Libertà per l’attivista climatico Sonam Wangchuk
Il leader culturale del Ladakh noto per essere uno tra gli attivisti climatici
più influenti del pianeta è detenuto nella prigione di Jodhpur.
Il Ladakh, o piccolo Tibet indiano, è una terra isolata posta sul tetto del
mondo con passi che superano i 5 mila metri di altitudine. Con una popolazione
di 300 mila abitanti che ha sempre vissuto di agricoltura in un contesto
buddhista di condivisione sociale, è un luogo di elevata spiritualità e
organizzazione dal basso che per secoli ha mostrato come la resilienza in
condizioni difficili potesse permettere lo sviluppo di una cultura articolata,
comunitaria e quasi totalmente priva di violenza. Dominato dal deserto di alta
quota, dai rilievi in cui nasce il fiume Indo, da imponenti ghiacciai e da una
copertura nevosa che in inverno impedisce ogni accesso via terra, il Ladakh è
anche un luogo di confine, quello tra India, Cina e Pakistan che risulta il più
militarizzato al mondo.
E’ qui che in un area remota del Paese nasce nel 1966 Sonam Wangchuk, un bambino
particolarmente dotato che fugge a Delhi per studiare e che diventerà un
brillante ingegnere, inventore, riformatore del sistema dell’istruzione pubblica
e attivista ambientale. Progettista di una tecnica ingegneristica (Ice Stupa) in
grado di realizzare piccoli ghiacciai artificiali in grado di rilasciare l’acqua
nella stagione secca in un’area del pianeta particolarmente colpita dal
cambiamento climatico, fondatore del rivoluzionario campus studentesco SECMOL
che funziona con energia solare per cucinare, illuminare e riscaldare,
progettista e supervisore della costruzione di edifici passivi in terra cruda in
Ladakh, Sikkim e Nepal, in modo che i principi del risparmio energetico vengano
implementati su larga scala, fondatore dell’Istituto himalayano delle
alternative Ladakh, per le sue soluzioni innovative ai problemi locali Sonam
Wangchuk ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali di altissimo
livello.
Su ripetuti inviti della comunità studentesca nel 2013 ha inoltre contribuito a
lanciare il New Ladakh Movement (NLM), un’organizzazione sociale ispirata ai
valori dell’istruzione e dell’ecologismo chiedendo che la popolazione tribale
del Ladakh fosse finalmente tutelata dal governo centrale come previsto dalla
Costituzione federale indiana. A questo scopo, nel marzo del 2023 ha praticato
uno sciopero della fame di 21 giorni contro le lobby indutriali e minerarie che
mettono a rischio il fragile ecosistema di questa regione, a cui è seguita nel
settembre del 2024 una marcia in puro stile gandhiano verso Dheli che aveva lo
scopo di richiamare l’attenzione del governo e del parlamento su questo tema.
Dopo pochi giorni la marcia è stata però interrotta dalla polizia che ha
arrestato Wangchuck e i suoi sostenitori.
In un Ladakh progressivamente deprivato del proprio stile di vita e di un
sistema agricolo che garantiva l’autosufficienza alimentare, diventato sempre
più dipendente dall’esterno e soggetto a speculazioni immobiliari che lo hanno
trasformato in luogo di vacanza per turisti poco attenti, le rivendicazioni dei
nativi sono esplose il 24 settembre scorso con una protesta che ha portato
all’incendio della sede del partito del primo ministro. Alla manifestazione,
dettata dalla frustrazione della gente nei confronti del governo centrale e
dalle promesse non mantenute che dopo la separazione del Ladakh dallo stato di
Jammu e Kashmir avrebbero dovuto condurre all’autonomia, alla protezione
dall’acquisizione di terreni da parte di stranieri e al diritto alla riserva di
posti di lavoro per la popolazione locale, si è risposto con una durissima
repressione poliziesca che ha causato l’uccisione di 4 manifestanti e il
ferimento di altri 80 mentre nel capoluogo Leh è stato imposto il coprifuoco e
sono stati oscurati tutti i servizi internet.
E’ in questo contesto che Wangchuck viene nuovamente arrestato e questa volta
con l’accusa di avere ispirato e fomentato le proteste. Su di lui si sono
scatenate varie inchieste governative che lo accusano di avere legami con il
Pakistan (per aver partecipato ad una conferenza ONU in quel Paese), che hanno
portato al ritiro della licenza per il SECMOL e che riguardano un’inchiesta
sull’Istituto himalayano delle alternative. In pratica, una vita di impegno e di
dedizione agli altri e alla protezione della terra (che è pure diventata un film
di successo in mezzo mondo) è stata distrutta in pochi giorni. Nonostante
l’insostenibilità delle accuse e senza che sia stato emesso alcun ordine di
detenzione formale alla sua famiglia, Wangchuk è stato allontanato dal Ladakh e
trasferito nella prigione di Jodhpur dove non si hanno informazioni sulle sue
condizioni di salute.
Per quest’uomo geniale e coraggioso che ha messo al centro del suo impegno la
salvaguardia dell’ambiente e la tutela dei diritti delle minoranze, è stata
presentata dalla moglie J. Angmo una petizione di Habeas corpus alla Corte
Suprema: un’atto che segue l’ampia mobilitazione che coinvolge cittadini comuni,
accademici, leader dell’opposizione e organizzazioni politiche, voci che si sono
levate contro l’arbitrarietà dell’arresto e che sono seriamente preoccupate
della tenuta delle garanzie costituzionali nel grande Paese asiatico.
Max Strata