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“Vivere da adolescenti in Italia”: l’indagine Con i bambini – Demopolis
Un terzo degli adolescenti guarda con pessimismo al proprio futuro, un dato che sale di 10 punti (43%) fra le ragazze ed i ragazzi che vivono in aree più “difficili”, periferie e zone in deficit di servizi. Differenze che emergono anche rispetto agli ambiti delle opportunità di relazione tra pari, di praticare attività sportive o ricreative, di sentirsi sicuri, che segnano una crescita in salita per ragazzi e ragazze che vivono in aree più difficili rispetto ai loro coetanei. Non si tratta “solo” di una questione di servizi. Gli adolescenti che oggi vivono in periferie o in quartieri difficili sono privati della fiducia verso il prossimo, ma anche nel futuro. Sono alcuni dei dati emersi dall’indagine promossa da Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e condotta dall’Istituto Demopolis. Quasi 7 adolescenti su 10 trascorrono il tempo libero a casa. Una generazione che denuncia scarse opportunità di relazioni tra pari, soprattutto tra ragazzi chi vivono nelle aree più difficili. Le opportunità di incontrare amici nel quartiere sono ritenute sufficienti da appena il 36% degli adolescenti che vivono in periferie e aree più vulnerabili, un quarto in meno dei loro coetanei che vivono in altre zone (61%). E vivere al sicuro per gli adolescenti italiani non è scontato: il 43%, quando si trova fuori casa, teme di poter essere vittima di molestie, violenza o bullismo, con un dato che sale al 59% nei quartieri difficili ed al 63% fra le ragazze italiane nel complesso. Fra i genitori – interrogati a specchio nell’indagine Demopolis-Con i bambini – il timore per i figli raggiunge il 77%. Ma esistono differenze significative, tra adolescenti e adulti, nella percezione degli episodi di violenza fra giovani o da parte di baby gang: sono sempre più frequenti per il 46% della popolazione, mentre tra gli adolescenti il dato è sensibilmente inferiore (26%). La graduatoria delle “cose importanti della vita” stilata dai ragazzi vede ai primi posti la famiglia (78%) e l’amicizia (72%), come dimensioni centrali dell’esistenza. Ma sul podio gli adolescenti fanno salire anche il “benessere psicologico”, lo stare bene con sé stessi, a pari merito con l’amore (62%), mentre un quarto dei giovani intervistati dichiara di non essere “mai” stato – nell’ultimo anno – ottimista verso il futuro, né fiducioso verso gli altri, con un dato che cresce di 10 punti fra i residenti nei quartieri più difficili. Nelle risultanze dell’indagine, in termini generali, il futuro è la prima ragione di preoccupazione per il 55% degli adolescenti, ma al secondo posto citano oggi la salute fisica o mentale (37%), un tema che dall’emergenza Covid resta centrale. Le altre principali ragioni di preoccupazione dei ragazzi fanno parte più della sfera personale; fanno eccezione solo le guerre nel mondo, al sesto posto, con il 32% di citazioni. Solo il 35% dichiara di vedere oggi in Italia il proprio futuro con ottimismo. Ma il 33% si definisce pessimista, con un dato che sale di 10 punti fra i ragazzi delle periferie e dei quartieri “difficili”, e raggiunge il 73% fra i genitori italiani, che dimostrano di non saper offrire alle nuove generazioni puntelli ed esempi di fiducia cui ispirarsi. Che cosa vorrebbero fare da grandi gli adolescenti che vivono nelle periferie o nei quartieri più difficili? Quasi un quarto sogna di poter divenire medico o di lavorare nelle professioni sanitarie, il 18% vorrebbe divenire influencer o youtuber. Pragmaticamente, in misura significativa, viene citata dall’11% anche l’opzione di poter lavorare nelle forze dell’ordine o di divenire insegnanti o educatori. Immaginando la loro vita per il futuro, il primo fra i desideri degli adolescenti è in assoluto lo “star bene”: con loro stessi innanzi tutto, afferma il 74%. Ma anche economicamente, dicono quasi 6 su 10. Il 58% aspira alla realizzazione lavorativa e il 55% si augura per di poter essere in salute. Oggi, 20 novembre, si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza. L’UNICEF Italia e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani – ANCI celebrano questa giornata con l’iniziativa “Go Blue” per sensibilizzare la cittadinanza sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (https://www.unicef.it/italia-amica-dei-bambini/citta-amiche/go-blue/). Ad oggi oltre 260 Comuni – piccoli e grandi – hanno aderito all’iniziativa, tra cui Arezzo, Bari, Benevento, Brescia, Carrara, Catania, Catanzaro, Como, Crotone, Fermo, Firenze, Iglesias, L’Aquila, La Spezia, Latina, Livorno, Lodi, Mantova, Messina, Napoli, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Taranto, Teramo, Terni, Torino, Treviso, Trieste. L’iniziativa Go Blue è rivolta in particolare alle amministrazioni comunali che sono invitate a illuminare di blu un monumento o un edificio significativo della propria città per richiamare l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni sull’importanza di conoscere, diffondere e dare reale applicazione ai diritti sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 36 anni fa. L’iniziativa “Go Blue” rientra tra le azioni di sensibilizzazione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza rivolte ai Comuni, previste dal Programma UNICEF Città amiche dei bambini e degli adolescenti (https://www.unicef.it/italia-amica-dei-bambini/citta-amiche/). “Vogliamo dedicare la Giornata mondiale dell’infanzia, ha dichiarato il Presidente dell’UNICEF Italia, Nicola Graziano, al Diritto al Gioco, sancito dall’articolo 31 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, approvata 36 anni fa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Questo diritto non è garantito nel mondo: circa 1 bambino su 5 fra i 2 e i 4 anni non gioca con le persone che se ne prendono cura a casa, mentre circa 1 su 8 sotto i 5 anni non ha giochi o giocattoli a casa; circa 4 bambini su 10 fra i 2 e i 4 anni non ricevono sufficienti interazioni o stimoli a casa; 1 bambino su 10 non pratica attività con le persone che se ne prendono cura. Per tanti bambini che vivono in contesti di emergenza e vulnerabilità il gioco rappresenta un modo per ritrovare un senso di normalità.” Qui i risultati dell’Indagine: https://www.conibambini.org/wp-content/uploads/2025/11/Presentazione-indagine-Vivere-da-adolescenti-in-Italia-18-novembre-2025.pdf Giovanni Caprio