Da “Invisibile” a “Manifesta”: una rivista che cambia con la città che insorge
La Città invisibile si trasforma: l’uscita sarà settimanale, il formato più
snello. Ma la rivista del laboratorio politico perUnaltracittà cambia anche il
titolo.
A fronte di una Firenze “esplosa” nel movimento di massa contro il genocidio
operato da Israele nella striscia di Gaza, il collettivo di redazione ha optato
per una nuova intitolazione: La Città manifesta. Visibile, insorgente, in lotta
per i diritti sociali, civili, dell’ambiente e del lavoro, quella che
raccontiamo è la “città sommersa che prende forma” con i corpi nelle piazze, con
il conflitto e l’immaginazione.
Dalla sua prima uscita (luglio 2014), la rivista – autogestita e autofinanziata
da lettrici e lettori – ha visto la città cambiare. Molti dei fenomeni
denunciati sue pagine sono finalmente emersi nel dibattito: dagli effetti della
monocoltura del turismo a quelli della finanziarizzazione immobiliare; dal
diritto all’abitare negato, all’affermarsi del lavoro schiavile alle porte della
città (e al suo interno); dal dissenso alle grandi opere (aeroporto, TAV ecc.)
alle problematiche introdotte dalla transizione ecologica.
In undici anni, i 6.915 articoli firmati da 653 autori&autrici si sono
concentrati nel rendere visibili temi occultati nella città neoliberista. Lo
hanno fatto mettendo in connessione la pluralità delle istanze sociali,
guardando a chi pratica le lotte, dando spazio alle realtà di movimento, alle
insorgenze delle periferie e al disagio degli esclusi, praticando il metodo
dell’inchiesta sociale. La rivista ha costruito una micropolitica culturale
fatta anche di incontri, presentazioni e cicli di approfondimenti tematici,
nonché – come casa editrice – producendo libri ad accesso aperto, e scaricabili
gratuitamente dal sito “perUnaltracittà”, che affrontano con taglio critico e
progettuale vari argomenti: agricoltura contadina, salute, mafia, filosofia,
ecologia politica, urbanistica.
Il collettivo di redazione ha ritenuto necessaria la trasformazione editoriale
anche in consonanza con il passaggio di fase che stiamo vivendo, con le
politiche di austerità che hanno ceduto il passo all’economia di guerra, mentre
il governo di destra – manganello alla mano – sta completando l’opera di
smantellamento dell’assetto socialdemocratico del Paese. Dallo stato di diritto
allo stato di polizia.
È perciò oggi ancor più urgente svelare le geografie del potere, acquisire
strumenti per la comprensione dei meccanismi di riproduzione del capitale
finanziario saldamente connesso con la produzione dello spazio. Conoscere chi
comanda in città, chi sono i padroni (sempre più immateriali e disancorati dai
territori, ma non per questo meno rapaci), è strumentale ad alimentare possibili
e impossibili visioni di futuro, a generare la spinta al cambiamento e a una
liberazione sempre ampia e potente.
La nostra postura, radicalmente antiliberista, desiderante, segnata dalla
volontà di diserzione e di boicottaggio del sistema capitalista estrattivista,
ci spinge a favorire la messa a punto di “imprevisti felici”, di situazioni
improvvise, immaginative, relazionali, generatrici di socialità. Desideriamo
contribuire a delineare progetti di liberazione da costruire collettivamente e
di micro politiche di riappropriazione delle città che immaginiamo sempre più
manifestanti.
Vogliamo tutt’altro, liberiamo tutto.
Per Un'Altra Città