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La salute pubblica può prosperare solo in un contesto di equità. Il Kerala ne è un esempio
Con un tasso di alfabetizzazione superiore al 96%, il più alto dell’India, la popolazione del Kerala ha sviluppato una profonda consapevolezza sanitaria e una forte partecipazione civica. Ripubblichiamo di seguito un articolo della sociologa Sara Gandini, pubblicato da Il Fatto Quotidiano, sul modello di sanità dello Stato indiano del Kerala e come sia stato un modello di salute internazionale per affrontare la crisi sanitaria da Covid-19.  di Sara Gandini e Paolo Bartolini Nel panorama globale della salute pubblica, il Kerala, piccolo Stato dell’India meridionale con circa 35 milioni di abitanti, rappresenta un unicum. Governato da una coalizione di ispirazione comunista (Left Democratic Front, LDF), eletta democraticamente, il Paese ha raggiunto risultati sanitari e sociali che competono con quelli di molti paesi ad alto reddito. L’interesse scientifico per questo modello è cresciuto notevolmente, in particolare dopo la gestione della pandemia di COVID-19 e la recente dichiarazione del 2025 secondo cui lo Stato avrebbe eradicato la povertà estrema attraverso interventi mirati e personalizzati (India Today, 1 novembre 2025). La salute pubblica in Kerala è intimamente legata al livello di istruzione. Con un tasso di alfabetizzazione superiore al 96%, il più alto dell’India, la popolazione del Kerala ha sviluppato una profonda consapevolezza sanitaria e una forte partecipazione civica ai programmi di prevenzione e controllo. Questa combinazione di istruzione universale e medicina di comunità ha portato a indicatori di salute simili a quelli dei paesi industrializzati: una speranza di vita di circa 77 anni (contro i 69 della media indiana), una mortalità infantile di 6 per 1.000 nati vivi, valori simili a quelli di paesi europei come il Portogallo o la Grecia, e una copertura vaccinale superiore al 95% in quasi tutte le fasce d’età. Un aspetto spesso trascurato ma fondamentale del modello keralese è la centralità delle donne nel sistema sanitario. Il Kerala ha la più alta percentuale di forza lavoro sanitaria femminile in India (64,5%) e una densità di dottoresse otto volte superiore rispetto a stati come Uttar Pradesh e Bihar. Oltre ad avere una ministra della Salute, tutte le principali Direttrici tecniche sono donne. Inoltre, metà dei direttori sanitari distrettuali (District Medical Officers), così come circa la metà dei medici allopatici che lavorano nel sistema sanitario pubblico, sono donne. Questa leadership femminile diffusa non è casuale: riflette una visione sistemica della salute come campo di giustizia sociale, in cui l’emancipazione femminile, l’istruzione e la partecipazione civica diventano parte della stessa infrastruttura di salute pubblica. Durante la pandemia di COVID-19, il Kerala è diventato oggetto di numerosi studi internazionali. Uno dei più citati, pubblicato su BMJ Global Health (2020), descriveva la risposta dello Stato come un modello di sostegno istituzionale: comunicazione pubblica trasparente e gestione decentrata dell’assistenza, con presidi locali in grado di seguire i casi lievi e garantire l’aiuto domiciliare. Un esempio importante da riconoscere per l’approccio integrato fra salute pubblica e giustizia sociale. Uno dei principi centrali del sistema keralese è che la salute è una funzione dell’equità sociale. Nel 2025 il governo ha annunciato di aver eliminato la povertà estrema identificando 64.000 famiglie vulnerabili e sviluppando micro-piani personalizzati per ciascuna di esse. Questo contrasta fortemente con la realtà di molti paesi ad alto reddito, come gli Stati Uniti, dove la spesa sanitaria pro capite è la più alta al mondo ma gli indicatori di salute, speranza di vita, mortalità materna e