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[more fire] "The Harder They Fall"
La puntata è dedicata a Jimmy Cliff, superstar mondiale della musica Reggae e Pop venuta a mancare il 24 novembre scorso a Kingston all'età di 81 anni.  Jimmy diventa eroe del popolo, e leggenda nella sua Giamaica, anche come protagonista del film "The Harder they Come" di Perry Henzell, citato come metafora di resistenza nel testo di "Guns of Brixton" dei The Clash, che ascoltiamo come cover proprio dalla sua voce. "You see, he feels like Ivan Born under the Brixton sun His game is called survivin' At the end of the harder they come" L'intro acustica della puntata comprende anche "You Can Get It If You Really Want", e si conclude con una suggestiva interpretazione della canzone "Reggae Music", con la quale Jimmy risponde all'intervista KCRW radio nel 2012, per raccontare il parallelismo tra la storia di questa musica e il suo percorso artistico.  A questo punto parte anche il nostro viaggio nella sua carriera, con lo ska degli anni 60 e le hits "Hurricane Hattie", "Miss Jamaica" e "Kings of Kings", registrate alla Beverly records di Leslie Kong.  I primi successi internazionali arrivano poi con l'album "Hard Road to Travel", e il seguente "Wonderful World, Beautiful People", dai quali ascoltiamo le title tracks. Entriamo quindi negli anni 70 con "Vietnam", e la soundtrack di "The Harder They Come", dalla quale ascoltiamo l'edit di "You Can Get It If You Really Want", scritta da Jimmy Cliff, ma famosa anche per la cover di Desmond Dekker.  Prima di raggiungere gli anni 80, ci concediamo un brano più riflessivo, ovvero "Sitting in Limbo", che ci accompagna alla traccia più vicina al reggae e al rubadub della playlist, "Give The People What They Want" dall'album omonimo. Negli anni 80 il Reggae è ormai conosciuto a livello mondiale, e Jimmi lo consacra al Pop con "Reggae Night", che "sgrassiamo" con il b side e la militante "Roots Radical". Chiudiamo in acustico queta piccola monografia che ci ha parlato di resilienza, orgoglio, speranza e militanza, con la ballata fondamentale "Many Rivers To Cross".  
[more fire] "Underground Oasis"
La puntata è dedicata ad alcune nuove uscite su vinile, e in generale agli album più attesi della seconda parte del 2025. Le due limited edition su vinile che aprono le danze mettono le mani negli anni 80, rimescolando in levare alcune hit della cultura pop. Tra queste il re-edit dei Dubxanne di Guido Craveiro di "Video Killed the Radio Star" ft. Berise & Tracy Merano, e di "Running Up That Hill" ft. Claire Parsons, nota nell'originale di Kate Bush anche come colonna sonora della quarta stagione di Stranger Things. L'anthem "London Calling" dei The Clash viene ripescato dal Rebel Dread Don Letts che in collaborazione con i  Dubmatix e Masta Simon dei Mighty Crown,  restituisce una nuova ma fedele versione electronic dub. Il primo album dal quale ascoltiamo l'omonimo singolo, è "Singers & Players" di Mr A-Lone Ark aka Roberto Sanchez. Le sonorità e la struttura del brano sono quelle che caratterizzano le sue produzioni, e che ci portano immediatamente al reggae roots degli anni 70. I suoni analogici e le registrazioni live a presa diretta caratterizzano anche i due album che seguono.  "Know Nothing About" di Marina P & The Co-Operators, prodotto da Eyen Purkin nei Waggle Dance Studios di Bristo, nasce e viene modellato dall'intenso scambio tra cantante e produttore. Sul banco mixer suonano passioni e ideali, e in definitiva la propria visione del mondo. Ascoltiamo "Kick It", "Kung Fu Blues" feat. Joe Yorke & "Step Back". L'atteso ritorno di Chronixx con l'album "Exile", a distanza di otto anni dal precedente, lo ridefinisce come la voce più sincera e rappresentativa del reggae giamaicano più virtuoso. L'album suona come se ci trovassimo con lui nella sala di registrazione, e "Keep on Rising to the Top", "Family First" e la groovy "Market" ne sono un perfetto esempio. L'ultimo album che vi proponiamo è "Underground Oasis", che ci porta nel terreno sperimentale che ha sempre caratterizzato il percorso degli Stand High Patrol di Pupajim. Il concept che pervade tutto il lavoro descrive un luogo nascosto nel sottosuolo, un presidio di resistenza dal quale proviene un suono che dal subconscio sale fino al cosmo. Il lavoro ha un aspetto minima,l ma come le liriche di Pupajim nella semplicità trova la sua potenza evocativa. I brani che chiudono la puntata sono quindi "Head in the Clouds" e "Cool In My Cellar", nella versione stepper, e in quella acustica di "Back to My Cellar" che chiude l'album.