A Genova e Cagliari Osservatorio il 18 ottobre contro le Nuove Indicazioni Nazionali del I ciclo“Solo l’Occidente conosce la Storia. […] Non soltanto noi riconosciamo
l’esistenza della storia, ma le dedichiamo un culto, perché […] la conoscenza
che vogliamo o crediamo di avere del nostro passato collettivo, o, più
precisamente, il modo in cui lo interpretiamo, ci serve a legittimare o a
criticare l’evoluzione della società in cui viviamo e a dare una direzione al
suo futuro. Noi interiorizziamo la nostra storia, ne facciamo un elemento della
nostra coscienza morale” (Indicazioni nazionali per il curricolo, MIM).
“E tuttavia possiamo tranquillamente sfidare chiunque a dimostrare che oggi
questi luoghi [l’Occidente, Ndr] non siano i luoghi più civili e umani della
terra” (E. Galli della Loggia, Corriere della Sera, 2025).
Di fronte a queste parole, è difficile non pensare a ciò che scriveva Kipling
nel 1899 (“Raccogli il fardello dell’Uomo Bianco-/E ricevi la sua antica
ricompensa:/Il biasimo di coloro che fai progredire,/L’odio di coloro su cui
vigili–/Il pianto delle moltitudini che indirizzi/(Ah, lentamente!) verso la
luce”), o ancora all’idea che le classi sociali si evolvano attraverso una
selezione naturale per cui quelle più forti prevalgono su quelle più deboli e
che debba di necessità esistere un unico modello di sviluppo, di civilizzazione,
già sperimentato in “occidente”, cui il resto del mondo deve progressivamente
adeguarsi.
Date queste premesse – ancorché stemperate, sempre nel testo delle Indicazioni,
dalla considerazione che “ciò non vuol dire assolutamente che altre società e
culture non abbiano avuto una storia e i modi per raccontarla”-, è possibile
assumere un’idea problematizzante e non depositaria del processo educativo, dove
docente e alunno, come ricorda P. Freire, si educano entrambi?
È possibile pensare a un modello interculturale, nel quale il confronto, lo
scambio, l’ibridazione, siano processi che riguardano tutte/i, e non solo le/gli
stranieri? In poche parole, possiamo, e vogliamo, decolonizzare pensiero e
pratiche educative e didattiche conseguenti, modificando radicalmente gli assi
culturali che sono a fondamento dei nostri percorsi formativi e che
contribuiscono, anche, alla militarizzazione della nostra scuola, alla sua
“israelizzazione”?
Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
rigettiamo totalmente l’impianto colonialista, etnocentrico, italocentrico e
occidentalista delle Nuove Indicazioni Nazionali per il I ciclo firmate da
Loredana Perla ed Ernesto Galli della Loggia.
Per l’Osservatorio occorre, invece, uscire dalla logica colonialista, che
preannuncia la deriva militarista, come accaduto in passato, ed avviare un
processo di decolonizzazione delle coscienze e della storia.
Decolonizzare significa rimettere concretamente in discussione sia gli strumenti
per interpretare e agire sul/nel mondo che, più in generale, i rapporti di forza
che caratterizzano il nostro presente, se è vero, come dice E. Said, che il
mondo attuale è il risultato del pensiero coloniale dell’occidente.
Per questo, come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle
università, saremo in piazza e nelle mobilitazioni che si svolgeranno a Cagliari
e a Genova, ma idealmente in tutte le situazioni che contestano la scuola
classista, sessista, militarista, non inclusiva, autoritaria ed etnocentrica che
questo governo, il più a destra della storia italiana postfascista, sta cercando
di realizzare.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università