Gruppo per i diritti: Israele intensifica il rapimento di donne e ragazze palestinesi con il pretesto dell’“istigazione sui social media”
Palestina occupata – PressTv. Un’organizzazione palestinese per i diritti umani
ha avvertito che, nelle ultime settimane, le forze di occupazione israeliane
hanno notevolmente intensificato la loro campagna di rapimenti contro donne e
ragazze palestinesi con l’accusa di “istigazione sui social media”.
Il Centro Palestinese per la Difesa dei Prigionieri, in una dichiarazione
rilasciata lunedì, ha descritto la misura come un apparente tentativo di
reprimere le voci che denunciano le azioni israeliane.
Ha aggiunto che oltre 600 donne sono state detenute dall’inizio della guerra a
Gaza, nell’ottobre 2023.
Il centro ha sottolineato che 48 donne rimangono attualmente sotto custodia
israeliana, con più di 40 detenute con l’accusa di istigazione digitale. Tra
loro, dodici sono trattenute in detenzione amministrativa senza processo.
Il gruppo per i diritti ha riportato che le persone prese di mira erano madri di
combattenti della resistenza, attiviste sociali e studentesse universitarie. Le
autorità israeliane hanno citato post sui social media che documentavano le loro
azioni o mostravano immagini di martiri come giustificazione per classificare
tali contenuti come istigazione.
Le detenzioni sono avvenute durante aggressive operazioni notturne,
caratterizzate da incursioni nelle case, danni alle proprietà, ammanettamento e
bendaggio delle detenute, seguiti dal loro trasporto in condizioni umilianti con
veicoli militari.
Il rapporto ha rivelato che le donne incarcerate nella prigione di Damon
sopportano gravi difficoltà, come cibo insufficiente, sorveglianza continua
tramite telecamere, mancanza di cure mediche, controlli di sicurezza degradanti
e brutali attacchi da parte di unità speciali, che includono percosse, gas,
ammanettamento e l’ulteriore umiliazione di essere filmate.
Il centro ha inoltre riportato il rapimento di diverse adolescenti con accuse
simili, citando i nomi di Sally Sadaqa e Hanaa Hammad.
Ha menzionato anche il caso di Tahani Abu Samhan, rapita mentre era incinta e
che ha perfino partorito durante la sua detenzione. Inoltre, ha richiamato
l’attenzione sul caso di Fidaa Assaf, una paziente oncologica privata di cure
mediche adeguate.
Il Centro Palestinese per la Difesa dei Prigionieri ha sottolineato che queste
violazioni rappresentano una preoccupante intensificazione degli attacchi contro
donne e ragazze, come parte di più ampi sforzi per sradicare la popolazione
palestinese.
Tali azioni violano apertamente il diritto internazionale stabilito per
proteggere le donne in contesti di conflitto, ha osservato.
Il centro ha evidenziato l’urgente necessità del rilascio di tutte le detenute e
della cessazione delle detenzioni legate a opinioni personali o attività online.
Ha invitato le organizzazioni internazionali a intensificare gli sforzi,
assumersi le proprie responsabilità e garantire che Israele sia ritenuto
responsabile delle continue violazioni contro le donne palestinesi.