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“Un albero per la Memoria”: l’hibaku-jumoku che cresce a Casale Monferrato
NELL’80° ANNIVERSARIO DEL BOMBARDAMENTO DI HIROSHIMA L’ALBERO GERMOGLIATO NELLA CITTÀ GIAPPONESE E TRAPIANTATO NEL GIARDINO URBANO SIMBOLO DELLA RESILIENZA E DELLA RIGENERAZIONE DELLA CITTADINA ITALIANA MARTORIATA DALL’AMIANTO RICORDA TUTTE LE VITTIME DI OGNI DEVASTAZIONE. Nel 2019 una delegazione dell’AFeVa (Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto) di Casale Monferrato si è recata in Giappone per partecipare al convegno svolto all’Università di Kobe in cui veniva presentato un manga intitolato Ishinowata (‘pietra come cotone’, amianto) che, illustrando la storia di una sua protagonista, Romana Blasotti Pavesi, descrive la lotta dei citttadini di Casale Monferrato contro le malattie letali provocate dal ‘polverino killer‘ per 80 anni incessantemente fuoriuscito dallo stabilimento della multinazionale Eternit. Nell’occasione i rappresentanti dell’AFEeVA si sono recati anche all’Hiroshima Peace Memorial Museum, dove quest’anno fino al 26 settembre è in esposizione la rassegna Visual archives of Hiroshima atomic bombing composta dalle fotografie e dai filmati che documentano il bombardamento, avvenuto il 6 agosto 1945, alle 8:15 del mattino, e alla ricorrenza commemorato facendo suonare la Peace Bell (Campana della Pace) dal 1964 installata nel parco del sito museale. LE VIVIDE TESTIMONIANZE DEGLI HIBAKUSHA E DEGLI HIBAKU-JUMOKU Nel 1945 il 6 agosto a Hiroshima e il 9 agosto a Nagasaki le bombe atomiche uccisero circa 120 mila persone e ferirono, fecero ammalare e traumatizzarono oltre 650 mila sopravvissuti alle esplosioni e alle radiazioni degli ordigni nucleari, in giapponese detti hibakusha. Le vittime delle bombe atomiche e termonucleari fatte esplodere nelle città giapponesi come armi e in alcune isole nell’Oceano Pacifico per misurare la loro potenza distruttiva dal 1956 sono rappresentate dall’Associazione Nihon Hidankyo – Japan Confederation of A- and H-Bomb Sufferers Organizations che, a riconoscimento del suo impegno al perseguimento di “un mondo libero dalle armi nucleari” e, in particolare, “per aver dimostrato attraverso le testimonianze che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate”, nel 2024 è stata insignita del Premio Nobel per la pace (THE NOBEL PRIZE / 2024 – Nihon Hidankyo).Per iniziativa dell’iraniania Nassrine Azimi, giornalista e urbanista che collabora con l’UNITAR – United Nations Institute for Training and Research, e della giapponese Tomoko Watanabe, coordinatrice dell’Associazione ANT (Asian Network of Trust) – Hiroshima, è stata fondata la Green Legacy Hiroshima (GLH) dedita a diffondere “il messaggio universale degli alberi sopravvissuti al bombardamento atomico di Hiroshima“. La GLH infatti ha raccolto i semi e coltivato i germogli e distribuisce le piantine degli alberi ricresciuti sui terreni della città devastati dall’esplosione. La sua selezione è composta da circa 160 esemplari di oltre 30 specie che, insieme alla loro denominazione botanica, sono identificati anche da un appellativo, hibaku-jumoku, appositamente coniato per loro. Il termine infatti è composto dalle due parole giapponesi, il sostantivo jumoku che significa ‘albero’, e l’aggettivo hibaku che, come nella parola hibakusha in cui indica le persone vittime dell’esplosione, significa ‘bombardato’ e, precisamente, ‘esposto alle radiazioni di una bomba atomica o nucleare’. In occasione dell’80° anniversario del bombardamento di Hiroshima Nassrine Azimi ricorda: > Dal 2011, quando la mia amica Tomoko Watanabe e io abbiamo fondato Green > Legacy Hiroshima, migliaia di semi di hibaku-jumoku hanno fatto il giro del > mondo. Molti sono giunti in giardini botanici e arboreti, in scuole e > università, in luoghi di guerra, luoghi di fede e luoghi di pace. Grazie a > questi semi abbiamo stretto nuove amicizie in tutto il pianeta, molte persone > sono diventate appassionate emissarie degli alberi di Hiroshima e si impegnano > con passione a diffondere nelle proprie comunità il loro messaggio di cautela > e speranza. > > Il messaggio espresso dai discendenti degli alberi che hanno assistito e > sopportato in silenzio gli orrori dei bombardamenti atomici di Hiroshima e > Nagasaki non è mai stato così avvincente. Queste piante infatti ci ricordano > che il modo in cui ci trattiamo a vicenda è anche il modo in cui trattiamo la > Natura, che