Tag - casale monferrato

Un killer micidiale: l’amianto
I dati divulgati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e delle vittime dell’amianto mostrano le dimensioni di un dramma epocale. L’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto (AFeVA) ha organizzato una manifestazione a Bologna e iniziative a Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, e a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. In tutto il mondo attualmente sono esposti all’amianto 125 MILIONI lavoratori e ogni anno le malattie letali provocate dall’amianto mietono 107 MILA vite umane e le patologie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto causano 200 MILA decessi. Ricorrenza del giorno del 1970 in cui negli USA venne promulgato l’Occupational Safety and Health Act, per iniziativa promossa dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) la data del 28 aprile è dedicata alla sensibilizzazione sulle questioni inerenti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dal 2005 anche alla commemorazione delle vittime dell’asbesto e dell’amianto. Ribadendo l’urgenza della messa al bando internazionale dell’amianto, Ezio Bonanni, il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto italiano (ONA), ha dichiarato: «Oggi ricordiamo le vittime dell’amianto, ma questa giornata non è solo memoria. È un richiamo alla responsabilità, alla tutela di chi oggi vive, lavora, studia in luoghi contaminati. E riaffermiamo un impegno: mai più profitto sulla pelle delle persone. Non è più ammissibile che ci governi la lobby dei produttori del minerale killer». I dati divulgati dall’ONA sono allarmanti. In Italia durante il decennio 2015-25 il mesotelioma e altre malattie correlate all’esposizione all’asbesto e all’amianto, la cui latenza è molto lunga, fino a 30 anni, hanno provocato circa 60 MILA morti e nel 2023 sono avvenuti circa 7 MILA decessi e sono stati diagnosticati 10 MILA casi di malati affetti dalle patologie causate dall’amianto, il 56% dei quali sono concentrati in Lombardia, Piemonte, Liguria e Lazio. L’amianto contenuto in vari manufatti e nel fibrocemento, o eternit, sparsi in un milione di luoghi, di cui 50 MILA siti industriali e 42 aree SIN (Siti di interesse nazionale), ammontano a 40 MILIONI di tonnellate. Sono ancora da bonificare 500 ospedali, 2˙500 scuole frequentate da oltre 352 MILA studenti e 50 MILA docenti e addetti, 1˙500 edifici pubblici e, su un totale di circa 500 MILA km di tubature installate prima del 1992, circa 300 MILA km di condutture della rete idrica. Secondo le indagini di Legambiente solo il 25% dell’amianto censito è stato rimosso e anziché accelerare se il ritmo delle bonifiche resterà quello attuale serviranno altri 75 anni per liberare l’Italia dalla minaccia che incombe sulla popolazione. Il 28 aprile l’AFeVA dell’Emilia-Romagna ha presentato il docufilm intitolato FIBRE DI INGIUSTIZA che raccoglie numerose testimonianze dei lavoratori e dei cittadini vittime dell’amianto e l’AFeVA di Casale Monferrato ha svolto eventi nella giornata mondiale e anche prima, il 25, 26 e 27 aprile, e successivamente. Il 30 aprile a Casale Monferrato verranno svolti gli eventi il cui svolgimento, programmato per il 24 aprile, è stato procrastinato in ottemperanza al lutto nazionale. Saranno inaugurate le nuove installazioni dell’Aula Asbesto/Amianto allestita all’interno del Liceo cittadino e da quest’anno ridenominata Aula 2 A – Amianto/Ambiente e verrà rappresentata la performance celebrativa di due ricorrenze, la Giornata mondiale della Terra e la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto. Lo spettacolo, intitolato “il mare a Casale” e messo in scena dagli studenti della cittadina, propone una raffigurazione della realtà possibile nel futuro in cui, per effetto dei cambiamenti climatici, la Pianura Padana sarà nuovamente sommersa dalle acque. Il 1° maggio, in concomitanza con la Festa dei Lavoratori, al Museo della Resistenza di Camagna Monferrato verrà apposta una targa dedicata alle vittime dell’amianto, a cui sarà intitolata una sala della sede espositiva. Il nesso tra le ricorrenze e i luoghi è stato evidenziato alla celebrazione del 25 aprile da Giorgio Barberis, che nell’inizio e alla conclusione dell’intervento a Casale Monferrato ha fatto riferimento ai principi etici difesi dai partigiani rammentando l’impegno della cittadinanza nel rivendicare i propri diritti per l’assistenza dei malati, per la bonifica ambientale del