Gioventù Nazionale e militarizzazione: un ritorno al nefasto passato
Gioventù Nazionale sta alla destra come il Fronte della Gioventù stava al
Movimento sociale italiano: si tratta delle organizzazioni giovanili del passato
e del presente, in quanto ogni partito ha la sua costola giovanile, sia pur con
modelli organizzativi cambiati nel tempo.
A non mutare però sono le ideologie di fondo e certe pratiche di piazza. Nelle
ultime settimane, a seguito degli scioperi del 22 settembre e del 3 ottobre, in
diverse occasioni davanti alle scuole occupate in varie città italiane si sono
presentati esponenti di gruppi politici di destra con il palese intento di
contrapporsi alle ragioni degli studenti e delle studentesse schierati contro il
genocidio del popolo palestinese, la politica estera del Governo, il
militarismo.
Il caso di Torino è particolarmente significativo perché il tentativo degli
studenti e delle studentesse del Liceo “Einstein” di bloccare il volantinaggio
di GN è stato seguito da una brutale repressione da parte della Polizia in
assetto antisommossa, conclusasi con il fermo di uno studente minorenne (Torino.
Al liceo Einstein i fascisti provocano, ma la polizia arresta uno studente –
Contropiano)
Il repertorio della destra giovanile non è poi così differente dal passato, ma
su un punto diverge: le posizioni filopalestinesi della destra si sono oggi
trasformate nell’acritico sostegno al sionismo, le critiche agli USA e a quel
modello culturale hanno lasciato il posto a simpatie diffuse verso Trump, il
tradizionale nazionalismo soppiantato dall’atlantismo. La trasformazione della
gioventù di destra segue l’involutiva parabola del partito di riferimento,
Fratelli d’Italia, ormai (insieme alla Lega) da annoverare tra i sostenitori
della politica di Israele. Nei fatti avviene un sostanziale capovolgimento della
realtà, si assumono posizioni allineate con il Governo o quelle diametralmente
opposte ai giovani di sinistra trovando in questa rocambolesca e semplicistica
operazione la propria identità politica.
Fin qui nulla di nuovo se non che nei giorni scorsi è comparso sulla pagina
Facebook della sezione torinese di Gioventù Nazionale un reel in cui veniva
ripresa la versione locale del volantino dell’Osservatorio contro la
militarizzazione delle scuole e delle università, che chiamava a raccolta il
movimento antimilitarista per contestare i festeggiamenti del 4 novembre. Il
giovane militante dichiara: “NO! Il 4 novembre è la nostra festa! Nel fango
delle trincee si è fatta l’Italia, e noi proviamo vergogna per chi sputa
sull’esempio dei nostri padri. Noi rivendichiamo il nostro orgoglio nazionale, e
tu?”
(https://www.facebook.com/reel/1745609296137579/?mibextid=rS40aB7S9Ucbxw6v).
Proprio in questi giorni arrivano notizie da vari Paesi europei, ad esempio la
Germania, nei quali i giovani studenti critici verso la presenza dei militari
nelle scuole hanno subito pressioni e ritorsioni fino a denunce per
diffamazione. Gli aggressivi volantinaggi e la rivendicazione della festività
del 4 novembre da parte dei giovani militanti di destra sono un sintomo
preoccupante di un crescente clima di odio verso i movimenti pacifisti e
antimilitaristi. Tuttavia, in questa data migliaia di uomini, donne,
giovanissime/i sono scesi nelle piazze di una cinquantina di città per prendere
aperta posizione contro il Riarmo, i processi di militarizzazione, per esigere
una narrazione dei fatti storici a partire dalla analisi delle fonti senza
cadere vittima del revisionismo storico e politico, della mera esaltazione delle
guerre.
Gioventù Nazionale, con la sua tronfia retorica bellicista, dimentica che le
risorse destinate dal Governo all’istruzione sono sempre più ridotte e che i
giovani, a prescindere dalla loro collocazione politica, dovrebbero preservare
scuole e università dalla scure dei tagli, non assumere posizioni precostituite
quando a essere in gioco sono il loro presente e futuro. Ma invece di aprire una
riflessione sull’oggi ci si cela opportunisticamente dietro all’esaltazione di
un sistema valoriale che non ha altro obiettivo se non quello di mascherare il
depotenziamento di scuola e università pubbliche, prestandosi all’ occorrenza
ad operazioni di becera esaltazione della guerra e della violenza di cui
quest’ultima sempre è portatrice.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università