Caso Sovea, distribuito compost contaminato fino a 12 volte oltre i limiti di legge
Nel cuore del Bresciano, dove la filiera dei rifiuti muove numeri impressionanti
– oltre 80 milioni di metri cubi di scorie distribuite in un centinaio di
discariche e più di 500 impianti di trattamento – torna a farsi strada lo
spettro della gestione illecita dei rifiuti.
L’ultimo episodio riguarda la Sovea Srl di Ghedi – con sede legale a Codogno e
un’altra unità produttiva a Castelvetro Piacentino – una società autorizzata
dalla Provincia a ritirare rifiuti vegetali dalle multiutility per trasformarli
in compost destinato all’agricoltura. Peccato che in quel compost siano stati
trovati pezzi di plastica, vetro e idrocarburi fino a 12 volte oltre i limiti di
legge.
Le indagini erano partite nel maggio 2021, dopo la segnalazione di un residente
di Calvisano, che aveva notato nel compost sparso nei campi piccoli frammenti di
plastica, vetro e persino una batteria stilo. La denuncia ha fatto scattare gli
accertamenti, culminati nel sequestro dell’impianto.
L’operazione, scattata il 13 ottobre dopo quattro anni di indagini, è stata
condotta dai Carabinieri Forestali di Brescia e Vobarno, con il supporto del
Nucleo Radiomobile di Verolanuova e su mandato della Direzione distrettuale
Antimafia.
Gli investigatori hanno posto sotto sequestro l’impianto di compostaggio di
Ghedi, un capannone di 9.600 metri quadrati immerso nella campagna, dove i
cumuli di compost contaminato venivano accumulati e distribuiti. Sovea, oltre al
sito di Ghedi, possiede un’unità produttiva a Castelvetro Piacentino e nel 2018
aveva tentato di aprire un altro impianto di compostaggio a Crotta d’Adda
(Cremona), progetto poi respinto dopo le proteste dei cittadini e il no del
Comune.
Secondo gli inquirenti, tra il 2019 e il 2024 Sovea avrebbe ritirato 250mila
tonnellate di rifiuti vegetali, che avrebbero dovuto essere trattati per
eliminare i materiali estranei. «Avrebbe dovuto trattarli, per rimuovere i
materiali estranei prima di trasformarli in sostanze ammendanti utili per
l’agricoltura. Operazione che in realtà non veniva effettuata, allo scopo di
massimizzare i profitti» – fanno sapere gli inquirenti che ora stanno risalendo
la filiera della vendita per capire dove è finito quel compost che in realtà è
rifiuto. A testimoniare la presenza di scorie di vario genere all’interno dei
cumuli di ammendante ci sono i filmati e le fotografie scattate dai Carabinieri
Forestali, che hanno sequestrato i 9.600 metri quadrati dell’impianto di Ghedi,
un capannone in piena campagna.
Il risultato è che quel compost, venduto a un euro a tonnellata o persino
regalato ad agricoltori e contoterzisti, è finito nei campi di cereali e legumi
di Ghedi e Calvisano, nel Piacentino e in altri comuni della Bassa Bresciana,
contaminando terreni agricoli con sostanze nocive.
L’amministratore unico della Sovea, Roberto Ancora, è oggi indagato per traffico
illecito di rifiuti, in base all’articolo 452-quaterdecies del Codice Penale.
Il caso Sovea ricorda da vicino quello della Wte di Brescia, la società che tra
il 2018 e il 2019 aveva venduto come fertilizzanti 150mila tonnellate di fanghi
tossici, poi finiti su 3.000 ettari di campi agricoli nel Nord Italia (31 comuni
tra le province in Lombardia Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna) Le aziende
agricole che hanno ricevuto i fanghi contaminati si trovano a Bagnolo Mella,
Bedizzole, Botticino, Brescia, Calcinato, Calvisano, Dello, Fiesse, Gambara,
Ghedi, Isorella, Leno, Lonato del Garda, Manerbio, Mazzano, Montirone, Nuvolera,
Offlaga, Orzinuovi, Ospitaletto, Pavone Mella, Poncarale, Pontevico, Pralboino,
Remedello, Rezzato, Roccafranca, San Paolo, Verolanuova e Visano. Fu un disastro
ecologico. I fanghi di depurazione dovevano essere trattati, igienizzati e
trasformati in fertilizzanti ma, alle acque reflue di impianti civili ed
industriali, sarebbero stati aggiunti altri rifiuti pericolosi e sostanze
chimiche inquinanti e poi il tutto veniva venduto ad agricoltori – alcuni
compiacenti e altri no – che li utilizzavano nei loro terreni. Per chi ha
condotto le indagini si trattava di «una consapevole strategia aziendale» per
ridurre al minimo i costi e massimizzare il profitto. Come riportava Il
Salvagente nel giugno 2021, la Wte era stata al centro di un’inchiesta
della Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia, che aveva documentato
l’imponente traffico di fanghi industriali spacciati per concimi. Nel 2021
vennero chiuse le indagini. Furono 23 gli indagati e 17 i rinviati a giudizio.
Le prime segnalazioni dei cittadini risalgono al 2011, le indagini si svolsero
tra il 2018 e il 2019, il sequestro dell’azienda avvenne due anni dopo e il
processo nel 2024 non era ancora entrato nel vivo della questione. Solo nel
febbraio 2025, il giudice Angela Corvi ha condannato Giuseppe Giustacchini,
titolare dell’azienda, a un anno e quattro mesi (pena sospesa) e 77mila euro di
multa per l’azienda con revoca dell’autorizzazione all’esercizio di impresa.
Le intercettazioni telefoniche avevano rivelato il cinismo dei dirigenti, che
ironizzavano sulla contaminazione dei raccolti – “il bimbo che mangerà la
pannocchia” cresciuta sui campi concimati coi fanghi tossici – divenuta simbolo
della vicenda.
La differenza rispetto al caso Wte è che nel caso Sovea non ci sono le
intercettazioni telefoniche dei manager che ridono pensando ai bambini che
mangiano le pannocchie contaminate.
Lo scandalo della Sovea Srl allarma ancora di più il sindaco di Offlaga, il
dottor Giancarlo Mazza, dove la Geobet Srl ha fatto richiesta di aprire un
enorme impianto per la produzione di compost lavorando scarti vegetali e anche
fanghi della lavorazione industriale.
La provincia di Brescia si attesta la vera Terra dei Fuochi d’Italia.
Fonti:
> Compost al veleno: il nuovo scandalo nel Bresciano
https://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/25_ottobre_15/compost-con-plastiche-e-idrocarburi-sui-campi-della-bassa-bresciana-e-del-piacentino-sequestrata-la-sovea-srl-di-ghedi-0efa85d9-364f-40bd-b48b-d4712163cxlk.shtml
https://cremonasera.it/cronaca/ghedi-rifiuti-spacciati-per-fertilizzanti-nel-mirino-degli-inquirenti-la-sovea-srl-nel-2018-present-un-progetto-per-un-impianto-a-crotta-ma-venne-bocciato-tra-le-sedi-anche-castelvetro
Redazione Sebino Franciacorta