territorio, per i risarcimenti agli invalidi e ai familiari delle vittime e, soprattutto, per il riconoscimento delle responsabilità dei manager e del CEO dell’Eternit, ovvero dei dirigenti e proprietari dello stabilimento in cui il cemento-amianto è stato incessantemente prodotto per 80 anni. Il 7 maggio a Casale Monferrato è proposto l’incontro con i sostituti procuratori della Repubblica Mariagiovanna Compare, Gianfranco Colace e Sara Panelli che alla Corte d’Appello del Tribunale di Torino hanno sottoposto la valutazione del giudizio della Corte d’Assise di Novara in merito alla responsabilità di Stephan Schmidheiny per le malattie letali che a Casale Monferrato ha colpito numerosi dipendenti dell’impianto e molte persone che lavoravano o abitavano nei dintorni dello stabilimento, oltre 400 se all’elenco presentato al processo Eternit bis iniziato nel 2023 si aggiungono le altre, morte nel frattempo. Confermando la sentenza della Corte d’Assise di Novara, che lo aveva condannato a 12 anni di reclusione, la Corte d’Appello del Tribunale di Torino il 17 aprile scorso ha giudicato l’imprenditore colpevole dei reati non ancora prescritti. La motivazione del verdetto fornirà spiegazioni sulle ragioni della commisurazione della pena a 9 anni e 6 mesi di reclusione e del giudizio che in sostanza, accogliendo l’istanza dell’accusa, ribadisce che, diversamente da come avevano chiesto dai difensori del magnate svizzero, non possa venire negata l’evidenza, perciò la validità, delle prove che dimostrano le responsabilità di Stephan Schmidheiny nella gestione dello stabilimento di Casale Monferrato, una filiale della multinazionale che dal 1976 al 1986 ha amministrato tanto profittevolmente che con i ricavi ha fatto cospicui investimenti in molte altre redditizie attività produttive e commerciali. Analogamente, non si può negare che fatti simili avvengono in ogni altro luogo del mondo dove i lavoratori e la popolazione subiscono gli effetti letali dell’asbesto e dell’amianto. Come mostrano i dati raccolti dall’ONA, oggi in Italia sono decine di migliaia le persone che patiscono le conseguenze delle contaminazioni da asbesto e amianto e della produzione di cemento-amianto che, avvalendosi delle licenze concesse quando nello stato italiano non erano ancora vigenti le norme che altrove avrebbero obbligato la multinazionale ad adottare misure preventive a tutela della salute dei lavoratori e a indennizzare le vittime dell’esposizione all’asbesto e all’amianto, l’Eternit incessantemente ha prodotto per 80 anni. In specifico, a Casale Monferrato la produzione di cemento-amianto è cominciata nel 1907, un anno dopo che le patologie causate dall’inalazione delle minuscole particelle di asbesto erano state classificate da un medico inglese confermando la loro tossicità che i sindacalisti segnalavano dal 1989 osservando la malattia che si propagava nelle fabbriche inglesi e canadesi. Dopo le inchieste effettuate dal 1924, quando il “caso Nellie Kershaw” mise in evidenza il problema, nel Regno Unito l’asbestosi fu riconosciuta una malattia per cui i lavoratori avevano diritto a indennizzi e nel 1931 alle imprese inglesi vennero imposte regole molto rigide per prevenire il contagio degli addetti alla produzione di amianto e materiali contenenti asbesto e amianto. Invece le società multinazionali hanno continuato a fabbricare amianto, in particolare l’Eternit a produrre cemento-amianto, senza vincoli nei paesi europei sottomessi ai regimi nazista e fascista e adesso mentre in Europa, dove è stato bandito, le malattie provocate dall’asbesto e dall’amianto falcidiano circa 70 MILA vittime all’anno e maggiormente in Germania, Francia e soprattutto Italia, l’industria dell’amianto prospera in molti paesi dell’Africa e dell’America Latina dove i diritti dei lavoratori non sono riconosciuti o tutelati e, come avverte l’OMS, l’estrazione di asbesto e la produzione di amianto e di cemento-amianto uccidono senza tregua.   * ANSA / 28 APRILE 2025 – video : L’amianto uccide ancora * IL GIORNALE DELL’AMBIENTE / 28 APRILE 2025 – Ezio Bonanni : Giornata Mondiale delle vittime dell’Amianto: martiri da ricordare, vite da salvare * trailer del docufilm FIBRE DI INGIUSTIZIA altri articoli pubblicati da PRESSENZA : * Casale Monferrato / 25 APRILE – L’attualità della Resistenza * Maddalena Brunasti / 18 APRILE 2025 – Processo Eternit bis: il verdetto della Corte d’Appello di Torino * Ettore Macchieraldo / 14 FEBBRAIO 2025 – Le morti da amianto si potevano evitare Maddalena Brunasti
