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“Tremate, tremate, le streghe son tornate…” a sostegno di Francesca Albanese e del popolo palestinese
“TUTT3 DALLA PARTE DELLE STREGHE, CON LA PALESTINA LIBERA!”, esorta il Global Movement to Gaza Italia. L’invito rivolto a manifestanti e attivisti è di mobilitarsi in questi giorni in solidarietà con la giurista italiana e con il popolo palestinese e, specialmente nella giornata del 31 ottobre, esprimersi con la rappresentazione del sostegno mediante la scenografica impersonificazione delle figure emblematiche dell’emancipazione femminile. Un’esperta di diritto internazionale e specializzata in diritti umani che il Committee on the Exercise of the Inalienable Rights of the Palestinian People ha incaricato, con ripetute conferme della sua autorevolezza, recentemente Francesca Albanese ha riferito, presentando la documentazione e le testimonianze raccolte nei rapporti elaborati allo scopo, in merito alla Situazione dei diritti umani in Palestina e negli altri territori arabi occupati alla 59ª Sessione del Consiglio per i Diritti Umani riunito a Ginevra dal 16 giugno al 9 luglio 2025 e il 20 ottobre scorso all’Assamblea Generale dell’ONU riunita in concomitanza con l’80° anniversario dell’entrata in vigore della Carta (Statuto) delle Nazioni Unite. A seguito dei fatti accaduti in questa occasione, il 30 ottobre  Global Movement to Gaza Italia ha lanciato questo appello: > Commentando alle Nazioni Unite l’ultimo rapporto sul genocidio pubblicato dal > gruppo di ricerca della relatrice speciale per la Palestina occupata *, il > rappresentante di Israele all’ONU, Danny Danon, ha detto che Francesca > Albanese è una “strega fallita”: > > Signora Albanese, lei è una strega. Questo rapporto è un’altra pagina del suo > libro degli incantesimi. Ogni accusa è un incantesimo che non funziona, perché > lei è una strega fallita. […] Possiamo solo sperare che la sua stregoneria > fallisca ancora una volta. Possano le sue maledizioni continuare a ritorcersi > contro > > Manco a dirlo è un uomo che dà della strega a una donna, quando vuole > squalificare il suo pensiero. Un meccanismo vecchio secoli, per fortuna oggi > ri-significato dal transfemminismo fin dai tempi del Witches are back **. > > Non ci sorprendono le “accuse di stregoneria” da parte di chi è convinto di > essere proprietario della terra palestinese per volontà divina. Ancora una > volta non permetteremo che venga demonizzato chi indaga sulla verità del > genocidio a Gaza, chi denuncia con prove e puntualità la pulizia etnica, il > regime di apartheid e l’occupazione illegittima della Palestina. > > Per questo lanciamo un appello a chi in questi giorni scenderà in piazza per > le mobilitazioni contro il genocidio organizzate in tante città italiane, e > anche a chi semplicemente attraverserà le strade e le piazze delle città per > la serata di Halloween: indossiamo tutti e tutte un cappello da strega, come > forma di complicità e vicinanza a Francesca Albanese, e soprattutto al popolo > palestinese che si trova in una condizione lontana anni luce dalla pace. > > Dimostriamo ancora che gli italiani e le italiane sono al fianco della > Palestina Libera, in ogni occasione, evento e momento della quotidianità, > compresi quelli di socialità e di festa. > > Mostriamo ancora una volta a Israele e ai governi complici come quello > italiano che ogni atto di bullizzazione politica e ostilità violenta nei > confronti di Francesca Albanese verrà sanzionato dalla popolazione. > > Global Movement to Gaza Italia   * GAZA: A COLLECTIVE CRIME (UN General Assembly, 2025 – A/80/492) – (SUMMARY) The ongoing genocide in Gaza is a collective crime, sustained by the complicity of influential Third States that have enabled longstanding systemic violations of international law by Israel. Framed by colonial narratives that dehumanize the Palestinians, this live- streamed atrocity has been facilitated through Third States’ direct support, material aid, diplomatic protection and, in some cases, active participation. It has exposed an unprecedented chasm between peoples and their governments, betraying the trust on which global peace and security rest. The world now stands on a knife-edge between the collapse of the international rule of law and hope for renewal. Renewal is only possible if complicity is confronted, responsibilities are met and justice is upheld. ** Otto marzo 1972: tremate tremate le streghe son tornate – … c’è anche Jane Fonda, nota come attrice ma soprattutto per l’impegno sui diritti civili, femminista: prende la parola brevemente “infiammando” la manifestazione. La grande partecipazione di quell’otto marzo nasce da una straordinaria capacità di tutte quelle donne di mettersi insieme pur con idee e pensieri differenti, col comune obiettivo di costruire la forza di ognuna e quindi di tutte “per cambiare il mondo”. C’è una carica della polizia, immotivata se non da alcuni slogan “trasgressivi” ma pacifici delle manifestanti; insultate invece da un gruppo di maschi non solo di destra. Alcune donne sono ferite, anche Alma Sabatini lo è: con una manganellata in testa e il ricovero in ospedale. Redazione Italia
Condanna, e denuncia, dell’aggressione alla manifestazione del 24 ottobre a Roma
