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Lo spirito militarista del ‘cuore’ piemontese che palpita nella confusa, e lacerata, coscienza collettiva degli italiani
Stamattina a Torino è stata celebrata per la prima volta la Giornata del Veterano e per tutta la giornata di venerdì 24 ottobre scorso la piazza centrale di Casale Monferrato era animata dalla presenza di volontari e militari protagonisti, insieme, del Villaggio del Cuore promosso dalla Regione Piemonte. Siccome la Giornata del Veterano – definita e sancita con i decreti del Ministero della Difesa del 13 settembre 2022 (forse non ‘per caso’ la stessa data in cui veniva promulgata la Determinazione del contributo, per l’anno 2023, per l’iscrizione al registro nazionale delle imprese e dei consorzi di imprese operanti nel settore degli armamenti) e del 24 febbraio 2025 – quest’anno ‘cade’ di martedì, la sua prima celebrazione ufficiale è stata svolta oggi, una domenica, con la cerimonia al monumento – tra il 1932 e il 1937, cioè durante la ‘guerra dei monumenti’ progettato e installato nel ‘sagrato’ di Palazzo Madama di Torino – dedicato al Duca invitto, il Maresciallo Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta, dove si sono recate le autorità locali, cittadine e regionali, e le rappresentanze delle forze armate e di associazioni militari e para-militari. Curiosamente, nel calendario di ricorrenze rammentate dal Ministero della Difesa oggi, 9 novembre, è il Giorno della Libertà, ovvero la data della ‘caduta del muro di Berlino’, che “cadde in una notte, nel nome di una libertà maturata nei cuori per anni”, memorabile perché rammenta che “la libertà non è mai scontata: va conquistata, difesa e vissuta ogni giorno”. Una coincidenza, certo … ma molto strana, come quella che mi ha tanto perplessa circa un mese fa osservando che il Villaggio del Cuore installato alle insegne della Giornata del cuore che ricorre il 29 settembre a Casale Monferrato era stato allestito il 24 ottobre. La scenografica ambientazione palpitante di “attività di sensibilizzazione e informazione sulla prevenzione delle malattie cardio-cerebro vascolari attraverso screening, incontri con professionisti sanitari” e “dimostrazioni di primo soccorso e uso defibrillatore” era stata realizzata mediante l’esposizione di banchetti e stand e di un furgone in dotazione dell’associazione torinese (in foto), delle ambulanze della Croce Verde cittadina e di veicoli di alcune rappresentanze delle forze armate e forze dell’ordine italiane *. Era una “tappa” del tour Il Piemonte per il Tuo Cuore *  inaugurato il 29 settembre a Torino, dove ha sede l’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco” Onlus che coordina le iniziative svolte in Italia nella Giornata Mondiale del Cuore, promosso dalla Regione Piemonte, in particolare dal suo assessorato alla sanità che attualmente è presieduto da Federico Riboldi, dal 2019 al 2024 sindaco di Casale Monferrato, dal 2009 consigliere e dal 2017 vicepresidente della Provincia di Alessandria e, oltre che presidente provinciale, dal 2021 vice-responsabile nazionale dei rapporti con gli enti locali e dal 2023 vice-segretario regionale del partito in cui milita, Fratelli d’Italia. Organizzato in collaborazione con la Croce Verde cittadina, con il Comando Compagnia di Casale Monferrato e il Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dell’Arma dei Carabinieri e con l’Istituto Idrografico della Marina Militare, oltre al patrocinio della Città di Casale Monferrato, la cui amministrazione ha fornito “i servizi tecnici a supporto dell’iniziativa”, l’iniziativa si fregiava di tante egide molto prestigiose: Medaglia del Presidente della Repubblica, alto patrocinio del Parlamento Europeo e patrocini della Presidenza del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, del Ministero dell’Interno, del Ministero dell’Istruzione e del