Tag - Juan Torregrosa

Un limbo giuridico: 250 siriani in Italia attendono ancora asilo dopo il cambio di potere nel paese
L’8 dicembre 2024 il popolo siriano ha celebrato la caduta del regime della famiglia Al-Assad. Il giorno successivo, diversi governi europei, tra cui quello italiano, hanno annunciato la sospensione a tempo indeterminato delle procedure di valutazione delle richieste d’asilo presentate da cittadini siriani. Da allora, 250 persone vivono in un limbo giuridico, in attesa che l’esecutivo decida di sbloccare la situazione. Fin da bambina, Fatima sognava di lavorare nel settore sanitario. Oggi, sette anni dopo il suo arrivo in Italia dalla Siria per studiare farmacia, vive in una condizione di incertezza: la sua domanda d’asilo, come quella di altre 249 persone siriane, è congelata dal dicembre 2024. «Quando sono arrivata in Italia, nel 2018, la situazione per la mia famiglia in Siria non era così grave. Negli ultimi anni, però, l’avanzata dei gruppi islamisti ha riportato paura e insicurezza», racconta Fatima al telefono da Milano. Originaria di Idlib, nel nord-ovest della Siria, la sua famiglia vive in una zona controllata dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS). L’8 dicembre 2024 l’HTS, guidato da Ahmed Al-Sharaa, ha rovesciato l’allora presidente Bashar al-Assad, ponendo fine a oltre sei decenni di dominio della famiglia Al-Assad. La crescente influenza dell’HTS e l’imposizione di norme religiose più rigide spinsero Fatima a chiedere asilo in Italia nel settembre 2022. «Come donna con studi universitari, avevo paura di tornare a casa: sapevo che non avrei potuto lavorare né vivere in modo indipendente», spiega. Dopo aver presentato la domanda, ottenne un permesso di soggiorno temporaneo e, nel 2023, iniziò a lavorare in una farmacia di Milano. Ma non conobbe mai l’esito definitivo della sua richiesta. LA SOSPENSIONE DELLE DOMANDE SIRIANE Il 9 dicembre 2024, un giorno dopo il cambio di potere a Damasco, il governo italiano ha emanato una circolare che annunciava la sospensione di tutte le pratiche di asilo relative a cittadini siriani. Da allora, Fatima e molte altre persone vivono in una situazione di incertezza legale. Per giustificare tale misura, l’esecutivo si è appellato alla direttiva 2013/32/UE e al decreto legislativo 25/2008, che consentono di rinviare le decisioni nei casi in cui esista una situazione di instabilità nel Paese d’origine o siano necessarie valutazioni complesse portando ad una sospensione che può durare fino a 21 mesi. Li dove tali circostanze dovessero verificarsi lo Stato è tenuto ad informare le persone interessate. Organismi come UNHCR Italia, Amnesty International e la Commissione Europea hanno definito la decisione «affrettata», sottolineando che la Siria non può essere ancora considerata un Paese sicuro. ITALIA, L’ECCEZIONE IN EUROPA Secondo i dati forniti da ACNUR aggiornati a Dicembre 2024 la popolazione siriana rifugiata in Europa è costituita da 1.2 milioni di persone, delle quali il 60% risiede in Germania. L’ Italia, invece, vive una situazione opposta accogliendo solo lo 0,5% di tale popolazione. Attualmente la comunità siriana rappresenta solo lo 0.13% del totale di stranieri presenti nel Paese. La maggior parte è arrivata attraverso corridoi umanitari gestiti da ONG come La Comunità di Sant’Egidio 1 e Operazione Colomba 2. Dal 2016, l’Italia ha accolto 8.344 persone tramite questi canali. Altri sono giunti attraverso rotte irregolari e sono stati «dublinati». Con tale termine ci si riferisce agli immigrati arrivati in Italia senza che le loro impronte fossero registrate. Successivamente gli stessi hanno abbandonato il Paese e sono stati identificati in