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Altro che vergine infantile e fragile
-------------------------------------------------------------------------------- unsplash.com -------------------------------------------------------------------------------- Teresa Forcades da molti anni apre crepe nella relazione tra libertà e fede. Monaca benedettina catalana, medico, teologa femminista, nel suo ultimo libro, Queer Mary (Castelvecchi), propone una lettura teologica e biblica di Maria di Nazareth che ribalta molti stereotipi secolari. Ragionando sul futuro dell’esperienza cristiana, invece di partire da Maria madre fedele e paziente rimette al centro il Magnificat, il cantico raccolto nel Vangelo di Luca con il quale la giovane donna palestinese ringrazia Dio perché si schiera con il popolo oppresso: “rovescia i potenti dai troni”, “esalta gli umili”, “lascia i ricchi a mani vuote”. La gioia del suo canto non è solo per sé, ma per tutto il popolo. Una voce potente: del resto, anche se la tradizione cattolica, fortemente intrisa ancora oggi di patriarcato, si è inventata e ha esaltato Maria donna silenziosa, spiega Forcades, se si prendono in considerazione il numero di parole pronunciate, solo Giovanni Battista e Zaccaria superano Maria, se si prendono in considerazioni le azioni compiute, è invece superata solo da Pietro. A Maria è successo quel che accade a molte donne: “le sue parole sono sottovalutate…”. C’è un altro momento molto significativo in cui Maria prende parola, quando insieme a Giuseppe ritrova il giovanissimo Gesù discutere al tempio. In pubblico sarebbe dovuto intervenire soltanto il padre, invece Maria agisce senza dipendere dall’uomo: “Giuseppe non è affatto annullato, ma è dislocato rispetto al posto di dominio”. In realtà tutto il messaggio cristiano, osserva la teologa femminista, è un invito a non considerare il maschile o il femminile più importante dell’altro. La monaca benedettina parla di “de-essenzializzare il binarismo sessuale”. In questo orizzonte, l’interazione tra lo Spirito Santo e Maria non è tra un principio maschile e un principio femminile, ma l’interazione di due libere volontà, quella di Dio e quella di Maria. Insomma, abbracciare il cristianesimo è vivere in pieno la nostra umanità e scoprire una chiamata alla queerness che non esclude mai nessuno. Altro che vergine infantile e fragile, come viene ancora oggi per lo più rappresentata Maria. Non solo: il concepimento senza peccato originale, secondo Forcades, dimostra che ogni persona può sempre vivere esperienze di riscatto e liberazione. Anche la “dichiarazione dell’Assunzione di Maria al cielo con corpo e anima equivale a dichiarare che il suo modo di vivere la sua identità personale sulla Terra era completamente libero”. Maria non ha avuto paura, ha vissuto un’apparente inaudita reciprocità con Dio, tanto da accoglierlo come padre ma anche come figlio, cioè come colui che riceve. “In questo senso, è appropriato affermare che l’esperienza cristiana del XXI secolo sarà mariana, o non sarà”. -------------------------------------------------------------------------------- L'articolo Altro che vergine infantile e fragile proviene da Comune-info.