Merito, del Ministero dell’Università e della Ricerca, del Ministero della Salute, di Sport e Salute, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e di Admo, Anci (nazionale e piemontese), Avis, Azienda Zero, Federsanità, FnoMceo, Fnopi, Fidas, Inail, Lilt e Polizia di Stato **. Ma, siccome il tour ha fatto “tappa” a Casale Monferrato nello stesso luogo e nello stesso giorno della settimana, un venerdì, in cui da due anni alcuni abitanti nella città e i suoi dintorni manifestano silenziosamente esponendo bandiere della pace e cartelli e striscioni contro il commercio delle armi e il riarmo europeo, inoltre nella stessa data – il 24 ottobre – in cui a Cameri, in provincia di Novara, dove ha sede lo stabilimento FACO – Final Assembly and Check Out di Leonardo SpA in cui viene fabbricato il “cacciacaccia multiruolo monoposto di 5ª generazione” Strike Fighter F-35 Lightning II e alle basi militari NATO di Ghedi e Aviano si svolgevano i presidi di protesta mentre in molti paesi del mondo si tenevano gli incontri scientifici nel programma della Disarmament Week e si celebrava l’80° anniversario dell’entrata in vigore della Carta (Statuto) delle Nazioni Unite, la ‘strana coincidenza’ ha destato in me qualche insidioso sospetto. La concomitanza mi è parsa ‘strana’ considerando che contemporaneamente alla Disarmament Week – nel 2025 a calendario dal 24 al 30 ottobre – dal 13 al 29 ottobre la NATO svolgeva la propria “esercitazione di deterrenza nucleare” che ha coinvolto gli eserciti di 14 nazioni schierate nell’alleanza militare intergovernativa. Sebbene sul sito della NATO sia affermato che l’addestramento – Steadfast Noon – venga organizzato senza nessuna correlazione con altre iniziative di interesse globale (“any current world events“), ritengo che agli strateghi delle forze armate e ai governanti degli USA e delle nazioni alleate della grande potenza americana non sfuggano i vantaggi del pianificare tale esercitazione proprio in questo periodo dell’anno. La “long planned, routine training activity and part of NATO’s broader efforts to maintain readiness and ensure transparency around its nuclear posture” in cui vengono simulati scenari di guerra ad ‘alta intensità’, ovvero conflitti bellici in cui si fa uso di armi nucleari infatti coincide con lo svolgimento del programma di riunioni, conferenze e iniziative cui partecipano scienziati e analisti avversi alle politiche e tattiche della ‘deterrenza armata’ e la concomitanza palesemente contrasta con le indicazioni delle risoluzioni ONU S-10/2 del 1978 e 50/72 B del 1995 e, quindi, con l’impegno assunto dai governanti degli stati membri a favorire e incentivare lo ‘svuotamento’ degli arsenali e a informare i propri connazionali sui progressi del disarmo. Oltre che perché il primo giorno della Disarmament Week – il cui inizio coincide, non per caso, con l’anniversario dell’entrata in vigore della Carta (Statuto) delle Nazioni Unite, che quest’anno era una ricorrenza particolarmente significativa – proprio nel 2025 il 24 ottobre era una giornata molto ‘particolare’. Il 24 ottobre 2025 in cui in tutto il mondo si svolgevano numerose manifestazioni contro lo sperpero di risorse pubbliche per la ‘corsa al riarmo’, contro le economie belliciste e le industrie belliche, contro le ideologie che fomentano i conflitti armati, contro l’impunità di esecutori e complici di crimini di guerra e crimini contro l’umanità,… contro le politiche e i decreti incompatibili con principi etici e giuridici dello stato di diritto sanciti nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e nei trattati normativi il diritto umanitario internazionale. Stranamente il Villaggio del Cuore allestito a Casale Monferrato con l’ausilio delle forze armate un mese dopo la Giornata Mondiale del Cuore e proprio nella data del 24 ottobre mostrava il ‘buon cuore’ di chi in questo periodo sta dalla parte opposta