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La destra strumentalizza il caso della famiglia naturalista in Abruzzo. Cosa è l’ecofascismo?
In questi giorni come Pressenza Italia abbia pubblicato diversi articoli (1) in sostegno alla causa della famiglia che vive nel bosco in Abruzzo poichè rappresenta un modello alternativo umano, pedagogico, ecologico di vita  da cui dovremmo prendere esempio o almeno ispirarci. Un modello che andrebbe almeno giudicato per quello che è: una scelta di vita in consapevolezza, felicità e armonia con la Natura che non sta violando nessuna legge. Un modello che ha imposizioni esterne dovrebbe essere studiato e non criminalizzato. Importante è stato il sostegno della popolazione vicina, che ha solidarizzato con la famiglia, trovando necessario porsi delle domande sulla vergognosa situazione, che non è tanto originata dai giudici, ma ha un’origine sistemica: ha origine nella mentalità e nelle contraddizioni delle nostra società. Una società sempre più autoritaria e repressiva in nome dell’emergenza ha eroso, erode e sta erodendo i diritti fondamentali, le nostre libertà costituzionali e la nostra liberta di scelta in termini di vita, educazione, salute e cura. L’attrice Barbara Mugnai, attivista antispecista ed ecologista ha dichiarato sulle sue pagine social: “Credo che dovremmo mobilitarci in massa; non è in gioco solo la felicità di cinque persone e il trauma per tre bambini (che di per sé sarebbe già un’enormità), ma la libera scelta di ognuno di vivere come in coscienza crede sia meglio, senza arrecare danno a niente e a nessuno, se non al sistema che pretende di decidere per noi.” Nonostante tutte queste considerazioni e commenti leciti ed importanti, è interessante capire come la vicenda, già complessa sul piano tecnico, sia diventata rapidamente e in modo inaspettato materia politica. Inaspettato perchè a parlare per primi, per politicizzare la vicenda, non sono stati movimenti sociali e di base, ma bensì due politici di destra. Il primo a intervenire è stato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio che ha dichiarato senza mezzi termini: “Strappare un bambino alla famiglia è un atto doloroso e grave. Dobbiamo approfondire. È prematuro esprimersi sulla procedura, ma ci saranno accertamenti profondi”. Più duro il vicepremier Matteo Salvini, che definisce il caso “un sequestro di tre bimbi tolti alla madre e al padre in maniera indegna, preoccupante, pericolosa e vergognosa”. Il leader della Lega annuncia una visita in Abruzzo e torna ad attaccare: “Giudici e assistenti sociali non rompano le scatole. Questa storia conferma che serve una riforma profonda della giustizia”. Parole forti che hanno rimarcato quanto Salvini stesso aveva detto il 21 novembre: “Mi ripropongo, non da ministro ma da genitore, da padre e da italiano, di seguire direttamente la vicenda (della famiglia che vive in una casa nel bosco nella provincia di Chieti, ndr) e se serve, di andare sul posto perché ritengo vergognoso che lo Stato si occupi di entrare nel merito dell’educazione privata, delle scelte di vita personali di due genitori che hanno trovato nell’Italia un paese ospitale e che invece gli ruba i bambini”. Così il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini commentando il provvedimento del tribunale dei minori dell’Aquila sul trasferimento dei bambini in una comunità dove potranno stare con la madre. “Mi sembra una scelta vergognosa, assurda, pericolosa per la salute dei bambini. Abbiamo già chiesto come Lega chiarimenti al ministro della Giustizia”, ha poi detto. “Farò di tutto, se serve anche andando sul posto per riportare a casa quei bambini”. Come si può notare dalle affermazioni, sembra quasi che sia Nordio sia Salvini ignorino come funzionino le procedure del Servizio Sociale. Nessun assistente sociale può allontanare un bambino di propria iniziativa, ma semmai segnala alla Procura della Repubblica, cioè a un Pubblico Ministero, che ravvisa situazioni di disagio per quel o quei bambini. Il PM a sua volta si rivolge al Tribunale per i Minorenni, che è un organo collegiale, composto da due giudici togati (professionali) e due giudici onorari esperti (in genere in psicologia o pedagogia). Il TM può sollevare i genitori dalla responsabilità genitoriale e nominare un curatore speciale (un avvocato, per es.) perché prenda decisioni in vece dei genitori. La