Percival Everett / Un James Bond surreale
Appena lette le prime righe e poi le prime pagine di questo volume, si può
pensare di essersi sbagliati e di stare leggendo non un romanzo, ma un saggio
scientifico-filosofico, e ci si sente impreparati e inadeguati. Ma, come spesso
succede, bisogna resistere e andare avanti. E rapidamente la qualità surreale,
paradossale, grottesca e immaginifica del nuovo romanzo di Percival Everett,
Dottor No, ci conquista e ci cattura. E ci accorgiamo che l’autore ha
deliberatamente deciso di portarci fuori strada, per farci capire, in caso
ancora non ce ne fossimo accorti, che lui non è uno di quelli che scrive sempre
lo stesso libro.
Dunque il dottor No è un esperto del nulla. Si chiama in realtà Ralph Towsend,
ma si fa chiamare Wala Kitu, perché Wala vuol dire nulla nella lingua tagalog e
Kitu indica il nulla in swahili. Che cosa sia il nulla non lo sa bene nemmeno
lui, ma lo sta cercando ed è molto possibile che lo trovi. Del resto, è un
professore universitario, anzi un professore emerito, di matematica, alla Brown
University, e i suoi studi si apparentano alla fisica e alla matematica, per
quanto il nulla possa afferire a una disciplina. Se nelle prime pagine siamo
appunto disorientati, dopo poco siamo immersi in una spy story surreale, un cui
il cattivo è cattivo solo perché pensa che sia più divertente giocare nella
squadra dei cattivi anziché in quella dei buoni, e il professor Wala Kitu,
l’esperto del nulla, lo specialista del nulla, è il buono, che potrebbe aiutare
il cattivo in un modo determinante. E se vi sembra di essere dentro la
sceneggiatura di Licenza di uccidere (Doctor No nella versione originale), avete
ragione. Perché in un certo senso, in molti sensi, questo romanzo spiazzante,
particolarmente spiazzante dopo James (in cui aveva “riscritto” Le avventure di
Huckleberry Finn dal punto di vista dello schiavo, James appunto), è una
parodia, un gioco, un divertissement sulle orme di Ian Fleming e di James Bond.
Ma torniamo al nulla. Trovare il nulla vorrebbe dire non solo cancellare luoghi
e persone nell’oggi, ma cancellarne anche il passato, il ricordo, la memoria: se
invece di un posto o di una persona ci mettiamo il nulla, quel luogo o quella
persona non sono mai esistiti. Annullare è qualcosa di più di cancellare, anche
se spesso noi usiamo i due termini come sinonimi. Il miliardario John Sill, che
sogna di diventare un cattivo proprio come quelli di James Bond, e vuole
vendicare la morte dei genitori di cui ritiene siano responsabili gli Stati
Uniti, non bada a spese, ha dei mezzi molto seduttivi per convincere sia Wala
che la sua collega di università Eigen Vector ad aiutarlo, ma è disposto a
servirsi anche delle maniere forti. Il progetto di Sill è di usare il nulla
contro gli Stati Uniti e non c’è nulla che lo possa fermare nel suo intento: che
alla fine consisterà attaccare Fort Knox, dove è convinto che venga conservato
il nulla. Ci divertono e stuzzicano gli archetipi del genere, il maggiordomo
DeMarcus ovviamente impeccabile, il generale Takitall giustamente brutale e
privo di scrupoli, un agente governativo chiamato improbabilmente Bill Clinton e
l’immancabile femme fatale, Gloria, che pilota con disinvoltura aerei e
sottomarini e cerca di convincere al sesso il professore, che resta riluttante e
disinteressato. Con un registro molto più inquietante, compaiono comportamenti
totalmente illogici e violenti che sono modellati sui format della tv e delle
serie, su certi cliché del cinema e altrettanti topoi letterari.
Ed è soprattutto la logica a condurre la lotta. Nel suo tentativo di sventare il
diabolico piano di Sill, il professor Wala Kitu, incapace di qualsiasi gesto
quotidiano come cucinare, baciare e guidare l’auto, cerca di usare la logica. Lo
fa anche con l’aiuto del cane Trigo, che ha una sola zampa ma una grande
chiarezza mentale, e che di notte, in sogno, sostiene il professore nei suoi
ragionamenti, lo incalza e lo sprona. Tuttavia, è chiaro a Wala Kitu quanto al
lettore che le regole della logica “sono sempre chiare, rigorose, ma hanno poco
a che fare con la realtà”. Alla fine, come in ogni James Bond che si rispetti,
il male viene sconfitto. E il professore si ritrova innamorato e forse anche
felice. E il nulla ritorna a essere il nulla, qualcosa che sentiamo e non
riusciamo ad afferrare, qualcosa che non siamo ancora riusciti a monetizzare e
sfruttare. Qualcosa, dunque, degno di essere raccontato. Da qualcuno che ha il
coraggio di provarci, come Everett.
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