infantile, accesso alle cure, restano tra i peggiori (Commonwealth Fund, 2023). L’assenza di un sistema universale crea due mondi paralleli: i cittadini più abbienti, sovra-trattati e medicalizzati, e i poveri, spesso esclusi dai servizi di base. All’opposto in Kerala la medicina è preventiva, comunitaria e centrata sulla persona, non sul profitto. I medici operano spesso come parte di reti locali, con forte integrazione tra ospedale e territorio, e un’enfasi su salute mentale, nutrizione e ambiente. Il modello sanitario qui esaminato mostra che la salute pubblica può prosperare solo in un contesto di giustizia e partecipazione democratica. La coesione sociale è più importante dell’arricchimento di pochi, e questo insegnamento può tornarci utile in un passaggio d’epoca insidioso e caotico. Del resto, come dimostra l’elezione a New York del neo-sindaco Mamdani, a saper toccare le corde giuste si può invertire la tendenza alla sfiducia e all’astensionismo. Ridistribuire la ricchezza verso il basso, garantire servizi accessibili e di qualità a tutti i cittadini, arginare razzismo e ingiustizie sociali rilanciando una sensibilità “socialista” che superi le divisioni e metta in discussione i dogmi neoliberali: tutto questo, insieme a una linea intransigente che difenda la pace e contrasti le logiche di riarmo, risponde alle esigenze reali e concrete delle persone che faticano ad arrivare a fine mese, colpite dall’assenza di politiche abitative decenti, e che sperimentano il peso economico e morale di una medicina/sanità ridotta a privilegio di pochi. Se, anche dalle nostre parti, equità e salute pubblica tornassero a nutrire il dibattito, e i partiti autoproclamati di sinistra smettessero (in combutta con i mass media impegnati nel mantenimento dello status quo) di rincorrere il fantomatico “centro”, per riscoprire una radicalità democratica all’altezza dei problemi, forse potremmo uscire dall’impotenza e dare forma a un risveglio culturale e politico di cui c’è enorme bisogno. Dall’India e da New York ci arriva, in modi diversi, un insegnamento non da poco: si può iniziare a costruire qualcosa di diverso, scostandosi dalle leggi non scritte dello sconforto e dell’individualismo di mercato. Redazione Italia
Amma darà il suo Darshan a Piancenza il 11-12-13 novembre: l’amore che unisce
> “Un flusso continuo di amore scorre da me a tutta la creazione. Questa è la > mia natura innata. Il mio dovere è consolare coloro che stanno soffrendo.” > > – Sri Mata Amritanandamayi (Amma) Amma in Italia Il programma di Amma non è solo un evento ma un’opportunità per vivere in prima persona un’esperienza di amore e compassione incondizionata. Inoltre Amma condivide insegnamenti che incoraggiano gentilezza, il servizio agli altri e la tolleranza. Le sue parole e le sue azioni ispirano molti a vivere una vita più consapevole e altruista. Questo evento rappresenta anche l’occasione per la raccolta di fondi a favore delle opere umanitarie di ETW. Grazie al servizio di volontariato di centinaia di persone riusciamo a mantenere l’evento gratuito. Amma lavora da sempre per la pace e per alleviare la sofferenza dei più bisognosi. Ha creato ospedali, università, posti di lavoro e portato speranza a milioni di persone. Dopo 6 anni di assenza, Amma torna finalmente in Italia: un’occasione unica per incontrarla di nuovo. Incontrare Amma è un’esperienza che molti descrivono come trasformativa. Il suo esempio ha ispirato migliaia di persone in tutto il mondo a impegnarsi, sia a livello individuale che collettivamente, mettendo a disposizione i propri talenti per rendere il mondo un posto migliore. Amma sarà in Italia dall’11 al 13 novembre 2025 presso Piacenza Expo. Per anni Amma ha visitato l’Italia con programmi gratuiti e aperti a tutti, offrendo il dono del suo abbraccio: un momento unico di amore e pace che molti ricordano con gioia. Ora, dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia, Amma torna di nuovo: un incontro speciale, atteso da tanti.     