famiglia di Palmoli, in tutto ciò, è difesa da un avvocato ed è stata visitata dalla garante per l’infanzia. Certo, pur di contestualizzare, Salvini e Nordio preferiscono cavalcare la retorica tossica secondo cui lo Stato avrebbe un atteggiamento “mangiabambini”, sparando a zero sugli assistenti sociali che “portano via i bambini ai genitori sbagliati”. Preferiscono fare di tutta l’erba un fascio per mascherare il fascio. Ma perchè due politici di destra come Nordio e Salvini, che normalmente odierebbero lo stile di vita naturalistico e hippie, si trovano a difenderli a spada tratta. Non si tratta di buonsenso, di umanesimo, di credenza in altre modelli educativi e pedagogici, ne tantomento di asserzione a stili di vita ecologici anti-conformisti e anti-consumisti. Si tratta di comunicazione politica, o meglio di propaganda. Come ha fatto notare la storica Claudia Cernigoi – esperta del legame tra neofascismo e esoterismo – il “mito della bellezza ambientale”, di “vivere nel bosco” e il “mito del buon selvaggio” sono da sempre attrazione ideologica dell’estrema destra. Come ha scritto la Cernigoi, basta navigare nelle pagine di storici militanti fascisti – “quelli che menavano le mani per conto di Avanguardia Nazionale, che aggredivano Pasolini chiamandolo “Paola”, di uno di quei fasci che secondo Angelo Izzo (che va preso per le pinze, ovviamente) sarebbe stato un “magister” della Rosa Rossa: nella pagina di Serafino Di Luia, insomma” –  per trovare uno slancio di solidarietà nei confronti della famiglia australiana che ha riscoperto il “bosco”, il bosco che fa anche parte dei vari simbolismi fatti propri degli ambienti esoterici nazisti e neonazisti. In Europa come negli Stati Uniti, l’estrema destra si appropria dei fondamentali dell’ecologia per giustificare i suoi discorsi politici identitari e nazionalisti. L’ecofascismo è dunque già una realtà. Il legame tra l’arcipelago delle destre radicali e la difesa dell’ambiente non ha nulla di evidente, ma esiste, è pericolosamente vitale e porta con sé minacce culturali, sociali e politiche. Non potendo piú negare il cambiamento climatico, oggi l’estrema destra sta mutando strategia per conservare la sua identità: legge strumentalmente la crisi ambientale come risultato dei flussi migratori dal Sud del mondo e torna a proporre in forma nuova il suo violento armamentario ideologico fatto di strani complotti, xenofobia e razzismo. A parlare di questo tema vi è l’interessante libro di Francesca Santolini: “Ecofascisti. Estrema destra e ambiente”. I regimi del passato, in particolare quello fascista e quello nazista, hanno strumentalizzato il concetto di territorio, terra e ambiente per ricalcare il valore delle razza e della patria. In particolare la propaganda fascista ha completamente distorto i concetti di ruralità e bonifica, applicando al primo, all’Italiano Rurale, la figura della persona legata alla sua patria, lavoratore obbediente, amante della tradizione. Una storia completamente falsata, poiché è stato in primis il fascismo ad italianizzare le zone rurali e le sue culture e ha creato un proletario agricolo predando le piccole comunità appenniniche-montane. Il concetto di bonifica e di modifica del territorio è stato un leitmotiv della propaganda: la nazione che cambia grazie all’immolazione dei suoi gloriosi lavoratori. Una storia che nasconde i morti di malaria e di fatica nelle zone paludose d’Italia. L’ecofascismo vede nei ‘diversi’ una minaccia per la Patria (vista come “etno-stato”), il “corpo bianco” e l’ambiente, o meglio, le minoranze etniche sono una minaccia che va arginata per il “bene dell’ambiente”. Una matrice fortemente razzista, che riecheggia quelle brutte pagine della storia e della scienza in cui si parlava di “geografia della razza”, di “caratteristiche biologiche della razza”, di “frenologia”, di “classificazione delle razze” come riportate nell’Atlante De Agostini pubblicato nel 1894. Periodo in cui la stessa scienza era razzista e serviva per fomentare fenomeni politici come il darwinismo sociale volti a giustificare le guerre e il colonialismo. Anche oggi i movimenti di estrema destra in tutto il mondo riprendono istanze animaliste e ambientaliste per accaparrarsi un po’ di visibilità, strumentalizzando e distorcendo in maniera schizofrenica le questioni legate anche all’ecologia profonda. L’ecofascismo affonda le sue