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Vi racconto come i pfas ci uccidono lentamente
Class actions dopo il fallimento dei processi penali. Il documentario How to poison a planet di McGowan svela la catastrofe ambientale e sanitaria generata dalla 3M. E’ stato presentato in Italia con una iniziativa che si è svolta al Senato, presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro a Roma, all’interno di un dibattito dedicato al tema dell’inquinamento e della contaminazione da Pfas, curato e moderato dalla giornalista Serena Trivellone. Tra gli ospiti, la regista Katrina McGowan, gli avvocati Robert Bilott e Gary Douglas, e l’attore e attivista Mark Ruffalo, tra i protagonisti del documentario. L’attore è anche regista e interprete del bellissimo Dark water, in cui interpreta proprio Robert Bilott, che fu il primo a portare alla luce la tossicità dei pfas e i sistematici insabbiamenti di prove da parte dell’azienda che li inventò dal nulla negli anni Settanta, la 3M. How to poison a planet, prodotto da iKandy Films e Stan Originals, segue la più grande causa legale, class action, sulla contaminazione dell’acqua potabile mai avviata negli Stati Uniti, rivelando attraverso documenti e testimonianze inedite come l’azienda 3M fosse a conoscenza, già dagli anni Settanta, della tossicità dei propri composti chimici. Katrina McGowan segue una pista di approfondimento che arriva a svelare “uno dei più grandi disastri ambientali della storia umana”, mostrando il prezzo umano pagato da intere comunità colpite in America, Australia e nel resto del mondo. Cioè in Italia, dove a Spinetta Marengo fin dagli anni novanta erano a conoscenza dei danni dei Pfas. Class actions dopo il fallimento dei processi penali. Se qualcuno, in buona fede: intendo (non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire), avesse ancora qualche dubbio sulla necessità non più rinviabile di avviare in sede civile una class action inibitoria contro Solvay per bloccare d’urgenza le produzioni di Spinetta Marengo che causano il disastro sanitario e ambientale di Alessandria, quel qualcuno dovrebbe interrogarsi sui Fatti. Uno dei fatti, il principale, è che i processi in sede penale, almeno per quando riguarda Alessandria (ma anche in generale: vedi le 518 pagine, non aggiornate, del nostro “Ambiente Delitto Perfetto” volume 1° prefazione del grande Giorgio Nebbia) sono un fallimento per la tutela della Salute e delle Vittime. Lo ripeto giusto da dieci anni, da quando il processo contro Solvay si concluse senza vere condanne, senza risarcimenti per le Vittime, dunque senza nessuno seguito di bonifiche del territorio. Ad analogo fallimento è destinato il nuovo processo Solvay, già moribondo al concepimento: con capi di imputazione dei PM irrilevanti (di colpa anziché di dolo) e scaricati su due piccoli capri espiatori nullatenenti (piuttosto che sulle spalle dei  miliardari padroni dell’azienda), eppoi proseguito anzi neppure proseguito ma arenato dal GUP almeno fino  al 2026 per consentire quell’opaco Patteggiamento della Solvay con le Parti civili che porrà la pietra tombale anche su questo processo: senza condanne, senza risarcimenti per le Vittime, senza seguito di bonifiche del territorio. Gli avvocati penalisti di parte civile, quelli onesti e ottimisti, sperano che questo inevitabile nuovo fallimento sarà ribaltato da un colpo di scena: da una sopraggiunta sostituzione dei giudici del tribunale di Alessandria. Purtroppo hanno torto: è una velleità, i buoi sono già scappati, è troppo tardi -con tutto il rispetto per i nuovi giudici- per ristrutturare di sana pianta (dolosa) l’impalcatura (colposa) del processo, per ricominciare da punto e a capo il processo, un lavoro che durerebbe anni, mentre nel frattempo per altri anni e anni migliaia di persone sarebbero condannate a malattie e morti. Esistono vie alternative alle fallimentari sedi penali, che -per dovere morale e civile- vanno tentate. Lo ripeto da dieci anni. Class actions in sede giudiziaria civile: 1) con azione risarcitoria collettiva, patrimoniale e non, per le Vittime fisiche (cittadini e lavoratori) del disastro sanitario, e 2) con azione inibitoria collettiva in materia ambientale