di chi protesta contro il riarmo e contro gli abusi delle forze armate e delle forze dell’ordine. A farmi sospettare che questo ‘effetto collaterale’ non fosse casuale bensì scientemente ricercato era il fatto che a beneficiare della sua realizzazione fossero, oltre all’associazione che nell’occasione ha raccolto generose donazioni e più delle rappresentanze delle forze armate coinvolte per l’occasione, i politici alla regia dell’iniziativa. Mi pareva logico, e giusto, che il sindaco di un ‘Comune cardioprotetto’ abbia accolto volentieri la “tappa” del tour Il Piemonte per il Tuo Cuore finalizato a offrire “alla cittadinanza un’occasione concreta di informazione, sensibilizzazione e partecipazione” che era promosso dalla Regione Piemonte e, per competenza, dall’assessore alla sanità, cioè Federico Riboldi, che è anche un suo concittadino **. Ma la sincera bontà dei suoi promotori mi sembrava smentita dal fatto che “a seguito della recente riunione operativa del Governo dedicata agli interventi di ricostruzione nei territori palestinesi” il precedente 16 ottobre l’assessore regionale monferrino insieme al ‘governatore’ e agli assessori regionali alla protezione civile e alla cooperazione internazionale aveva inviato alla Farnesina la candidatura delle “eccellenze sanitarie” piemontesi alla “missione umanitaria per la ricostruzione della Striscia di Gaza”, ovvero offerto “il coordinamento del supporto sanitario” delle strutture ospedaliere della Regione Piemonte per “la rinascita del sistema sanitario pediatrico” palestinese ***. Il sospetto che l’allestimento del Villaggio per il Cuore a Casale Monferrato con l’ausilio delle forze armate avesse  la funzione di rafforzare approvazione e consenso per questa ambizione, cioè aspirando a rivendicare il ruolo politico e la figura storica di soccorritori dei bambini malati sopravvissuti all’assedio, non è stato fugato dalle risposte alle domande che ho rivolto alla persona che mi veniva indicata come l’organizzatore e, dalla sua foto sul sito, ho appurato che era il presidente dell’Associazione Italiana Cuore e Rianimazione “Lorenzo Greco” Onlus. L’ente è stato fondato in memoria di un bambino affetto da una patologia cardiaca, mi ha spiegato Marcello Segre, che prima di salutarmi dicendo shalom a giustificare la presenza di rappresentanze delle forze armate nell’occasione aveva addotto l’impegno e il contributo dei militari al soccorso delle vittime di cataclismi e devastazioni. Siccome nelle attività di prevenzione e cura delle malattie cardio-cerebro vascolari non rilevo nessi con la funzione degli eserciti e con l’organico delle truppe militari, tale motivazione mi è parsa incongruente, ma non mi ha stupita. Da tempo sento molte persone affermare che bisogna riconoscere e onorare ogni ‘merito’ delle forze armate. Invece mi ha sorpreso constatare che l’addestramento dei militari coinvolti nell’iniziativa fosse piuttosto lacunoso. Quelli da me incontrati, anche uno con molte mostrine che io, pur non sapendo quale grado gerarchico indicassero, capivo che ne mostravavano uno di alto livello, non erano riusciti a spiegarmi perché quel giorno, il 24 ottobre, avessero rappresentato l’esercito nazionale sotto le insegne della Giornata mondiale del Cuore, un evento annuale già trascorso da quasi un mese. Ovviamente però questa confusione delle date nei programmi di tale ‘ingaggio’ delle Forze armate non dipendeva da decisioni strategiche o tattiche dei loro superiori, quindi non me ne preoccupai. Ad allarmarmi è stato constatare che i militari presenti nell’occasione non sapessero che, sebbene sia denominata mondiale, la Giornata del Cuore indetta dalla World Heart Federation e sponsorizzata da due aziende multinazionali (la Amgen con casa-madre negli USA e il gruppo franco-olandese Servier) non è una ricorrenza del calendario civile internazionale, in cui sono designate mondiali