Biografia della “santa degli abbracci” Mātā Amṛtānandamayī, nota come Amma [madre] è una yogi e guru indiana, guida spirituale e umanitaria , riconosciuta in tutto il mondo per le istituzioni e servizi umanitari che ha ispirato e sostenuto nell’arco di tre decenni. Viene spesso chiamata “la santa degli abbracci”. Mata Amritanandamayi è originaria di Parayakadavu (ora conosciuto parzialmente come Amritapuri), Alappad Panchayat, Distretto di Kollam, stato del Kerala. Nata da una famiglia di pescatori nel 1953, terza figlia di Sugunanandan e Damayanti. Ha sei tra sorelle e fratelli. Quando Amritanandamayi aveva nove anni sua madre si ammalò. Fu ritirata dalla scuola affinché si occupasse della casa e dei sette fratelli e sorelle. Quando andava nelle case del vicinato per raccogliere gli avanzi per le mucche di casa, si trovava di fronte all’estrema sofferenza e povertà degli altri. Quando Amritanandamayi veniva a sapere che qualche famiglia soffriva la fame, prendeva il denaro direttamente dalla piccola riserva di sua madre per acquistare il necessario. Se ciò non era possibile, insisteva ostinatamente con suo padre finché non otteneva un po’ di denaro. Quando questi due espedienti non andavano a buon fine, prendeva alimenti crudi dalla modesta dispensa di famiglia e li donava ai bisognosi. Per questo motivo, la sua famiglia che non era affatto ricca, la rimproverava e la puniva. Amritanandamayi cominciò anche ad abbracciare spontaneamente le persone per confortarle dal loro dolore. Nonostante la reazione avversa dei genitori, Amritanandamayi continuò: “Non li vedo come uomini o donne. Non vedo nessuno diverso da me stessa. Un continuo flusso di amore scorre da me verso tutta la creazione. Questa è la mia innata natura. Il dovere di un medico è di curare i pazienti. Allo stesso modo il mio dovere è consolare chi soffre”. Malgrado i numerosi tentativi da parte dei genitori di organizzare il suo matrimonio, Amritanandamayi respinse sempre le loro proposte. Mata Amritanandamayi, 4 aprile 2009 Inizio delle attività umanitarie Nel 1981 ha fondato il Mata Amritanandamayi Math (MAM), una fondazione internazionale impegnata in attività spirituali e umanitarie in tutto il mondo. Nel 1987 i devoti occidentali la invitarono negli Stati Uniti e in Europa. Da allora viaggia in tutta l’India, Europa, Stati Uniti, Australia, Giappone, Sri Lanka, Singapore, Malesia, Canada, Africa e Sud America. Ripete questi incontri ogni anno. Dal 1987 Amma, leader spirituale e umanitaria indiana, porta in tutto il mondo un messaggio di pace, compassione e tolleranza. Con l’aiuto di innumerevoli volontari Amma ha esteso le sue attività caritatevoli in tutto il mondo, creando così Embracing the World (ETW), una rete internazionale di organizzazioni umanitarie locali ispirate dall’operato di Amritanandamayi. Sotto il nome Embracing the World sono riconosciuti il MAM e le organizzazioni no-profit nel mondo legati ai progetti umanitari di Amritanandamayi. Embracing the World nasce per poter raggruppare le singole organizzazioni nazionali, ognuna con un proprio nome, sotto un’unica identità universale che include tutti i progetti umanitari di Amritanandamayi nel mondo, sostenendo: • i poveri nei bisogni fondamentali (cibo, salute, istruzione, casa, aiuti finanziari); • le vittime di disastri naturali con aiuti immediati e volontari sul campo; • la protezione dell’ambiente e la ricerca scientifica. Il 25 luglio 2005, in riconoscimento dei notevoli lavori di soccorso nei disastri naturali e delle altre attività umanitarie, l’Organizzazione delle Nazioni Unite conferisce al MAM lo Statuto Consultivo Speciale, tramite il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite(ECOSOC), consentendo