ogni essere vivente è interconnesso e interdipendente con gli > altri, che la scelta tra paradiso e inferno spetta a noi. > > Il Bulletin of Atomic Scientists ci ha avvisato che le lancette dell’orologio > dell’apocalisse sono molto vicine alla mezzanotte. Questo implacabile monito > ci esorta a impegnarci di più per evitare il peggio e proteggere la vita sulla > Terra per le generazioni a venire. Per poter affrontare questa sfida abbiamo > bisogno anche della speranza che proprio gli hibaku-jumoku ci trasmettono con > il loro potente simbolismo, la loro resilienza, la loro generosità, la loro > universalità e la loro bellezza mozzafiato. > > – Message from Green Legacy Hiroshima (GLH) Coordinator La GLH opera cooperando con 150 enti, organizzazioni e associazioni di molte nazioni, tra cui il PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes / Programma di Valutazione degli Schemi di Certificazione Forestale) che in collaborazione con l’Associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza (MSG) promuove la diffusione degli “alberi della pace” e dal 2020 coordina la distribuzione degli hibaku-jumoku in Europa – PEFC Italia e gli Hibakujumoku, alberi di rinascita e di speranza. Ogni anno PEFC Italia affida una decina di piante germogliate da semi hibaku-jumoku ad altrettante organizzazioni, scuole e istituzioni italiane impegnate in progetti e attività che promuovono la pace con cura per l’ambiente e all’inclusione sociale. Otto hibaku-jumoku erano stati piantati a Brindisi, Fiumicello Villa Vicentina (UD), Foggia, Livorno, Narni (TR), Palermo,  Reggio Calabria e Venegono Superiore (VA) prima del 2020 e successivamente fino al 2024 in varie località italiane ne sono stati messi a dimora una 40ina, tra cui il Celtis sinensis (bagolaro) collocato in un giardino pubblico di Casale Monferrato il 6 agosto 2024 e il prossimo mercoledì 6 agosto nuovamente al centro dell’attenzione. Questo hibaku-jumoku infatti cresce nell’area verde allestita nel quartiere della cittadina piemontese in cui per 80 anni, dal 1907 fino al 1986, veniva prodotto il cemento-amianto Eternit, perciò da dove – come nelle città giapponesi che 80 anni fa, il 6 e 9 agosto 1945, vennero devastate dalle esplosioni di bombe atomiche e nucleari – si sono propagate le malattie letali che hanno ucciso migliaia di persone tra i lavoratori nella fabbrica e gli abitanti della città e dei suoi dintorni e che, essendo patologie con una latenza molto lunga, continuano a mietere numerose vittime. UN PICCOLO ALBERO PER UNA MEMORIA CONDIVISA > Un hibakujumoku, un albero sopravvissuto al bombardamento di Hiroshima, viene > assegnato al comune di Casale Monferrato che nel 2024 lo affida > all’associazione Librarti affinché se ne prenda cura e lo collochi nel > Giardino Urban2 (che gestisce dal 2020). Nasce una collaborazione con > l’associazione Yamato e si decide di piantare l’albero proprio nella data di > cui porta memoria, lo scoppio della bomba a Hiroshima. > > Il piccolo bagolaro, simbolo della resilienza, della speranza e della > conservazione della memoria piantumato nell’agosto del 2024 con una sentita > cerimonia, sarà protagonista di un nuovo evento il prossimo 6 agosto 2025, dal > titolo Un albero per la Memoria. > > Si riuniranno attorno a lui le associazioni Librarti, Yamato, AFeVA e altre > realtà del territorio per ricordare, attraverso la musica e la lettura di > brani scelti, quanto sia importante ricordare avanti. Gli interventi musicali > saranno coordinati dalla musicista Erika Patrucco: interverranno il musicista > giapponese Takayo Hiramatsu, con il suo koto, ed il giovanissimo studente di > pianoforte Riccardo Corino. Faranno da cornice all’appuntamento i tanzaku su > cui scrivere pensieri e desideri ed una degustazione di tè giapponese. > > Un evento che vuole mettere in primo piano la ‘Memoria’: ricordare per non > dimenticare, per non ripetere gli errori del passato, per coinvolgere le nuove > generazioni e ricordare che anche dagli eventi tragici nasce il riscatto delle > persone e della natura. Il ricordo della bomba su Hiroshima e dell’Eternit a > Casale Monferrato, accomunano popoli lontani, accomunati dalla lotta per una > giustizia condivisa e il riscatto dal passato. > > Con il patrocinio del Consolato del Giappone e contributi di Fondazione Cassa > di Risparmio di Alessandria e Krumiri Portinaro. Maddalena Brunasti
Un killer micidiale: l’amianto
