Ecco il testo di riforma della governance degli atenei: e non c’è solo il rappresentante del governo nel CdA
Ecco il testo, finora segreto, della riforma della governance delle università
partorito dalla commissione presieduta da Galli Della Loggia. Le due novità più
rilevanti si conoscono già: la nomina da parte del ministro di un membro del CDA
degli atenei e l’estensione ad 8 anni della durata in carica del rettore. Ma di
novità ce ne sono altre.
La composizione del CdA è blindata. Si prevedono al massimo 11 membri, già
pre-definiti: oltre al membro di nomina governativa, ci saranno il rettore, il
candidato rettore che ha perso le elezioni, 5 docenti (tre nominati dal senato,
due dal rettore), due componenti esterni nominati dal rettore, uno studente
eletto. Con questa struttura il Rettore avrà a suo favore 5 voti, e per
garantirsi sempre la maggioranza di 6 a 5 dovrà contare sul voto del membro di
nomina governativa. Nel testo della riforma si prevede, non a caso, che tutti i
voti avvengano a maggioranza semplice.
Da notare che vengono espulsi dal CdA i membri del personale tecnico
amministrativo, e viene finalmente eliminata ogni possibilità che i membri
vengano eletti, come qualche ateneo ad oggi prevede nel proprio statuto.
A metà mandato del rettore si prevede una elezione di conferma, in cui il
rettore è l’unico candidato. E in quell’occasione si svolgeranno anche le
elezioni per il rinnovo dei direttori di dipartimento, votati in concomitanza
con la prima elezione del rettore. Il tutto pensato, evidentemente, per favorire
la armoniosa collaborazione tra rettore e direttori.
Il testo prevede anche che il rettore sia votato da docenti, personale
amministrativo e studenti definendo i pesi relativi del voto. Poiché il voto dei
docenti non può pesare meno del 75% e quello degli studenti non può pesare meno
del 5% se ne deduce che il 20% del PTA potrà essere compresso secondo necessità,
a favore di docenti e/o studenti.
Il Senato perde la sua dimensione collegale per essere frammentato in comitati
che si occuperanno ciascuno delle “aree di sviluppo strategico dell’ateneo
definite nel piano triennale”.
Last but not least, il rettore deve tenere conto nella redazione del piano
strategico di Ateneo di non meglio definite linee generali di indirizzo
stabilite dal Ministro.
Dalle indiscrezioni emergeva un quadro preoccupate. Il documento che
pubblichiamo mostra chiaramente il disegno accentratrice della riforma. Il
rettore dovrà allinearsi necessariamente agli indirizzi ministeriali. Per
garantirsi la maggioranza in CDA potrà far conto dei fedelissimi da lui nominati
in CDA e dovrà guadagnarsi il voto del rappresentante nominato dal governo. La
voce di docenti, studenti e personale amministrativo sarà sempre più flebile. Un
modello feudale con i rettori (nominati quasi a vita) nelle mani del ministro, e
gli atenei nelle mani dei rettori.
ipotesi_testo_riforma_art.2_L.240_Galli_della_Loggia