la collaborazione con le agenzie ONU. Nel dicembre 2008 Il Dipartimento per l’Informazione Pubblica (DPI) dell’ONU ha assegnato al Mata Amritanandamayi Math lo stato di ONG associata per aiutare la sua opera di diffusione delle informazioni e la ricerca di questioni umanitarie. Darshan di Amma Coloro che seguono Amma usano il termine darshan per descrivere i suoi abbracci di massa. Il darshan di Amma è il fulcro della sua vita, infatti ha ricevuto persone quasi ogni giorno dalla fine degli anni ’70. Con l’aumento delle folle che vengono a cercare la benedizione di Amritanandamayi, ci sono volte in cui Amritanandamayi dona i suoi darshan in modo continuo per più di 20 ore. Amritanandamayi ha dato i suoi darshan, cioè gli abbracci, sin dalla sua tarda adolescenza. Descrivendo come ciò sia iniziato, Amma ha affermato: “Le persone erano solite venire da me per raccontarmi i loro problemi. Loro piangevano e io asciugavo le loro lacrime. Quando piangendo cadevano sul mio grembo io li abbracciavo. Così anche la persona dopo voleva lo stesso trattamento … E così è diventato una consuetudine”. Amritanandamayi afferma che abbracciare qualcuno significa donare e che il suo abbraccio ha lo scopo di risvegliare lo spirito di altruismo delle persone. Il Mata Amritanandamayi Math sostiene che Amma ha abbracciato più di 33 milioni di persone in tutto il mondo in oltre 30 anni. Quando le è stato chiesto, nel 2002, fino a che punto pensa che i suoi abbracci abbiano aiutato a risolvere i mali del mondo, Amritanandamayi ha risposto: “Non posso dire di poterlo fare al cento percento. Cercare di cambiare il mondo [completamente] è come cercare di raddrizzare la coda arricciata di un cane. Però la società nasce dalle persone. Così toccando gli individui, è possibile fare dei cambiamenti nella società e, tramite ciò, nel mondo. Non è possibile cambiarlo, ma è possibile fare dei cambiamenti. La lotta nella mente degli individui è responsabile delle guerre. Così se puoi toccare le persone, puoi toccare il mondo.” Il darshan di Amritanandamayi è anche il simbolo delle sue opere caritatevoli. Il suo abbraccio ha ispirato migliaia di volontari ad unirsi alla sua rete di progetti umanitari Embracing the World.   Il suo insegnamento spirituale e l’Om Loka Samastah Sukino Bhavantu “Solo quando si raggiunge lo stato dell’amore il bellissimo fiore della libertà e della gioia suprema può schiudere i suoi petali e fiorire” -Amma- Amma dice che la sua religione è l’amore. Non promuove nessuna fede in particolare, lei è “per tutte le religioni e per nessuna”.Chiunque, sia egli indù, musulmano, cristiano o non credente, può avvicinarsi e ricevere il suo darshan. Il suo ashram (centro dedicato alle pratiche spirituali) ha radici nella tradizione indù, ma non è strettamente legato ad essa. Infatti nella zona residenziale di Amma è appesa una foto di Gesù Cristo e nel suo ashram sono benvenuti i visitatori di tutte le confessioni religiose. Amritanandamayi, a differenza di altri guru, non chiede di seguire pratiche e rituali specifici (Delia Gallagher, Guru fights world’s ‘poverty of love,’ one hug at a time, in CNN, 22 agosto 2007) ma accetta le pratiche spirituali e le preghiere di tutte le religioni come metodi per purificare la mente. Afferma infatti in Living in Harmony, pubblicato da Mata Amritanandamayi Mission Trust nel 2004: «L’obiettivo di tutte le religioni è uno solo: la purificazione della mente umana.»  