I dati divulgati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto mostrano le dimensioni di un dramma epocale. L’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto (AFeVA) ha organizzato una manifestazione a Bologna e iniziative a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, e a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. In tutto il mondo attualmente sono esposti all’amianto 125 MILIONI lavoratori e ogni anno le malattie letali provocate dall’amianto mietono 107 MILA vite umane e le patologie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto causano 200 MILA decessi. Ricorrenza del giorno del 1970 in cui negli USA venne promulgato l’Occupational Safety and Health Act, per iniziativa promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) la data del 28 aprile è dedicata alla sensibilizzazione sulle questioni inerenti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dal 2005 anche alla commemorazione delle vittime dell’asbesto e dell’amianto. Ribadendo l’urgenza della messa al bando internazionale dell’amianto, Ezio Bonanni, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto italiano (ONA), ha dichiarato: «Oggi ricordiamo le vittime dell’amianto, ma questa giornata non è solo memoria. È un richiamo alla responsabilità, alla tutela di chi oggi vive, lavora, studia in luoghi contaminati. E riaffermiamo un impegno: mai più profitto sulla pelle delle persone. Non è più ammissibile che ci governi la lobby dei produttori del minerale killer». I dati divulgati dall’ONA sono allarmanti. In Italia durante il decennio 2015-25 il mesotelioma e altre malattie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto, la cui latenza è molto lunga, fino a 30 anni, hanno provocato circa 60 MILA morti e nel 2023 sono avvenuti circa 7 MILA decessi e sono stati diagnosticati 10 MILA casi di malati affetti dalle patologie causate dall’amianto, il 56% dei quali sono concentrati in Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio. L’amianto contenuto in vari manufatti e nel fibrocemento, o eternit, sparsi in un milione di luoghi, di cui 50 MILA siti industriali e 42 aree SIN (Siti di interesse nazionale), ammontano a 40 MILIONI di tonnellate. Sono ancora da bonificare 500 ospedali, 2˙500 scuole frequentate da oltre 352 MILA studenti e 50 MILA docenti e addetti, 1˙500 edifici pubblici e, su un totale di circa 500 MILA km di tubature installate prima del 1992, circa 300 MILA km di condutture della rete idrica. Secondo le indagini di Legambiente solo il 25% dell’amianto censito è stato rimosso e anziché accelerare se il ritmo delle bonifiche resterà quello attuale serviranno altri 75 anni per liberare l’Italia dalla minaccia che incombe sulla popolazione. Il 28 aprile l’AFeVA dell’Emilia-Romagna ha presentato il docufilm intitolato FIBRE DI INGIUSTIZA che raccoglie numerose testimonianze dei lavoratori e dei cittadini vittime dell’amianto e l’AFeVA di Casale Monferrato ha svolto eventi nella giornata mondiale e anche prima, il 25, 26 e 27 aprile, e successivamente. Il 30 aprile a Casale Monferrato verranno svolti gli eventi il cui svolgimento, programmato per il 24 aprile, è stato procrastinato in ottemperanza al lutto nazionale. Saranno inaugurate le nuove installazioni dell’Aula Asbesto/Amianto allestita all’interno del Liceo cittadino e da quest’anno ridenominata Aula 2 A – Amianto/Ambiente e verrà rappresentata la performance celebrativa di due ricorrenze, la Giornata mondiale della Terra e la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Lo spettacolo, intitolato “il mare a Casale” e messo in scena dagli studenti della cittadina, propone una raffigurazione della realtà possibile nel futuro in cui, per effetto dei cambiamenti climatici, la Pianura Padana sarà nuovamente sommersa dalle acque. Il 1° maggio, in concomitanza con la Festa dei Lavoratori, al Museo della Resistenza di Camagna Monferrato verrà apposta una targa dedicata alle vittime dell’amianto, a cui sarà intitolata una sala della sede espositiva. Il nesso tra le ricorrenze e i luoghi è stato evidenziato alla celebrazione del 25 aprile da Giorgio Barberis, che nell’inizio e alla conclusione dell’intervento a Casale Monferrato ha fatto riferimento ai principi etici difesi dai partigiani rammentando l’impegno della cittadinanza nel rivendicare i propri diritti per l’assistenza dei malati, per la bonifica ambientale del territorio, per i risarcimenti agli invalidi e ai familiari delle vittime