Protocollo Carabinieri e Garante Protezione Dati: ulteriore tassello nella “cultura della sicurezza”
L’ennesimo protocollo d’intesa tra Militari e settori dello Stato, questa volta
a siglarlo sono l’Arma dei Carabinieri e il Garante per la Protezione dei Dati
Personali e come leggiamo individua come forme di collaborazione
“l’organizzazione di incontri con la finalità di indirizzare i giovani a un
utilizzo consapevole e corretto del web, nonché la realizzazione di progetti
formativi congiunti volti a qualificare ulteriormente la professionalità del
personale nello specifico settore” (clicca qui per la notizia).
Sempre in questi giorni una circolare del Ministro Zangrillo esorta le
amministrazioni della PA a promuovere incontri sulla salvaguardia e sicurezza
dei dati mettendo a disposizione una apposita Piattaforma. In materia di
formazione proprio il rapporto Ifel e Anci evidenziava, poche settimane or sono,
il disimpegno della Pubblica Amministrazione, l’assenza di adeguati budget, la
riduzione della spesa negli ultimi 20 anni e aggiungiamo noi la mancanza, nei
contratti nazionali, di riferimenti precisi e specifici ai percorsi formativi
per ogni dipendente.
L’ennesimo Protocollo si prefigge questi obiettivi che citiamo testualmente:
− fornire la disponibilità di propri qualificati rappresentanti per la
partecipazione alle iniziative a favore dei giovani, illustrando gli strumenti
di tutela e di contrasto ai fenomeni di “Cyberbullismo” e di “Revenge Porn”;
− divulgare il materiale informativo predisposto dall’Autorità, al fine di
promuovere la consapevolezza riguardo ai diritti delle vittime dei citati reati.
Nelle scuole italiane non esiste alcun progetto didattico che educhi al corretto
utilizzo degli strumenti informatici che si prestano da tempo a usi anche
illeciti
Ma è innegabile che l’obiettivo sia anche quello del controllo dei media e dei
social dopo anni di ubriacatura all’insegna della libertà della rete.
In tempi nei quali si è persa la cultura della salvaguardia della salute e dei
diritti sociali si fa strada, in veste securitaria, la cultura della protezione
dei dati, sarebbe assai utile comprendere i legami tra la sicurezza della rete e
dei dati con gli strumenti tecnologici duali che poi ritroviamo anche a sostegno
del riarmo.
E all’insegna della trasmissione di buone pratiche ci ritroveremo centinaia ai
ore di lezione di militari quando l’argomento dovrebbe essere invece sviluppato
in sede didattica dal corpo docente nelle scuole.
Quali sono allora i reali obiettivi di questi progetti? Ancora una volta esiste
un collegamento, per molti invisibile, tra tecnologie duali e militari e civili
ma anche una educazione acritica improntata alla cieca obbedienza di norme e di
pratiche mai analizzate nelle scuole. Dovremmo avere il coraggio di educare al
rispetto della umanità, dell’ambiente, della salute prima ancora di trasmettere
messaggi a tutela della segretezza dei dati, una segretezza che poi è parte
integrante di un modello sociale chiuso e con involuzioni della democrazia.
La firma del protocollo tra l’Arma dei Carabinieri e Garante per la Protezione
dei Dati Personali è un ulteriore passaggio verso la costruzione di una società
non aperta costruita tra divieti e messaggi di paura.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università