Nel libro The Timeless Path, Swami Ramakrishnananda Puri, uno dei discepoli più anziani di Amritanandamayi, scrive: “Il sentiero [spirituale] insegnato da Amma è lo stesso che è presentato nei Veda e ricapitolato nelle successive scritture tradizionali come la Bhagavad Gita”. Amma afferma: “Karma [azione], jñana [conoscenza] e bhakti [devozione] sono essenziali. Se le due ali di un uccello sono devozione e azione, allora la conoscenza è la sua coda. Solo con l’aiuto di tutti e tre un uccello può raggiungere quote elevate”. Con queste parole, si sottolinea l’importanza della meditazione, del servizio disinteressato [karma yoga] e del coltivare qualità divine come la compassione, pazienza, perdono, autocontrollo, ecc. Amritanandamayi promuove le pratiche spirituali come metodo per migliorare la società, cambiando prima di tutti sé stessi, dicendo: “Figli miei, non provate a cambiare il mondo o le altre persone prima di essere in grado di cambiare voi stessi. Se cercate di cambiare gli altri senza cambiare le vostre attitudini, ciò non avrà alcun effetto. Cambiate voi stessi e il mondo intorno a voi cambierà”. Chi ha avuto l’occasione di partecipare ai programmi di Amma in Italia o nel mondo ha probabilmente notato che c’è un mantra che risuona spesso, negli intensi momenti di meditazione come nei colorati allestimenti del palco, nella descrizione di un progetto umanitario internazionale come nei racconti dedicati alle attività dei gruppi locali. Si tratta del mantra Lokah Samastah Sukhino Bhavantu, che in sanscrito significa: “Possano tutti gli esseri dell’universo essere felici”. È un antichissimo mantra che Amma incoraggia a ripetere spesso, e che racchiude in sé il significato profondo del sogno di Amma, quel sogno che ispira e dà forza a ogni progetto della rete umanitaria di Embracing the World: “Tutti nel mondo possano dormire almeno un giorno senza timore; per un giorno almeno tutti possano mangiare a sazietà; per un giorno almeno giovani e vecchi possano aiutare con tutto il cuore chi soffre”.   I programmi di Amrita Yoga Amrita Yoga è un programma nato e sviluppato sotto la guida di Amma e si basa sui insegnamenti spirituali e sulla filosofia di base di Amma. Ad Amritapuri, sin dai primi giorni dalla nascita dell’ashram, la pratica dello Yoga è sempre stata considerata  parte integrante della sadhana (pratica spirituale). Lo stile di insegnamento ha lo scopo di riflettere la semplicità e l’umiltà di Amma. L’approccio olistico alle posizioni (Asana) mira a condurre chi lo pratica in un profondo viaggio interiore, per imparare l’arte di concentrarsi sul momento presente, sintonizzarsi con il vero sé e connettersi alla propria essenza. In questo modo la mente e i sensi si calmano, si sperimenta uno stato di profonda pace interiore e si ascolta il vero sé con amore e consapevolezza. I ritiri di Amrita Yoga cercano di coltivare e supportare un atteggiamento olistico (mano bhavana) e si focalizzano soprattutto su tre aspetti: sviluppo delle abilità, vita pratica (vedanta pratico) e potenziamento della consapevolezza. Amma sottolinea che è importante saper riassumere e integrare i principali sentieri dello yoga; così, Amrita Yoga integra la pratica delle asana con i quattro sentieri più importanti dello yoga, ovvero Bhakti Yoga (Yoga della devozione), Jnana Yoga (Yoga della conoscenza), Karma Yoga (Yoga dell’azione disinteressata) e Raja Yoga (Yoga della contemplazione, della creatività e della meditazione). Ogni sessione comprende esempi, aneddoti, poesie e citazioni dalle scritture indiane, e si concentra su un tema centrale, come ad esempio la compassione, la concentrazione, l’equanimità, la pazienza, l’entusiasmo, la fiducia in se stessi, la grazia, il lavoro su di sé, e Madre Natura. Lo Yoga non è limitato alle lezioni e alle posizioni. Amma incoraggia una pratica duratura di quella che lei chiama “la via di mezzo”, ovvero una sintesi di tutti e quattro i principali sentieri dello Yoga. Questo tipo di Yoga serve a trasformare la vita all’insegna dell’amore e dell’attenzione consapevole, e a scegliere di vivere in maniera equilibrata, armoniosa e olistica. I praticanti vengono incoraggiati a trasportare gli insegnamenti e le esperienze appresi sul tappetino all’interno della propria vita, guardandosi dalla prospettiva del testimone esterno, accettando le diverse situazioni incontrate e riflettendo sulle proprie azioni. Grazie alle pratiche Yoga è possibile trascendere le polarità e raggiungere così uno stato di connessione che ci permette di esprimere al meglio la nostra vera essenza, intraprendendo un viaggio interiore sempre più profondo, che ci connette alla fonte eterna della Coscienza Suprema.   