e, soprattutto, per il riconoscimento delle responsabilità dei manager e del CEO dell’Eternit, ovvero dei dirigenti e proprietari dello stabilimento in cui il cemento-amianto è stato incessantemente prodotto per 80 anni. Il 7 maggio a Casale Monferrato è proposto l’incontro con i sostituti procuratori della Repubblica Mariagiovanna Compare, Gianfranco Colace e Sara Panelli che alla Corte d’Appello del Tribunale di Torino hanno sottoposto la valutazione del giudizio della Corte d’Assise di Novara in merito alla responsabilità di Stephan Schmidheiny per le malattie letali che a Casale Monferrato ha colpito numerosi dipendenti dell’impianto e molte persone che lavoravano o abitavano nei dintorni dello stabilimento, oltre 400 se all’elenco presentato al processo Eternit bis iniziato nel 2023 si aggiungono le altre, morte nel frattempo. Confermando la sentenza della Corte d’Assise di Novara, che lo aveva condannato a 12 anni di reclusione, la Corte d’Appello del Tribunale di Torino il 17 aprile scorso ha giudicato l’imprenditore colpevole dei reati non ancora prescritti. La motivazione del verdetto fornirà spiegazioni sulle ragioni della commisurazione della pena a 9 anni e 6 mesi di reclusione e del giudizio che in sostanza, accogliendo l’istanza dell’accusa, ribadisce che, diversamente da come avevano chiesto dai difensori del magnate svizzero, non possa venire negata l’evidenza, perciò la validità, delle prove che dimostrano le responsabilità di Stephan Schmidheiny nella gestione dello stabilimento di Casale Monferrato, una filiale della multinazionale che dal 1976 al 1986 ha amministrato tanto profittevolmente che con i ricavi ha fatto cospicui investimenti in molte altre redditizie attività produttive e commerciali. Analogamente, non si può negare che fatti simili avvengono in ogni altro luogo del mondo dove i lavoratori e la popolazione subiscono gli effetti letali dell’asbesto e dell’amianto. Come mostrano i dati raccolti dall’ONA, oggi in Italia sono decine di migliaia le persone che patiscono le conseguenze delle contaminazioni da asbesto e amianto e della produzione di cemento-amianto che, avvalendosi delle licenze concesse quando nello stato italiano non erano ancora vigenti le norme che altrove avrebbero obbligato la multinazionale ad adottare misure preventive a tutela della salute dei lavoratori e a indennizzare le vittime dell’esposizione all’asbesto e all’amianto, l’Eternit incessantemente ha prodotto per 80 anni. In specifico, a Casale Monferrato la produzione di cemento-amianto è cominciata nel 1907, un anno dopo che le patologie causate dall’inalazione delle minuscole particelle di asbesto erano state classificate da un medico inglese confermando la loro tossicità che i sindacalisti segnalavano dal 1989 osservando la malattia che si propagava nelle fabbriche inglesi e canadesi. Dopo le inchieste effettuate dal 1924, quando il “caso Nellie Kershaw” mise in evidenza il problema, nel Regno Unito l’asbestosi fu riconosciuta una malattia per cui i lavoratori avevano diritto a indennizzi e nel 1931 alle imprese inglesi vennero imposte regole molto rigide per prevenire il contagio degli addetti alla produzione di amianto e materiali contenenti asbesto e amianto. Invece le società multinazionali hanno continuato a fabbricare amianto, in particolare l’Eternit a produrre cemento-amianto, senza vincoli nei paesi europei sottomessi ai regimi nazista e fascista e adesso mentre in Europa, dove è stato bandito, le malattie provocate dall’asbesto e dall’amianto falcidiano circa 70 MILA vittime all’anno e maggiormente in Germania, Francia e soprattutto Italia, l’industria dell’amianto prospera in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina dove i diritti dei lavoratori non sono riconosciuti o tutelati e, come avverte l’OMS, l’estrazione di asbesto e la produzione di amianto e di cemento-amianto uccidono senza tregua.   * ANSA / 28 APRILE 2025 – video : L’amianto uccide ancora * IL GIORNALE DELL’AMBIENTE / 28 APRILE 2025 – Ezio Bonanni : Giornata Mondiale delle vittime dell’Amianto: martiri da ricordare, vite da salvare * trailer del docufilm FIBRE DI INGIUSTIZIA altri articoli pubblicati da PRESSENZA : * Casale Monferrato / 25 APRILE – L’attualità della Resistenza * Maddalena Brunasti / 18 APRILE 2025 – Processo Eternit bis: il verdetto della Corte d’Appello di Torino * Ettore Macchieraldo / 14 FEBBRAIO 2025 – Le morti da amianto si potevano evitare Maddalena Brunasti