un altro Stato dell’UE e, quindi, rimandati in Italia per presentare la domanda d’asilo. IL PESO DELL’INCERTEZZA Dalla sospensione, le 250 persone coinvolte vivono in una sorta di limbo burocratico 3. «Molti hanno un lavoro, un titolo di studio, parlano bene l’italiano e sono integrati. Tuttavia, si sentono abbandonati dallo Stato», afferma Marco Bruno, avvocato esperto in migrazioni. Ogni sei mesi devono rinnovare personalmente il permesso di soggiorno, una procedura nata per semplificare la burocrazia ma che, in questo caso, è diventata fonte di ansia costante. «Non ci fidiamo della burocrazia italiana. Anche sapendo di poter avviare un percorso per regolarizzare la nostra situazione, temiamo di restare senza documenti», racconta Ibrahim, residente a Milano. La paralisi delle pratiche ha creato tensioni anche tra gli stessi siriani in Italia. Alcuni, già stabilmente residenti e favorevoli al nuovo governo di Damasco, ritengono ormai inutile concedere asilo. «Per molti, chi ha chiesto asilo viene visto come un traditore del nuovo governo», lamenta Asmae, cittadina siriana residente a Bologna. «Questo ci porta ad allontanarci persino da altri connazionali, per paura di discriminazioni o ritorsioni». CRITICHE E RICHIESTE INTERNAZIONALI Sebbene né le Nazioni Unite né l’Unione Europea considerino la Siria un Paese sicuro, il governo italiano sostiene che il Paese si trovi “in una fase di transizione”. Una posizione che contraddice gli standard europei di protezione internazionale e, secondo diversi esperti, viola i diritti fondamentali. «La decisione ha un chiaro valore politico», spiegano i rappresentanti dell’associazione Lungo la Rotta Balcanica 4. Da un lato, l’Italia invia il messaggio che non è più una destinazione per i richiedenti siriani; dall’altro, rafforza tra i cittadini italiani l’idea di un inasprimento delle politiche migratorie. Diverse ONG e organismi internazionali chiedono che i Paesi dell’UE non applichino sospensioni collettive delle domande d’asilo basate sulla nazionalità o sul contesto politico. Ogni caso, sottolineano, deve essere valutato individualmente. Le autorità italiane vengono inoltre invitate a informare per iscritto e nei tempi previsti le persone interessate, garantendo canali di ricorso e sostegno psicologico. La trasparenza, osservano, è fondamentale per ridurre l’impatto emotivo dell’attesa. Parallelamente, si chiede al governo italiano di istituire un gruppo di esperti composto da ONG e organizzazioni civili per monitorare la situazione in Siria e gli effetti della sospensione in Italia. Nel frattempo, Fatima, come le altre persone coinvolte, continua con la propria vita. Dopo 14 anni di guerra civile e le prime elezioni celebrate nel Paese il 5 ottobre scorso, il futuro del popolo siriano resta un’incognita. > «Voglio solo vivere tranquilla, senza la paura di essere costretta a tornare > in un luogo dove la mia vita sarebbe in pericolo», afferma Fatima. Come lei, centinaia di siriani in Italia restano in attesa che il governo decida finalmente di sbloccare una situazione che li tiene intrappolati tra la speranza di un nuovo futuro e la rigidità di un sistema incapace di garantire i loro diritti fondamentali. I nomi di tutte le persone siriane intervistate sono stati modificati per garantire il loro anonimato. Questo articolo è stato realizzato nell’ambito del progetto “Strengthening the Capacities and Skills of Belarusian Journalists and Media Actors in Exile”, finanziato dal Consiglio d’Europa. 1. Qui il sito web ↩︎ 2. Per aggiornamenti clicca qui ↩︎ 3. Il destino sospeso dei rifugiati siriani dopo la caduta di Assad, Rossella Ferrara – Melting Pot (22 settembre 2025) ↩︎ 4. Qui il sito web ↩︎