e internazionali le giornate memorabili e rilevanti come quella del 24 ottobre perché in questa data nel 1945 è entrata in vigore della Carta (Statuto) delle Nazioni Unitee. E dal fatto che non capissero neanche perché loro lo avrebbero dovuto rammentare ho desunto che chi è responsabile dell’addestramento dei militari (ovvero il Ministro della Difesa) non reputa importante e cogente che i soldati siano edotti e gli ufficiali siano consapevoli del fatto che l’operato delle forze armate è disciplinato dall’Art. 11 della Costituzione in vigore dal 1° gennaio 1948 e, pertanto, dalla Carta delle Nazioni Unite, il trattato internazionale concordato alla Conferenza delle Nazioni Unite sull’Organizzazione Internazionale del 1945 e in vigore dal 24 ottobre dello stesso anno, e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che, applicando le norme sancite in questo atto, l’Assemblea Generale dell’ONU ha approvato il 10 dicembre 1948. A me pare logico, anche ovvio, che ogni miltare italiano dovrebbe conoscere bene i contenuti della Costituzione italiana e della Carta delle Nazioni Unite (ratificata con la Legge 848/1957), in particolare il suo preambolo che comincia proclamando > Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal > flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha > portato indicibili afflizioni all’umanità … si conclude affermando > … i nostri rispettivi Governi, per mezzo dei loro rappresentanti … hanno > concordato il presente Statuto delle Nazioni Unite ed istituiscono con ciò > un’organizzazione internazionale che sarà denominata le Nazioni Unite. e precisa che l’impegno assunto da coloro che esercitano il potere escutivo, ovvero governanti e cittadini funzionari delle amministrazioni pubbliche e arruolati in forze dell’ordine e forze armate, è di > assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, > che la forza delle armi non sarà usata, salvo che nell’interesse comune Penso che ai militari italiani si dovrebbe insegnare, e loro dovrebbero sempre rammentare, anche in che date queste leggi e norme sono state scritte e sono entrate in vigore, altrimenti chi è incaricato della difesa della patria e dei propri connazionali non capisce il senso, ovvero il significato, cioè la logica consequenziale dei principi sanciti nel 1945 e poi a gennaio e dicembre 1948 e, quindi, delle ‘regole di ingaggio’ che devono applicare – anche perché a cui non possono sottrarsi – in ogni loro attività e azione. Altrettanto grave, ma meno sorprendente, mi pare che a ignorare – cioè non conoscere, oppure fingere di non sapere – quali principi etici e norme giuridiche fondamentali diciplinano l’esercizio del potere escutivo e l’uso delle armi siano i politici al governo dello stato, delle regioni e delle amministrazioni locali. Sospetto che la giornata di oggi, 9 novembre, in Italia sia stata decretata celebrativa del merito e dell’onore dei veterani perché ricorrenza dell’armistizio del 1918 concordato a Compiègne, nei libri di storia indicata come data in cui cessarono i combattimenti della prima guerra mondiale, cioè della tregua prelusiva al trattato di pace, siglato a Versailles il 28 giugno 1919 ed entrato in vigore il 10 gennaio 1920, in ragione e funzione dalla possibilità di scandire il periodo autunnale con giornate cerimoniali il cui ‘maestro’ e regista è il ministro della difesa che ha decretato quella dedicata ai veterani e inaugurata oggi a Torino, casualmente, è il piemontese (per la precisione cuneese) Guido Crosetto, che fanno da contraltare ai rituali commemorativi invece primaverili, le feste del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno, ispirati ai valori della cultura della pace e ai principi del diritto umanitario internazionale. Temo a questa ‘battaglia delle giornate memorabili’ si perda tutti e chi ora è in vantaggio tattico anziché esultare trionfalmente ed esaltarsi vanagloriosamente dovrebbe affrontare responsabilmente le conseguenze della profondo, e ogni giorno sempre più grave, lacerazione della coscienza collettiva nazionale provocata da lacune nella memoria storica, omissioni delle verità e mistificazioni della realtà.   * Il Piemonte celebra la giornata mondiale per il cuore 2025 ** Il Piemonte per il tuo cuore fa tappa a Casale *** Regione Piemonte si candida per il coordinamento sanitario pediatrico nella ricostruzione di Gaza Maddalena Brunasti
