Anche la Rete Zero Pfas Italia alla Cop30 per chiedere la messa al bando universale dei Pfas
Anche la Rete Zero Pfas Italia è presente al Vertice dei Popoli COP30 che è
aperto proprio oggi a Belèm in Brasile e proseguirà fino al 12 novembre con 250
delegazioni internazionali. E proprio stamattina abbiamo parlato con la
portavoce della RZPI, Michela Piccoli, che insieme alla Mamme No Pfas di Vicenza
sta portando avanti da anni una battaglia straordinariamente efficace per la
totale messa al bando dei Pfas.
L’abbiamo sentita proprio oggi, come sempre super positiva: “Sono qui dall’altra
giorno, anche oggi è stata una giornata intensissima di incontri con queste
comunità assediate da ogni genere di progetto cosiddetto di sviluppo, gravemente
impattante sull’equilibrio di interi territori: grandi dighe, estrattivismo… E’
davvero inquietante capire che ovunque la logica è la stessa, per quanto valide
possano essere le obiezioni da parte delle comunità colpite, la vincono sempre
loro…
Ma per questo siamo qui, per capire come lavorare al meglio insieme su vari
fronti: 1) acqua per la vita e non per la morte: 2) cambiare il modello per la
gestione dell’energia e dell’acqua; 3) l’acqua e l’energia non sono merci; 4)
fiumi liberi per popoli liberi! Fare rete è alla base del cambiamento, l’unione
fa la forza! E soprattutto cercherò di far conoscere il più possibile questa
nostra esperienza di Mamme No Pfas, perché mi sono accorta che non tutti sanno
quanto sono pericolosi!”
Tanti auguri a Michela Piccoli per le prossime intense giornate (domani toccherà
a lei esporre la sua relazione) e a seguire ecco questo “Appello alla democrazia
dal basso” diffuso nei giorni scorsi dalla Rete Zero Pfas Italia.
Solo la costruzione di un’enorme e diffusa rete globale composta da città,
territori, università, associazioni, ci renderà capaci di proteggere le
fondamenta democratiche della società, attualmente sottoposte a una costante
erosione da parte di istituzioni focalizzate esclusivamente sugli interessi
economici di pochi potenti. Quegli stessi interessi che hanno avvelenato il
territorio e le acque che stiamo cercando di proteggere. In un momento tanto
buio è compito dei popoli e quindi dei singoli riuniti in reti di solidarietà,
costruire una resistenza di diplomazia civile.
Difendere democrazia e solidarietà internazionale per affrontare la
finanziarizzazione della natura
La grave compromissione del territorio e delle acque, che come rete ZeroPfas
stiamo tentando di arginare, è in modo manifesto il frutto di un avido,
insensato ed ottuso sfruttamento dell’ambiente. Un abuso miope, orientato al
profitto immediato e totalmente incurante non solo delle conseguenze attuali, ma
purtroppo anche di quelle a lungo termine per le generazioni future.
E’ quindi fondamentale una cooperazione internazionale su temi declinati in modo
diverso nei diversi territori, ma tutti ugualmente provenienti dalla stessa
matrice di aggressione ai valori umani intesi in senso lato.
Ingiustizie ambientali verso coloro che hanno meno contribuito alla crisi
Concetto nel quale la Rete si può facilmente riconoscere, in quanto portatrice
del dovere di salvaguardare cittadini inermi e ignari dall’esposizione a ciò che
soggetti economici spregiudicati hanno sversato nelle acque e nei terreni.
Abbiamo spesso posto l’attenzione sull’accumulo dei Pfas nell’organismo umano e
sul loro essere disgraziatamente veicolati nel latte materno. Quale creatura può
essere meno responsabile di tale degrado del valore e della qualità della vita
di un neonato?
Giustizia climatica, revisione del modello economico attuale,
responsabilizzazione delle multinazionali
Aspira precisamente a questi obiettivi il cammino impervio che la Rete ha
intrapreso cercando di difendere i cittadini dai comportamenti voraci delle
grandi aziende. Queste ultime, in nome del profitto, distruggono e compromettono
al limite dell’irreparabile l’ambiente e le conseguenti condizioni di vita e di
salute di chi vi abita. La produzione può e deve essere convertita verso schemi
di sostenibilità ecologica, economica e sociale.
Riconoscimento della natura come soggetto di diritti. Protezione della
biodiversità
Giungere a riconoscere la natura e gli ecosistemi come soggetti di diritto è un
passaggio fondamentale nel tentativo di invertire la rotta di un capitalismo
sfrenato e ormai morente, che mentre si autodivora distrugge il pianeta. La
sentenza con cui un gruppo di donne peruviane del popolo Kukama è riuscito ad
ottenere il riconoscimento dello status di soggetto giuridico del fiume Marañón
è tutt’altro che poesia e speranza. E’ la base concreta per la costituzione di
un comitato di bacino, soluzione che consentirà la partecipazione della società
civile alla gestione del fiume e pertanto alla sua protezione dalle continue
fuoriuscite di petrolio dall’oleodotto Nordperuano. Questa è la direzione nella
quale tutti noi dobbiamo muoverci.
Infine è possibile ravvisare una comunione di intenti nel mobilitare l’opinione
pubblica, rafforzare la democrazia partecipativa e popolare, denunciare e
fermare i passi indietro.
Sono tutti capisaldi del tentativo di costruire un modello economico, culturale
e sociale più dignitoso di quello attuale.
Non dobbiamo lasciarci fuorviare dalla specificità degli obiettivi di singole
associazioni o di questa nostra Rete in particolare. Il risultato che vogliamo
raggiungere deve essere incastonato in un panorama più ampio. Infatti potremo
arrivare alla meta solo aprendo i nostri orizzonti, collaborando e sostenendoci
a vicenda con enti e organismi nazionali e internazionali. Le singole
problematiche che ogni gruppo o rete cerca di fronteggiare sono il risultato di
un diffuso e comune atteggiamento di produzione e commercializzazione improntato
esclusivamente al profitto immediato, incurante di tutte le conseguenze
ambientali ed umane che ne derivano. Lentamente, ma con ostinazione dovremo
arrivare a modificare l’impianto ideologico, etico e culturale delle attività
umane che si ripercuotono sull’ambiente; questo sarà possibile solo creando una
comunicazione multilivello capace di sensibilizzare la comunità creando così la
base per costruire diritto.
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Redazione Italia