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Autodeterminazione e qualità della vita: a Bassano Bresciano il primo incontro del ciclo “Percorsi di vita e diritti” promosso da Ambito 9 e Ambito 7
Si è aperto ieri, martedì 25 novembre, presso l’Auditorium di Bassano Bresciano, il ciclo di incontri “Percorsi di vita e diritti”, una proposta culturale e territoriale condivisa tra Ambito 9 e Ambito 7 dedicata ai temi dell’autodeterminazione, del diritto di scelta e dei percorsi di vita delle persone con disabilità. Un appuntamento molto partecipato, che ha dato avvio a un percorso che proseguirà fino al 2 dicembre e che già guarda al 2026 con l’obiettivo di creare spazi pubblici di confronto aperti, accessibili e capaci di far dialogare famiglie, operatori e cittadinanza. Ad aprire la serata, il saluto del Sindaco di Bassano Bresciano, Michele Sbaraini, che ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione: «Il nostro Comune è molto sensibile al tema della disabilità. Abbiamo accolto con convinzione l’invito dei due Ambiti, certi dell’importanza di promuovere momenti come questo, utili all’intera comunità». Protagoniste dell’incontro tre voci del territorio: Ivana Ferrazzoli (vice presidente – Associazione Insieme), dottoressa Virna Barbieri (responsabile area disabilità – Cooperativa Il Gabbiano) e la dottoressa Roberta Ravelli (Assistente Sociale di Ambito 9). Autodeterminazione: che cosa significa davvero? La prima domanda ha aperto un confronto intenso. «L’autodeterminazione non è un concetto astratto, ma un percorso che si costruisce», ha spiegato la dottoressa Virna Barbieri. «È scelta, ascolto, paura, adultità. È un diritto inalienabile riconosciuto dalle norme e non richiede un livello cognitivo elevato: appartiene a tutti. Per questo dobbiamo creare contesti in cui ogni persona possa scegliere». La dottoressa Roberta Ravelli ha aggiunto il ruolo delle comunità: «Abbiamo un potenziale enorme: istituzioni, cittadini e servizi possono rendere la scelta una possibilità concreta. Il contesto deve adattarsi alla persona, non il contrario. Non parliamo di utenti, parliamo di persone: sembra banale, ma cambia tutto». Ivana Ferrazzoli ha portato lo sguardo della quotidianità: «Autodeterminarsi significa anche decidere quando alzarsi o andare a letto. Spesso le rigidità dei servizi lo impediscono. È una responsabilità che si impara e che coinvolge tutti: famiglie, operatori, comunità. Nessuno è estraneo al tema: l’autodeterminazione riguarda ogni età e ogni fragilità». Dal proteggere al permettere: un passaggio possibile? La seconda domanda ha toccato il nodo più delicato: come permettere senza rinunciare alla tutela. «Il primo passo è culturale», ha ribadito Barbieri. «Proteggere a volte significa proteggere noi stessi dalle nostre paure. Ma il rischio fa parte della libertà. Possiamo creare condizioni di sicurezza, non annullare la possibilità di sperimentare». Per Ravelli, la chiave è il lavoro condiviso: «La solitudine — delle famiglie o degli operatori — spinge verso strade note, più controllabili. Servono luoghi in cui condividere responsabilità e accettare l’errore come parte del percorso». Ferrazzoli ha evidenziato la centralità delle relazioni: «Le relazioni fanno crescere la capacità di scegliere. Come Associazione Insieme, da 30 anni promuoviamo gruppi di auto mutuo aiuto che sono veri laboratori. È lì che si superano barriere, stereotipi e paure reciproche». Il passo più urgente Nella domanda conclusiva, Barbieri ha indicato la priorità: «Serve un linguaggio nuovo, condiviso. La centralità della persona non è uno slogan: è un modo di guardare, di lavorare, di progettare insieme». Carlotta Bragadina, Presidente dell’Assemblea dei Sindaci di Ambito 9, ha voluto sottolineare la portata culturale e politica dell’incontro: «Quando parliamo di autodeterminazione non affrontiamo un tema “di settore”, ma una questione che riguarda la dignità umana nel suo nucleo più profondo. Ogni persona deve poter esercitare il diritto di scegliere la propria vita, e questo richiede comunità capaci di mettersi in discussione, amministrazioni pronte a sostenere percorsi innovativi e servizi che sappiano uscire dai propri confini tradizionali. L’incontro di ieri ha mostrato con chiarezza che la qualità della vita non è un risultato individuale, ma un’opera collettiva: si costruisce insieme, passo dopo passo, assumendo la responsabilità di non lasciare indietro nessuno. Come Assemblea dei Sindaci sosteniamo convintamente questo percorso, perché una comunità che permette a tutti di autodeterminarsi è una comunità più giusta, più forte e più consapevole». Una partecipazione viva e un impegno che continua Molte le domande del pubblico, segno della necessità di affrontare apertamente questi temi. In chiusura, la direttrice di Ambito 9, Claudia Pedercini, ha confermato che il percorso continuerà: «Questa è solo la prima tappa. Nei prossimi mesi porteremo gli incontri in diversi Comuni dell’Ambito, con format diversi e con l’obiettivo di raggiungere sempre più persone. L’autodeterminazione non è un tema per pochi: è un diritto che riguarda tutti». Ufficio Stampa – Ambito 9 Bassa Bresciana Redazione Sebino Franciacorta