Il nome dice tutto: dal Ministero della Difesa al Ministero della Guerra
Il presidente statunitense Trump ha deciso di ripristinare dopo 78 anni il nome ministero della Guerra al ministero della Difesa. Il ripristino del nome originale e non orwelliano al ministero della Guerra degli Stati Uniti dovrebbe avere un impatto positivo sul linguaggio e sulla comprensione delle persone. Trump senza dubbio lo fece per celebrare la sadica malevolenza associata alla parola “guerra”. Ha agito mentre persegue orribili guerre in Palestina e Ucraina, minacciando (e iniziando) guerre contro Venezuela e Iran, spostando enormi risorse dai bisogni umani e ambientali ai preparativi di guerra negli Stati Uniti e nei paesi seguaci membri della NATO. Minacciò di invadere Chicago e di mostrarle il significato del nome appena ripristinato. Sicuramente 78 anni di propaganda non si annullano rapidamente. Tutti o la maggior parte dei governi di tutto il mondo che hanno copiato gli Stati Uniti nel rinominare i loro eserciti “difesa” resisteranno con fervore al ripristino del vecchio nome. Anche gli attivisti per la pace parlano incessantemente di “Ministero della Difesa”, “industria della difesa”, “appaltatori della difesa”, ecc. Se decenni di appassionati appelli da parte di alcune persone per non aver ripetuto a pappagallo la stessa propaganda contro cui lavoriamo non hanno avuto praticamente alcun impatto, ci si può aspettare che ci vogliano almeno alcune settimane prima che le persone capovolgano le loro abitudini linguistiche per obbedire a un buffone fascista. Cambiare quelle abitudini linguistiche, per qualsiasi motivo, sarebbe un beneficio per tutti. Le parole modellano il nostro pensiero tanto quanto lo comunicano. Non dovremmo applaudire Trump per aver abbandonato l’idea che le guerre siano condotte non per sadismo, potere o profitto, ma perché sta cercando di normalizzare l’esaltazione di sadismo, potere e profitto. Se coloro che si oppongono al male abbandonassero l’idea che il più grande male del mondo sia “difensivo” e “umanitario”, staremmo molto meglio. Se il Congresso dovesse approvare National War Authorization and Appropriations Acts invece dei cosiddetti Nation “Defense” Acts, subito si potrebbe dare una spinta ai modi di agire di una o tre “teste” del Congresso in movimento. La Costituzione degli Stati Uniti consente al Congresso di radunare e sostenere eserciti per non più di due anni alla volta. Non prevede il complesso permanente di think tank accademici dei media militari industriali congressuali “di intelligence”. Gli infiniti e massicci War Authorization Acts in continua crescita potrebbero far sì che il Congresso si fermi e noti l’assenza negli ultimi 84 anni di qualsiasi Dichiarazione di Guerra, o di qualsiasi momento in cui il ministero della Guerra degli Stati Uniti non fosse in guerra, o di qualsiasi guerra che sia servita a qualcosa. Trump crede che ripristinando il nome “Ministero della Guerra” ripristinerà un’era immaginaria in cui gli Stati Uniti “hanno vinto” le guerre — una potente ammissione che per 78 anni il governo degli Stati Uniti ha speso trilioni di dollari uccidendo milioni di persone, distruggendo società, distruggendo lo stato di diritto, causando danni ambientali orribili e duraturi, alimentando il bigottismo, limitando le libertà civili, corrodendo la cultura e privando iniziative positive di risorse che avrebbero