Cagliari, al Festival Love Sharing 2025 incontro su tre libri sulla nonviolenza, con Olivier Turquet, Enrico Peyretti e Monica LanfrancoIeri, sabato 18 ottobre, al Teatro Sant’Eulalia di Cagliari, si è svolta la
seconda serata dedicata alla presentazione di libri sulla tematica della X
Edizione del Festival Love Sharing: Isole di nonviolenza, arcipelago di pace.
Una serata nella quale c’è stata una buona partecipazione di persone con sala
quasi al completo.
Il primo incontro, presentato da Carlo Bellisai, è stato con Olivier Turquet e
il libro, a cura di Daniela Bezzi, Combattenti per la pace. Palestinesi e
israeliani insieme per la liberazione collettiva, Multimage Edizioni, 2024,
ormai giunto alla sesta ristampa. Olivier Turquet ne ha scritto la prefazione,
ma è stato presente anche in veste di editore, in quanto coordina il gruppo
editoriale dell’Associazione Multimage, la casa editrice dei diritti umani.
Giornalista di Pressenza – Agenzia di stampa internazionale e scrittore che si
occupa di nonviolenza. In primo momento ha raccontato come è nata l’idea del
libro che raccoglie le testimonianze di uomini e donne palestinesi e
israeliani/e del movimento Combatants for Peace, che — dopo anni di violenze e
divisioni — decidono di incontrarsi, ascoltarsi e unirsi per promuovere insieme
la pace.
Era previsto il collegamento online con Chen Alon e Sulaiman Khatib, figure di
spicco del movimento, ma è stato possibile ascoltare solo Sulaiman. Olivier ha
posto alcune domande sulla situazione attuale sia in Gaza che in Cisgiordania e
quali prospettive di pace intravvede. Una pace difficile, ma non impossibile che
il movimento cerca di favorire anche con azioni di interposizione tra la
popolazione palestinese e le aggressioni di coloni spalleggiati dall’esercito
israeliano come sradicamento di ulivi, rottura di condutture dell’acqua,
demolizioni di case. Il movimento è oggi un modello di riconciliazione attiva e
convivenza possibile. La lettura delle testimonianze raccolte nel volume rivela
come il dialogo e l’esperienza condivisa possano trasformare il dolore in un
impegno comune per la riconciliazione.
Le domande dal pubblico non potevano che porre la questione centrale della
realtà di oppressione vissuta dalla popolazione palestinese ormai da più di 70
anni e l’impunità d’Israele, complice la comunità internazionale. In
particolare, la risposta genocidaria del governo israeliano all’attacco
stragista di Hamas del 7 ottobre 2023. Non si può definire un atto di resistenza
– ha affermato Olivier Turquet – quello che uccide deliberatamente civili
inermi. Ma certamente siamo di fronte a un genocidio, ormai conclamato.
Sala Teatro Sant’Eulalia – Foto di Pierpaolo Loi
Il secondo incontro è stato con Enrico Peyretti sul suo volume, Fino alla
liberazione dalla guerra – Pensieri, azioni, speranze di pace, Edizioni Mille,
2025. Dopo iniziali problemi di collegamento online – l’autore si è scusato per
non aver potuto partecipare in presenza – il giornalista Vito Biolchini ha posto
alcune domande sui diversi articoli presenti nel libro, incentrati sul ripudio
della guerra, e sulla falsa idea che la guerra sia una condizione ineludibile
dell’umano come la violenza tra persone. In realtà la guerra è un prodotto
culturale e, come tale, può e deve essere trasformato. Il conflitto non è
sinonimo di guerra. Bisogna lavorare per superare i conflitti con il dialogo e
la nonviolenza.
Enrico Peyretti ha raccontato di come, bambino di 9 anni nel 1945, abbia
assistito all’uccisione alcune persone in un atto di rappresaglia e come questo
fatto lo abbia condizionato per tutta la vita, che ha speso per diffondere la
cultura della nonviolenza e della pace. Insegnante di storie e filosofia nei
licei, appartenente a diverse associazioni, come il MIR e i Movimento
Nonviolento, attualmente è socio attivo del “Centro Sudi Sereno Regis” di
Torino. Nel libro ci offre riflessioni filosofiche, narrazioni e poesie a
partire da dall’invasione dell’Ucraina (febbraio 2022) fino al 2024.
Il terzo incontro con Monica Lanfranco per la presentazione del suo libro, Donne
che disarmano. Perché e come la nonviolenza riguarda il femminismo, Vanda
Edizioni, 2023. Attivista femminista, giornalista, scrittrice, formatrice sulla
nonviolenza e sulla differenza sessuale. Monica inizia l’incontro chiedendo alle
persone presenti di superare la barriera tra le relatrici sul palco del teatro e
il pubblico in platea, formando un cerchio, che permette una relazione
comunicativa più empatica.
Teatro Sant’Eulalia, Festival Love Sharing – Foto di Pierpaolo Loi
La domanda fondamentale è lo stesso titolo del libro. La risposta sta nella
stessa storia dell’autrice che ripercorre la sua storia a partire dall’incontro
nella scuola elementare con la sua maestra, Lidia Menapace, femminista
cattolica. Difficile riassumere il dialogo tra Bruna Biondo e l’autrice che si
dipana sul femminismo, sulla violenza di genere esercitata dai maschi ma, in
qualche modo, nutrita fin dal seno materno dalle stesse donne. Il femminismo,
più che rivoluzione, che è storicamente violenta, vuole essere metamorfosi, cioè
trasformazione delle relazioni. A partire dalle parole, che generano il mondo.
Nel suo libro, Uomini che odiano le donne. Virilità, sesso, violenza: la parola
ai maschi (2013) c’è il tentativo di coinvolgere gli uomini nella presa di
coscienza delle parole usate per parlare delle donne, per agire sulle donne. Dal
suo libro è nato il primo laboratorio di teatro sociale per uomini,
Manutenzioni-Uomini a nudo. Che viene tuttora rappresentato.
Una conversazione intensa, a volte pure scherzosa, che termina con una pratica
che Monica propone e che afferma essere capace di far incontrare due persone
profondamente: mettersi l’uno/a di fronte all’altro/a e guardarsi negli occhi in
totale silenzio per un minuto.
La serata si conclude in un modo insolito, forse, ma decisamente coinvolgente.
Pierpaolo Loi