Il Programma 2025 Il programma di Amma non è solo un evento ma un’opportunità per vivere in prima persona un’esperienza di amore e compassione incondizionata. In un mondo spesso segnato da divisioni, l’abbraccio di Amma rappresenta un gesto semplice ma di potente unità. Inoltre Amma condivide insegnamenti che incoraggiano gentilezza, il servizio agli altri e la tolleranza. Le sue parole e le sue azioni ispirano molti a vivere una vita più consapevole e altruista. Questo evento rappresenta anche l’occasione per la raccolta di fondi a favore delle opere umanitarie di ETW. Grazie al servizio di volontariato di centinaia di persone riusciamo a mantenere l’evento gratuito ma i costi per predisporre tutto sono molto ingenti. Il nostro obiettivo è di riuscire a sostenere le spese del programma attraverso donazioni, così da devolvere le entrate ai progetti umanitari di Amma.   Come sostenere l’evento Le spese organizzative sono ingenti, circa 280.000 euro tra affitto della struttura, attrezzature e materiali. Per questo chiediamo il tuo aiuto: • ogni donazione servirà a coprire i costi dell’evento; • l’eventuale eccedenza sarà devoluta alle opere umanitarie di Amma.   Insieme possiamo rendere unico e speciale questo ritorno in Italia! Info su: https://amritayoga.com/ > Amma in Italia sostenitori.programma2025@gmail.com Lorenzo Poli
India, il Kerala comunista sradica la povertà estrema
Riportiamo un articolo di DiogeneNotizie sull’eradicazione della povertà estrema nello Stato indiano del Kerala, guidato ormai da anni da un governo comunista. E’ il primo stato indiano a dichiarare sconfitta la povertà estrema. Mentre India e Pakistan si stringono la mano – o meglio, allentano il pugno – con un nuovo cessate il fuoco, e i titoli parlano di tensioni nucleari, equilibri strategici, scenari di guerra, in un angolo meridionale dell’India va in scena una storia completamente diversa. Qui non si mobilitano eserciti, ma dati. Non si schierano droni, ma medici. Non si costruiscono arsenali, ma scuole e ospedali. Benvenuti in Kerala, lo Stato indiano che non alza la voce, ma abbassa la povertà. Il luogo dove il potere si misura non con la forza militare o il dominio mediatico, ma con la capacità concreta di migliorare la vita delle persone. In un Paese guidato da un nazionalismo crescente, il Kerala rappresenta un’anomalia, forse una provocazione, di certo una possibilità. Un altro volto dell’India L’India non è un monolite. È un continente più che uno Stato. Con oltre 1,4 miliardi di abitanti, 22 lingue ufficiali, religioni diverse e forti squilibri tra nord e sud, ricchi e poveri, caste alte e basse. In questo mosaico complicato, il Kerala è sempre stato un tassello particolare. Un piccolo Stato costiero affacciato sull’Oceano Indiano, 34 milioni di abitanti, poco più della Polonia. Ma soprattutto: il più alto tasso di alfabetizzazione del Paese (96%), una delle aspettative di vita più alte dell’Asia, un tasso di mortalità infantile paragonabile a quello europeo, una sanità pubblica funzionante e un’attenzione sistemica al benessere sociale. Sembra poco, ma in un contesto dove anche respirare è spesso una questione di reddito, è rivoluzionario. Contro ogni previsione: comunisti al governo La particolarità più grande? Il Kerala è governato – democraticamente – dal Partito Comunista Indiano (Marxista), in alleanza con altri