potuto trasformare il mondo in meglio. Ma, nelle parole di Jeanette Rankin, che ha votato al Congresso degli Stati Uniti contro entrambe le “belle” guerre mondiali, non si può vincere una guerra più di un uragano. Gli Stati Uniti “vinsero” le guerre imperialiste e di coalizione ai tempi del Ministero della Guerra commettendo massacri e genocidi ritenuti inaccettabili nell’era che porta all’attuale genocidio in diretta streaming a Gaza e consentendo ad alleati come l’Unione Sovietica di uccidere e morire (un po’ come gli ucraini oggi) prima di produrre innumerevoli film di Hollywood che suggeriscono una storia diversa. Ripristinare con il nome l’accettabilità di genocidi, bombardamenti a tappeto e bombardamenti nucleari non deriva per forza dal ripristinare il nome dell’istituzione responsabile. Riconoscendo l’orrore irragionevole di tali cose potrebbe consentire lo sviluppo di un significativo movimento di protesta contro la guerra negli Stati Uniti. Un tale movimento non dovrebbe essere semplicemente anti-Trump. Non dovremmo essere preoccupati da ciò che egli chiama la macchina da guerra, ma dalla macchina da guerra stessa, anche quando il cambio di nome viene osteggiato o invertito. Un modo per aiutare a lungo termine sarebbe rimuovere coscientemente dal nostro linguaggio e dai nostri pensieri, non solo la parola “difesa”, ma tutta la varietà di insidiosi termini di propaganda di guerra. Si potrebbe  provare anche a dare nomi onesti a ogni dipartimento governativo, prendere in considerazione alternative alla guerra o addirittura di abolirla. Traduzione dall’inglese di Filomena Santoro. Revisione di Thomas Schmid. David Swanson
Extinction Rebellion ha occupato anche la sede della Leonardo
Dopo aver occupato il Ministero della Difesa, Extinction Rebellion ha preso di mira la sede romana di Leonardo, accusata di complicità nei crimini di guerra israeliani. Dopo l’occupazione della Ministero della Difesa, gli attivisti e attiviste di Extinction Rebellion hanno occupato la sede di Leonardo, l’azienda italiana leader globale nei settori dell’aerospazio, difesa e sicurezza. Martedì 29 aprile, nel primo pomeriggio, il gruppo di manifestanti ha occupato la sede produttiva dell’azienda, situata nella periferia di Roma. “Lo stiamo facendo perché la Leonardo, assieme al governo italiano e quasi tutti i governi del mondo hanno le mani sporche di sangue” ha dichiarato un attivista. “Il sangue del popolo palestinese che da quasi due anni è sotto le bombe e da molti di più è vittima di un’occupazione e il sangue della mia e delle future generazioni, che pagheremo nel futuro, nella propria vita, il prezzo di scelte scellerate e guerrafondaie del presente». Sulla sede dell’azienda è stato appeso uno striscione con la scritta “Leonardo complice di genocidio”. Leonardo S.p.A., colosso italiano della difesa a partecipazione statale, è finita al centro di polemiche per i suoi legami con il settore militare israeliano, soprattutto dopo l’inizio dell’offensiva su Gaza nell’ottobre 2023. Nonostante le dichiarazioni del governo italiano sulla sospensione delle esportazioni di armamenti verso Israele, Leonardo ha continuato a fornire supporto tecnico per i jet da addestramento M-346, oltre ad aver venduto cannoni navali 76/62 Super Rapido destinati alla marina israeliana, impiegati anche nei bombardamenti su Gaza. La presenza diretta di Leonardo in Israele si è consolidata con l’acquisizione della società RADA Electronic Industries, rafforzando i legami industriali nel settore della difesa. Queste attività hanno attirato forti critiche da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti umani, che accusano l’azienda di contribuire al conflitto e di lucrare su operazioni militari contro la popolazione palestinese. L’occupazione della sede di Leonardo segue quella del giorno precedente della sede dell’Aeronautica Militare del Ministero