Vita e resistenza in Palestina
Un ennesimo, meritatissimo Premio ai Combattenti per la Pace per l’impegno che
ogni giorno sono in grado di rinnovare sui vari fronti del conflitto: e in
questi giorni eccoli impegnati in particolare su quella guerra strisciante, che
giorno dopo giorno sta distruggendo economie, speranze, progetti di vita e
territori in Cisgiordania.
Si tratta del Premio ResPublica che il Comune di Mondovì conferirà sabato
pomeriggio, 25 ottobre, alle due co-direttrici di questo movimento, Eszter
Koranyi e Rana Salman, che i nostri lettori dovrebbero ormai ben conoscere
grazie alle interviste e ai pubblici incontri di cui sono state protagoniste un
annetto fa (tra Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli), puntualmente riportati
su questa testata.
E sulla via per Mondovì, eccole domani sera ospiti di una serata che avrà come
tema proprio la guerra così poco raccontata in Cisgiordania: incontro già da
tempo nel calendario di Assopace Palestina Milano, per documentare le esperienze
di interposizione che in più occasioni hanno visto protagoniste Elena Castellani
e Sara Emara – e che con l’occasione di questo rapido passaggio per Milano, ha
coinvolto anche Eszter e Rana, naturalmente felicissime di esserci!
“Ne sapete più noi di voi” mi dice Eszter Koranyi, che raggiungo su Zoom a
Cipro, dove è stata in questi giorni per una conferenza insieme alla collega
Rana Salman. “A parte alcune eccezioni come le testate Local Call o + 972, è
raro che sui nostri media escano notizie su ciò che succede in Cisgiordania.”
“Una ragione di più per continuare a fare quello che facciamo” aggiunge Rana
Salman, che partecipa alla stessa chiamata su Zoom. “Da anni organizziamo
spedizioni in sostegno agli agricoltori, ai pastori, alle abitazioni, ai
villaggi che ahimè vivono sulla propria pelle questa continua aggressione da
parte dei coloni, con crescenti livelli di violenza; la situazione sta
diventando davvero seria. E quel che è peggio è la presenza dei militari, che
invece di garantire almeno un minimo di ‘ordine pubblico’, intervengono in
sostegno degli aggressori: inaccettabile! E infatti noi non ci arrendiamo, e
siamo sempre di più, con sempre più giovani da Tel Aviv e altre città israeliane
che partecipano alle nostre proposte di interposizione.”
In questi giorni il confronto più duro è sul fronte degli ulivi, o quel che
resta degli uliveti dopo le decine di migliaia di piante distrutte, sradicate,
spiantate con la forza dal 7 ottobre a oggi (cfr OCHA, Ufficio delle Nazioni
Unite per gli Aiuti Umanitari). Sulle pagine social dei CfPeace (che trovate
tradotte in Italiano su Facebook alla pagina Combattenti per la Pace Italia) è
possibile seguire le cronache degli ultimi giorni, nell’uliveto che apparterebbe
di diritto alla famiglia di un membro fondatore dei CfPeace, il palestinese
Jamil Qassas.
Come ogni anno la sua famiglia si stava preparando alla raccolta delle olive,
quando è arrivata l’ordinanza che vieta l’accesso ai terreni data la prossimità
con l’ennesimo insediamento dei coloni in località Gush Etzion, poco lontano da
Betlemme. L’azione di interposizione dei CfPeace è cominciata venerdì scorso:
“Eravamo una trentina di persone” specifica il post su Facebook “nonostante le
piante fossero in uno stato pietoso siamo riusciti a raccogliere un po’ di
olive, ma abbiamo potuto lavorare soltanto un’ora, perché i militari ci hanno
ingiunto di lasciare l’area in quanto zona militare! Ecco l’ingiustizia
quotidiana dell’occupazione in Palestina. Ecco ciò cui stiamo attivamente
co-resistendo con le nostre azioni nonviolente.” La situazione è proseguita con
crescente tensione nei giorni successivi fino a che ieri non è arrivata una
sonora multa per Jamil e tutto il gruppo che era con lui: “Ennesimo abuso di
potere della milizia agli ordini di Ben Gvir nei territori occupati della
Palestina.”
Se ne parlerà domani sera, 23 ottobre, ore 20.30 allo Spazio ‘Il Cielo Sotto
Milano’ di Stazione Porta Vittoria, su Viale Molise: con ricco corredo di foto e
video-riprese raccolte da Elena Castellani e Sara Emara nelle loro varie
spedizioni, con le testimonianze di Eszter Koranyi e Rana Salman e con
l’intervento di Antonio Scordia per Amnesty International. Da NON Mancare!
Daniela Bezzi