Lettera Maiindifferenti e LeA: Dove va l’UCEI? Sul militare IDF nelle scuole italiane
IN SEGUITO DELLA SEGNALAZIONE PUBBLICATA DALL’OSSERVATORIO CONTRO LA
MILITARIZZAZIONE DELLE SCUOLE E DELLE UNIVERSITÀ SUL MILITARE ISRAELIANO IDF CHE
GIRAVA PER LE SCUOLE EBRAICHE ITALIANE (DA ROMA A MILANO) PER FARE PROPAGANDA
(HASBARÀ) IN FAVORE DELLA CAMPAGNA MILITARE GENOCIDARIA NEI CONFRONTI DEL POPOLO
PALESTINESE (CLICCA QUI PER L’ARTICOLO), LE ASSOCIAZIONI LƏA – LABORATORIO
EBRAICO ANTIRAZZISTA E MAI INDIFFERENTI – VOCI EBRAICHE PER LA PACE HANNO
DIFFUSO UNA LETTERA APERTA PER CONTESTARE L’OPERAZIONE PROPAGANDISTICA DI CUI
L’UCEI SI STA FACENDO VETTORE IN ITALIA.
Alla c.a. Presidenti e consiglieri dell’UCEI e delle Comunità ebraiche di Roma e
Milano
Presidi delle scuole ebraiche di Roma e Milano Gentili presidenti, presidi, e
consiglieri,
Siamo rimasti sconcertati nell’apprendere che le scuole delle Comunità ebraiche
di Roma e Milano hanno invitato un militare dell’ IDF, Adi Karni, a incontrare
gli studenti dei licei. Immaginiamo che l’evento sia avvenuto con il
coordinamento dell’UCEI, la cui presidente era presente in almeno una occasione.
Seppure nella continuità di una linea politica di appoggio alle sciagurate
azioni militari israeliane, che abbiamo già più volte deplorato, questo episodio
ci sembra di una nuova e particolare gravità.
Del sig. Karni sono disponibili video in cui, con lo stesso sorriso smagliante
che ha sfoggiato nelle scuole ebraiche, fa esplodere una moschea – un probabile
crimine di guerra, come ben sa l’UCEI che ha avuto modo di ricordare (quando nel
luglio scorso Israele ha attaccato una chiesa di Gaza uccidendo tre persone) che
“il rispetto e la protezione dei luoghi religiosi, di qualunque fede essi siano,
sono fondamentali per la convivenza, la dignità umana e la speranza di pace”.
Karni stesso ha dichiarato di aver evitato di pubblicizzare la propria venuta in
Italia per timore di finire oggetto di un esposto per crimini di guerra come già
gli è successo in altri paesi.
Si obietterà probabilmente che gli studenti hanno potuto vedere che un tipico
soldato israeliano non è altro che un ragazzone di 22 anni, un giovane affabile
che ama la sua famiglia e il suo paese, che è coraggioso ma anche simpatico, che
potrebbe essere nostro cugino. Non dubitiamo che anche tutte queste cose siano
vere. Ma agli educatori è ben noto che le persone che partecipano a massicci
crimini contro l’umanità (e l’assalto israeliano a Gaza rientra, al minimo, in
questa categoria) non sono psicopatici, ma per lo più persone normalissime che
sono state educate male. O meglio: che hanno ricevuto un’istruzione normalissima
sotto la maggior parte dei punti di vista, ma al contempo sono stati educati a
svalutare o negare l’umanità delle vittime designate. Così Karni può a sua volta
predicare, riferendosi al massacro di cui è parte, che nella Gaza che ha
contribuito a radere al suolo ha visto “solo odio”, che “stiamo facendo il
lavoro sporco per voi”, spiegando che “l’Islam avanza in Europa”. Insomma il più
puro prodotto della peggiore educazione israeliana (musulmani = male da
eliminare fisicamente, con sorriso e armi pesanti) viene importato e proposto
come progetto educativo alle ragazze e ai ragazzi riuniti apposta in Aula Magna.
Il fatto è ancora più preoccupante se è vero, come la radio di Tsahal ha
riportato il mese scorso, che l’esercito israeliano, a corto di personale, sta
cercando modi di arruolare centinaia di giovani ebrei della Diaspora.
L’affabile propaganda di Karni andrebbe contrastata coi numeri della catastrofe
in corso da due anni: più di 65mila palestinesi uccisi, di cui oltre l’80%
civili secondo dati dello stesso esercito, centinaia di palestinesi morti per
fame. A fronte di 8 ostaggi recuperati vivi in azioni militari, 3 ostaggi sono
stati uccisi a bruciapelo dalla stessa fanteria israeliana e un numero
indeterminato da attacchi dell’aviazione; oltre 900 soldati uccisi in
combattimento, 46 morti per suicidio post traumatico.
E la baldanza di Karni andrebbe contrastata con la testimonianza di un altro
soldato, Yoni: “Terroristi, terroristi”, ha gridato un commilitone [a maggio
2025, a Beit Lahia]. “Ci siamo lasciati prendere dal panico, io ho preso subito
il Negev [una mitragliatrice] e ho cominciato a sparare all’impazzata, lanciando
centinaia di proiettili. Poi avanzando mi sono reso conto che era stato un
errore”.
Di terroristi non ce n’erano. “Ho visto i corpi di due bambini, forse di 8 o 10
anni, non ne ho idea”, ricorda Yoni. “C’era sangue ovunque, molti segni di
spari, sapevo che era tutta colpa mia, che ero stato io a farlo. Volevo
vomitare.
Dopo pochi minuti è arrivato il comandante della compagnia e ha detto
freddamente, come se non fosse un essere umano: ‘Sono entrati in una zona di
sterminio, è colpa loro, la guerra è così’”. […] ”Soffro di flashback di
quell’evento“, racconta. ”I loro volti mi tornano in mente e non so se riuscirò
mai a dimenticarli”.
(da Haaretz del 16/9/2025.)
Riteniamo che l’organizzazione di questo evento rappresenti una perversione
totale della missione educativa delle scuole delle nostre comunità. Chiediamo le
dimissioni immediate degli assessori alle Scuole e delle altre persone
responsabili.
E proponiamo come necessaria l’organizzazione per gli studenti di un incontro
con associazioni di refusnik israeliani e altre organizzazioni che si oppongono
all’approccio militarista e di continua disumanizzazione dei palestinesi.
Accanto a loro, potrebbero essere invitati esponenti di molte organizzazioni
israeliane e palestinesi che non esitano ad affrontare insieme anche gli aspetti
più dolorosi di quello che sta succedendo, per capire cosa possono fare per un
futuro di giustizia. E questo non per realizzare una “par condicio” amorale, ma
perché riteniamo che se le scuole ebraiche intendono inculcare valori civili ed
ebraici, e al contempo una conoscenza ragionata della società israeliana, non
c’è di meglio che conoscere i ragazzi che incarnano questi valori nel modo più
puro oggi possibile: rifiutandosi, a rischio di un forte costo personale, di
partecipare al massacro.
Crediamo che non promuovere e supportare il loro lavoro sia un grande errore e
porti le comunità a un isolamento autoindotto. Ci rendiamo fin d’ora disponibili
a collaborare alla realizzazione di queste proposte.
Shanà tovà e un cordiale Shalom.
LəA – Laboratorio ebraico antirazzista
Mai Indifferenti – Voci ebraiche per la pace
Fonte: Maiindifferenti.it