L’attualità della Resistenza
Il discorso del professor Giorgio Barberis sulla necessità di continuare a opporsi contro ogni forma di fascismo e sull’urgenza di imparare le “lezioni” insegnate dalla storia e scritte nella Costituzione. A Casale Monferrato la celebrazione della Liberazione dal nazi-fascismo si svolge all’interno della “cittadella”, che ora è un rigoglioso parco cittadino. Dopo che un’avanguardistica fortezza militare edificata in epoca rinascimentale e nel Risorgimento un inespugnabile baluardo difensivo dell’esercito piemontese, nel periodo tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 era dove i miliziani della RSI e le SS fucilarono molti partigiani. Alla “cittadella” di Casale Monferrato il 13 GIUGNO 1944 venne ucciso Gaetano Molo, detto Tano, della X Divisione Garibaldi Italia, e il 15 GENNAIO 1945 furono trucidati i 13 giovani che formavano la Banda Tom delle Brigate Matteotti: il 24enne Tom, Antonio Olearo di Ozzano Monferrato; i 17enni Boris Portieri di Genova e Luigi Santambrogio di Casale Monferrato; il 19enne Aldo Cantarello di San Michele – AL; i 21enni Remo Peracchio di Montemagno e Giuseppe Raschio di San Michele – AL; il 22enne Giuseppe Augino di Valguarnera Carropepe; il 23enne Giuseppe Maugeri di Siracusa; il 25enne Tarzan, Luigi Cassina, di Casale Monferrato; il 34enne Dinamite, Giovanni Cavoli, di Solero; il 17enne Scugnizzo, Carlo Serretta, e il 20enne Alessio Boccalatte provenienti dalla Brigata Garibaldi Piacibello; il 31enne ufficiale della RAF Harry Albert Harbyohire. Il 18 gennaio scorso alla commemorazione dell’eccidio della Banda Tom aveva partecipato il presidente nazionale dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo, che nell’occasione ha focalizzato l’attenzione su questioni che poi hanno contrassegnato l’80° anniversario della Liberazione e la sua celebrazione a Casale Monferrato. Il presidente del consiglio comunale e anche del Comitato unitario antifascista per la difesa delle istituzioni repubblicane, Giovanni Battista Filiberti, ha rammentato che “il 25 aprile è un patrimonio collettivo”. La referente della sezione ANPI cittadina, Carla Gagliardini, ha espresso preoccupazione per le minacce che incombono nel presente evidenziando che invece di attenuarsi i conflitti bellici vengono fomentati dalla corsa al riarmo delle nazioni europee e dalla fornitura di armi agli stati belligeranti e che il DDL “sicurezza” anziché proteggere opprime i cittadini. Ricordando che i padri della Repubblica combatterono contro la dittatura, il sindaco Emanuele Capra ha citato Piero Calamandrei: «La libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai». Il discorso ufficiale della manifestazione è stato pronunciato dal professor Giorgio Barberis, docente di Storia del pensiero politico e direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università del Piemonte Orientale, che rivolgendosi alla cittadinanza di Casale Monferrato ha evidenziato la sua caratteristica di “comunità resistente, dal sacrificio della Banda Tom e di chi si oppose con fermezza al fascismo, sino alla lotta odierna contro l’Eternit e per una giustizia finalmente giusta”. Interrompendo la lettura del proprio testo, Barberis ha più volte fatto riferimento alle affermazioni di chi lo aveva preceduto, interventi tra i quali il pubblico aveva spontaneamente cantato Bella ciao. «Il 25 aprile ricordiamo e celebriamo la vittoria politica, civile e soprattutto etica della Resistenza: la decisione, allora coraggiosa ma ancor oggi imprescindibile, di chi scelse e sceglie di stare dalla parte della libertà, della giustizia e della dignità umana. Ricordare è resistere contro l’oblio, contro la banalizzazione e contro ogni tentativo di equiparazione. Non può esserci equidistanza tra i carnefici e le vittime, tra la dittatura e la democrazia, tra il disprezzo e la difesa della persona. Non possiamo e non dobbiamo dimenticare che il fascismo fu un regime totalitario che tolse la libertà agli italiani, perseguitò gli oppositori, collaborò al genocidio degli ebrei, commise crimini atroci nei paesi occupati dalle sue guerre imperialiste e trascinò l’Italia in un conflitto lungo, tragico e devastante sotto ogni punto di vista. E non è stato e non è soltanto un ricordo del passato, né una parentesi chiusa della nostra storia. Sopravvissuto alla sua fragorosa caduta, il fascismo è un fenomeno politico criminale che può ripresentarsi