partiti della sinistra. Un’anomalia globale: comunisti eletti e rieletti in libere elezioni, che governano con pragmatismo e risultati. Non c’è culto della personalità, né nostalgia rivoluzionaria. C’è una visione socialista applicata alla realtà indiana, fatta di riforme agrarie, partecipazione locale, servizi pubblici e lotta alla povertà. Una sinistra amministrativa, attenta, comunitaria, che ha saputo farsi scegliere dai cittadini non per ideologia, ma per risultati. Sradicare la povertà estrema: il piano EPEP Nel maggio 2025, il governo del Kerala ha annunciato che entro l’anno lo Stato sarà libero dalla povertà estrema. Non uno slogan, ma un obiettivo fondato su dati, pianificazione e partecipazione civica. Nel 2021 è partito il Progetto per l’Eradicazione della Povertà Estrema (EPEP). In un Paese dove spesso i dati servono solo a coprire le inefficienze, qui si è fatto il contrario: dati per agire. Sono state identificate, con metodo partecipato, 64.006 famiglie in povertà estrema. L’81% vive in zone rurali. Molte senza casa, senza cure, senza lavoro. “Along the backwaters of Kerala.” by ravalli1 is licensed under CC BY-NC 2.0. Ogni famiglia ha avuto un piano personalizzato: cure mediche gratuite per chi affronta emergenze sanitarie; kit alimentari e aiuti immediati per chi non ha accesso al cibo; alloggi temporanei per chi vive in condizioni abitative precarie; supporto per l’avvio di attività economiche autonome, con il coinvolgimento di cooperative locali; istruzione garantita per i figli, in modo gratuito e pubblico. Il frutto di una storia politica coerente Questo non nasce da un’intuizione recente, ma da decenni di scelte strutturali. Il Kerala ha abolito le grandi proprietà terriere, ha redistribuito la terra, ha investito nella sanità e nella scuola pubblica, ha puntato sulle autonomie locali, ha costruito reti di donne organizzate (come il programma Kudumbashree, con 4,5 milioni di aderenti). Ha fatto tutto quello che si considera “impossibile” nel Sud del mondo – e l’ha fatto con continuità. Il risultato è un modello che non elimina la povertà da solo, ma la combatte davvero. Lo fa con i mezzi della politica, non con le elemosine o gli appalti alle multinazionali. Modi e il Kerala: due idee d’India Nel frattempo, a Delhi, Narendra Modi concentra potere, risorse e immaginario nazionale in un progetto completamente opposto: religione, controllo, grandezze simboliche. L’India ufficiale si racconta con statue colossali, eventi religiosi oceanici, propaganda patriottica. Lo Stato costruisce autostrade e templi, ma lascia indietro milioni di persone. E soprattutto, soffoca il dissenso, taglia i fondi alle università autonome, accentra le decisioni. Il Kerala è tutto ciò che Modi non è. Decentrato, laico, egualitario, popolare. È uno Stato che parla poco, ma che fa. Dove i cittadini votano la sinistra non perché sogna la rivoluzione, ma perché migliora la vita. Il potere del possibile In un mondo in cui il Sud globale viene spesso descritto come destinato all’arretratezza, il Kerala rompe il frame. Dimostra che il cambiamento non dipende dalla ricchezza, ma dalla volontà politica. Che non servono miracoli, ma buone decisioni, partecipazione popolare e continuità amministrativa. E mentre l’India celebra la pace militare con il Pakistan, forse dovrebbe guardare con più attenzione a quella pace quotidiana che il Kerala costruisce tra i suoi cittadini, riducendo le disuguaglianze, proteggendo i fragili, restituendo dignità a chi è stato dimenticato. Il Kerala non fa notizia come un missile o una parata militare. Ma sta vincendo la guerra più importante di tutte: quella contro la miseria. E lo fa senza bisogno di sparare un colpo. “Annual Ritual of Colourful Thanksgiving….. Scene on a Street in Rural Kerala …” by -Reji is licensed under CC BY-NC-SA 2.0. Redazione Italia