della Difesa. Nella serata di lunedì 28 aprile i manifestanti sono stati sgomberati dalle forze dell’ordine. Entrambe le azioni rientrano nella campagna Primavera Rumorosa, promossa da Extinction Rebellion Italia per rilanciare l’attenzione sulla crisi climatica e criticare l’inadeguatezza delle politiche ambientali. Il nome richiama il libro Primavera silenziosa di Rachel Carson, opera simbolo della nascita dell’ambientalismo moderno. La campagna denuncia il ruolo dell’industria dei combustibili fossili e chiede giustizia climatica attraverso proteste pacifiche ma ad alto impatto, come quella organizzata a marzo 2025 presso il museo di Intesa Sanpaolo a Torino. Il percorso di mobilitazione è adesso nei suoi giorni clou, quelli compresi fra il 25 aprile e il 1° maggio, a Roma. Extinction Rebellion è un movimento globale di disobbedienza civile nonviolenta nato per denunciare l’inazione dei governi di fronte alla crisi climatica ed ecologica, chiedendo interventi urgenti per ridurre le emissioni e preservare la biodiversità. Potete seguire in tempo reale le proteste attraverso i canali social di XR: Intsagram: https://instagram.com/xritalia Telegram: https://t.me/XRItaly Facebook: https://www.facebook.com/XRItaly   Italia che Cambia
Primavera Rumorosa di Extinction Rebellion, un primo bilancio
La quarta giornata della Primavera Rumorosa di Extinction Rebellion a Roma, ieri 29 Aprile,  comincia con un unicorno di tre metri cavalcato da una sosia della Presidente del Consiglio che sventola una bandiera tricolore davanti al cancello del Palazzo dell’Aeronautica del Ministero della Difesa.  L’occupazione dei cancelli è durata circa 4 ore sotto un sole cocente, in un’atmosfera inizialmente rilassata che si è fatta più tesa quando le forze dell’ordine hanno circondato gli occupanti ostacolando il passaggio di persone e generi di prima necessità. Hanno poi identificato le persone all’interno del cordone e infine hanno sgomberato l’area caricandole su due autobus e portandole al centro immigrazione della Questura di Roma, nella periferia ad est della città, da dove le ultime persone sono uscite in tarda serata. Ad attenderle, un folto gruppo di ribelli in presidio dal pomeriggio, che ha fornito loro cibo, vestiti caldi e abbracci.   Tante cose colpiscono della strategia messa in atto da Extinction Rebellion per questa settimana di mobilitazione: innanzitutto, l’impeccabile organizzazione tattica che ha permesso ad un centinaio di manifestanti e ad un cavallo alto tre metri di raggiungere un punto strategico della capitale passando praticamente sotto il naso delle forze dell’ordine; in secondo luogo, la natura fermamente nonviolenta del movimento, che si manifesta non soltanto durante le azioni dimostrative, ma anche e soprattutto prima e dopo, nei rapporti fra ribelli e nella costruzione di ambienti più sicuri possibile per limitare al massimo l’inevitabile stress e di conseguenza reazioni non controllate che potrebbero causare tensione; in ultimo, l’estrema attenzione alle ricadute mediatiche di ogni azione, con la costante consapevolezza che l’ostilità dell’opinione pubblica è controproducente sia per il movimento sia per i suoi obiettivi.  Solidarietà e collaborazione traspaiono anche all’esterno, basti vedere tutte le manifestazioni di interesse e le offerte di aiuto e supporto arrivate ieri durante l’occupazione del Palazzo dell’Aeronautica: molti passanti si fermavano a chiedere informazioni sul movimento, chi passava in macchina suonava il clacson e salutava dai finestrini, abitanti dei dintorni aprivano le loro case per permettere i rifornimenti di acqua.  Altre azioni sono previste per i prossimi giorni; la volontà da parte dei ribelli è di evitare un’escalation della tensione, ma senza rinunciare al diritto di espressione e di manifestazione del dissenso. Seguiranno aggiornamenti.   Mara Zanella       Redazione Italia