Gabriele Nunziati, il giornalista licenziato da Agenzia Nova per domanda alla Commissione Ue su IsraeleLa libertà di stampa in Europa è garantita dalla Carta dei Diritti Fondamentali
dell’UE che all’articolo 11 sancisce il diritto alla libertà di espressione e di
informazione, includendo la libertà di ricevere e comunicare informazioni senza
ingerenze pubbliche. Dall’8 agosto 2025, è esecutivo l’European Media Freedom
Act (EMFA) che: sancisce l’indipendenza dei media; vieta alle autorità di
intervenire nelle decisioni editoriali; protegge i media dalla sorveglianza e
dalle pressioni economiche; protegge le fonti giornalistiche dall’obbligo di
rivelazione e limita l’uso di spyware, richiedendo l’approvazione giudiziaria
per le indagini su reati gravi; impone agli organi di informazione di divulgare
informazioni sulla loro proprietà e sugli investimenti pubblicitari di natura
statale; e introduce misure per prevenire la concentrazione dei media e
promuovere la pluralità dell’informazione.
L’EMFA mira a proteggere i giornalisti e i media da pressioni politiche ed
economiche, garantendo l’indipendenza editoriale, la tutela delle fonti e la
trasparenza sulla proprietà dei media. Queste nuove regole vietano le ingerenze
nelle decisioni editoriali e limitano l’uso di spyware sui giornalisti,
permettendolo solo in casi specifici e con l’approvazione di un tribunale.
Abbiamo la Carta Europea per la Libertà di Stampache, sebbene non abbia forza di
legge, questa Carta del 2009 è un punto di riferimento per la valutazione del
rispetto della libertà dei media negli Stati membri. Abbiamo il Media Freedom
Rapid Response (MFRR), un meccanismo di risposta rapida per la protezione della
libertà di stampa, finanziato anche dalla Commissione Europea. Ed abbiamo
persino norme di protezione adottate contro le “Strategic Lawsuits Against
Public Participation” (SLAPP), ovvero azioni legali abusive usate per intimidire
i giornalisti.
Tutto immensamente meraviglioso se non fosse che rimangono parole su carta che
nella pratica invece si scontrano con i rapporti di forza. La realtà è che la
libertà d’espressione nell’Unione Europea è gravemente sotto attacco a tal punto
che basta una domanda di buon senso per stabilire il licenziamento di un
giornalista.
È quanto accaduto al giornalista Gabriele Nunziati, che il 13 ottobre 2025 ha
rivolto – alla portavoce della Commissione Ue Paula Pinho – la seguente domanda:
“Avete ripetuto varie volte che la Russia dovrebbe pagare per la ricostruzione
dell’Ucraina. Pensate che Israele dovrebbe pagare per la ricostruzione
di Gaza dato che ha distrutto quasi tutta la Striscia e le infrastrutture
civili?”.
La portavoce della Commissione Europea Paula Pinho a Bruxelles ha definito
“molto interessante” la domanda, affermando però di non avere “alcun commento a
riguardo”.
Due settimane dopo, il 27 ottobre, l’Agenzia Nova – per cui lavorava Nunziati –
ha invece deciso di interrompere la collaborazione con il giovane giornalista.
In una replica pubblicata su Fanpage, l’agenzia di stampa ha descritto il
quesito posto da Nunziati come “assolutamente fuori luogo e di natura erronea”
nonché “sbagliato tecnicamente”.
Bisognerebbe ricordare all’Agenzia Nova che non esistono domande sbagliate,
stupide od erronee (la prima cosa che le maestre elementari insegnano ai propri
alunni), ma esistono domande comode o scomode, impegnative o leggere.
La domanda che l’Agenzia Nova ha definito “erronea” in realtà era una domande
lecita, data dal buonsenso, ma “scomoda” sopratutto perchè ha formulato la
domanda usando le stesse dichiarazioni della Commissione Europea.
“C’è da capire che cosa voglia dire domanda tecnicamente sbagliata”, ha
dichiarato Nunziati a Euronews. “La mia domanda è una domanda, e in quanto tale
lascia spazio all’interlocutore di rispondere ed esprimere la propria
posizione”.
Nunziati ha aggiunto che il quesito è sorto da un dato di fatto, cioè che le
infrastrutture civili nella Striscia di Gaza sono state distrutte quasi
completamente dall’esercito israeliano.
“Credo che se la domanda fosse stata tecnicamente sbagliata o se si fosse basata
su presupposti completamente erronei la portavoce Pinho, che ha grande
esperienza, mi avrebbe sicuramente detto che la domanda non sussiste”, ha
sottolineato il giornalista.
Domanda talmente “scomoda” quella di Nunziati che per l’Agenzia Nova, “il
peggio” è che il video della domanda è diventato virale, si legge nella replica,
“ripreso e rilanciato da canali Telegram nazionalisti russi e dai media legati
all’Islam politico in funzione anti-europea, creando imbarazzo all’agenzia”. Una
dichiarazione puerile e ingenua: da boomer si direbbe. Da quando si vuole
impedire al web di fare ciò per cui è stato creato, ovvero rendere il più virale
possibile i contenuti online?
Il giornalista ha specificato infatti che “Il fatto che dicono sia stato diffuso
il video in certi canali, cosa di cui non ero a conoscenza, non è mia
responsabilità. Il video è stato anche condiviso da quotidiani e testate di
tutti i Paesi del mondo”.”Purtroppo sappiamo tutti come funziona il mondo dei
social, una volta che una cosa vi finisce è in mano a tutti”, ha detto Nunziati.
Interpellata per un commento sulla vicenda, la Commissione Europea ha dichiarato
che “attribuisce la massima importanza alla libertà di stampa. In questo
contesto è sempre disponibile a rispondere a tutte le domande nel contesto della
sua conferenza stampa di mezzogiorno”.
Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti (Cnog) ha espresso sconcerto
per quanto accaduto, sottolineando che non si può venire licenziati per aver
posto una domanda.
Il ruolo del giornalista “indipendentemente dalle tutele contrattuali, è quello
di porre domande che possono risultare scomode o poco gradite”, si legge nel
comunicato pubblicato sul sito web del Cnog, che ha chiesto il reintegro in
tempi brevi e a pieno titolo di Nunziati.
Decine di testate giornalistiche hanno ripreso la notizia, mentre il sindacato
Stampa Romana ha espresso solidarietà per il giornalista.
Lorenzo Poli