Con il comunicato congiunto, i promotori riferiscono i fatti avvenuti e chiedono al Questore della città di rispondere in merito alle azioni e alle dichiarazioni degli agenti delle forze dell’ordine intervenuti. ROMA NON SI PIEGA AI DIKTAT D’ISRAELE: IL DIRITTO A MANIFESTARE NON SI REPRIME Le realtà promotrici della manifestazione condannano con forza quanto accaduto venerdì 24 ottobre a Roma. Come reti palestinesi, Global Movement to Gaza, sindacato USB, movimento per il diritto all’abitare, ARCI e tante altre realtà sociali e politiche, eravamo in piazza per manifestare pacificamente in solidarietà con il popolo palestinese, come facciamo da due anni in tutta Italia. Già al nostro arrivo abbiamo assistito a un dispiegamento di forze dell’ordine senza precedenti: blindati, reparti antisommossa, idranti, droni e perfino fari di ricerca, cosa mai vista nemmeno nelle più grandi manifestazioni nazionali. Una presenza sproporzionata che lasciava intuire fin da subito la volontà di impedire qualsiasi forma di espressione libera. Era stata autorizzata una manifestazione statica a Piazza Verdi, con la possibilità di concordare successivamente un percorso di corteo verso la Festa del Cinema e l’Ambasciata israeliana. Ma fin dall’inizio la questura ha negato ogni possibilità di movimento, precludendo di fatto il diritto costituzionale a manifestare. Quando i manifestanti — tra cui famiglie, donne, bambini e anziani — hanno iniziato ad avvicinarsi pacificamente, la polizia ha risposto con cariche improvvise e indiscriminate. I partecipanti sono stati poi trattenuti per oltre due ore in via Monteverdi, bloccati senza poter andare né avanti né indietro. Ogni tentativo di dialogo è stato respinto, e la sola “condizione” imposta per muoversi è stata quella di abbassare le bandiere palestinesi e delle organizzazioni presenti: un atto grave, simbolicamente e politicamente. I manifestanti sono stati rilasciati solo dopo ulteriori e violenti getti d’idranti, a testimonianza di una gestione che ha scelto deliberatamente la provocazione e la forza. Le immagini e i video diffusi in rete lo dimostrano chiaramente: non c’è stata alcuna azione violenta da parte dei manifestanti, solo un uso gratuito e sproporzionato della forza da parte dello Stato. Quanto accaduto è il segno evidente di una volontà politica: il governo sta cercando di svuotare la grande mobilitazione che in questi mesi si è creata intorno alla Palestina, usando la paura e la repressione per intimidire chi scende in piazza. Si tenta di far passare l’idea che con un “piano di pace” tutto sia finito, mentre il massacro e l’occupazione a Gaza continuano ogni giorno. La verità è che il governo italiano, sempre più allineato agli interessi dell’ambasciata israeliana, sta seguendo un copione già visto in altre città come Milano, Torino, Bologna e Napoli, dove la gestione dell’ordine pubblico è diventata uno strumento di intimidazione politica. L’Italia sta accettando una deriva pericolosa, in cui la repressione diventa un laboratorio per limitare il diritto di dissenso. Non accetteremo mai che in una democrazia vengano vietate manifestazioni pacifiche o criminalizzati simboli di solidarietà con un popolo sotto assedio. Il diritto a manifestare non si reprime con gli idranti e i manganelli: si difende con il rispetto dei diritti, con il dialogo e con la libertà di espressione. Non possono esserci restrizioni autoritarie e antidemocratiche al diritto di manifestare. CONGIUNTAMENTE, VALUTANDO LE PROSSIME FUTURE AZIONI, CHIEDIAMO OGGI CHE IL QUESTORE DI ROMA SI ASSUMA LA RESPONSABILITÀ DELLA GESTIONE DELLA PIAZZA DEL 24 OTTOBRE E DELLE DICHIARAZIONI EMANATE IN PIAZZA DAI RESPONSABILI DELLE FORZE DELL’ORDINE, COLPEVOLI DI UNA PROVOCAZIONE GRAVE CONTRO UN MOVIMENTO CHE SI BATTE PER LA GIUSTIZIA, E CHE SI È VISTO INFINE REPRIMERE ESPLICITAMENTE ED IMPLICITAMENTE IL DIRITTO ALLA MANIFESTAZIONE PACIFICA DI DISSENSO.   Non ci fermeranno. Continueremo a manifestare, a bloccare e a mobilitarci finché continuerà l’occupazione e la violenza contro il popolo palestinese. Nessuna intimidazione e provocazione è accettabile per distogliere l’attenzione dal genocidio, dall’occupazione illegale a Gaza e dalle relative e palesi complicità del Governo italiano. Con la Palestina nel cuore, * Movimento Studenti Palestinesi * Global Movement to Gaza * USB – Unione Sindacale di Base * ARCI Roma * Movimento per il Diritto all’Abitare * Potere al Popolo Redazione Italia
Sabato 25 ottobre mobilitazione nazionale a Roma
Sabato 25 ottobre 2025 Concentramento ore 13:30 in Piazza della Repubblica, corteo fino a Piazza San Giovanni, Roma Il Global Movement to Gaza Italia aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale del 25 ottobre, convocata dalla CGIL contro le politiche economiche e sociali del governo. Nel 2025 il governo Meloni ha destinato 45 miliardi di euro alle spese militari, e punta a 146 miliardi entro il 2035: più di quanto si spende oggi per la sanità pubblica (137 miliardi). Noi vogliamo un’altra direzione: più fondi per sanità, istruzione, casa e welfare, una tassazione equa sulle grandi ricchezze, la lotta all’evasione, salari dignitosi, pensioni giuste, diritti sul lavoro e una vera transizione ecologica e sociale, non la riconversione bellica mascherata da “difesa”. Contro la guerra, la precarietà e l’ingiustizia sociale. Vogliamo molto di più. Redazione Italia