per bloccarlo il disastro ecosanitario della Solvay, per fermarle le produzioni inquinanti. Per queste azioni, realizzate con successo nel mondo, ma finora mai tentate contro il colosso Solvay in Italia, per la loro riuscita è necessaria la garanzia che siano affidate -come stiamo facendo per l’azione inibitoria- ad uno Studio Legale con un pedigree di radicalità e onestà invalicabile sia sotto il profilo umano/lotta ecologista che sotto quello strettamente professionale. Ad un gruppo di professionisti, cioè, con un passato di lotta ambientalista e che investono decine di migliaia di euro su un valido staff di tecnici ed esperti assortiti per le varie esigenze scientifiche necessarie in tribunale. Senza alcun rischio per i beneficiari. Per l’opzione class actions, chi risponde alla propria coscienza, cioè in scienza e buona fede (non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire), aggiorna sempre più gli altri Fatti: una mole di documentazione di indagini ambientali ed epidemiologiche. Ad esempio, di recente, i DATI EPIDEMIOLOGICI SULLA CONTAMINAZIONE DI SPINETTA MARENGO. Documentazione scientifica a supporto dell’appello dei medici. I dati riportati provengono da studi epidemiologici ufficiali condotti da: Servizio di Epidemiologia, ASL TO3 Piemonte, ARPA Piemonte, ASL Alessandria. Gli studi sono stati richiesti dalla Procura della Repubblica di Alessandria nell’ambito dell’inchiesta per inquinamento ambientale. I dati epidemiologici sulla contaminazione Solvay. Tra chi li ignora e chi fa finta. Per l’opzione class action in sede civile, alternativa al fallimento della sede penale, chi risponde alla propria coscienza, cioè in scienza e buona fede (non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire) aggiorna sempre più i Fatti: la mole di documentazione di indagini ambientali ed epidemiologiche. Ad esempio, di recente, i DATI EPIDEMIOLOGICI SULLA CONTAMINAZIONE DI SPINETTA MARENGO. Documentazione scientifica a supporto dell’appello dei medici. I dati riportati provengono da studi epidemiologici ufficiali condotti da: Servizio di Epidemiologia, ASL TO3 Piemonte, ARPA Piemonte, ASL Alessandria. Gli studi sono stati richiesti dalla Procura della Repubblica di Alessandria nell’ambito dell’inchiesta per inquinamento ambientale. Tramite le analisi in 10 capitoli (STUDIO SULLA MORTALITÀ DEI LAVORATORI DEL POLO CHIMICO, STUDIO SULLA MORBOSITÀ DEI LAVORATORI, DATI POPOLAZIONE RESIDENTE A SPINETTA MARENGO, PATOLOGIE NON TUMORALI – POPOLAZIONE RESIDENTE, MORTALITÀ GENERALE, CORRELAZIONE CON L’ESPOSIZIONE AMBIENTALE CONTAMINAZIONE DOCUMENTATA, CONFRONTO CON ALTRE AREE CONTAMINATE, CONSIDERAZIONI SCIENTIFICHE SIGNIFICATIVITÀ STATISTICA, IMPLICAZIONI PER LA SALUTE PUBBLICA POPOLAZIONE A RISCHIO, RACCOMANDAZIONI SCIENTIFICHE NECESSITÀ IMMEDIATE, PREVENZIONE PRIMARIA) le CONCLUSIONI non lasciano scampo ad equivoci di sorta: “I dati epidemiologici disponibili dimostrano in modo inequivocabile l’esistenza di: ? Eccessi significativi di mortalità e morbosità nella popolazione esposta ? Pattern di malattie coerente con l’esposizione a inquinanti chimici ? Correlazione dose-risposta tra esposizione e effetti sanitari ? Gravità particolare per alcune patologie (mesotelioma, SLA, tumori renali e vescicali) ? Persistenza temporale del fenomeno (oltre 20 anni)   Questi dati costituiscono una solida base scientifica per richiedere: Interventi immediati di bonifica Programmi di sorveglianza sanitaria Tutela della salute dei lavoratori e dei residenti Applicazione del principio di precauzione Riconoscimento del danno sanitario”.   Eppure, di fronte a questi inequivocabili FATTI, ignorati da comune provincia sindaco regione governo magistratura, c’è perfino chi tituba sulle class action. Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Chi, ad avvalorare la necessità delle class actions, non si accontenta degli Studi Epidemiologici: farebbe bene a relazionarsi anche sui risultati prodotti da Arpa relativi alla campagna di monitoraggio condotta presso lo stabilimento Solvay Syensqo di Spinetta Marengo, che fornisce aggiornamenti sia sulle concentrazioni rinvenute per i tensioattivi perfluoroalchilici sia sui cosiddetti “inquinanti storici”. Se già nel 2024 la campagna aveva rilevato la presenza di concentrazioni “anomale” di composti clorofluorurati nelle acque sotterranee, cioè anche dei pfas C6O4, nel 2025, per inquadrare idrogeologicamente il periodo, il livello piezometrico della falda nei mesi è tornato ad aumentare, alzandosi di quasi un metro rispetto ad inizio anno. L’area di cattura della barriera idraulica continua ad essere arretrata verso lo stabilimento. “Molti piezometri risultano con una concentrazione in crescita come il PzIN63 e il PzIN74, afferenti all’area Algofrene e alle zone limitrofe, che presentano concentrazioni molto elevate (fino a 38500 µg/l in PzIN63) estendendosi fino ai pozzi barriera e alle aree limitrofe. Si osservano anche aumenti di concentrazione in pozzi esterni all’azienda come P5AMAG e pozzi profondi sia interni che esterni all’azienda come per PP14bis che PP29bis. Nei piezometri profondi del livello B sono stati riscontrati anche gli altri CFC ricercati (Clorodifluorometano, Diclorodifluoro-meatno, Triclorofluorometano).” Va evidenziato che per gli altri due PFAS in analisi (ADVN2 e PFOA) si osserva un aumento di concentrazioni rispetto alla campagna precedente, soprattutto nel caso del PFOA. A valle del sito nella falda superficiale si è notato un incremento di concentrazione di PFOA. Il piezometro esterno con la concentrazione maggiore di cC6O4 è risultato essere PzES4 ubicato sul confine N-NW dello stabilimento, con una concentrazione pari a 0,81 µg/l. Tra i piezometri esterni del Livello A PzES6 ha registrato la concentrazione maggiore di cC6O4 pari a 2,6 µg/l e di ADVN2 pari a 7,4 µg/l. Va da sé che l’acqua che Solvay preleva dalle falde per il raffreddamento degli impianti, superiore all’intero consumo dell’intera provincia, viene poi sparata dai camini in atmosfera e ricade sul territorio in respirazione  suolo e acqua. Pubblicato il Gli omissis di Solvay per nascondere l’inquinamento. Nel procedimento in corso presso la Provincia di Alessandria per il rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per i propri impianti di Spinetta Marengo, Solvay-Syensqo aveva ottenuto che fossero pubblicati i progetti eliminando tutte le parti che l’azienda riteneva riservate per ragioni di segreto industriale, anche se contenevano informazioni sulle emissioni di inquinanti nell’ambiente. Legambiente aveva presentato ricorso al TAR Piemonte. La sentenza del TAR, nonostante l’opposizione presentata sia da Solvay-Syensqo, sia dalla Provincia di Alessandria che aveva sostanzialmente avallato la secretazione pretesa dall’Azienda, è stata sollecita e chiara: la Provincia “dovrà, pertanto, esibire e rilasciare in copia i documenti richiesti nel termine di giorni 20 (venti) dalla comunicazione della presente pronuncia, rimuovendo gli oscuramenti e gli omissis che ostino alla lettura delle informazioni relative alle emissioni dell’impianto industriale nell’ambiente”. Vedremo se e come i sodali Solvay e Provincia renderanno pubblici gli ostinati omissis. Vedremo se ci sarà chi tituba di fronte alle class actions (ma, si sa, non c’è peggior sordo di chi fa finta di non sentire). L’intero servizio è a cura di Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro e può essere liberamente pubblicato. Pubblicato il 17 Novembre 2025 Messaggio di pace e salute a 42.102 destinatari da Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro tramite RETE AMBIENTALISTA – Movimenti di Lotta per la Salute, l’Ambiente, la Pace e la Nonviolenza Nel rispetto del Regolamento (UE) 2016 / 679 del 27.04.2016 e della normativa di legge. Eventualmente rispondi: cancellami. Sito: www.rete-ambientalista.it movimentodilottaperlasalute@reteambientalista.it movimentolotta.maccacaro@gmail.com – lino.balza@pecgiornalisti.it Gruppo Facebook: https://www.facebook.com/groups/299522750179490/?fref=ts Pagina Facebook: https://www.facebook.com/reteambientalista/?fref=ts Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCnZUw47SmylGsO-ufEi5KVg Twitter: @paceambiente Via Mario Preve 19/7 – 16136 Genova  cell.3470182679 lino.balza.2019@gmail.com  – lino.balza@pec.it Sottoscrizioni a favore della Ricerca Cura Mesotelioma: IBAN IT68 T030 6910 4001 0000 0076 215 Redazione Italia