra un giardino curato e un terreno agricolo della bassa Valle Sabbia, si nascondeva un meccanismo ben più complesso di quanto l’occhio potesse cogliere. Un sistema di cattura illegale di uccelli, ben strutturato, che i Carabinieri Forestali del Nucleo di Gavardo hanno riportato alla luce dopo un’operazione di bonifica durata ore. A finire al centro delle indagini è un uomo di 79 anni, allevatore iscritto alla Federazione Ornicoltori Italiani. Una figura che, almeno sulla carta, appartiene al mondo dell’ornitologia ufficiale e regolamentata. Ma tra le pertinenze della sua abitazione e il terreno antistante i militari hanno scoperto ben quattro siti di uccellagione: installazioni nascoste con cura, mimetizzate tra vegetazione e strutture domestiche, progettate per attirare e catturare piccola fauna selvatica. Non si trattava di trappole improvvisate. In ogni punto erano presenti reti tese e richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, dispositivi capaci di riprodurre canti e versi per attirare gli uccelli in volo. Una tecnologia che, nelle mani di bracconieri esperti, diventa un mezzo micidiale: non seleziona, non distingue specie protette da altre, richiama indiscriminatamente tutto ciò che sorvola l’area. Durante il sopralluogo i Forestali hanno trovato anche la parte più evidente del danno: venti uccelli imprigionati, incapaci di liberarsi dalle reti o costretti in gabbie come richiami vivi. Pettirossi, capinere, passere scopaiole. Specie che popolano boschi e giardini, e che ogni anno finiscono nelle maglie dell’uccellagione clandestina, alimentando un mercato grigio ancora radicato in alcune aree del Nord Italia. Il bilancio dell’operazione è imponente: sequestrate 27 reti — dieci delle quali già in uso e distribuite su circa 120 metri di lunghezza — oltre a 37 trappole a scatto “SEP” e 80 anellini identificativi. Piccoli dettagli che compongono un mosaico ben preciso: un’attività di prelievo non occasionale, ma organizzata e sistematica. Al 79enne è stata contestata la cattura indiscriminata di fauna selvatica mediante mezzi non selettivi, un reato che colpisce direttamente il patrimonio faunistico dello Stato. Le sue responsabilità dovranno ora essere accertate in sede giudiziaria, nel rispetto della presunzione di innocenza. Ma l’indagine apre uno squarcio su un fenomeno che continua a riaffiorare, nonostante anni di controlli e campagne di sensibilizzazione. Per i Carabinieri Forestali si tratta dell’ennesima conferma: l’uccellagione, sebbene proibita da decenni, sopravvive grazie a pratiche consolidate e a una domanda che non si è mai spenta del tutto. E ogni episodio come questo è un monito sulla fragilità del patrimonio naturale e sulla determinazione necessaria per difenderlo.   Simona Duci