Smog e rete idrica colabrodo restano le principali criticità delle nostre città
Diminuiscono troppo lentamente le città capoluogo con perdite d’acqua superiori
o uguali al 50%: cono 20 quest’anno, erano 24 nel 2023 e 27 nel 2022, mentre
diminuiscono sia le infrastrutture per la ciclabilità che le isole pedonali: nel
2024 è calata la media della superficie urbana dedicata alle infrastrutture per
la ciclabilità, 10,39 metri equivalenti ogni 100 abitanti, erano11,02 m eq/100
ab nella passata edizione e 10,69 due anni fa ed è diminuita sia l’estensione
media delle isole pedonali nei comuni capoluogo passando dai 50,7 mq ogni 100
abitanti della scorsa edizione agli attuali 48,6 mq sia quella delle zone a
traffico limitato che nel 2024 si attesta a 368,3 m² ogni 100 abitanti rispetto
ai 406,9 della scorsa edizione. A crescere, invece, stando i dati Ispra, è il
consumo di suolo nel totale dei capoluoghi: dal 2018 al 2023 è pari a circa 4500
Ha, a fronte di un calo del numero degli abitanti (-346.000 abitanti). Ne deriva
una crescita del suolo impermeabilizzato per ogni abitante delle città, sempre
su base quinquennale, pari a +6,3 mq/ab dal 2018 al 2023 (+3,5% rispetto al
2018), con forti variazioni da città a città. Sono alcuni dei dati
dell’Ecosistema Urbano, il rapporto di Legambiente in collaborazione con
Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali di 106 capoluoghi
di provincia, che evidenzia come nel 2024 solo Trento (79,78 %) e Mantova
(78,74%) abbiano superato la soglia di 75 punti e a dominare la classifica
(dietro di loro si piazzano Bergamo, Bolzano, Pordenone, Reggio Emilia, Parma,
Rimini, Bologna, Forlì; il Sud è sempre in grande affanno, ad eccezione di
Cosenza, 16esima in classifica, unica città del Meridione nella top 20).
“Il nostro Paese, si legge nel Rapporto, è tra quelli che consumano più acqua
potabile in Europa (in media i consumi in Italia oscillano tra i 220 e i 240
litri pro capite), i soli capoluoghi considerati in Ecosistema Urbano
“consumano” 147 litri per abitante al giorno. Le perdite nelle reti di
distribuzione idrica, nelle nostre principali città, arrivano in alcuni casi a
sfiorare addirittura il 70% dell’acqua immessa in rete. Basti pensare che un
foro di 3 millimetri di larghezza in una condotta può portare a una perdita fino
a 340 litri d’acqua al giorno, ovvero al consumo medio di una famiglia.
Situazione assai frequente, dal momento che le reti idriche italiane sono
generalmente vecchie e scarsamente manutenute: il 60% delle infrastrutture è
stato messo in posa oltre 30 anni fa (la percentuale sale al 70% nei grandi
centri urbani) e il 25% di queste ha più di mezzo secolo di vita”. Oltre a
confermarci consumatori d’acqua e ad avere reti idriche colabrodo, continuiamo
ad ammorbare l’aria delle nostre città, sempre più ostaggio dell’automobile e
diventate di fatto dei grandi garage: rispetto ad alcune grandi capitali europee
(Londra, Parigi e Berlino), il tasso medio di motorizzazione dei comuni
capoluogo italiani nel 2024 continua lentamente a crescere e si conferma tra i
più alti d’Europa. Da 67,7 della passata edizione sale infatti a 68,1 auto ogni
100 abitanti. Oltre al caso particolare di Venezia (che conta 44 auto ogni 100
abitanti), solo Genova registra un tasso inferiore a 50 auto/100 abitanti. Le
città che superano la soglia delle 60 auto/100 abitanti salgono a 96, in aumento
rispetto alle 94 dello scorso anno (erano 93 due edizioni or sono). Tra i comuni
con il maggior numero di auto circolanti pro-capite salgono a 37, dalle 33 dello
scorso anno e di due anni fa, le città che registrano un tasso superiore a 70
auto/100 abitanti.
Del Rapporto, ricco di dati ed informazioni utili, colpisce la permanenza di
disuguaglianze tra territori a proposito della raccolta e del trattamento delle
acque reflue urbane: in 13 Regioni e Province autonome su 21 si rileva una
percentuale di copertura superiore al dato nazionale. Il Nord-ovest registra la
copertura (94,6%), con la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste al vertice tra le regioni
(97,9%). Il Nord-est si attesta all’85,2%, con il Veneto fanalino di coda della
macroarea (79,8%), seppur in crescita. Nelle Isole, la copertura scende
all’81,1%, ma è la Sicilia a trascinare in basso la media, con solo il 76,5% di
residenti serviti. Il record provinciale negativo è nella città metropolitana di
Catania, dove la rete fognaria serve appena il 35,8% della popolazione.
Per Legambiente le priorità sono: una legge nazionale per la rigenerazione
urbana, quale potente deterrente anche per il consumo di nuovo suolo agricolo e
l’avvio di una stabilizzazione definitiva dei bonus per le ristrutturazioni
edilizie senza farli scendere al di sotto del 50%. Intervento, quest’ultimo, da
inserire nella legge di bilancio in discussione con le dovuta premialità per
l’efficientamento energetico e per le classi sociali più deboli.
Qui l’Ecosistema urbano 2025:
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2025/10/Ecosistema-Urbano_2025.pdf.
Giovanni Caprio