radici in un passato abbastanza inquietante, il proto-nazismo che aveva trovato consenso in alcune comunità come gli Artamani, “protettori della zolla”, un movimento rurale fondato nel 1926 con l’obiettivo di creare un’élite völkisch, germanica e antisemita in piena campagna, lontana dalla liberale Repubblica di Weimar, con il fine di rendersi autosufficienti e di prepararsi al Terzo Reich. La loro vita trovava fondamento nell’esoterismo (che venne ripreso negli anni Settanta dai movimenti dell’estrema destra spiritualista e dalle loro scuole di riferimento come Orion) e nel “ritorno alla terra” abbinato all’odio xenofobo. Ne fecero parte gerarchi delle SS del calibro di Heinrich Himmler, famoso per la passione esoterica, e il futuro comandante di Auschwitz Rudolf Höss. D’altronde il motto nazista “Blut und Boden”, ovvero “sangue e suolo”, evoca un collegamento diretto tra un gruppo etnico e il territorio. Negli anni Settanta vengono fondati i Gruppi Ricerca Ecologica (GRE) per il volere del biologo Alessandro Di Pietro, legato al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI). Furono il primo esempio in Italia di ambientalismo “di estrema destra”, nato attorno ai Campi Hobbit, manifestazioni giovanili d’estrema destra tenutasi fra il 1977 ed il 1981. Per molti ecofascisti, infatti, l’umanità sarebbe sì un parassita della Natura, ma il disastro ecologico sarebbe “una minaccia all’integrità razziale”. Non a caso l’ecofascista rigetta i diritti umani, avendo come fine riorganizzare la società secondo principi autoritari. Se l’intento di Salvini era cavalcare, a livello simbolico, la vicenda della famiglia nel bosco per il suo rimando rurale e naturalistico, ha sbagliato di grosso, sottolineando ancora una volta la grande ipocrisia. Mi chiedo come avrebbe potuto reagire Salvini se, al posto della famiglia anglo-australiana, ci fosse stata una famiglia camerunense a vivere in una casetta nel bosco. Molto probabilmente sarebbe stato il primo ad esporsi in modo favorevole sul “sequestro dei figli”. Per concludere, bisogna però essere chiari. La famiglia nel bosco di Palmoli non ha bisogno di politicizzazioni e strumentalizzazione dalla nostra destra nostrana, perchè già ha dato esempio di umanità, accoglienza ed ecologia. Il loro stile di vita è un’antidoto a lasciarsi alle spalle queste propagande assurde, facendoci riflettere su come la nostra società industriale di massa sia di per sè un cancro. In molti sono concordi sul fatto che vi sia una forma ancor più silenziosa e strisciante di ecofascismo, ossia il capitalismo green perpetrato dallo Stato, ma anche da gruppi “ambientalisti” di stampo neoliberale che credono in una gestione totalmente tecno-scientifica di quella che proclamano “emergenza climatica”, imponendo in modo fortemente autoritari quelle che i movimenti ecologisti, contadini, indigeni e terzomondisti da anni condannano come false soluzioni tecnocratiche alla crisi climatica. Già il termine “emergenza” e il modello di gestione che crea, spianano la strada a interventi autoritari e di delega allo Stato. La tecnofilia dominante rischia di andare ad ostacolare le pratiche ecologiche di autoproduzione e intervento collettivo sui territori, minacciando i legami simbiotici tra essere umani e Vivente.   (1) https://www.pressenza.com/it/2025/11/liberta-educativa-cura-ed-autodeterminazione-possono-salvarci-dal-vuoto-pedagogico-della-societa-consumista/ > Sto dalla parte della famiglia nel bosco, di Carlo Cuppini > I figli sono proprietà di uno Stato opprimente lontano dalla gente > “Non è isolamento, è libertà”. La vita della famiglia che vive nel bosco in > Abruzzo raccontata da dentro   Ulteriori informazioni: > Lo specismo non è un’isola: antispecismo, animalismo e fascismo Dossier “CONOSCERLI PER ISOLARLI, ISOLARLI PER ELIMINARLI. La destra, più o meno estrema, in ambito ecologista e animalista in Italia”. Dossier “Antispecisti di destra?” https://radioblackout.org/podcast/ecofascismo-e-autoritarismo-ambientalista/ https://www.rivoluzioneanarchica.it/ecofascismo-e-fascioecologismo-difendere-lambiente-per-difendere-la-razza-pura/ https://gognablog.sherpa-gate.com/la-trappola-dellecofascismo/ https://www.lifegate.it/ecofascisti-santolini https://www.archiginnasio.it/objects/ecofascisti-estrema-destra-e-ambiente   > Eco-fascismo: cancellare la storia per gli interessi dei potenti Lorenzo Poli