Colleferro: una storia di guerra e resistenza
L’Italia giolittiana era all’avanguardia nel settore aereonautico e nella
connessa meteorologia e quando il Ministero della Guerra (non avevamo aspettato
Trump per nominarlo così) scelse il sito per una fabbrica di munizioni si
orientò verso la Valle del Sacco – secondo una tradizione tramandata oralmente –
perché considerata, per il suo tasso di nebbia, fra le zone più sicure dalle
incursioni aeree provenienti dalle altre potenze europee.
Era il 1912, in piena guerra di Libia, quando furono impiegati per la prima
volta rudimentali bombardamenti per civilizzare gli indigeni e furono
provvidenziali gli esplosivi fabbricati dalla Bombrini Parodi-Delfino (BPD)
capostipite in vari assetti azionari e denominazioni di una lunga serie di
imprese (dalla Snia alla Fiat Aviazione alla Simmel Difesa e all’attuale KNDS
Ammo Italy.
La BPD inizio l’attività rilevando uno zuccherificio locale e trasformandolo in
fabbrica di esplosivi – purtroppo le filiere di quella dolce sostanza, come
quelle dei concimi, insetticidi e detersivi sono intercambiabili secondo
necessità e la BPD produsse, oltre alle munizioni e ai propellenti per missili,
anche i prodotti Lauril nelle confezioni con l’innocente agnellino.
> La Grande guerra fu poi una manna, cui l’azienda partecipò all’avanguardia con
> le bombe a mano e i calibri 155 a lunga gittata. Fascismo, Spagna, Etiopia e
> Seconda guerra fecero il resto.
I fasti coloniali furono rinnovati anche nel secondo dopoguerra, con le
forniture di proiettili e cariche esplosive BPDF e Simmel sia a Gheddafi che per
i raid americani sulla Libia del 2011 (chi si rivede, la Libia), ma già prima
con le cariche di lancio delle armi chimiche del buon Saddam contro Iraniani e
Curdi e, sempre imparzialmente, con munizionamento e bombe a grappolo a Bush jr.
contro il cattivo Saddam nel 2003.
Colleferro fu una cittadina nata successivamente, come residenza degli operai e
fu istituita come comune solo nel 1935 – esempio abbastanza singolare di Company
town a scoppio ritardato, l’unica credo al mondo che nella toponomastica locale
annovera una via degli Esplosivi e una via della Polveriera. E che il 29 gennaio
1938 registrò subito un terrificante incidente nel reparto tritolo della BPD con
decine di morti e centinaia di feriti. Un’altra data significativa entrata
nella memoria cittadina fu la minoritaria ma eroica occupazione della BPD per
una settimana, nel marzo 1950, contro le insopportabili condizioni salariali e
disciplinari della fabbrica, che contava allora ben 6.000 dipendenti, più della
metà dei quali donne-
> Ma danni ben maggiori hanno subito la popolazione, le terre coltivabile e il
> bestiame dall’inquinamento del suolo e dei corsi d’acquea per le discariche
> della produzione bellica e per la ricaduta di diossina che hanno contaminato
> l’intera area, malgrado i tentativi di bonifica conseguenti alle accese
> manifestazioni di inizio millennio.
Le più recenti proteste sono state scatenate proprio dal tentativo di convertire
in parte una delle fabbriche destinate allo smaltimento, la ex-Winchester del
citato gruppo KNDS nei pressi di Anagni, in una struttura di preparazione di
nitrogelatina destinata a cariche propellenti per proiettili di medio e grosso
calibro della fabbrica principale sita a Colleferro – nel quadro di Rearm Eu e
specificamente del programma Act in Support of Ammunition Productionm dotato
di 500 milioni di euro per garantire l’aumento a lungo termine della produzione
di munizioni a beneficio dell’Ucraina e degli Stati membri dell’Ue.
Foto di Wikepedia Commons
SOSTIENI, DIFENDI, DIFFONDI DINAMOPRESS
Per sostenere Dinamopress si può donare sul nostro conto bancario, Dinamo Aps
Banca Etica IT60Y0501803200000016790388 tutti i fondi verranno utilizzati per
sostenere direttamente il progetto: pagare il sito, supportare i e le
redattrici, comprare il materiale di cui abbiamo bisogno
L'articolo Colleferro: una storia di guerra e resistenza proviene da
DINAMOpress.