nelle forme, più subdole e mimetiche ma non meno pericolose, di un insieme di pulsioni, retoriche e strutture mentali: il culto dell’autorità e del leader carismatico, la costruzione maniacale di un nemico che trama nell’ombra, l’ossessione monoetnica, la paura della differenza, l’identità definita in negativo contro l’altro, l’estraneo o il diverso di cui non si riconoscono dignità e diritti,… il sospetto nei confronti della cultura e del pensiero critico e il rifiuto del dissenso». Dopo aver analizzato nei dettagli le norme del recente Decreto Sicurezza “che colpiscono direttamente chiunque osi esprimere dissenso”, Barberis ha citato Norberto Bobbio (La vitalità e la nobiltà di un popolo stanno nella sua capacità di fare disobbedienza civile in nome di giustizia e libertà), denunciato “il tradimento dei principi della Repubblica, dello spirito del 25 aprile e dello spirito europeista” fondati sul rigetto del bellicismo: «Nessuna sicurezza può fondarsi sulla distruzione dell’altro, nessuna democrazia può sopravvivere all’indifferenza, nessuna memoria storica ha senso se non serve a difendere chi oggi subisce violenza, persecuzione e ingiustizia. Ciò che accade in Palestina ci riguarda, ci coinvolge e, soprattutto, ci chiama a una reazione. Chi crede nella democrazia non può accettare l’annientamento sistematico di un popolo, non può chiamare questa barbarie “autodifesa”, non può tollerare l’indifferenza, non può sopportare che vengano calpestati il ripudio della guerra e i valori della nostra Costituzione». Evidenziando la congruenza delle bandiere della pace e degli striscioni e cartelli esposti dal gruppo praticante la settimanale Mezzora di silenzio per la pace e la giustizia sociale con ciò che affermava, Barberis ha ricordato: «Chi 80 anni fa si oppose al fascismo desiderava un nuovo inizio per una nazione devastata» e posto in rilievo che Resistenza oggi significa ripudiare la guerra, lottare per un mondo più equo, più solidale e più libero, rifiutare ogni forma di razzismo, autoritarismo e violenza e, inoltre, “restituire forza alle parole, rigettare la brutalità semantica che rende possibile ogni forma di dominio”. Ricordando che Francesco I aveva definito il neoliberismo votato al profitto un “pensiero povero e ripetitivo”, Barberis ha rammentato che la Costituzione italiana è “figlia della Resistenza” e il suo linguaggio insegna “una lezione importante”: «Lontano dalla nebulosità che caratterizza talora il linguaggio giuridico, la Costituzione veicola messaggi forti con parole chiare che possono essere comprese da tutti. Allo stesso tempo il linguaggio della Costituzione non perde la sua autorevolezza, il suo livello aulico e la sua bellezza». Leggendone il testo, Barberis ha mostrato che l’Articolo 2 della Costituzione esprime concetti nitidi e il cui significato è inequivocabilmente correlato alle valenze storiche e attuali della Resistenza: «Viviamo in tempi molto difficili. La rabbia sociale, comprensibile e giustificata perché legata alle disuguaglianze spaventose e intollerabili che segnano il presente, viene manipolata, strumentalizzata e deviata contro i più deboli, contro le vittime, contro chi fugge da guerre e carestie e non contro i responsabili delle ingiustizie. La guerra tra poveri o impoveriti è la più antica e pericolosa strategia del potere. Dove la democrazia delude, l’autoritarismo si insinua e il fascismo non rinasce nei palazzi del potere, o almeno non solo, bensì nelle fratture aperte della società, in cui trova terreno fertile per crescere». Rimarcando che “il fascismo, come ogni forma di dominio, si nutre della stanchezza e della disillusione”, Barberis ha ribadito che nel presente la Resistenza si esplica nel “costruire pace” senza cedere alla rassegnazione: «Reagire alla delusione per le promesse non mantenute di pace, benessere, sicurezza e progresso. Dire no ai muri, ai porti chiusi, alle frontiere armate. Lottare contro la disuguaglianza feroce che affligge il nostro tempo. Rivendicare che la dignità non sia un privilegio, ma un diritto di tutti». E, riferendosi alle difficoltà da loro affrontate per ottenere riconosciuta la responsabilità del CEO dell’Eternit nella diffusione di malattie letali e inquinamento ambientale provocati dalla produzione di cemento-amianto, si è nuovamente rivolto ai cittadini di Casale Monferrato ricordando che attualmente la Resistenza consiste nel “pretendere giustizia, come giustamente fate voi”. Maddalena Brunasti